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Autore: WillowG    16/07/2008    0 recensioni
"Col suo lavoro aveva dovuto imparare a dominarsi, anche se quel genere di spettacoli la faceva davvero star male. Per quanto ci si possa preparare, certe cose non possono non toccarti. E quando questo succede, significa che non sei migliore di quelli che le hanno provocate." Ambientata durante la seconda stagione.
Genere: Romantico, Avventura, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Caitlin Todd
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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explosion2 EXPLOSION
Capitolo 2
-Inferno letterario.

Qualcosa era andato storto. Se lo sentiva. E così era stato. Un’inezia, certo, ma anche un’inezia non va mai sottovalutata. Ma d’altronde i principianti commettono sempre degli errori. E lui era un principiante. La prossima volta sarebbe andata meglio. Continuava ripeterselo, come una cantilena. Quella era stata solo la prima dello spettacolo. Importante, ma non fondamentale. Doveva ancora farsi le ossa … Ogni volta sarebbe andata sempre meglio, finché finalmente, sarebbe arrivato alla perfezione. E allora sarebbe stato il momento del gran finale. L’uomo osserva per un momento il pacchetto che regge in mano. Poi si alza dalla panchina su cui era seduto, e senza che nessuno in quel parco cittadino faccia il minimo caso a lui, si allontana. Quando sei un tipo qualunque, nessuno ti presta mai attenzione. E adesso, con addosso una comunissima tuta da ginnastica, un normale berretto da football e degli anonimi occhiali da sole di marca scadente, è ancora più invisibile della maggior parte della gente presente. Comincia a correre, lentamente, tenendo un passo regolare, per non destare il minimo sospetto. Ecco, un comunissimo patito della forma fisica intento a fare jogging mattutino. Come decine di altre persone in quel momento. Ferma la sua corsa controllata solo davanti all’edificio di mattoni rossi in fondo al parco. Facendo finta di nulla, col suo pacco sotto braccio, entra nella vasta biblioteca pubblica.

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Rachel Clark, giovane promessa della marina, osserva con entusiasmo le file di libri di tutti i tipi stipati nell’enorme libreria polverosa. Aveva dovuto faticare non poco per convincere la compagna di corso, Sunny Benchley, ad accompagnarla alla vecchia biblioteca pubblica. Sunny, in quei giorni di vacanza, infatti, avrebbe preferito restare al campus a spassarsela. Ma Rachel voleva a tutti i costi tornare lì. Poco importa che la biblioteca scolastica del campus universitario sia altrettanto fornita. Da bambina aveva passato intere giornate a frugare in quegli scaffali. E adesso voleva rifornirsi di letteratura esclusivamente lì, dove il bibliotecario, Mr. Burnet, ormai la conosce benissimo.
-Allora, Rachel … Lo prendi quel libro sì o no?!- Sunny è sul punto di piantare in asso l’amica. Ma il libro che Rachel sta cercando, proprio non riesce a trovarlo negli scaffali.
-Aspetta, vado a chiedere a Mr. Burnet. Forse ce l’ha lui …- Veloce, la diciottenne si dirige al bancone dove l’uomo di mezz’età sta sistemando alcuni libri appena restituiti, di cui uno avvolto in carta da pacco. -Buongiorno, Mr.!- Al saluto di Rachel, il bibliotecario si volta sorridendo.
-Oh, buongiorno a te, cara! Dimmi, in cosa posso servirti, stavolta?-
-Avrei bisogno della traduzione della Divina Commedia. Sa, quel libro sull’ inferno di quell’italiano, come si chiamava … Dante … Dante … Mi sfugge il nome …-
-Alighieri.- Completa Burnet per lei.
-Esatto! E’ per storia della letteratura …- Spiega la ragazza, lievemente imbarazzata per la figuraccia da ignorante appena fatta.
