Il costume era ben fatto. Comprendeva una tuta aderente color grigio e una
maschera in stoffa di forma triangolare. Il volto dell’attore si infilava nella
parte bassa della testa da alieno, che si gonfiava con la gommapiuma fino ad
assumere un aspetto molto più imponente.
«L’alieno è Forrester» concluse Castle.
«Alto com’è, con questa roba addosso sembrava ancora più longilineo e con
la testa gigante.»
«Proprio così. Ha ucciso Mack con il costume, poi è fuggito.»
«Si è cambiato nel vicolo e ha portato qui il costume, sperando che i
cinesi distruggessero tutte le prove.»
Nel frattempo Beckett faceva squillare il telefono alla centrale.
«Ryan! Emana subito un ordine d’arresto. Michael Forrester è il nostro
assassino!»
Beckett e Castle recuperarono la vettura di servizio per fare ritorno alla
sede del Dodicesimo soddisfatti.
«Un altro caso risolto. Complimenti, detective.»
«Siamo stati fortunati, dopotutto. Era abbastanza evidente fin dal
principio che l’alieno non poteva essere un vero viaggiatore dello spazio.»
«Perché sei così sicura?»
«Solo un umano può sparare con una pistola calibro 38. Gli alieni hanno le
dita troppo lunghe e tozze per premere il grilletto.»
Lo scrittore sorrise.
«Uau, Beckett, inizi anche tu a scherzare! D’accordo, avevi ragione. Era un
uomo. Vuol dire che l’assassino sarà un vero alieno nel mio prossimo libro.»
«Forse lo leggerò.»
«Te ne regalerò una copia autografata. Può bastare come incentivo?»
Kate finse di essere poco interessata.
«In ogni caso, dobbiamo ancora chiarire molti punti oscuri in questa
vicenda. Sarà molto interessante interrogare Forrester e capire perché ha
ucciso Paul Mack vestito con un costume così originale.»
Il loro sorriso soddisfatto fu disturbato dallo squillo del telefono.
«Ehi Beckett. Sono Ryan. Siete già arrivati al distretto?»
«Non ancora.»
«Allora cambiate destinazione. Vi do l’indirizzo di Forrester.»
«Che succede?»
«I ragazzi che sono andati ad arrestarlo l’hanno trovato. Intendo dire che…
l’hanno trovato morto.»
Meno di mezz’ora dopo la squadra investigativa era di nuovo riunita al
completo nell’appartamento di Michael Forrester.
«Hai mai una sensazione di deja vu?»
domandò Lanie Parish alzandosi dal cadavere. «Io a volte sì. Conoscete già la
vittima. Michael Forrester, 35 anni. Ucciso un colpo di calibro 38. Uno solo, ma
fatale.»
«La stessa arma che ha ucciso Mack?»
«Proprio così. Stavolta, però, l’abbiamo trovata abbandonata qui.»
La dottoressa Parish mostrò un reperto chiuso in una busta di plastica
trasparente.
«Ecco l’arma del delitto.»
«Accidenti. Siamo al punto di partenza.»
«Con un cadavere in più» aggiunse Castle.
Esposito si introdusse nella discussione.
«I vicini dicono di aver sentito un colpo alcune ore fa. Non hanno dato
peso alla cosa. Questo non è un quartiere di lusso. Non è la prima volta che si
sentono dei colpi d’arma da fuoco.»
«Non posso dire di essere contenta. Lanie, cosa puoi dirci dell’omicidio?»
«Non molto, per adesso. Il colpo è partito a bruciapelo. Forrester e
l’assassino hanno lottato. Questo è quello che so. Devo procedere con
l’autopsia per essere più precisa.»
L’omicidio di Michael Forrester era ancora più inspiegabile di quello di
Paul Mack. Terminati i rilievi e il solito lavoro di indagine sulla scena del
delitto, tornarono tutti verso sera al distretto.
L’ottimismo che aveva seguito la scoperta del costume da alieno si era
volatilizzato.
Castle rifletteva in silenzio. Non era necessario essere uno scrittore di
best seller per capire che mancava il movente.
Perché un attore dilettante e un tecnico informatico erano stati uccisi?
Beckett si mise alla scrivania a compilare i moduli dei rapporti, Castle
aggiornò la lavagna delle indagini aggiungendo foto e dettagli.
Mentre lavoravano, ciascuno immerso nei suoi pensieri, sentirono dei rumori
provenire dall’ingresso. Esposito e Ryan stavano cercando di trattenere un uomo
che si dibatteva e urlava.
«Fate largo! Voglio parlare con il detective capo!»
Si avvicinavano a grandi passi alla scrivania di Beckett. Lei si alzò in
piedi e andò loro incontro.
«Sono il detective Beckett. Sono io che coordino le indagini.»
L’uomo si scrollò di dosso Ryan che lo tratteneva e tese la mano.
«Finalmente! Mi chiamo Lewis e Paul Mack era mio fratello. Devo parlarle di
alcune cose della massima importanza!»
Lo fecero accomodare in una saletta.
Il fratello che stava tornando da un viaggio di lavoro in Europa. Non l’avevano
mai incontrato. Del resto, poiché era lontano il giorno dell’omicidio, non era
mai stato nella lista dei sospettati.
Dopo l’ingresso tumultuoso, Lewis si calmò. Lo fecero accomodare in una
saletta e tutti e quattro sedettero al tavolo con lui.
«Mio fratello è stato ucciso per colpa della sua passione per l’astrofilia,
ne sono sicuro» disse.
«Può essere più specifico?»
«Era entrato in possesso di una vera rarità. Una pietra lunare.»