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Autore: nuccetta    21/04/2014    10 recensioni
Dal capitolo 1:
“Ti voglio bene anche io, Lena. Però, adesso mi prometti che non piangerai più. Se lo farai, io ti prometto che non ti lascerò mai più sola”.
Elena entra in casa felice e sorridente. Le lacrime di oggi sono solo un vago ricordo. Adesso le importa solo della promessa del suo futuro fidanzato. Perchè lei lo sa che Damon è come i grandi: lui rispetta sempre la parola data.
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Elena sta passando un momento piuttosto delicato della sua vita. il suo fidanzato di sempre l'ha lasciata con una scusa poco valida e lei si ritrova ad affrontare da sola una vacanza che avrebbero dovuto condividere entrambi con i propri amici. solo la forza dell'amicizia potrà salvarla dal suo dolore e solo la presenza di Damon potrà farle godere a fondo questa vacanza. Miami, un gruppo di amici di vecchia data e il desiderio di lasciarsi il dolore alla spalle. Questi sono gli ingredienti principali per un'estate meravigliosa. ma non sempre è tutto semplice come sembra. Il passato spesso bussa alla porta e, a volte, fa più male che mai.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Ho scelto te, Damon. Te. E non perchè mi sentissi sola o ferita. Ma perchè ti amo, perchè ti ho amato ancora prima di rendermene veramente conto e perchè quando sono con te io riesco ad essere me stessa. Ti ho scelto perchè non c'è nessuno al mondo che mi faccia sentire così viva. Neanche tuo fratello. L'ho amato, ho vissuto con lui una parte della mia vita, ma era te che volevo. Ogni volta, ogni istante che io e lui vivevamo insieme, era a te che io pensavo. E adesso che ti ho, non ti lascerei andare via per niente al mondo”.

 

Mystic Falls, cinque anni dopo...

 

Se qualcuno mi avesse chiesto come sarebbe stata la mia vita dopo quell'estate di cinque anni fa, non mi sarei neanche sforzato di trovare una risposta. Non lo sapevo all'epoca e credo di non saperlo neanche adesso, anche di una cosa ero sicuro: non avrei mai trascorso ore intere ad abbellire il salone di casa mia con stelle filanti e striscioni, per allietare l'animo di decine di piccoli marmocchi.

Sorrido a questo mio pensiero, anche perchè all'epoca non avrei mai creduto di innamorarmi così follemente di un esserino così piccolo e speciale, ma guardando mio nipote correre nudo per la casa, con mio fratello che lo insegue strillando, penso che sia doveroso ricredermi.

“Non lo voglio fare, non lo voglio fare e non lo voglio fare”.

“E invece lo farai se non vuoi che dica a zia Caroline di non chiamare il clown per il tuo compleanno”.

“E allora vorrà dire che tu metterai un cappello ed un naso da pagliaccio”.

Trattengo un sorriso per la battuta di mio nipote, ma ancora di più per l'espressione di mio fratello dopo averla ascoltata. E' innegabile che il piccolo Jaxon abbia acquisito tutti i miei geni e questo non può che rendermi segretamente orgoglioso.

“E dai, Stef, è il suo compleanno! Se non vuole fare il bagno, non è obbligato a farlo. Ricordi?! Oggi, tutto è concesso, Jaxon! Dovresti pesare meglio le tue parole quando c'è di mezzo un bambino”.

Mio fratello mi fulmina con lo sguardo, il mio ometto, invece, mi corre tra le braccia, lieto di avere ottenuto supporto in questa sua battaglia contro la doccia.

“Vedi?! Lo dice anche zio Damon. Adesso lavo i denti e la faccia e poi zio Jeremy mi mette il gel sui capelli”.

Do un bacio sulla guancia a mio nipote e derido per l'ennesima volta il mio fratellino.

“Beh, almeno non puoi dire che non sia tuo figlio!”.

“Ah-ah, simpatico. Jaxon, corri subito in bagno e immergiti nella vasca, poi zia Caroline penserà a ripulirti per bene”.

Lascio scendere il piccolo dalle mie spalle e ritorno al mio noioso lavoro, giusto per farmi trovare all'opera non appena la bionda varcherà quella porta.

“Ci vediamo dopo, zio”.

“A dopo, campione e non fare arrabbiare la zia”.

Attacco lo striscione sul camino, mentre Stefan si lascia cadere afflitto sul divano del salotto.

“Ehi, non per dire, ma una mano non mi farebbe schifo”.

Mio fratello mi ignora versandosi da bere un bel bicchiere di bourbon che, vista l'ora, non sembra promettere nulla di buono, soprattutto se si parla di lui. Decido che si tratti di uno dei tanti momenti tra fratelli e scendo immediatamente dalla scala, versandomene uno anche io.

