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Autore: namirami    20/04/2014    2 recensioni
"Ora mi è chiara una cosa, Nami-san: ho capito perchè non riesco a smettere di pensare a te, anche se ti conosco a malapena. Ho capito perchè quando ti ho visto ho provato un sentimento che non avevo mai provato per nessuna, perchè mi hai ammaliato più di ogni altra ragazza.
Perchè la tua bellezza nasce da dentro, Nami-san. La tua bellezza è quella di una persona tenace e determinata, che ha superato mille difficoltà, che lotta con tutte le sue forze per le persone che ama, come una leonessa che difende i suoi cuccioli ad ogni costo".
Ciaooooo a tutti nakama!!!
Un piccolo regalo a tutti quelli che amano SanjixNami, una raccolta dedicata a loro che andrà a toccare vari momenti di questo bellissimo manga/anime e che vedrà impegnati i nostri protagonisti alla scoperta dei sentimenti che provano l'uno per l'altra.
Romanticismo, comicità, azione ed erotismo saranno gli ingredienti principali, con una larga dose di nakamaship!
che aspettate? date un occhio e ditemi che ne pensate!
Attenzione: SPOILER!
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 13. Stupore.
 
(You are an open book for me).


"Fui invasa da una curiosa sensazione, come se la sua pelle fosse identica alla mia, come se formassimo un solo corpo. I nostri sguardi si incrociarono. Sentii che mi leggeva dentro con una tale chiarezza che mi sembrò di avere i suoi occhi incastonati nell'anima".
"Le stanze di lavanda" Ondine Khayat.


AMBIENTAZIONE: ARCIPELAGO SABAODY.

Camminavo lentamente per le vie dell'arcipelago Sabaody. Per fortuna ero riuscita a rimanere da sola, i miei amici erano a svagarsi e a godersi le attrazioni di quest' isola ed ero riuscita a seminarli senza destare sospetti.
Avevo bisogno di tempo per riflettere: rivedere Hacchan non era stato semplice, inutile negarlo. Speravo di aver nascosto bene i miei sentimenti, gli altri erano così allegri e spensierati, non volevo certo rovinare la giornata. E in fondo non mi potevano aiutare: erano i miei ricordi ed ero solo io a poterli affrontare.
La verità era che certe ferite non si rimarginano mai completamente. Il dolore per tutto ciò che era successo non potevo dimenticarlo, ma avevo imparato a conviverci. Però rivedere Hacchan in modo così inaspettato era stato come un getto d'acqua gelata in faccia. In fondo, tra tutti gli uomini-pesce, lui non era così male: era uno di quelli che più mi “rispettava”, anche se era succube di Arlong e delle sue teorie. L'unica cosa che volevo era proprio stare da sola e schiarirmi le idee. Anche perché ovunque mi girassi, c'era qualcosa che mi ricordava i miei anni di prigionia. E visto che saremmo dovuti andare proprio nell'isola degli uomini-pesce per continuare il nostro viaggio, era bene che mi abituassi a contenere l'ondata di emozioni che mi ribolliva dentro.
Decisi di allontanarmi dalle vie più trafficate per cercare un luogo un po' più tranquillo: mi appoggiai ad un albero, chiusi gli occhi ed iniziai a respirare profondamente.
Poco dopo sentii degli schiamazzi vicino a me: aprii gli occhi e mi alzai. Notai che dei bambini stavano infastidendo una piccola bambina – sirena che stava piangendo. Mi diressi subito da loro per aiutarla:
“Ehi voi, che state facendo? Lasciatela stare!” dissi con una voce autoritaria che non ammetteva repliche. I bambini si spaventarono vedendo il mio sguardo severo e se ne andarono a gambe levate.
La sirenetta si calmò un po':
“Non ti preoccupare piccola, ora se ne sono andati. Ti sei persa? Dove sono i tuoi genitori? Se vuoi ti aiuto a cercarli”. Mi guardò con occhi sognanti, dicendomi:
“Mia mamma dovrebbe essere sulla costa”. Così ci dirigemmo lì e in effetti la trovammo.
“Emily tesoro, eccoti finalmente! Quante volte ti ho detto che non devi allontanarti?” le chiese mentre già la bimba si era tuffata tra le sue braccia. Quindi si rivolse a me:
“E tu l'hai riaccompagnata?”. Le feci un cenno d'assenso con la testa.
“Grazie mille. Allora qualche umano che non ci disprezza c'è”. Lì per lì non capii bene quella sua frase, comunque le dissi:
“Nessun problema, è stato davvero un piacere. E tu Emily fai la brava eh?”. La sirenetta si voltò sorridendomi:
“D'accordo. Noi ora torniamo a casa, sulla nostra isola. Vuoi venire?”.
“Grazie dell'invito, ma ora non posso. Ma presto ci verrò e andremo a fare un bel giro, va bene?!”.
Mi rispose esclamando un caloroso sì, quindi salutai le due sirene e ripresi le mie attività.

Di sera, sulla Thousand Sunny.

