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Autore: maiscia    19/04/2014    1 recensioni
E' una storia che cominciai a scrivere qualche anno fa ma che non ho più continuato da allora. Paurosa e a volte macabra, spero che comunque l'apprezzerete. Buona lettura!
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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-Dannazione!-borbottò Massimo ingurgitando sia il purè che la lattina d’aranciata. L’aveva detto almeno cinque volte.-Ehi, così affogherai- lo calmò Alessia intenta a spiluccare la sua insalata mista. Solo Claudia non aveva toccato niente. Dopotutto quello  che era successo aveva perso l’appetito. –Non mangi?-le chiese Alessia offrendogli l’insalata. Massimo calmatosi con la bocca piena le offrì anche il suo pasto.-No, grazie- si limitò a dire la ragazza mettendo la testa sul tavolo. – Dai, vedrai che a quel presuntuoso gliela farà pagare Massimo, vero?- Il ragazzo ingoiando il boccone e finendo di tracannare l’aranciata poté finalmente parlare.-Ci puoi giurare.- confermò senza aggiungere altro. Si vedeva chiaramente la collera riempire quei meravigliosi occhi smeraldo che aveva. Se solo Claudia ci si fosse persa dentro ne sarebbe stata felice. –Ok … adesso date un occhiata a questo.- continuò  Alessia tirando fuori dallo zaino una serie di giornali. C’erano molti interviste cerchiate in rosso da lei. I due ragazzi si scambiarono un occhiata interrogativa. –Sapete, in queste ultime settimane succedono delle cose alquanto … strane.-                                               -In che senso?- chiese Massimo incuriosendosi. –Vedete queste interviste cerchiate in rosso?Bè, Ci sono testimonianze di straordinari miracoli.-E allora?-Come allora? Uomo di 35 anni che viene gettato da un palazzo alto dieci piani. Praticamente fatto a frittella dopo quella caduta … - E quindi?- E’ ancora vivo! Andiamo, quel poveretto è in ospedale che urla come un forsennato con il corpo spezzato ed è ancora vivo. Lo trovi normale?- Bè … Sì, è stato fortunato- Scommetto che c’è qualcosa sotto, invece- ribatté Alessia mentre i suoi occhi celesti luccicavano dall’eccitazione.              –Anche io so di questi strani avvenimenti. Una  95 enne è stata presa a coltellate al cuore da un ladro entrato in casa sua. Il ladro era talmente sconvolto di trovarla ancora viva che senza accorgersene si è fatto arrestare.- aggiunse Claudia rialzando la testa.-Wow … - mormorarono gli altri due.- Ok, questo è davvero un miracolo.- disse il ragazzo spalancando gli occhi. –I medici non trovano risposte a tutto ciò. E’ come se le loro anime non riuscissero più ad uscire dal corpo.- rifletté Alessia rimettendo a posto i giornali.-Oppure un angelo della morte è fuori servizio.- scherzò Massimo e si ritrovò quindi uno schiaffo dato da  Alessia.-Ehi, ma che ho detto?!- esclamò lui massaggiandosi la guancia.-Non torniamo sull’argomento.- borbottò Alessia alzandosi e allontanandosi dalla mensa.- Ma sai qualcosa Claudia?-domandò Massimo dopo un breve silenzio.-Non ne ho idea. - mentì Claudia ritornando con la faccia sul tavolo. A quanto pare ora sapeva che quello che era successo stamattina non era un illusione. –“Ma allora è stata lei?”- Claudia, ascoltami … so che in questi giorni non sono stato  molto presente e per  questo ti chiedo scusa- si rivolse a lei sedendosi più vicino. Claudia allora sorrise. Ma era come se le stavano gettando dell’olio bollente in faccia.-Non preoccuparti, in fondo hai i tuoi amici che ti cercano … - E tu quelli li definiresti amici?Ho chiesto chissà quante volte di invitare anche te, ma o facevano finta di niente o mi ignoravano. Li odio. - e batté un pugno sul tavolo. Claudia sorrise ancora. All’olio bollente si aggiunsero anche una miriade di chiodi che le entravano nella carne. Così male faceva che era sul punto di piangere, ancora una volta. – E allora?