“Non è facile, vero?!”.

“Credevo lo sarebbe stato di più”.

Metto una mano sulla spalla di Stefan rivolgendogli uno sguardo di orgoglio, perchè è così che mi sento, orgoglioso di ciò che è diventato, un padre responsabile ed affettuoso.

“Stai facendo un ottimo lavoro con Jaxon”.

“E' solo che vorrei che non gli mancasse niente. Non voglio arrivare un giorno a sentirmi dare del perdente da mio figlio e non voglio che lui si senta diverso dagli altri solo perchè non ha avuto una madre presente”.

“Ehi, davvero, non succederà. Jaxon è un bambino sveglio e non ti rimprovererà mai di niente. E poi ci siamo tutti noi, ti aiuteremo a crescerlo nel migliore modo possibile, cercheremo di riempire il vuoto che Vicky ha lasciato, te lo prometto”.

Stefan mi sorride debolmente, poi stringe la mia mano nella sua.

“Grazie. Senza di voi non saprei cosa fare. Come può una madre stare lontana dal proprio figlio?”.

Alzo le spalle, incapace di dargli una risposta. E' una cosa che mi sono chiesto anche io, ma a cui ho preferito non rispondere, concentrandomi piuttosto su mio fratello e mio nipote, che sulla figura poco materna di Vicky che, un bel giorno, ha deciso di essere troppo stretta nella vita che si era creata.

“Credo sia una questione di genetica”.

“E' quello che dice Matt. E' arrabbiato con Vick almeno quanto me, penso che in questo suo atteggiamento ci riveda sua madre e sta soffrendo per la seconda volta. Comunque grazie di essere qui oggi”.

Sorrido intimidito da questa straordinaria dimostrazione d'affetto. Tra me e Stefan le cose sembrano essersi sistemate, negli anni siamo tornati ad essere fratelli e, tutto questo, credo di doverlo anche al mio nipotino.

“L'ho fatto per Jaxon, anche se preferirei essere in almeno un altro centinaio di posti, ma questo tu lo sai”.

“E' il suo quinto compleanno, Damon, non potevi mancare per nessun motivo”.

“Avremmo potuto fare come tutti gli anni, un bel giro in Central Park con tanto di zoo annesso”.

“Non sarebbe stata la stessa cosa e lo sai anche tu. Questo è il suo primo compleanno senza sua madre e non avrebbe rinunciato a te per niente al mondo”.

Annuisco consapevole. Questo bambino è diventato un impegno anche per me e voglio dargli il meglio, anche se questo vuol dire mettere me stesso in una posizione così tremendamente scomoda.

“E infatti sono qua. Per te, per Jaxon e per nessun altro”.

“Non c'è bisogno di autoconvincerti, Damon”.

“Non lo sto facendo, infatti”.

“Oggi ci sarà anche lei”.

“Lo so”.

“E' come una zia per Jaxon”.

“Stef, non c'è bisogno di giustificarti. Lei ha smesso di far parte della mia vita, non della vostra. Va bene così, quando ho prenotato il biglietto, sapevo a cosa sarei andato incontro e non devi dare conto a me di chi decidi di invitare alla festa di tuo figlio”.

Mio fratello annuisce, ma mi osserva come se dovesse vedermi esplodere da un momento all'altro ed io non sono così sicuro che non lo farò.

“Ehilà, siamo arrivati!”.

Una voce famigliare mi desta dai miei pensieri. Caroline entra in salotto spingendo una carrozzina su cui è seduto sopra il mio migliore amico.

Mi alzo radioso per salutare entrambi, sono mesi che non ci vediamo e loro, insieme a mio fratello e mio nipote, sono sicuramente la parte più piacevole del mio breve soggiorno a Mystic Falls.

La bionda inizia a tempestarmi di domande sulla mia nuova vita da quando ho deciso di abbandonare il pellegrinaggio intorno al mondo e stabilirmi definitivamente nella grande mela. Mi sta per fare scoppiare la testa, ma è così entusiasta e splendente che non me la sento di rifilarle una delle mie solite battutine. Lei continua a parlare, mentre Matt la osserva sorridente. Di tanto in tanto si scambiano uno sguardo, un sorriso, un semplice contatto ed io non posso fare a meno di essere felice per loro. Una parte di me, forse li invidia, invidia il loro amore, la loro forza, questo bisogno estremo che hanno l'uno dell'altro, l'altra parte pensa semplicemente che questo è il regalo a quello che hanno dovuto sopportare, agli ostacoli che hanno incontrato nel loro percorso, ma che sono sempre riusciti a superare, semplicemente tenendosi per mano.