-Un’opera molto interessante. Sei fortunata, al momento tutte le copie che possiedo sono fuori, ma un signore me ne ha appena riconsegnata una … Se hai la pazienza di aspettare che lo registri, te lo consegno subito.- L’uomo prende in mano il libro impachettato che ha sul tavolo, e inizia a scartarlo delicatamente. Rachel intanto si sofferma a curiosare, a qualche passo di distanza, una pila di nuovi arrivi ancora da collocare sugli scaffali. Burnet ha quasi finito, quando il libro esplode con un fragore assordante. Il bibliotecario viene investito in pieno, mentre Rachel è coperta da detriti e resti carbonizzati. Gli allarmi antincendio scattano, unendosi alle grida delle persone presenti nell’edificio. Gli idranti spargono acqua ovunque, e per alcuni lunghi minuti sembra che il testo dantesco abbia preso vita.

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-Allora, riassumendo, cosa abbiamo?- Gibbs era in piedi davanti alla lavagna, intento ad assemblare i pezzi del mosaico con McGee e Kate.
-Due bombe di diversa fattura in una confezione di spaghetti precotti che esplodono in tempi diversi, tre vittime e un nastro di sorveglianza praticamente inutile.- Elencò Kate sulla punta delle dita.
-Poi? Cos’altro?- Continuò Gibbs scrivendo ogni punto. Sentendosi chiamato in causa, McGee si affrettò a rispondere.
-Ho controllato la registrazione, ma ogni ventiquattrore viene cancellata, e per oggi mostra che nessuno, oltre al guardiamarina McKayne, si è mai avvicinato agli spaghetti precotti.-
-Quindi devono aver messo la bomba almeno la sera prima.- Concluse l’ex marine fissando la lavagnetta, in cerca di nuovi particolari. -Altre novità da Abby? Ha identificato i prodotti usati per la prima bomba liquida?-
-Sì, ma si tratta di componenti chimici molto diffusi nelle fabbriche, e talvolta anche tra chi pratica il fai-da-te. Reperibili da qualunque ferramenta ben fornito. Praticamente irrintracciabili.- Rispose Kate leggendo la documentazione fornitegli dalla collega. Gibbs segnò con stizza anche quelle informazioni. In realtà non si aspettava molto. Ma tentare era sempre il primo passo. Si allontanò di qualche passo dal tabellone e fece il punto della situazione, più per sé stesso che per gli altri.
-In pratica abbiamo: un potenziale dinamitardo, probabilmente senza legami con cellule terroristiche. Anche perché altrimenti i nostri “cari” colleghi dell’FBI sarebbero già venuti a farci visita, che usa prodotti comuni per il fai-da-te, e le sue bombe contengono due ordigni ben distinti. Deve aver sistemato la sua confezione di spaghetti precotti prima della mezzanotte. Non ha obbiettivi specifici, se non i consumatori di cibi precotti, quindi persone single. E a proposito di persone single … Dove diavolo si è cacciato Dinozzo?!- Kate e McGee si lanciarono un’occhiata interrogativa: poco dopo la visita in laboratorio da Abby, Tony se ne era andato, senza dire una sola parola. Kate si sorprese ad essere lievemente preoccupata. Non era da lui. Per quanto infantile, il suo collega non aveva mai disertato così il lavoro. Salvo durante quell’appostamento in cui si era messo a correre dietro alla sospettata … Che poi si era rivelata un lui … Ma aveva imparato la lezione. O almeno, Kate lo sperava. A Gibbs bastò passare un’occhiata sui volti dei suoi agenti per capire che non lo sapevano. -Fate sapere all’agente Dinozzo, che se entro dieci minuti non si farà vivo, l’unico modo in cui entrerà nell’NCIS sarà come addetto alla pulitura dei bagni!-
-Non c’è n’è bisogno capo. Sono qua!- Proprio in quel momento, dall’ascensore uscì fuori Tony, trafelato e con alcune cartelline in mano.
-Spero che avrai una buona scusa per questo.- Ringhiò il militare fissando gelido l’agente che aveva davanti.
-La brillante spiegazione di Abby sull’ordigno, mi ha fatto tornare in mente un caso su cui mi era capitato di lavorare quando lavoravo nella polizia.- L’espressione di Gibbs si fece meno dura.