-Come “e allora?”! Non solo loro ma anche tutti gli altri!- non si accorgeva intanto di alzare la voce. Ma ormai il quarto d’ora era passato e non c’era  rimasto quasi nessuno nella sala. - Va tutto bene davvero … - ma un abbraccio la paralizzò senza aggiungere altro. La sua maschera si spezzò e delle lacrime le scorrevano in viso. Non ce l’aveva fatta.-“Che buon profumo … sono i suoi capelli … i suoi bei capelli neri ondulati … e il suo corpo … così caldo … mi fa stare bene … No, che sto facendo?!”- Massimo aspetta!- esclamò Claudia staccandosi dal ragazzo che, deluso, tenne lo sguardo abbassato.-Scusami … va bene hai vinto, ma non gliela farò passare liscia a quel bastardo, te lo prometto!- promise lui prendendola per le mani e guardandola negli occhi.-“E’ così pieno di  felicità … ma come posso stare accanto a un ragazzo amante della vita mentre io mi dispero e mi consumo sempre più?”- I disegni.-Cosa?-Me lo avevi promesso. Voglio vederli- .Confusa ma felice perché se ne era ricordato, Claudia tirò dallo zaino una cartella blu strapiena di fogli. Almeno nel campo da disegno era brava. –Sono grandiosi!-esclamò Massimo esaminandoli ad uno a uno. Anche se erano sempre in bianco in nero riusciva sempre a caratterizzare i suoi schizzi dandogli una sensazione di colore.-Sai, conosco un ragazzo che è davvero bravo a disegnare. Forse potrebbe farti iscrivere nel suo club se gli presenti questi. Sai, non sto dicendo per scherzo, ho un po’ di esperienza per questo genere di cose.-e sorridendo li rimise a posto nella cartella.-Fiorellino, cosa vogliamo fare ora?- Non saprei … se non sbaglio oggi abbiamo due ore libere … - E siamo scoperti.-aggiunse lui alzandosi.-Puoi aspettarmi un attimo qui, fiorellino?Devo chiedere una cosa, torno subito!- e si allontanò dalla ragazza di corsa. Imbarazzatissima, Claudia emise un profondo sospiro.-C’è mancato davvero poco. Se avesse parlato ancora, l’avrei baciato sulle labbra e sarei nei guai a quest’ora!- e mettendosi un mano sul cuore le vennero in mente molti pensieri felici. Pensieri che avevano ovviamente come protagonista il ragazzo. Era felice, ma non durò per molto. Ora si doveva solo concentrare su due cose: scoprire chi era quella dannata e riuscire a liberare Clorinda. Silenzio. Era incredibile che se rimaneva da sola anche solo per un attimo, la paura riuscisse a entrare dentro di lei. Era un emozione che Claudia provava spesso e per placarla bastava solo pensare al suo amico. Ma era difficile. Dopo un po’ Massimo ritornò. Il tempo riprese di nuovo a scorrere veloce, scivolava tra le dita ed era quasi impossibile fermarlo. Claudia e Massimo passarono l’ora in biblioteca divertendosi fra tante letture che incontravano e che sfamavano la loro curiosità. Le preferite di Massimo erano i racconti d’avventura. Per Claudia i racconti d’orrore. –Ehi, perché ti piacciono tanto i racconti d’orrore?-chiese all’improvviso Massimo, non staccandosi dalla lettura. Claudia alzò lo sguardo da quello che doveva essere uno dei racconti di Edgar Allan Poe. Ci rifletté un attimo con sguardo pensieroso e di sfuggita crucciato. –Non ti va di … - domandò cautamente Massimo.-Ma no, no … -si riscosse lei riprendendo a leggere.-Sai, può essere utile …. –Ci credi veramente?-Quella domanda la spiazzò.-Non si sa mai.- mormorò Claudia. Alle 14:00, cioè quando Claudia uscì da scuola, diede un occhiata intorno per scorgere Carlo in caso le facesse un agguato. Ma non lo vide o almeno una gran onda di ragazzi entusiasti di essere usciti da quella prigione la confondeva. Quindi se ne approfittò per evitarlo; non poteva di certo incontrarlo per subire altre sue ingiurie. Ritornò a casa mentre evitava con piccoli balzi le pozzanghere. A lei piaceva la pioggia. Era come se il cielo comprendesse quello che le stava accadendo e piangesse assieme a lei. –Sono tornata!