 

 

Miami, 5 anni prima

 

Siamo in silenzio da minuti interi, forse anche ore, ma nemmeno ci faccio caso, ormai. Matt fissa il vuoto da quando il medico è uscito ed io non riesco a trovare niente da dire, niente di abbastanza adatto ad una situazione del genere, almeno.

Qualcuno bussa alla porta e quando mi ritrovo a dire – Avanti- la mia voce è roca e bassa, come se non parlassi da una vita.

Caroline entra in camera con la sua solita personalità ingombrante, ma anche lei non si esprime, non dopo la mia telefonata, non dopo la notizia sconvolgente che le ho dato.

Con fare sommesso, si avvicina al letto, allungando una mano verso colui con cui, fino a poco tempo fa, condivideva la sua vita.

Matt...”.

Ancora silenzio, un silenzio che adesso spaventa sia me che lei, eppure è il silenzio di chi pensa a cosa ne sarà della sua vita, di chi pensa che non ci sia una soluzione, che tutto inevitabilmente cambierà.

Matt...”.

Caroline ci riprova ancora, questa volta con più insistenza, cercando di nascondere il tremore nella voce.

Matt, ti scongiuro, parlami. Io...”

il mio amico si volta, la guarda con occhi spenti, come se non la vedesse realmente, poi ritorna ad occuparsi del vuoto, lasciando noi con lo stesso identico animo di poco fa.

E' Caroline la prima a spazientirsi. Con una forza che non pensavo avesse, inizia a scuotere Matt prendendolo da entrambe le spalle.

Mi vuoi parlare, adesso?”.

Vattene”.

La voce del mio amico è fredda, distaccata, ma anche del tutto lecita in seguito alla notizia appena ricevuta. Ora il suo sguardo si scontra adirato in quello della donna, eppure Caroline non molla.

Beh, è pur sempre un inizio”.

Ti ho detto di andartene, Caroline. Non voglio più vederti, ti ho lasciato, ricordi?”.

Le sue parole sono dure, ma io so che non gli appartengono. Solo ieri pensava a come riconquistare la sua ex fidanzata e invece oggi le professa rabbia e rancore.

Sì, lo ricordo fin troppo bene, ti ringrazio. Ma questo non significa che debba per forza girarti le spalle”.

Non ti amo, Care, fattene una ragione”.

E allora cercherò di farti innamorare ancora, e ancora e ancora e ancora ancora, se ce ne sarà bisogno. Fino a quando non mi sopporterai più e dirmi sì sarà l'unico modo per farmi stare zitta”.

Riesco a contare le lacrime che scorrono sulle guance di Caroline, lei forse non lo sa, ma questa è la più bella dichiarazione d'amore che avrebbe mai potuto fare.

E allora non iniziare neanche a provarci. Quanto credi che passerà prima di accorgerti che questa non è la vita che volevi? Dimmelo, Care, quanto passerà? Tu sei giovane, bella, brillante, hai tutta la vita davanti, io non posso più camminare, non posso darti quello che vuoi”.

Tutto quello che voglio sei tu”.

Devi andare avanti, dimenticarmi, farti una vita”.

Ma come fai a non capire? La mia vita sei tu, dannazione!”.

Caroline urla così forte da far tingere le sue guance di rosso. Avverto dei brividi attraversarmi la schiena e non riesco a trattenere un sorriso quando Matt si sporge verso di lei, le tende le braccia, la accoglie nella sua stretta ed inizia a baciarla. Lacrime e sorrisi si mescolano guerrieri ed io mi sento un po' di troppo, ma non me la sento di alzarmi, di aprire la porta, di fare anche solo un leggero rumore che possa rovinare questo momento magico. Allora sto qui, ad osservarli, a gioire della luce che emanano, felice di quello che il mio amico ha ottenuto: un amore vero, uno di quelli in cui non si deve pensare a domani, uno di quegli amori che esistono a prescindere, che oltrepassano i drammi, i confini, uno di quegli amori che, nonostante tutto, hanno deciso di vincere.

 

 

Mi verso da bere, ammirando soddisfatto il lavoro appena concluso. La casa è stata completamente rivoluzionata e tutto sembra essere a prova di bambino. Neanche Caroline ha avuto niente da ridire e devo ammettere che questa è stata la mia più grande conquista.

Osservo il grande pendolo che suona segnando le cinque. Tra poco meno di un'ora il mio salotto sarà invaso da una flotta di bambini ingestibili, ma questa è la cosa che al momento mi preoccupa di meno.

“Un dollaro per ogni tuo pensiero”.