-Quindi?-
-Quindi … Ho dovuto lavorarmi qualche segretaria per avere i vecchi fascicoli. Mi toccherà fare gli straordinari, questa settimana … Ho dovuto anche annullare la serata con Lizzy … E on credo che la cosa le andrà a genio ...- Un ringhio sordo provenne dalle parti di Kate. Prudentemente, McGee si allontanò di qualche passo dalla collega, che fissava Tony con gli occhi ridotti ad una fessura. Non lo sopportava. Davvero, non riusciva a capacitarsene. Tony cambiava donna come i fazzoletti di carta, da perfetto donnaiolo quale si vantava di essere. Perché le facesse così rabbia, poi, Kate non lo avrebbe neppure saputo dire con esattezza. Forse perché, lavorandoci assieme, si era accorta che quello era solo un lato del suo carattere. In certi casi, come quella mattina in ospedale, o quando svolgeva il suo lavoro su una scena del crimine, Tony sembrava cambiare, diventando adulto. Ma tac, appaiono alla vista un paio di belle gambe, e … Puff! Tony si trasforma in un ragazzino un po’ bullo dei tempi del liceo. E a lei questo non andava giù. Diavolo, se poteva essere serio davanti ad un omicidio, poteva esserlo anche davanti ad una donna, no?! Irritato quanto la sua agente, Gibbs interruppe il ragionamento di Dinozzo.
-Come li hai avuti e con chi passi le tue serate non mi interessa. Voglio sapere cosa c’è scritto sopra.- Era al limite della sua già provata pazienza. Tony sospirò, leggermente deluso. Ma riprese la sua spiegazione.
-Come vuoi, capo. Allora, è un caso di quasi cinque anni fa. Quando ero solo un innocente poliziotto. Un giorno, ci venne segnalata alla centrale che …-
-Taglia corto, Dinozzo.-
-Va bene. Allora, cinque anni fa, un certo Johan Smilton, ha piazzato e fatto esplodere, in luoghi diversi, almeno quattro bombe, per un totale di otto vittime e non so quanti feriti. Tutti obbiettivi comunque piuttosto ridotti, come stamattina. La quinta sarebbe stata la più spettacolare, e avrebbe potuto causare qualcosa come … bhe, un centinaio di vittime. Ma siamo riusciti a fermarlo prima.-
-E cosa ti fa pensare che questo Smilton c’entri qualcosa?- Domandò Kate.
-La scatola di spaghetti precotti. Anche l’altra volta era iniziata così. E anche Smilton usava ordigni con due bombe a tempo. Ma esplodevano ad una distanza di quasi un‘ora l’una dall‘altra.-
-Benissimo. Anche se è una pista un po’ stagionata, è meglio di niente. Ottimo lavoro, Dinozzo.-
-Grazie, capo.- Tony tirò un sospiro di sollievo. Dal tono di voce soddisfatto, Gibbs sembrava aver recuperato un minimo buon umore. O se non altro, la pista da seguire postagli davanti gli aveva fatto almeno momentaneamente scordare la rabbia nei suoi confronti.
-Kate. Dai un’occhiata ai fascicoli di Tony. McGee, controlla se questo Johan Smilton è uscito di prigione o ha qualche parente.- Gibbs cominciò a dare ordini a destra e a monca, ma Tony lo interruppe.
-E’ inutile cercare, capo …- Gli sguardi dei presenti si fissarono in una domanda muta addosso all’agente. Tenendo il capo chino, questi rispose solo: -E’ morto. Cinque anni fa, quando lo abbiamo preso. Ero presente.- Un silenzio di tomba circondò l’ufficio. La delusione era palpabile. Avevano appena trovato una pista, seppur debole. E dovevano già cestinarla. Consapevole del ritorno della rabbia appena scordata di Jethro, Tony si preparò al peggio. Ma proprio in quel momento il telefono di Gibbs squillò, salvando Tony da quella pericolosa situazione. Seccato, l’agente si affrettò a rispondere.
-Gibbs.- Qualche istante di attesa, mentre la voce all’altro capo dell’apparecchio spiegava la situazione. -D’accordo. Arriviamo subito.- Rispose l’uomo, per poi sbattere la cornetta al suo posto con un impeto di rabbia. Una bestemmia venne a malapena trattenuta, mentre si dirigeva all’ascensore a passo spedito. Nessuno dei tre agenti presenti ebbe il coraggio di chiedere nulla, intuendo cos‘era accaduto. Appena prima di entrare, Gibbs si rivolse verso di loro, e con voce profonda di collera disse ciò che loro già immaginavano. -Il bastardo ha colpito ancora.- Poi, come ripensandoci, si rivolse nuovamente a Tony. -Ah. Dinozzo?-
-Sì, capo?- Uno scappellotto si abbatté con uno schiocco sulla nuca del trentaduenne.
