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Autore: Linster    21/04/2014    2 recensioni
Era una ragazza introversa, tranquilla e fino a poco tempo prima era anche ottimista, ma dopo certi avvenimenti non era più così. Sapeva di non essere più la stessa, ma non era cambiata, perché quei lati del suo carattere erano ancora lì da qualche parte, sepolti sotto tutta la sofferenza subita negli ultimi tempi.
[...]
Lei era ancora lì, che aspettava di essere trovata.
***
Lui non era esattamente quello che si poteva definire un bravo ragazzo, anzi, era tutto il contrario. Le sue passioni più grandi erano gli alcolici, le sigarette e le ragazze. Era il tipo che raramente s'impegnava in qualcosa, ma quando lo faceva, lottava fino allo strenuo per raggiungere il suo obbiettivo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III




 
You're just a sad song, with nothing to say 
About a life-long wait for a hospital stay 
well If you think that I'm wrong.

-My Chemical Romance, Disenchanted 



 

I suoi pensieri erano confusi, guardava il volto di quella ragazza seduta dalla parte opposta dal punto in cui si trovava lui, accanto a Jimmy. 
Ora la poteva osservare meglio grazie alla luce emanata dal falò, e si accorse della sua bellezza unica. Aveva dei capelli neri come il carbone che le arrivavano fino al seno, gli occhi grandi e dolci, lui credeva fossero azzurri, ma non erano molto visibili da quella distanza. Le labbra perfette, non troppo sottili, ma nemmeno troppo carnose. Aveva delle fattezze non misere, ma nemmeno troppo abbondanti. Era una ragazza che non dava nell'occhio se la trovavi in gruppo con altre ragazze, ma se la vedevi lì, senza nessun altro attorno, come fece lui, riuscivi ad accorgerti della sua bellezza angelica, pura.
Una bellezza davvero rara.




Angel e Jimmy, intanto, stavano chiacchierando amabilmente di argomenti futili, finché egli non arrivò ad un argomento abbastanza spinoso.
«Angie, ora dove vivi?»  le domandò.
Lei si voltò dall'altra parte, guardando il cielo, cercando di pensare a qualche argomento per far deviare il corso della loro conversazione. Ma egli riuscì a scorgere la sua espressione e si accorse delle lacrime che dopo poco, inevitabilmente, le avevano solcato le guance.
«Angel, rispondi, per favore.» 
Le prese il viso tra le mani, e la guardò negli occhi, come per prometterle che lui non l'avrebbe giudicata mai, qualsiasi cosa lei avrebbe detto.
«Diciamo non in un posto preciso,»  rispose lei enigmatica.





Jimmy la osservava, rendendosi conto di quanto fosse veramente cambiata, non solo caratterialmente, ma anche fisicamente. 
Era molto più magra di alcuni mesi primi. I capelli non erano più biondi, ma neri. Gli occhi erano spenti, tristi.
«Verrai da me, quando starai in città» affermò Jimmy.
«No, io non vorrei...»  cercò di dire, ma lui la interruppe bruscamente.
«Ora verrò con te a prendere la tua roba in non-so-che-posto, e poi andremo a casa mia. E questa non è una decisione che ti tocca prendere, ma è un fottuto ordine. Alza quelle chiappe dalla sabbia e andiamo!» 
«Jimmy, io...»  provò a ribattere lei.
«Jimmy un cazzo! Muoviti!» 
Lei obbedì, nonostante non volesse andare da lui, dato che non voleva creare disturbo a nessuno.




I ragazzi, man mano che procedeva la conversazione -o meglio litigio- erano sempre più senza parole.
Poi li videro alzarsi insieme, Jimmy salutare tutti, e la ragazzina fare altrettanto con un cenno della mano.
Quando furono abbastanza lontani, Zacky disse: «Jimmy non ci aveva mai detto di conoscere quella ragazza.» 
«Già, non ricordo un solo momento in cui l'abbia solo nominata»  affermò Matt.
«Non disse nulla nemmeno quando ne parlammo per giorni, dopo l'incendio» aggiunse Johnny.
Brian rimase in silenzio, rammentando quel giorno in cui Jimmy gli aveva confessato di aver perso come una parte della sua famiglia in quell'incendio. Non gli aveva mai parlato della ragazza o dei suoi genitori. Brian provò a chiedergli cosa intendesse con quelle parole, ma egli non rispose, si limitò ad osservare il sole che tramontava, perso nei ricordi.
E dopo quella volta, non toccarono mai più l'argomento.



Angel si svegliò stranamente bene quella mattina, ma il perché era ovvio: finalmente dormiva in un letto che poteva definirsi tale. Jimmy, la sera precedente, dopo aver preso i suoi pochi averi dal motel in cui alloggiava, l'aveva trascinata a casa sua, insensibile alle sue numerose proteste. Per fortuna, si disse, il giorno prima l'avevano dimessa dall'ospedale, altrimenti non avrebbe saputo spiegare a Jimmy il motivo per cui si trovava lì, anzi non voleva doverglielo spiegare. 
Quando entrarono i in casa, ad accoglierli ci fu la madre di Jimmy, che non appena la vide e la riconobbe, emise un urlo strozzato e si fiondò subito tra le braccia di quella ragazza che non vedeva da troppo tempo ormai.
A parer di Jimmy, la tormentò con domande inutili e dopo averle raccontato tutto quello che le era accaduto negli ultimi mesi, anche sua madre la invitò a rimanere da loro. Lei era ancora un po' titubante, siccome non voleva assolutamente recare disturbo.
La sistemarono una stanza degli ospiti, e Jimmy le fece compagnia fino a notte fonda, quando entrambi stavano ormai crollando dal sonno. Lei si scusò con lui molteplici volte per avergli rovinato la serata con i suoi amici, ma lui le ripetè fino allo sfinimento che non importava. Ed era vero, non gli importava assolutamente di quell'ennesima serata che lui e i suoi amici avrebbero replicato altre mille volte. Quello che gli importava veramente era che finalmente aveva ritrovato la sua migliore amica, e promise a sè stesso che non l'avrebbe mai più lasciata andare.