Alzo lo sguardo per incrociare quello della mia biondissima amica. Ha sul viso uno sguardo compassionevole, ma non è fastidioso, è solo il segno inevitabile di quanto sia forte quello che ci lega e che ha continuato ad unirci nonostante il tempo passato.

Alzo le spalle in maniera disinteressata, ma i miei occhi fissi a studiare il fuoco, credo che siano la migliore risposta che possa dare al momento.

“Nulla di che”.

“Tra poco la vedrai. Ti senti pronto?”.

“Lo sono mai stato?”.

“E' un anno che non la vedi”.

“Lo so”.

“E l'ultima volta siete anche finiti a letto, come le altre dieci volte precedenti, del resto”.

“So anche questo. E' tutto finito, adesso”.

“Mettila un po' come vuoi, Damon, ma amori come il vostro non finiscono mai”.

Mi massacro il labbro inferiore nella speranza di non lasciarmi scappare qualche parola di troppo. Non posso fingere che lei non sia più in ogni mio pensiero e non posso fingere che quello che provavo sia cambiato o diminuito. Elena è in tutto quello che faccio, in ogni mio gesto. Tante volte ho cercato di dimenticarla, di riempire i suoi vuoti con altre gambe, di smettere di pensare ai suoi occhi. Il risultato è che in ogni donna con cui andavo, era lei che cercavo. Il suo sorriso, la sua risata rumorosa, il suo sguardo tagliente, la sua voce che non mi ha mai abbandonato, la cercavo continuamente senza mai seriamente trovarla.

“Ho provato a tornare sui miei passi, ma non ce l'ho mai fatta. Ogni volta che lei tornava, diceva o faceva qualcosa che mi faceva ripetere che quella era la scelta giusta, che noi due insieme non potevamo funzionare. Il nostro amore è tossico, è nato in modo sbagliato ed è finito in modo sbagliato ed io non so se riesco a vedere ancora una vita insieme a lei”.

Caroline mi stringe in un abbraccio. Lo fa in silenzio, senza propinarmi la sua versione dei fatti, lo fa stando ad ascoltare il mio cuore e rispettandolo.

Si allontana poco dopo, senza fare rumore, lasciandomi solo con i miei pensieri prima che l'immaginazione diventi realtà. Inevitabilmente il mio ricordo va a quel momento, quando tutto è finito, o forse dovrei dire iniziato.

 

 

Miami, 5 anni prima

 

Sono disteso sul letto, solo. Dopo un breve saluto a mio fratello ed uno ancora più corto a tutti gli altri, mi sono rintanato in camera mia, una camera che presto dovrò lasciare, anche se adesso è l'ultimo dei miei pensieri.

Qualcuno bussa alla porta ed io non posso fare a meno di pensare che c'è solo una persona che ancora non ho salutato. Lei.

Vieni pure”.

Elena entra in camera con lo sguardo arrossato. Raramente l'ho vista così abbattuta e sapere che sono stato io a farle questo, mi rende decisamente nervoso, ma anche erroneamente soddisfatto per questi strani sentimenti che riesco ancora a suscitarle nonostante tutto.

Allora è così? Tu non partirai”.

Non è una domanda, è una constatazione e neanche troppo affettuosa. Anzi, Elena è arrabbiata mentre lo dice ed io riesco a percepire tutto il suo rancore nei miei confronti.

Sapevi che lo avrei fatto”.

Speravo che avresti cambiato idea”.

Per cosa? Per guardarti mentre decidi quali siano le mie sorti?”.

Lo dico in modo sarcastico, senza celare una strana rabbia che le sue parole di ieri sera mi hanno riversato addosso.

Io ti amo, Damon. E non ho detto che avrei smesso di farlo o che non potrò farlo domani, ho solo detto che non voglio illuderti”.

Lo hai già fatto, Elena. Mi hai illuso che tra noi potesse funzionare, per sempre”.

E se ti dicessi che mi sono pentita? Se ti dicessi che voglio te e che ti voglio per sempre? Che cosa mi diresti?”.

Che sei ancora una ragazzina e che hai ancora tante cose da imparare dalla vita”.

I suoi occhi si illuminano di lacrime, poi si avvicina a me e mi afferra il viso con entrambe le mani. Potrei perdermi dentro di lei, dentro il suo sguardo così intenso, così mio.

Damon, io non voglio perderti. Mi sto sentendo morire, senza di te io non posso vivere”.

E ora che impari a farlo, Elena. E' la mia assenza che ti farà crescere, crescerai nel giorno in cui ti accorgerai che io non ci sarò più. E allora forse capirai, capirai se ti manco io o se ti manca solo la figura che ricoprivo”.

Mi guarda con serietà, gli occhi spenti di chi ha finito di lottare, di chi ha smesso di sperarci.