-Più tardi dobbiamo fare un discorsetto, noi due.- Le porte dell’ascensore si chiusero, mentre Kate non riusciva a trattenere un sorriso malignetto rivolto al collega, che, rassegnato, si massaggiava la nuca.

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La ragazza continuava a tremare, senza smettere di sfregarsi una guancia con la mano destra, come a voler togliere una macchia. Macchia che le era già stata lavata via alcuni minuti dopo il fatto. Quando la bomba era esplosa, proprio davanti al volto del signor Burnet, ed alcuni schizzi di sangue le erano arrivati sul volto. Orripilata, poco dopo l’arrivo dei soccorsi, si era lavata via il sangue dalla guancia, ma l’orrenda sensazione del liquido caldo sulla pelle non accennava ad andarsene. Sunny le teneva la mano sinistra, facendole sentire la sua presenza. Gibbs le studiò un momento da lontano, mentre il poliziotto di turno,un tipo magno e stempiato, gli riferiva le loro generalità.
-Si chiamano Rachel Clark e Sunny Benchley. Sono entrambe reclute della marina. Studiano al college, a pochi isolati da qui. Vivono al campus con altre due amiche, che però sono fuori per il weekend. Erano in biblioteca, quando la bomba è esplosa in mano al bibliotecario, il signor Burnet. La signorina Clark doveva prendere un libro.-
-I college sono sempre forniti di biblioteca, Non è un po’ scomodo venire fin qua?- Esclamò Gibbs, sospettoso. Subito l’agente rispose.
-La giovane Miss Clark veniva sempre qui a rifornirsi. Frequentava la biblioteca da quando era una bambina, e conosceva di vecchia data la vittima.-
-Capisco …- Commentò l’ex.marine, senza staccare gli occhi dalle ragazze, intente a farsi coraggio a vicenda. -Può andare. Da qui in poi ce la caviamo da soli.- Palesemente felice di sbolognare il caso ai membri dell‘NCIS, il poliziotto si dileguò, salutando educatamente e augurando buona fortuna. Gibbs si diede un’occhiata intorno. Una folla di curiosi si era radunata sul prato davanti alla biblioteca. L’edificio era stato sgomberato per lasciare campo libero alle indagini. Non appena vide Ducky, seguito a ruota dal suo assistente, Gibbs si rivolse ai suoi uomini. -Kate e McGee con me a lavorare sulla scena. Dinozzo, tu interroga le due ragazze. E vedi di essere gentile.- Un lieve ghigno tra il sarcastico e lo scocciato si disegnò sul volto del ragazzo, che prima di dirigersi al suo lavora, scambiò qualche parola a bassa voce con Kate.
-Ma com’è che oggi mi toccano tutti gli interrogatori?- La mora cercò a stento di non ridere.
-Si vede che ha saputo quanto sei stato bravo stamattina con Pam …- Tony le scoccò un’occhiata minatoria. Solo allora Kate si rese conto di aver usato un tono troppo da presa per i fondelli. -O forse vuole solo fartela pagare per prima!- Cercò di correggersi, senza però cambiare tono. Tony stava per ribattere qualcosa, ma gli sbraiti di Gibbs che gli ordinava di andare al lavoro lo bloccò. Quindi lasciò Kate con un sorriso che minacciava vendetta, a cui la donna rispose con un altro sorrisetto sarcastico. Mentre raggiungeva Gibbs dentro la biblioteca, Kate notò che la comunicazione tra lei e Tony spesso si sviluppava a sorrisi. Irritati, sarcastici, d’intesa, maliziosi o spietati. Ma sempre attraverso sorrisi. Cavolo! Erano come una coppia sposata! Adesso capiva perché Ducky aveva preso il loro arbitrato come una consulenza matrimoniale! Mezza disgustata dal suo stesso ragionamento, si costrinse a liberare la mente per concentrarsi sulla scena.
