~~L’ALBA DI UN CAMBIAMENTO
Sospirò. Augusta Paciok, sepolta sotto la coltre bianca del suo lettone, era sognante: il primo appuntamento del nipote con la “signorina Lovegood” era stato un successo! E in parte era merito suo: il tight che avevano scelto era molto elegante (e doveva ammettere che Neville faceva un “figurone”), il mazzo, per cui aveva scelto i fiori anche in base al significato, era stato un’idea geniale e il locale, un po’ “alla buona”, perfetto per mascherare la formalità e l’ufficialità dell’evento. Se avesse avuto una quarantina d’anni di meno, sarebbe stata una PR di successo!
Le cadde l’occhio sulla foto di fidanzamento del figlio e della nuora e subito si rabbuiò: “Ah, se fossero qui… Se potessero vedere…”. Gli occhi le si velarono di lacrime e iniziò a piangere. Soffocò i singhiozzi nel lenzuolo: non doveva piangere, non POTEVA piangere!
“Calma! Calma! Reprimi le lacrime! REPRIMILE!!” urlò dentro di sé. Ma non ci riusciva. Le gocce cominciarono a scivolare e a rigarle le guance, bagnando il copriletto. Neville non lo sapeva, ma lei, in quel periodo, piangeva spesso, specialmente la sera. Riusciva a distrarsi rarissimamente, ormai. Infatti era perennemente invasa da un senso di tristezza, che non la risparmiava in nessun momento della giornata. Aveva letto, in una di quelle superficiali riviste babbane che trovava spesso nella cassetta della posta, di una malattia chiamata “depressione”.
Ma lei non poteva essere malata: non lo era mai stata. Perché avrebbe dovuto iniziare proprio ora?
“Sarà che sto invecchiando” concluse, cercando di auto-convincersi. In realtà, il fatto di non riuscire a capire i propri sentimenti, la agitava terribilmente: non le era mai successo!
Sperava che quella “caduta” si fermasse presto…