Questo mi fa male, fa male capire che di me non hai mai capito niente, Damon”.

Ti ho amato e quando ami una persona, come io amo te, non ci sono molte cose da capire, Elena. Ami, senza porti mai domande. Poi, però, arriva il momento in cui non puoi più tirarti indietro, quel momento in cui capisci che devi qualcosa a te stesso, che non esiste solo l'altra persona, ma che tu ci sei e che, soprattutto, ci sono i tuoi sentimenti. Abbiamo corso troppo, abbiamo creduto in un futuro che forse nessuno dei due voleva realmente, ci siamo amati come capita a tanti come noi e, adesso, abbiamo semplicemente scelto di lasciarci andare”.

Tu hai scelto di lasciarmi andare. Io sono ancora qui e sto combattendo per non farti andare via, ma evidentemente te ne sei già andato ed io non me ne sono accorta”.

Le asciugo con il pollice le lacrime sottili che le macchiano il viso. E' così piccola, Elena, così sola in questo momento. Eppure lo sapevamo entrambi, sapevamo che sarebbe finita così, sapevamo che il nostro amore avrebbe superato anche il desiderio di stare insieme, sapevamo che, semplicemente, io e lei non avremmo mai funzionato.

Elena mi crolla tra le braccia ed io la stringo forte, respirando il suo profumo, la sua essenza che ormai fa parte di me. Poi i nostri sguardi si uniscono, in un modo diverso, non nostro. Si attraggono come due calamite, ma è come se sapessero che questa è l'ultima volta.

Appoggio con leggerezza le mie labbra sulle sue, sento il suo sapore, la meraviglia di un contatto che ho avuto mio per questi mesi. La mia lingua accarezza la sua bocca e lei mi lascia entrare. Ed è un bacio che sa di dolcezza, paura, rabbia, saliva, lacrime. Ed è un bacio di profondo amore, così profondo da non poter funzionare. E' un bacio che sa di lei, lei che non mi vuole lasciare andare, un bacio che sa di me, me che adesso non vorrei più andare.

Però la allontano, con forza, ma con lo stesso amore che ho riservato solo a lei, poi le sorrido trattenendo le lacrime e lascio un ultimo bacio sulle sue labbra.

E' ora di andare, Elena”

Vieni con me, Damon”.

Lo dice con la voce spezzata, forse facendo leva sui miei sentimenti, su quello che provo ogni volta che lei soffre, ma oggi è tempo di mettere me prima di tutto, me prima ancora di lei.

Ti amo, Elena, e ti amerò per sempre, ma tu devi promettermi che non mi aspetterai”.

E sono egoista, lo sto chiedendo per me, è una promessa per fare stare meglio me e lei lo capisce, ecco perchè mi guarda con rabbia, ecco perchè non mi risponde.

La guardo allontanarsi, dopo avermi dedicato un ultimo sguardo colmo di rancore, poi si volta un'ultima volta.

Non è finita qua, Damon. Noi non siamo finiti qua”.

 

 

“Zio, guarda come sono bravo”.

Alzo un pugno in segno di vittoria verso mio nipote. Qualcuno dei suoi amici gli ha regalato uno skateboard e lui, ovviamente, non ha resistito alla tentazione di volteggiare per casa, seguito scrupolosamente da un padre fin troppo apprensivo.

“Tuo fratello sta facendo un buon lavoro con Jaxon”.

Sobbalzo leggermente al suono di quella voce, poi mi volto sorridendo e stringo in un abbraccio il mio amico, il fratellino minore che adesso mi ricorda sempre di più un uomo fatto e sicuro.

“Ehi, Jer”.

“Allora, come procede nella Grande Mela?”.

“Non c'è male. Anzi, dovresti farti un giro, ti piacerebbe”.

“Sei tu che non hai voluto portarmi con te, ricordi?!”.

“Eri un ragazzino, Jerry, ed io non avevo nessuna idea di quale sarebbe stata la mia vita. E poi...”.

“E poi mia sorella aveva bisogno di me”.

Jeremy pronuncia a memoria le ultime parole con cui l'ho congedato prima che partisse da Miami. Aveva intenzione di seguirmi nel mio breve viaggio intorno al mondo e la sua compagnia mi avrebbe risparmiato sicuramente molti attimi bui, ma questo avrebbe distrutto ulteriormente Elena.

Gli sorrido un po' colpevole, ma so che in fondo non ce l'ha con me e che comunque capisce pienamente i miei comportamenti.

“Dimmi di te. Come procedono le cose con Bonnie?”.