-Allora. Todd …- Gibbs aveva già iniziato ad impartire ordini, ma Kate lo sorprese completando la frase.
-Faccio le foto.- Jethro annuì, leggermente sorpreso.
-McGee, tu …-
-Io mi occupo degli schizzi.- L’uomo fissò un momento il “pivello”, ed annuì seccato. Poi si diresse dal medico legale, che stava già asportando da ciò che restava della testa della vittima alcuni frammenti da identificare.
-Allora Ducky. Che mi …-
-Solo quello che vedi anche tu. Il nostro signor Burnet è morto a causa dell’esplosione. Praticamente gli è stata portata via mezza testa. L’unica consolazione è che probabilmente non ha avuto neppure modo di accorgersene.-
-Ma oggi avete deciso tutti quanti di rubarmi le parole di bocca?!- Ringhiò Gibbs, scatenando una risata condiscendente nell’anziano professore.
-Non te la prendere, Jethro. E’ solo che hai addestrato troppo bene i tuoi ragazzi!-
-Allora? Hai per caso qualcos’altro per me?- L’agente deviò il discorso, tornando sulle priorità. Con la coda dell’occhio guardò ciò che restava del volto del bibliotecario. Fu felice di non aver pranzato.
-Purtroppo non molto. Gli idranti hanno funzionato alla perfezione.-
-E quindi hanno cancellato tutto.- Un’altra cosa che non ci voleva. L’acqua aveva di sicuro lavato via ogni genere di prova analizzabile. Se anche il loro uomo avesse commesso un errore, sarebbe svanito, era il caso di dirlo, in una bolla di sapone.
-Gibbs! L’ho trovata! La bomba!- Kate indicò ciò che assomigliava ad una scatola, in parte accartocciata. Alcuni brandelli di carta da pacchi annerita testimoniava che era stata fasciata.

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-Mr. Burnet si era messo ad aprire il pacco. Doveva esserci dentro il libro che mi serviva per letteratura. Gli era appena stato riportato, e doveva segnarlo. Io mi sono allontanata per dare un’occhiata a dei libri nuovi, mentre lui faceva la registrazione. Poi .. Poi … C’è stata l’esplosione!- Rachel scoppiò di nuovo in lacrime. Tony decise che era meglio non forzarla ulteriormente. Sunny si era precipitata ad abbracciare l’amica, cercando di rassicurarla. Probabilmente anche lei avrebbe voluto piangere, ma sentiva che in quel momento era Rachel ad aver bisogno di aiuto, e avrebbe recitato la parte solo per farle forza.
-Ti ringrazio. Adesso puoi andare.- Tony chiuse il suo taccuino, e osservò le ragazze avviarsi verso un’autoambulanza poco distante. Poi ad un tratto gli venne una folgorazione. -Aspetta! Ancora una cosa …- Rachel si voltò, sostenuta dall’amica, che fissava torva l’agente. -Sei sicura che l’esplosione fosse una sola?-
-Certo! Che domande!- Gli occhi della ragazza adesso erano scintillanti di esasperazione rabbiosa. Tony annuì e diede loro il permesso di andare. I suoi dubbi avevano preso corpo. Schizzò via verso la biblioteca, con il cuore in gola. L’ansia minacciava di togliergli l’ossigeno necessario per correre. Kate, McGee, Gibbs e Ducky erano lì dentro. Non serviva un genio per capire cosa stava per succedere. Doveva solo sperare che il secondo ordigno non esplodesse prima del suo arrivo.

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Gibbs osservò disgustato la scatola mezza bagnata. Ducky gli si avvicinò per dare il suo parere.
-Ha ritagliato le pagine del libro all‘interno, in modo tale da farlo diventare una scatola. Ingegnoso.- Gibbs annuì, e richiamò McGee, mentre Kate finiva di scattare le foto.
-McGee, imbusta quella cosa. Abby sarà ansiosa di analizzarla.- L’agente eseguì l’ordine, ed aveva ancora la scatola a mezz’aria, quando Tony entrò come una furia all’interno della stanza.
-FERMI! DEVE ANCORA ESPLODERE!-
-Ma che stai dicend …- Mcgee non riuscì a completare la frase, perché Tony gli aveva già sfilato di mano la bomba, e l’aveva scagliata fuori dalla finestra. In un turbinio di vetri in frantumi, il finto libro cadde sul prato.