Cenammo insieme a Kayme ed Hacchan: ovviamente i miei amici mi avevano chiesto se ero d'accordo ed io avevo acconsentito. Come per un tacito accordo, io e lui ci sedemmo ai lati opposti della tavola e parlammo ben poco tra noi. Era più teso lui di me, ma riuscimmo comunque a gestire la situazione: del resto eravamo un bel gruppo e gli argomenti di conversazione non mancavano. In più quei due pervertiti di Sanji-kun e Brook erano molto incuriositi dal mondo delle sirene e buona parte della serata si concentrò su questo.
Io invece cercai di capire meglio come avremmo fatto a raggiungere un'isola in fondo all'oceano, ma Kayme mi rassicurò sul fatto che sarebbe stato Raylegh a spiegarmi tutto nel dettaglio. Dopo aver chiacchierato fino a notte inoltrata, Hacchan e Kayme ci diedero la buona notte e se ne andarono.
Toccava a me fare il turno di guardia. E proprio quando tutti erano già nei loro letti, sentii dei rumori provenire dal lato opposto a quello in cui mi trovavo della nave. Mi avvicinai con cautela sperando che fosse solo il rumore delle onde... notai delle mani comparire dal bordo della nave, qualcuno stava cercando di arrampicarsi, ma prima che potessi urlare o sfoderare il mio bastone si rivelò:
“Nami, sono io non ti preoccupare!”.
“Hacchan” dissi riuscendo a stento a contenere un urlo: “Mi hai spaventato!” gli dissi mentre mi tranquillizzavo.
“Scusami, davvero, è solo che avevo bisogno di parlarti... in privato. Oggi ti ho seguita, volevo accertarmi che tutto andasse bene e ho visto come ti sei comportata con quella sirenetta” mi confessò inginocchiandosi di fronte a me: “Sei stata davvero brava! Noi... noi uomini-pesce ti abbiamo causato solo dolore ma tu l'hai aiutata lo stesso! E mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Dirtelo ora non serve a nulla, lo so, ma non riesco comunque a trattenermi” continuò con gli occhi ormai gonfi di lacrime: “Mi dispiace tantissimo! Tu eri una bambina e io avrei dovuto difenderti: vedevo come si comportavano Arlong e molti miei ex-compagni con te, sapevo che non avrebbe mantenuto la promessa. E avrei dovuto proteggerti! Eri così piccola e indifesa e noi ci siamo approfittati della tua ingenuità e del tuo talento senza scrupolo. Io sono così mortificato!” concluse per abbandonarsi ad un pianto a dirotto.
“Hacchan calmati” non sapevo proprio come gestire la situazione “se continui così sveglierai tutti! Anche se non cambiano il passato queste parole mi fanno comunque piacere. Ma ora calmati, ti prego!”.
Per fortuna riuscì a contenere le lacrime: “Era da oggi che volevo dirti queste parole... ma solo ora ho trovato il coraggio. Grazie per avermi ascoltato. Tu... tu sei speciale. Buona notte”. Si tuffò in mare prima che potessi aggiungere altro.
Ritornai alla mia postazione, senza sapere davvero cosa pensare, come comportarmi, che fare... sentii altri rumori. Questa volta si trattava di passi gentili: non mi fecero paura, anzi, mi sembrarono così familiari, un rumore così delicato, di qualcuno che voleva avvicinarsi a me senza spaventarmi, quasi in punta di piedi.
E quando quel qualcuno fu più vicino, arrivò a stuzzicarmi le narici un'inconfondibile scia di fumo:
“Nottata lunga, vero Nami-san?” mi chiese gentilmente il cuoco.
“Proprio così, Sanji-kun. Da quanto sei qui?”.
“Da prima che arrivasse Hacchan”. Mi si fermò un momento il cuore: quindi aveva assistito a tutta la scena...
“Non riuscivo a prendere sonno”.
“Come mai? Preoccupazioni?” gli chiesi sperando di sviare così l'argomento.
“Immagino tu voglia la verità, quindi inutile nasconderla: pensavo a te, mia adorata. Ti ho visto sovrappensiero tutta la giornata e non è difficile capire il perché. Oh, tranquilla, non credo che gli altri se ne siano accorti: forse Robin, ma per il resto sei stata brava a dissimulare il tuo stato d'animo”. Rimasi a dir poco di stucco: mi aspettavo che Robin si fosse accorta di qualcosa e probabilmente a breve le avrei parlato, ma da lui proprio non me l'aspettavo. Credevo che fosse tutto concentrato sulla sirene, non faceva che sognare di conoscere le amiche di Kayme...
“Io... io non ce l'ho con Hacchan. O meglio, mi va bene se passa del tempo con noi, se cucina per noi, se...” non sapevo che altro dire. Come potevo spiegare qualcosa che neanche io avevo ben chiaro?
“Tieni Nami-san, o prenderai freddo” mi disse sfilandosi la giacca e ponendola sulle mie spalle. “E non c'è bisogno di alcuna spiegazione”.
Si sedette di fronte a me e si accese una sigaretta. Rimanemmo per un po' in silenzio e riuscii a rilassarmi. Per quanto singolare fosse quella situazione – non mi era capitato spesso di restare sola con lui – mi sentivo completamente a mio agio. Forse, sotto quello spesso strato di perversione che ricopriva Sanji-kun, c'era più sensibilità di quanto mi aspettassi.
Mi sistemai meglio la sua giacca ed iniziai a guardare il cielo.
“Mi chiedo... mi chiedo spesso se Bellmer approverebbe quello che ho fatto, se avrebbe giudicato bene l'essere scesa a patti con Arlong. E ora, mi sono trovata a farmi di nuovo questa domanda: sono troppo accondiscendente verso Hacchan? O troppo dura?”.
“Io sono sicuro che lei ti appoggerebbe” mi disse sedendosi accanto a me.
“Come puoi dirlo? Tu non l'hai nemmeno conosciuta, non sai cosa si prova” mi accorsi di essere stata più brusca di quanto avrei voluto, ma Sanji-kun non si scompose.
“Hai perfettamente ragione: non ho conosciuto tua mamma e non ho vissuto la tua esperienza di prigionia. Ma conosco te, Nami-san, e leggo nei i tuoi occhi. E questo mi basta per capire che tipo di persona fosse Bellmer e quanto tu e la tua gente abbiate sofferto. Per questo, posso dirti con certezza due cose. La prima è che tua mamma è sicuramente orgogliosa di te, di quello che hai fatto per le persone che ami e della ragazza intelligente, dolce e matura che sei diventata. La seconda, è che lei non vorrebbe che tu ti ponessi questi dubbi: devi agire come meglio credi, solo così potrai sentirti in pace con te stessa e, di conseguenza, anche con tua mamma”. Mi stupii di queste parole, e soprattutto mi stupii del fatto di trovarvi tanta verità.
Mi appoggiai ad una sua spalla, senza nemmeno pensarci, come se fosse il gesto più naturale del mondo.
“Na-Nami-san... se mi vieni così vicino io...”.
“Prova ad allungare le mani e ti spedisco in un nanosecondo in fondo agli abissi, nell'isola degli uomini-pesce” gli dissi perentoria. Piegò leggermente gli angoli della bocca, e mi sorpresi ad accorgermi che, in fondo, aveva davvero un bello sguardo.
“Sarò un perfetto gentiluomo, mia principessa”. Si limitò a cingermi le spalle con un braccio e rimanemmo così, in silenzio, ad ammirare il cielo stellato.