“Come vanno spesso queste cose. Lui la tradisce, lei lo perdona, eppure qualcosa continua a non andare e, dopo mesi trascorsi a cercare di rimettere insieme i cocci, ti accorgi che quello che devi fare e semplicemente lasciare andare”.

Rimango un po' colpito dal discorso di jeremy, non tanto per la fine della sua storia con Bonnie,in cui ormai anch'io avevo smesso di sperare, quanto per il fatto che è davvero cresciuto. Lui non è più il ragazzino timoroso a cui io dovevo fare da spalla ed io sono un coglione a non essermi accorto che qui, in fin dei conti, tutto è cambiato.

“Capisco perfettamente cosa intendi”.

“Non credo. La vostra storia era diversa e storie del genere...”.

“Sì, lo so, non sono destinate a finire. Credo di averla già sentita, oggi”.

Jeremy scuote la testa e sta per dire qualcosa, ma Jaxon glielo impedisce, scontrandosi, con la macchinina regalatagli da Matt e Caroline, proprio contro le sue gambe.

Colgo l'occasione al volo per allontanarmi e rintanarmi in cucina, lontano da quel chiasso e lontano da quella che potrebbe essere presto l'apparizione di Elena.

“Ti nascondi da qualcuno?”.

La sua voce mi fa mancare il respiro per un attimo. Mi giro giusto in tempo per ammirarla nella sua bellezza semplice. E' sempre la solita, Elena. Con i capelli un po' più lunghi, lo sguardo più intenso, il seno un po' più pieno, ma rimane sempre lei, la mia piccola e fragile Elena.

“Ehi”.

“Pensavo avessi superato l'età per il nascondino”.

Si versa un bicchiere d'acqua, lanciandomi uno sguardo malizioso da sopra il vetro.

“Lo pensavo anche io, ma non si è mai troppo grandi per tornare bambini”.

Scuote leggermente la testa, mordendosi in modo troppo spinto le labbra, mentre nei miei pantaloni qualcosa preme per uscire.

“Non pensavo che saresti venuto”.

“E' il compleanno di mio nipote, non me lo sarei perso per niente al mondo”.

“Ci sono stati diversi compleanni prima di oggi. Ma tu ti sei avvicinato a Mystic Falls, solo quando Vicky se n'è andata. Temevi me, per caso?”.

“Mi pareva di averti dimostrato il contrario, nel nostro ultimo incontro e anche in quelli precedenti”.

Sorride con malizia e in questo forse la mia Elena non c'è più. Questa nuova versione di lei è più spigliata, travolgente, passionale.

“Lo ricordo perfettamente”.

“Sono felice di vederti, Elena”.

“Anche io lo sono, Damon. Ma questo tu già lo sai”.

Si avvicina di qualche passo a me, la sua mano scende distrattamente lungo il mio petto ed i suoi occhi diventano così vicini da farmi cogliere ogni sfumatura.

“Credo che sia l'ora della torta”.

Devo schiarirmi la gola, affinchè la mia voce esca chiara, ma l'eccitazione è palpabile in ogni angolo del mio corpo ed io non posso fare altro che piegarmi alle sue labbra ed iniziare un altro di una lunga serie di baci rubati che ci siamo scambiati in questi anni.

Senza che me ne accorga, le mie mani corrono lungo il suo corpo, sule sue cosce, sopra il sedere.

Il suo respiro si mescola con il mio ed io penso che ancora una volta mi sono ritrovato nella situazione sbagliata e non ho fatto niente per evitarla.

Qualcuno si muove dietro la porta, o almeno il rumore è ciò che mi distrae da Elena, facendomi riprendere in un attimo consapevolezza di me stesso. La allontano con dolcezza dal mio corpo.

“Aspetta, Elena. Questo è sbagliato”.

“Abbiamo sbagliato tante volte, possiamo continuare a farlo”.

“Lena...”.

“No, Damon, non chiamarmi così. Ok, sarà anche sbagliato, ma a chi importa? Siamo solo io e te e noi due insieme contiamo più di qualsiasi altra cosa al mondo”.

“Non esiste più un noi, Elena”.

“E' perchè ho fatto un errore? Un errore di una ragazzina che non sapeva che cosa voleva dalla vita, è così?”.

“Non è solo questo. E' tutto quello che la nostra relazione ha comportato”.

“Sì, cinque lunghi anni senza smettere di pensare l'uno all'altra. Io sono qui, Damon, non me ne sono mai andata. Che cosa pensi che significhi questo?”.

“Io non penso niente, Elena”.

“E allora sei un idiota. Perchè io ti amo, ti ho amato cinque anni fa e non ho mai smesso di farlo. Per cinque anni ho aspettato che tornassi, che fossi mio per più di un'ora di sesso, che rimettessimo insieme i cocci, che tornassimo ad essere quelli che eravamo. Ma tu no, tu sei orgoglioso. Con te non si sbaglia, con te non si torna mai indietro e non ti sei accorto che facendo così hai perso la cosa più importante del mondo... noi due”.