-TUTTI GIU’!- Come un sol uomo tutti i presenti si gettarono a terra, in attesa dell’esplosione. Che non venne. A mano a mano che la paura per la bomba sfumava, varie paia di occhi inferociti si andarono a posare sull’agente speciale Dinozzo. Gibbs per primo gli si avvicinò e fissandolo ostile sibilò:
-Allora, cosa stavi blaterando, Dinozzo?- Tony deglutì, confuso. Possibile che si fosse sbagliato?
-Allora, Tony, ti sei divertito? O hai ancora voglia di farci qualche scherzo?- Kate aveva superato Gibbs e si era posizionata davanti al collega inginocchiato, viso contro viso, fissandolo con occhi che parevano carboni ardenti. Tony stava per ribattere, quando dall’esterno arrivò il rumore assordante dell’ordigno, finalmente esploso. Lo spostamento d’aria investì i membri dell’NCIS, distruggendo anche le finestre del piano terra rimaste integre. Una pioggia di detriti e vetri ricoprì gli agenti. Tossendo a causa della polvere sollevata, Gibbs si alzò in piedi, alla ricerca dei suoi uomini. L’aria era irrespirabile, e una nebbia di polveri impediva di vedere chiaramente, facendo lacrimare gli occhi. Sentì un tramestio a pochi passi da sé, e non appena riuscì a vederci meglio, vide McGee che si rialzava, scrollandosi frammenti di intonaco dalla giacca. Un gemito alle sue spalle gli fece capire dove si trovava Ducky. Rapido, l’agente si precipitò ad aiutare l’amico a rialzarsi. Bianco di polvere, con gli occhiali storti sul naso e un‘espressione decisamente seccata, Ducky aveva proprio un aspetto buffo. Ma in quel momento Gibbs non aveva molta voglia di ridere. Dietro al medico legale fece la sua comparsa anche Palmer, il suo assistente. All’appello mancavano ancora Kate e Tony. Gibbs stava per gridare i loro nomi, quando dei lamenti glieli fece individuare. Man mano che la polvere si abbassava, si trovò davanti ad una scenetta deliziosa. Lo spostamento d’aria aveva fatto cadere Kate addosso a Tony, che per proteggerla da vetri e detriti l’aveva abbracciata. E non sembrava che la cosa dispiacesse molto, tanto è vero che nessuno dei due sembrava intenzionato a muoversi. Se non fosse stato per la situazione in cui si trovavano, Gibbs non ci avrebbe pensato due volte a prendere a calci Tony e a dire di tutto a Kate. Ma per il momento si limitò ad una battuta sarcastica.
-Todd! Dinozzo! Le effusioni a dopo. Prima usciamo di qui!- Con una scatto degno di un atleta, i due agenti saltarono subito in piedi. Gibbs decise di soprassedere sul fatto che, nonostante la polvere sul volto, la colorazione rosso-violacea di Kate era visibilissima.

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Kate maledì la polvere. Non riusciva a smettere di tossire, e già più di una volta gli addetti dell’autoambulanza venuti per soccorrere Rachel, gli avevano chiesto se non volesse fare un controllo. Stava per lasciarsi convincere, quando Tony le tese una lattina di the freddo.