Angel si alzò dal letto, per la prima volta negli ultimi mesi, sentendosi davvero riposata. Si stiracchiò, sentendo i muscoli contrarsi e rilassarsi, e poi si alzò dal letto, ancora assonnata. Si diresse verso la cucina con l'intenzione di riuscire a mettere qualcosa sotto i denti, ma non appena arrivò il suo sguardo venne intercettato da quello di un ragazzo che aveva conosciuto l'altra sera, Matt, se non ricordava male.
«Buongiorno, sai per caso se Jimmy si è già svegliato?»  lo salutò e gli chiese lei, per niente perplessa di ritrovarlo nella cucina di Jimmy.
«Buongiorno anche a te -disse aggrottando le sopracciglia-, e no, sua madre mi ha appena detto che sarebbe andato a svegliarlo, dopo che sono arrivato e sono passati esattamente -guardò lo schermo del cellulare- quattordici minuti, quindi credo che sia ancora in coma»  le rispose, ridendo.
«Mi dispiace che tu abbia dovuto aspettare così tanto, ma Jimmy è sempre stato così. Mi ricordo che quando eravamo piccoli e lui si fermava a dormire da me, dormiva anche per quattordici ore filate!» , ridacchiò lei.
Lui, nel contempo, scrutava quella ragazza che sorrideva in modo così naturale, ma anche così palesemente finto. Non poteva essere altrimenti, dopo aver perso i suoi genitori.
«Da quant'è che conosci Jimmy?»  le chiese a bruciapelo.
Lei fissò un punto indefinito della stanza, persa nei suoi pensieri, poi rispose con un dolce sorriso. «Praticamente da quando sono nata, tu invece?» 
Ma prima che lui ebbe il tempo di rispondere, in cucina piombò quell'uragano di Jimmy Sullivan, sbraitando contro Matthew.
«Brutto pezzo di merda, ma che cazzo vuoi a quest'ora della mattina? Ah.. ho capito, ieri sera Valary non te l'ha data -poi, si accorse di un'altra presenza nella stanza- oh, buongiorno Angel! Dormito bene, piccola?» 
Matt intanto fece finta di guardarlo in cagnesco. «Piccola? Jimmy, mi tradisci?» scherzò poi.
«No, mai, amore mio»  rispose Jimmy, sedendosi sulle gambe di Matt.
Poi una risata cristallina li fece immobilizzare sul posto. Una risata bellissima, angelica, che annebbiò le menti di entrambi. Jimmy, in quel momento, fu così felice nel sentirla ridere veramente, una risata non stentata, ma di gusto. Una risata che non sentiva da molto tempo.
«Non so se dirvi se siete tenerissimi, o buffissimi... o entrambi!» 
«Basta che siamo fighi»  disse Jimmy, e istintivamente Angel alzò gli occhi al cielo.
Poi, Matt, ricordandosi di quello che era venuto a dire al suo amico, gli diede due pacche sulle spalle e lo guardò serio. Angel, notando i suoi gesti, capì subito, e si dileguò con una scusa irrilevante. 


La giornata di Angel passò molto lentamente. Di solito era abituata ad andare in giro a leggere o suonare da qualche parte, ma quel giorno stette tutto il tempo attaccata alla televisione. Aveva pensato che Jimmy le avrebbe tenuto compagnia, però sua madre l'avvertì che era uscito con Brian e che non sapeva quando sarebbe ritornato, mentre la mamma di Jimmy doveva andare a lavorare.
Così rimase sola, finché la sera non decise di andare a fare un giro, tanto per non rimanere a casa a non far nulla.
Non badò molto all'abbigliamento o al trucco, poiché non le importava più che impressione facesse agli altri.
Si diresse verso la scogliera, incapace di trovare un posto più adatto per osservare il cielo costellato da milioni di stelle.
Ma c'era già qualcuno lì. Un ragazzo. 
Non sapeva se avvicinarsi o andarsene immediatamente. Decise di rimanere, benché non avesse la minima idea di chi fosse, con il rischio che fosse qualcuno intenzionato a farle del male.
Quando si sedette affianco a lui, guardò oltre l'orizzonte, ignorandolo.
Però dalle farfalle nello stomaco che non volevano smettere di sbattere le ali in modo frenetico per la sua vicinanza, riuscì ad intuire chi ci fosse al suo fianco.
Brian.































Angolo dell'autrice

Hi, people! c:
Eccomi ritornata con un altro capitolo! 
Mi dispiace avvertirvi, ma credo proprio che non riuscirò ad aggiornare così velocemente quando inizierà di nuovo la scuola. 
Spero che la storia vi stia piacendo, e se notate errori nel capitolo, ci terrei che me li segnalaste.
Ora non so davvero più cosa dire, quindi, al prossimo capitolo.

MonsterOfFire.



  
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