“Elena...”.

“No, basta, non voglio più sentire il mio nome e non voglio più sentirmi in colpa per un errore del passato. Ho provato a rimediare in mille modi, ti ho cercato ogni istante della mia vita, ho pensato a te ogni attimo della mia giornata, io non ho vissuto in attesa del tuo ritorno. Ho sbagliato, è vero, ma ho fatto di tutto per tornare indietro, per farti tornare indietro. Ti ho dimostrato che mi sbagliavo, che non vedo la mia vita in nessun modo, se non con te. Adesso sei tu a dover scegliere, Damon. Devi scegliere se riprendermi nella tua vita, questa volta definitivamente, o lasciarmi andare... per sempre”.

Si volta di scatto, dirigendosi verso la porta. Io rimango immobile, in balia delle sue parole, di questi sentimenti che non posso contrastare, del mio desiderio irrefrenabile di renderla mia per sempre. Provo a chiamarla ancora.

“Elena...”.

Si volta un'ultima volta, lanciandomi uno sguardo colmo di rabbia, di determinazione, uno sguardo colmo di ancora tanto amore, quell'amore che non ha mai messo da parte, che non l'ha mai spinta a farsi una vita, che l'ha resa prigioniera, quando il mio desiderio era che lei si sentisse libera.

“Io resterò qui fino alla fine, ti ho lasciato cinque anni per decidere, questa è l'ultima ora che ti concedo. Dopo di che, me ne andrò, questa volta per sempre. Ma ricorda: io e te non finiremo mai”.

 

 

 

E' quasi un'ora che mi sono raccolto qui dentro, nel silenzio di questa camera. Mi rendo conto che sto consumando il pavimento a forza di camminare, ma questa sensazione di impotenza non mi abbandona neanche per un secondo.

Ripenso una ad una alle parole di Elena, a quella gravità nella sua voce, a quel desiderio, così simile al mio, di avermi suo per sempre.

“Gli invitati sono andati via, finalmente”.

La voce di Stefan mi coglie di sorpresa. E' fermo sulla porta, appoggiato ad una spalla, e mi osserva preoccupato. Ma questa volta sono io a perdere qualche battito.

“Tutti?”.

Sorride e, nonostante la penombra della camera, riesco a cogliere la sfumatura di ironia che si cela sul suo viso.

“Lei è sotto con Caroline. Mi stanno aiutando a rimettere a posto”.

Non so perchè, ma mi sento meglio. E so che non dovrei, che forse dovrei semplicemente lasciarla andare, rinunciare a tutto come mi ero prefissato, ma saperla così vicina mi rende... felice.

“Ok”.

“Forse è arrivato il momento di prendere una decisione, non credi?”.

“Stai per farmi la morale?”.

“Ti sto solo dicendo che lei ha ragione. In questi cinque anni ci ha provato in ogni modo, ogni istante della sua vita è stato trascorso a pentirsi di ciò che aveva detto, non ha più nulla da rimproverarsi, ora”.

“Io non lo so. E' lei che mi ha detto che non sapeva che cosa voleva dal futuro”.

“Parliamo di cinque anni fa, Damon. Tante cose sono cambiate da allora. Guarda me, ad esempio, stavo per rinunciare a mio figlio e adesso sono l'unico genitore che gli sia rimasto. In cinque anni cambia tutto, cambiano le persone, crescono, maturano e a volte cambiano anche i sentimenti, ma non i vostri. In tutto questo tempo vi ho visti cercarvi continuamente. Avevate paura, vi odiavate a vicenda, speravate di non vedervi più, ma non appena eravate vicini scoccava la scintilla. Il vostro amore non è mai morto e adesso sei di fronte ad un bivio: o scegli di vivere con lei, o scegli di farlo senza di lei”.

“E se non fossi in grado di scegliere?”.

“Faresti del male a lei e a te stesso. Dovete vivervi la vostra vita e, così facendo, nessuno dei due lo farà mai. Decidi cosa fare di questo amore, cerca di capire se senza di lei puoi iniziare la tua vita”.

Mi passo le mani tra i capelli. E' arrivato il mio momento, quello che ho rimandato per tutto questo tempo. Mi avvicino a Stefan e lo stringo in un abbraccio, uno di quelli che non ci scambiamo spesso, ma in cui volano parole silenziose, richieste di scusa, dichiarazioni d'amore.

“Grazie, Stef”.

“Ti voglio bene, Damon”.