-Tieni. E’ la cosa più dietetica che ho trovato al distributore automatico … ma ti farà un po’ passare la tosse.-
-Grazie, Tony …- Kate accettò con gratitudine, e bevve avidamente un lungo sorso del liquido ambrato. Non voleva neppure immaginare quante schifezze vi fossero dentro. L’importante era che era fresco, e soprattutto liquido. Poteva sentire la gola ripulirsi da quel finissimo e fastidioso strato mellifluo, mentre la bevanda le scendeva giù fino allo stomaco. Con un sospiro soddisfatto, la donna si guardò un po’ intorno. Ducky e Palmer si davano da fare per portare via la salma del bibliotecario. Gibbs si era rimesso a cercare qualche frammento superstite dell’ordigno. Tony era a pochi passi da lei che scambiava battute con McGee, lanciandogli una lattina che questi prese al volo. Era stato Tony ad andare a prendere da bere per tutti, sotto ordine di Gibbs. Involontariamente la mente di Kate ritornò a non più di un quarto d’ora prima, al momento dell’esplosione. L’urto della bomba l’aveva fatta cadere in avanti, facendola finire proprio tra le braccia di Tony. Istintivamente, questi le aveva messo le braccia attorno al corpo per proteggerla. E lei si era rannicchiata contro di lui. Erano così vicini che lei poteva sentire il cuore di lui battere all’impazzata, terrorizzato quanto lei. Anche se dopo aveva fatto finta di nulla, il cuore non può mentire. Il ricordo del profumo di Tony, e del suo calore, la fecero avvampare di nuovo. Non capiva bene cosa le era preso subito dopo l’esplosione. Avvolta nell’abbraccio del collega, si sentiva davvero bene, protetta, al sicuro. Le era parso così naturale, che solo il lamento di Tony per la botta a terra e la voce di Gibbs l’avevano ridestata. Altrimenti ci sarebbe rimasta volentieri così … Hey! Fermi tutti! Si trattava di Tony! Non di chissà quale uomo … Bhe fisicamente, se ne trattava eccome …. Oh, al diavolo, Kate! E’ Tony, solo Tony! Il bambinone dell’NCIS! Smettila con questi discorsi assurdi! E soprattutto smettila di parlarti in testa! Con un gesto carico di stizza accartocciò la lattina, e si affrettò a raggiungere Gibbs per dargli una mano nella ricerca delle prove. Almeno si sarebbe distratta da certi pensieri … Tony e McGee, che avevano seguito lo strano evolversi delle espressioni facciali della collega, si scambiarono un’occhiata perplessa.
-Sei sicuro che Kate stia bene?- Domandò Tim bevendo la sua bibita.
-Mha … sarà un effetto del the … A forza di bere roba dietetica, magari la roba comune gli fa questo effetto …- Rispose Tony facendo spallucce.
-Non avrà le sue cose?-
-No. Secondo i miei calcoli, dovrebbero mancare ancora due settimane, giornata sì, giornata no.- McGee fissò il collega con gli occhi spalancati.
-E tu come diavolo fai a saperlo? Sei il suo ginecologo?- Tony rise, bevendo tranquillamente dalla sua lattina.
-Non proprio. Ma quando ce le ha, la prima cosa che fa quando arriva in ufficio è ricoprirmi di insulti prima che io possa fare qualcosa per meritarmeli, e così mi toglie tutto il divertimento. E poi comincia a lamentarsi sull‘ingiustizia che gli uomini non debbano sopportare i dolori che affliggono le donne e giù di lì …-
-Ah …- Commentò McGee perplesso. Nel frattempo, Kate aveva raggiunto Gibbs. L’agente era inginocchiato accanto a quelli che sembravano brandelli del libro truccato.
-Trovato qualcosa. Gibbs?- L’uomo annuì, e le mostrò alcuni fogli ancora rilegati assieme.
-Il nostro amico non ha tagliato tutte le pagine del libro. Guarda.- Kate esaminò le pagine che Gibbs le porgeva. Un po’ per le bruciature dovute all’esplosione, e un po’ a causa dell’acqua, ogni scritta era diventata praticamente illeggibile. Solo alcune parole, miracolosamente, erano rimaste abbastanza visibili. Un brivido passò lungo la schiena dell’agente mentre le leggeva. Come un macabro presagio, le parole del poeta toscano si stagliavano sulla carta:
“Lasciate ogni speranza, voi che entrate.”

-Fine capitolo 2-

La Divina Commedia è stata tirata in ballo per il semplice fatto che in quel periodo stavo leggendo "Il Circolo Dante", mentre la battuta di Tony sulle mestruazioni è stata tratta dalla mia vita reale: nella mia classe del liceo, c'erano solo sei maschi su un totale di circa trenta studenti, e dopo cinque anni sempre insieme, alla fine erano più o meno in grado di capire quando alcune delle ragazze erano nel ciclo. Ovvero quando li insultavano di brutto appena entrate in classe. Dovrei evitare di raccontare quanto eravamo cretini. Ex 5°Asp del liceo Nicolò Barabino,VI ADOROOOO!!!^^
  
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