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Autore: AngyHufflepluffLewis    21/04/2014    1 recensioni
Katniss e Peeta stanno andando a casa di Finnick e Annie, nel distretto 4. Lei ha appena partorito e, Finnick vuole condividere con gli innamorati sventurati la felicità del momento. Finnick non è morto(è un modo per autoconvincermi che non è mai successo niente di simile), e vive in una piccola casetta di fronte al mare insieme a Annie e al nascituro. Katniss è afflitta da un problema però, che riguarda proprio i bambini e che la farà riflettere su una decisione importante che potrebbe cambiarla del tutto. Una decisione già stata presa da Katniss, che si ritrova a pensare se sia veramente giusta o no, per lei e soprattutto per Peeta.
Questo é solo l'inizio della storia. Dato che ha avuto abbastanza "profitto" scriverla, ho deciso di non fermarmi solo a pochi capitoli, ma di continuarla.
P.s: Ho dovuto cambiare il rating, ma non é niente di scandaloso :)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Katniss POV
Che buffo vedere Finnick come padre, con in braccio quel batuffolo così simile a lui. È così bello quel bambino, e non può essere altrimenti se è nato da un amore come quello di Finnick e Annie. E io? E io mi sento una stupida ad avere paura di un essere piccolo così. Vedendo gli occhi del “piccolo Finn” ho immaginato un altro bambino, uno con gli occhi azzurri di Peeta, i capelli biondi della mia paperella Prim, o anche con gli occhi da giacimento. Un bambino nato dal nostro amore.
Finnick POV
-Come lo chiamiamo?- dice Peeta. Annie sta ancora dando da mangiare al bambino. Al mio bambino. Vorrei tanto accompagnarla e vederla accarezzare nostro figlio con le sue mani sapienti. Purtroppo, ho degli ospiti, e la domanda di Peeta mi ha preoccupato. È da ben più di 48 ore che è nato, e non gli abbiamo dato un nome?            
 -Non lo so…io lo avrei chiamato Mags, se non fosse che è un maschio  ma…non lo so- ammetto io.                                          
-Tobias- dice Katniss.                                                         
-Augustus- dice Peeta.                                                  
–No! Non voglio nomi disgustosi in questa casa – urla Annie, che ha finito di mettere il bambino a letto.          
 –Ok, voi due avete detto un nome, ora tocca a noi- dico io. Forse…Will, Patrick, Theo, Charlie, Jace, Isaac…                                                                       -Elias! È un bel nome no- dice Annie. È veramente un nome meraviglioso, d’altronde mia moglie è una donna sensazionale.                                                   –Mmmh…si è un bel nome- dice Katniss, prendendo il bicchiere di Gin davanti a lei. Brindiamo tutti, guardandoci complici e dicendo: -Benvenuto…Elias-
Katniss POV
Dopo aver deciso il nome, continuammo a mangiare e a parlare. Il forte distacco tra me e Peeta mi pesa ancora però. Il sole cala lentamente e il suo posto viene occupato dalla notte.
-Venite, vi mostro la vostra camera- dice Annie. Prendo le mie valigie e così anche Peeta. La camera per gli ospiti è molto semplice e androgena, con al centro il letto matrimoniale dalle coperte blu oceano e le tende delle finestre dello stesso colore.                     
–Che lampade meravigliose, Annie- dice Peeta gentilmente. Mi stupisce sempre quel suo modo automatico di complimentarsi o di far sorridere una persona. È sempre così premuroso…non mi sorprende che Annie parli più con lui che con me. Io non sono gentile, né altruista, né simpatica e men che meno premurosa. Chi mai farebbe una conversazione con me? Forse dovrei cambiare anche io, per Peeta. Magari è per questo che si è così allontanato. Devo essere migliore. Per lui.
Peeta POV
Dopo averci presentato la camera, Annie torna in salotto a parlare con Finnick. Io decido di andare a dormire, e così anche Katniss. È un’po’ strano, forse è stanca, ma di solito non va a dormire così presto, per paura che gli incubi ritornino. Ho la strana sensazione che stia cercando di assecondare ogni mia azione. Cosa starà cercando di dirmi?                                                  
Quando andiamo da Finnick e Annie per augurargli buonanotte, loro ci salutano di fretta, guardandosi complici e correndo verso la camera da letto, riempiendo la casa di risate. Mi viene automaticamente da sorridere: sembrano ancora ragazzini, come se non ci fosse ostacolo nel loro futuro.
Katniss si stende vicino a me, ma la sento comunque strana e lontana. Dopo un minuto imbarazzante, lei si decide a parlarmi:                                               -Dobbiamo parlare Peeta- afferma.                                                                  
 -Giusto-                                                         
Rimaniamo ancora in silenzio, con il rumore del mare di sottofondo.                                                                    
–Cos’hai?- le domando io infine, girandomi verso di lei per guardarla negli occhi, per la prima volta in tutta la giornata. Lei sembra non sostenere il mio sguardo.     
–Non lo so…sai tutta sta storia dei bambini mi confonde un’po’ le idee, ecco. E non voglio che tu prendi ciò che ho detto per la parte sbagliata- dichiara lei. Non mi stupisce affatto questa risposta. So che non dovrei prendermela con lei per questo, ma non riesco a trattenere il mio dissenso.                                        
–Se ti senti in colpa per quello che hai deciso…Smettila. Non sono un cucciolo da proteggere, lo sai. Odio quando pensi che io non possa sopportare niente. Gli ho fatti anche io gli hunger games-. La mia voce è bassa, ma è così ferma e decisa, che sembra un urlo.                                         
–Non ti considero debole, Peeta. So solo che certe mie decisioni ti fanno soffrire, lo vedo!- mi risponde lei. Ha gli occhi spalancati, ma non mi guarda ancora.                   
-Forse dovresti chiederti il perché! Perché alcune tue decisioni mi fanno soffrire, perché la maggior parte delle volte sono io che devo comprenderti e non tu che devi comprendere me. Pensaci, no?- le dico io. So di aver esagerato, ma proprio non sopporto questa situazione. Non posso andare avanti così.     –Peeta...ti prego non parlare così…- mi dice lei. Sta piangendo. Lo sento dalla sua voce incrinata e dal tremore della sua pelle che fa vibrare le coperte. Il mio primo istinto sarebbe quello di abbracciarla, coccolarla e baciarla per non far scendere quelle lacrime dal suo volto. Non posso però, non dopo quello che ho sentito, Mi giro dall’altra parte e cerco di addormentarmi, invano. Il rumore dei suoi singhiozzi rimbomba ancora nelle mie orecchie, anche se so che si è appena addormentata. Dopo alcuni minuti, che mi sembrano giorni, riesco a chiudere occhio, facendo sogni tormentati dell’immagine dolorosa di Katniss infelice…
  
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