Mi stacco e gli sorrido con affetto, quell'affetto che è venuto a mancare per troppo tempo, che abbiamo tenuto nascosto a causa del nostro orgoglio, quell'affetto che non potrà mai cambiare perchè, comunque, lui rimane mio fratello. Semplicemente.

“Muoviti, va' da lei adesso. Fallo prima che sia troppo tardi”.

Annuisco un paio di volte e mi precipito già dalle scale. Arrivo nel salone, ma so che non la troverò. Non sento il suo profumo, non avverto la sua presenza e fa male, così male da lacerarmi dentro.

Caroline alza lo sguardo dalla pila di lego che sta costruendo con Jaxon, poi mi sorride e mi indica con gli occhi il terrazzo di fronte.

La ringrazio facendole l'occhiolino e corro verso l'esterno, litigando con il tendone che non vuole saperne di farmi passare.

Elena è lì, baciata dalle stelle, con una coperta sulle spalle e lo sguardo perso nel cielo. Rimango a fissarla per un po', rimproverandomi per aver perso troppo tempo, per aver perso così tanto di lei.

“Elena?!”.

Non si volta, ma vedo le sue guance tendersi in un sorriso. La raggiungo con lentezza e mi lascio avvolgere dal suo profumo, dall'intensità di quest'attimo, da questo cielo che sembra voler parlare al posto nostro. E allora lo lascio fare, le passo solo un braccio intorno alla vita, facendola aderire a me. Lei appoggia il suo volto sulla mia spalla ed io capisco che niente conta più. Non contano questi anni in giro per il mondo, non conta la sua assenza sempre così presente nella mia vita, non conta tutto il tempo in cui non ho smesso di amarla e lei non ha smesso di amare me. Non contano le nostre notti di passione, non contano le liti al telefono, non conta più quel bisogno che cercavo in ogni modo di tenere lontano.

La stringo un po' di più e le lascio un tiepido bacio tra i capelli. Rimaniamo a guardare il cielo ancora immobili, senza parlare, senza dirci una parola, eppure mai prima di oggi i nostri cuori hanno parlato così bene. Lei appoggia una mano sul mio petto, facendo aderire la sua pelle contro la mia, ed io capisco che ho sbagliato tutto, che lei ha sempre avuto ragione, che è mia adesso come lo è stata in tutto questo tempo. Capisco che, semplicemente, noi non siamo ancora finiti.

 

 

 

 Fine

 

 

 

 

 

 

Eccomi qua, con estremo ritardo a scrivere la parola “Fine” a questa lunga storia. Una storia che ho amato e odiato in egual misura, una storia che mi ha fatto mettere in discussione più di una volta. Infatti, è la prima volta in cui mi trovo in una situazione del genere. Mi sono lasciata guidare dall'istinto, da quello che provavo mentre la scrivevo, stravolgendo più di una volta la trama che mi ero messa in testa. E anche questo finale... non vi dico quante volte ho scritto, per poi cancellare. Poi mi sono resa conto che non dovevo cercare effetti speciali o sconvolgenti, dovevo semplicemente seguire il mio cuore, quello che questi due personaggi che ho creato mi hanno suscitato e quindi eccoci qui: Damon ed Elena sono di nuovo insieme.

Ci sono voluti cinque anni, cinque anni in cui Elena ha combattuto, in cui Damon ha combattuto, cinque anni in cui mai, per un solo istante, hanno smesso di amarsi.

So che il finale non è propriamente d'effetto, ma ho voluto creare qualcosa di semplice, come quello che era il loro amore cinque anni fa. Leggero, naturale, spontaneo. E so che voi vi apsettavate fuochi d'artificio e che adesso mi odiate perchè non vi ho concesso neanche un finale al bacio, ma questo loro silenzio, per me, vale più di mille parole.

Ringrazio tutte voi che mi avete seguito in questo folle percorso, ringrazio chi ha creduto in me fino alla fine e ringrazio chi, magari non condividendo questo finale, si lascerà scappare un sorriso alla fine del capitolo.

Siete state la mia forza e spero che questo epilogo sia il mio modo di ringraziarvi tutte.

In particolare, ci tengo a ringraziare una persona, una ragazza che ho conosciuto grazie a questo sito, una persona speciale che mi ha tenuto spesso compagnia e che mi ha fatto apprezzare ancora di più questa mia passione per la scrittura. Grazie, Simo, perchè senza di te non ci avrei creduto così tanto.

Un bacio a tutte voi e spero di ritrovarvi presto nella storia che sto scrivendo e in quella che ho già in mente di buttare giù.

Grazie ancora perchè avete reso possibile la fine di un'altra storia.

A presto, Anna.

  
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