- esclamò ad alta voce la ragazza pulendosi le scarpe sul tappetino rosso posto all’entrata della sua casa. Almeno non viveva in un appartamento.-Bentornata tesoro!- le rispose la madre dalla cucina.-Allora, come è andata?- le chiese intanto che le metteva in piatto in tavola. Ci pensò per un attimo prima di rispondere.-“Cosa  mi posso inventare, stavolta?”-Ah, niente di che. Il solito.- disse distrattamente mentre infilava in bocca gli spaghetti al pomodoro.- Ok. Ora devo andare a lavoro. Il resto del pranzo lo lascio sul tavolo. E stai attento a Paolo.- e Claudia la vide infilarsi il suo giubbotto nero con alcune ciocche dei suoi capelli biondi che le coprivano il viso. Aveva degli splendidi occhi celesti. Completamente diversa dalla figlia.-A stasera tesoro.- la salutò dandole un bacio sulla fronte. Poi solo un rumore di passi e la porta che si apriva e si chiudeva.-Santo cielo … - mormorò Claudia sospirando e continuando a mangiare. Passò dopo al secondo, alla frutta e a un dolcetto al cioccolato che era rimasto. Si diresse poi su per le scale per dare uno sguardo al suo adorato fratellino. –Eccoti qui.-sussurrò la ragazza mentre lo prendeva  in braccio dalla sua culla.-Il mio adorato Paolo.- e se lo cullò per un po’ tra le braccia. Era confortante sapere che almeno il suo fratellino riuscisse a calmarla.-Sei come un angelo caduto dal cielo. Tu poveretto, sei inciampato da sopra quelle nuvole, puro e innocente … - continuò a dire facendosi inevitabilmente salire altre lacrime agli occhi. Questa volta fu un pianto leggero. –Siamo davvero due gocce d’acqua.- disse guardandolo intensamente nei suoi stessi occhi azzurri.-Noi due sappiamo intenderci, vero?- e baciandolo sulla morbida guancia, lo ripose nella culla. Aveva solo sei mesi. Claudia passò poi il resto del tempo a fare i compiti e a disegnare. Forse ci avrebbe pensato su quello che le aveva menzionato Massimo … ma non era proprio il momento; aveva molte questioni da risolvere e non poteva evitarle in nessun modo. Si addormentò la sera con la speranza e la paura nel cuore.
L’ oscurità di quella notte era davvero inquietante, tanto che Claudia aveva timore di entrare nell’ospedale fuori città, dove lei stessa si trovava in quel momento; ma glielo aveva promesso e non poteva permettersi di tornare indietro. Dopotutto era la sua migliore amica. Il suo nome era Esmeralda - Angelica. Alcuni la chiamavano Esmeralda. Altri Angelica. Per Claudia non era tanto importante questo:l’importante era starle vicino il più possibile. Esmeralda adorava in un certo senso Claudia, sebbene fosse più grande di almeno 4 anni;la considerava come la sua sorellina. L’ascoltava, la seguiva, l’aiutava. Era disposta a tutto pur di rimanerle vicino, persino di rischiare la vita … Per questo Claudia si trovava lì, con gli occhi ancora umidi, sia per via della pioggia, sia per il leggero pianto, per confortarla. Purtroppo anche quel giorno non sarebbe stato possibile vederla. Già da una settima si recava lì speranzosa, ma sempre ricacciata. Qualcosa doveva essere successo. E lei voleva saperlo. Così, prendendo quel poco coraggio che le rimaneva, entrò dall’ingresso principale. Si mostrava alquanto silenziosa la segreteria, sebbene quello fosse orario di visite. Sebbene quell’ospedale doveva essere pieno di gente. Ma non c’era nessuno. S’ incamminò perciò nel corridoio, sorvolando alcuni dettagli inutili, come alcuni annunci infissi sulle pareti e alcuni orari di visite. Dov’erano andati a finiti tutti e perché? Dov’era Esmeralda? Bussando poi alle porte e aprendole ad una a una, uno stato di ansia comincia impossessarsi di lei.-Calmati … calmati!- mormorò la ragazzina a stretti denti.-Adesso basta! Dobbiamo ucciderla! Altrimenti sarà lei a uccidere noi!