***

Avrei voluto che una notte del genere durasse in eterno. Nami-san si addormentò accanto a me e sarei rimasto a guardarla per sempre. Se avessi allungato le mani mi avrebbe spedito nell'isola degli uomini-pesce a suon di calci: era buffo perché da sempre sognavo di vedere le sirene, eppure non c'era altro posto in cui volessi stare se non qui, finalmente solo con lei. Il modo in cui aveva affrontato la giornata era stato davvero stoico e del resto non mi aspettavo nulla di meno.
Mi ricordai perché l'amavo così tanto. Perché in fondo a quegli occhi così dolci, che avevano sofferto così tanto, c'era una tale energia che non si spegneva mai e che la rendeva la ragazza di cui mi ero profondamente innamorato. E oggi più che mai ero sicuro che nessun'altra avrebbe potuto prendere il suo posto. Ero orgoglioso di come aveva trattato Hacchan, della sua forza, del suo coraggio.
“Sei tu quella giusta” le sussurrai. “E so che te ne renderai conto, prima o poi. E allora sarò libero di avvolgerti non solo con la mia giacca, ma con tutto l'amore che provo per te”.
Ero felice che avesse deciso di condividere le sue preoccupazioni con me... e che avesse accettato la giacca. Adoravo prestargliela, sia perché era come se fossero le mie braccia a cingerla, sia perché una volta che me la restituiva era intrisa del suo buonissimo profumo. La strinsi un po' più forte. Era la prima notte che passavamo da soli. La prima di tante, ne ero certo.
Ed ero altrettanto che sarebbe stata indimenticabile per me... e per lei.



۩  ®
 
Miei adorati lettori, innanzitutto buona Pasqua! Spero abbiate mangiato tanta cioccolata e che le sorprese non siano state troppo deludenti (io non trovo mai granché nelle uova).
La fanfiction è lunghetta lo so, ma questo giro mi sono fatta prendere la mano. Ovviamente è un missing moment: io sono stata molto sorpresa di rivedere Hacchan e secondo me Nami ancora di più, ma ha cercato di nascondere in tutti i modi il suo disagio. E del resto io la adoro come personaggio anche per questo. E credo sia lo stesso per Sanji.
E secondo voi?
Il titolo si riferisce a Nami, che inaspettatamente e con stupore riceve parole di scusa da Hacchan e parole profonde da Sanji.
Il gesto della giacca te lo dedico Benni-chan.
Grazie infinite a tutti i miei bellissimi recensori, siete fantastici e non mi stancherò mai di dirvelo.
Un grande abbraccio a tutti nakama! A presto.
Namirami. 
  
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