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Autore: Katherine Buffy Pierce    21/04/2014    0 recensioni
Questa storia, fa parte della serie "La storia di Alex" e segue le vicende della storia "Figlio di vampiro". Alex Fell, dopo aver trovato l'amore della sua vita in Katherine Pierce, diventerà padre a soli 18 anni. Come affronteranno lui, Katherine e gli altri, l'arrivo inaspettato di un bambino?
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Katherine Pierce, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La storia di Alex'
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Passò circa un mese da quando io e Katherine scoprimmo di aspettare un bambino.
In quel mese, molte cose cambiarono... Io e Katherine continuammo ad andare a scuola e a comportarci normalmente con gli altri. Nessuno sapeva ancora della gravidanza inaspettata... Io e Kath non sapevamo cosa fare... Da un lato, ci sarebbe piaciuto tenere il bambino, ma dall’altro, non sapevamo se fossimo stati in grado di gestire la cosa.
-Alex, farai tardi! Sbrigati!- mi disse Stefan mentre ero intento a mescolare i miei cereali.
-Ok.- gli dissi, velocizzandomi.
-Katherine, stai bene?- chiese Elena entrando in cucina.
-Mmm si. Perché?- chiese Kath a Elena.
-Mi sembri un po’ gonfia. Hai mal di pancia?- le chiese Elena.
-Ehm... Io... Ho bevuto molta acqua, prima... Sono gonfia per quello.- disse Katherine tra un boccone e l’altro.
-Ah ecco perché, la tua pancia mi sembrava gonfia...- disse Elena andando verso il frigo. Katherine mi guardò impaurita. Oh, no. La pancia stava crescendo... Dovevamo dirglielo. Dopo essere usciti di casa per andare a scuola, parcheggiai la macchina a metà strada tra la scuola e casa nostra.
-Oh, Dio. Stanno per capire... Cosa facciamo? Dobbiamo dirglielo vero?- mi chiese Katherine, agitata.
-Suppongo di si. Non riesco a far finta di niente, ancora per un mese.- le dissi ingranando la retromarcia.
-Facciamolo adesso.- le dissi guardando la strada.
-No! Sei matto? No! Domani!- mi disse lei agitatissima.
-No, Kath. Domani diresti che vuoi farlo un altro giorno. Facciamolo ora. Stefan ed Elena sono a casa da soli, adesso. E’ meglio farlo ora.- le dissi carezzandole il viso.
-Mmm. Ok. Ho paura, Alex.- mi disse spaventata.
-Vedrai che andrà tutto bene. Stai calma, Kath.- le dissi prima di darle un bacio.
Appena rientrammo in casa, Stefan ed Elena erano ancora in cucina. Stavano bevendo il caffè...
-Cosa ci fate qui?- chiese Stefan, vedendoci.
-Noi... Dobbiamo parlarvi.- disse Katherine.
-Di cosa? Dovete andare a scuola. Possiamo farlo dopo?- disse Stefan guardando prima Kath e poi me.
-No.- disse Kath infastidita.
-Ok... Avanti! Parlate.- disse Stefan alzandosi.
-Sono incinta.- disse Katherine, secca.
-Che cosa?!- chiese Stefan, spalancando gli occhi.
-Aspettiamo un bambino.- dissi io guardandolo, spaventato.
-Voi?! Oh.- disse Stefan. Elena era sconvolta, tanto quanto Stefan.
-Quindi quella non era acqua?- disse Elena guardando la pancia di Katherine.
-No.- disse Kath abbassando gli occhi.
-Oh mio Dio. Alex! Non avete un lavoro! Non avete una casa vostra! Andate ancora a scuola! Come pensate di tenerlo?!- disse Stefan, traendo conclusioni affrettate.
-Non sappiamo ancora se tenerlo, o meno.- dissi io guardando la pancia di Kath.
-Oh. Quando è successo?- chiese Elena dopo un po’.
-Circa due mesi fa.- disse Katherine.
-Ma non avete usato delle precauzioni?- chiese Stefan confuso.
-Si... Ma, evidentemente, non hanno funzionato.- disse Katherine.
-Voi non terrete quel bambino.- disse Stefan.
-Cosa? Stefan, non puoi decidere tu!- disse Elena, rimproverandolo.
-Si invece. Hai messo incinta, la ragazza che tutti noi odiamo. Lei ha ucciso milioni di persone! E ne ha tradite delle altre, in egual numero!- disse Stefan arrabbiato.
-Ti si è incantato il disco?! Lo ripeti sempre, Stefan! Ma quello che non capisci, è che Katherine è una brava persona, ora. Non ti chiedo di perdonarla o di diventarci amico. Ti chiedo solo di provare ad andarci d’accordo.- gli urlai contro.
-Oh, l’ho fatto! Ma ora lei è incinta e questo non lo tollero! Se vorrete tenere quel bambino, potete farlo. Ma non qui.- disse arrabbiato.
-Non mi interessa cosa vuoi tu. Mi sono sbagliato su di te. Pensavo che fossi una persona comprensiva e dolce. Invece sei solo un patetico stronzo ancorato al passato!- gli urlai prima di girarmi per andarmene.
-Alex, Katherine! Aspettate!- urlò Elena da dentro.
-Io vi aiuterò. Anche io non riesco ancora a perdonare Katherine, ma voglio provarci.- disse Elena guardandoci negli occhi.
-Grazie Elena. Lo apprezzo.- disse Katherine con le lacrime agli occhi.
-Dove andrete, ora?- chiese Elena prima che chiudessi la portiera dell’auto.
-A Lynchburg... A casa mia... Se avremo bisogno, ti chiameremo! Grazie Elena.- le dissi, dopo essere sceso dalla macchina per abbracciarla.
-Ok. Di niente. Vedrete che anche Stefan vi aiuterà. E’ solo un po’ scosso.- disse Elena guardando verso la porta.
-Non lo so, Elena.- le risposi prima di salutarla.
Arrivammo a Lynchburg in un attimo. Katherine e io, aprimmo la casa per farla arieggiare e andammo a prendere qualcosa al supermercato per poter mangiare.
Dopo essere tornati, dovevamo decidere cosa fare.
-Quindi, resteremo qui?- mi chiese Katherine mentre preparavo da mangiare.
-Si. Per ora si.- le dissi continuando a mescolare la pasta.
-Cosa facciamo con il bambino?- chiesi io girandomi verso di lei.
-Non lo so... Io... Vorrei tenerlo. Però Stefan ha ragione. Come facciamo a mantenerlo?- mi chiese, sedendosi sulla sedia della cucina.
-Non lo so. Andrò dal signor Head per chiedergli se può darmi il mio vecchio lavoro.- le dissi guardandola negli occhi.
-Anche io dovrò cercarmi un lavoro... Il piano sarebbe, quindi, quello di vivere qui?- mi disse guardandosi in giro.
-Beh, non saprei. Questa casa ha dei costi di gestione molto alti. Potremmo venderla e trasferirci in una casa meno costosa.- le dissi, servendole il piatto di pasta.
-Oh, ok.- mi disse iniziando a mangiare. Erano decisioni prese su due piedi. Non sapevamo se avremmo, quello che avevamo programmato... Ma almeno avevamo un piano.
  
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