-urlò all’improvviso una voce di un uomo dal 1° piano. Claudia , che si trovava nei pressi delle scale, salì sopra e, senza fasi vedere, ascoltò dietro a una parete la conversazione. –E’ troppo tardi!- gli rispose poi una donna. Erano i  medici dell’ospedale che erano riuniti lì. - Ascoltate!- e tutti tacquero. Un suono melodioso di un violino attraversò l’aria. All’inizio era allegro, come in festa, ma subito dopo piombò in una melodia triste, misteriosa e cupa. – Tappatevi tutti le orecchie!- ordinò la donna chiudendo gli occhi. Gli altri fecero lo stesso. Solo Claudia rimase ad ascoltare. Aveva solo dieci anni. Non poteva comprendere quello che stava succedendo. Per questo, la melodia l’attirò a sé, uscendo allo scoperto e andando nella sua direzione. I medici che non vedendo né sentendo non si mossero da lì.-Chi sei? Esmeralda?- chiese Claudia. Non avendo coscienza di sé, la domanda le sorse spontanea: perché le venne in mente la sua amica che suonava il violino. Poi urla e rumori di catene accompagnarono la sinfonia d’orrore, mentre un rivolo di sangue raggiungeva i piedi della ragazzina. Incosciente di ciò, restava in piedi; poi il silenzio più assoluto. Claudia si destò con sua meraviglia: cos’era successo? Si voleva voltare, però rimase immobile: forse non avrebbe dovuto farlo. Guardò a terra ed emise un grido soffocato.-“Non muoverti! Sta calma! Prega per Dio, ti aiuterà.”- ed ansimando pesantemente si voltò di scattò: vide solo una scia di sangue dirigersi da dove si era girata. Fece per scappare e un suono gutturale la bloccò. Chi diavolo era?-“No. Non può essere … “- penso lei piangendo e lamentandosi.-Sei venuta a trovarmi?- domandò una voce dolce e femminile. Un paio di braccia fredde e sporche di sangue l’abbracciarono. –Girati, Claudia. E’ da una settimana che non ti vedo.- le sussurrò con voce gentile la ragazza.-Sei stata tu a ucciderli?- chiese la ragazzina impaurita e con voce tremante.-Non è colpa mia. E’ colpa loro. Gliel’avevo detto di non disturbarmi. Ma hanno insistito. E insistito. E poi non ti hanno permesso di vedermi. Mi hanno chiusa in quella stanza, sai?- e rimanendo dietro di lei la girò e indicò con un dito la porta situata in fondo al corridoio. Il braccio era praticamente ossuto e le unghie le erano cresciute parecchio. -E’ stata sigillata per bene, ma come vedi non ha funzionato. Sai che farei qualsiasi cosa per te. - e stringendola a sé la cullò tra le braccia. Claudia non poteva muoversi per paura di essere uccisa  come gli altri.- Perché sussurri? E perché sei magra e così pallida?- Bè, non mi davano da mangiare e poi non  mi faceva bene tutta quella umidità- Allora perché puzzi come carne in putrefazione?-Scoprilo tu stessa.- e voltandola la baciò con la lingua. I suoi occhi guardavano con terrore il viso degradato con due occhi neri che la fissavano cupamente. Stava per vomitare.                                                                                                   –Oh no!- urlò Claudia correndo in bagno a vomitare. Era come se avesse bevuto acqua di fogna. Ma era solo un sogno. Mentre si sciacquava la bocca sentì il suo fratellino piangere. Di solito Paolo era tranquillo di notte.-Calmati Paolo, calmati.- disse la ragazza correndo nella sua cameretta e prendendolo in braccio. –Va tutto bene … -mormorò la ragazza calmandolo e riaddormentandolo. –Cosa succede?- chiese la madre dalla camera di fianco. A quanto pare non aveva capito niente, come al solito.- Non preoccuparti, non è niente.- le rispose guardando l’orologio a forma di stella nel corridoio: erano le 5:30 di mattina. –Santo cielo. Cosa farò adesso?- si chiese ad alta voce tornando a letto, anche se, sicuramente, piuttosto che rivedere Esmeralda, non avrebbe chiuso occhio.
  
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