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Autore: ___Ace    21/04/2014    5 recensioni
Piccola Raccolta riguardante la vita incasinata di Ace, studente universitario, e quella ordinata di Marco, ragazzo all'apparenza pacato e normale, entrambi incontrati per caso durante un'anonima, ma fatidica, giornata in un'accogliente caffetteria.
*
1. Una bella giornata: Quando il suo sorriso si aprì e divenne più ampio, decisi che quella era senza dubbio una bella giornata.
2. Quel ragazzo dell'altro giorno: Sghignazzai fiero, mentre dentro di me mi sentivo lusingato dall’aver scoperto che si ricordava del nostro incontro. Voleva dire che gli avevo fatto una certa buona impressione, tutto sommato.
*
Ace/Marco.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Marco, Portuguese, D., Ace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 53. Consuoceri.

 

Quello che stava accadendo non era reale, non poteva esserlo. Andiamo, chi mai avrebbe potuto essere tanto sfigato da ritrovarsi nella stessa stanza e nello stesso istante con il nonno isterico e pazzo, nonché unico tutore, e il padre adottivo del fidanzato, nientemeno che il sindaco del paese? Era praticamente impossibile, una storia da barzelletta. E invece no, figuriamoci se a me, lo sfigato per eccellenza, non doveva capitare una situazione simile. Tutta colpa di Thatch, ne ero certo, il quale, dopo averla combinata, se ne era andato in fretta e furia come se nulla fosse accaduto e lasciando suo fratello e me nei guai. Quel bastardo sapeva che Marco sarebbe stato ad aspettare il mio risveglio e aveva quindi deciso di tentare la sorte e portare il suo adorato ed enorme babbo a farmi visita. Che pensiero gentile! Oltre a quello, Rufy, ovviamente, aveva scelto il momento migliore per trascinare nella mia stanza il vecchiaccio, facendo si che i due uomini si incontrassero nel momento esatto in cui la loro prole si stava scambiando effusioni amorose.
Marco, accanto a me, era schizzato in piedi per mettere almeno un metro di distanza tra me e lui dopo l’occhiata torva ricevuta da nonno Garp e, schiarendosi la voce e sistemandosi la maglia per rendersi almeno un po’ presentabile, aveva coraggiosamente fatto qualche passo nella sua direzione porgendogli la mano. Una tacita speranza di pace, ecco.
«Marco Newgate» fece, raddrizzando le spalle e mostrandosi educato e rispettoso, «Molto piacere di conoscerla, Signore».
Nonno Garp, che era rimasto a bocca aperta come un fesso, no, come un pesce fino ad allora davanti a suo nipote, avvinghiato su un letto d’ospedale con uno sconosciuto, e alla presenza del famoso Edward Newgate, uomo che sapevo stimava moltissimo, sembrò tentennare davanti a quelle buone maniere con cui Marco gli si avvicinò, quasi con riverenza. Certo, ero certissimo che lui ci sapeva fare con le persone, ma non riuscivo a tranquillizzarmi perché conoscevo anche troppo bene il carattere burbero e mite del vecchio e temevo che avrebbe dato di matto di li a qualche secondo.
Solo quando, con riluttanza e un cipiglio poco convinto, strinse controvoglia la mano al biondo mi permisi di rilassare un pochino le spalle, smettendo di sbranarmi il labbro inferiore per il nervoso. Alle sue spalle, la testa di Rufy fece capolino e mi regalò un sorriso enorme prima di alzare il pollice come a volermi dire che il peggio era passato. Non ne ero così convinto come lui, ma sperai con tutte le mie forze che avesse ragione.
Quando però il nonno posò i suoi occhi scuri su di me, potei chiaramente capire che la mia vita non sarebbe durata molto a lungo e le bugie e le scuse campate per aria non mi sarebbero servite proprio a niente.
«Sciagurato nipote!» tuonò infatti, alzando i pugni verso il soffitto e coprendo con pochi passi la distanza che lo separava dal mio letto per poi chinarsi su di me con tutta la sua stazza.
Sono morto, sono morto, sono morto.
«Mi hai fatto preoccupare, disgraziato!». Contrariamente a quello che mi ero aspettato, non mi arrivò nessun manrovescio da capogiro, anzi, mi ritrovai stretto e quasi soffocato dalla morsa potente e ferrea dell’ex marine che, blaterando improperi e insulti rivolti alla mia persona e alla mia indole incorreggibile, mi stringeva a sé quasi con affetto e sollievo. Fu così incredibile che, senza rendermene conto, mi ritrovai a picchiettargli gentilmente la schiena con una mano, pregandolo di calmarsi perché c’era gente che ci osservava.
Non appena la sua crisi di mezza età gli fu passata si ricordò di graziarmi di un violento scappellotto sulla nuca che mi fece sbattere il naso contro le mie ginocchia piegate, ma Dio volle che si fermò a quello senza andare oltre perché Rufy ne stava combinando una delle sue importunando il Signor Barbabianca.
«Così tu sei il papà di Marco?» gli chiese, mentre l’omone lo guardava dall’alto, sorridendogli apertamente con divertimento.
«Esatto, moccioso, e tu chi saresti?».
Rufy gonfiò il petto con smisurato orgoglio. «Sono il fratellino di Ace» affermò, alzando il mento con fare altezzoso, come se il suo grado di parentela con me fosse stato un qualcosa di cui andare fieri. Tutto ciò, anche se non lo diedi a vedere, mi provocò un piacere immenso e un senso di fratellanza verso di lui che per poco non mi costrinse a correre ad abbracciarlo.
«Devi essergli molto affezionato» notò Newgate con interesse.
«Oh si, Ace è il mio eroe! Lui è forte e coraggioso e non ha paura di niente!».
Rufy, pensai sorridendo e massaggiandomi il collo indolenzito per l’abbraccio del vecchio, anche io ti voglio bene.
«Mi fa piacere, non sono molti i ragazzi così al giorno d’oggi».
«Infatti, ma non ti devi preoccupare, Marco ha trovato il migliore con cui stare».
Ma che diavolo! «Rufy!» sbottai. Possibile che non riuscisse mai a tenere a freno la lingua?
Il piccoletto si voltò a guardarmi con aria interrogativa e, stringendosi nelle spalle, mi chiese che cosa avesse mai detto di sbagliato. «Tanto lo so come stanno le cose, me l’ha spiegato prima Thatch. Ha detto:’Piccoletto, i nostri due fratelli se la filano alla grande -non ho ben capito cosa intendesse- e presto si sposeranno e andranno a vivere assieme nell’appartamento di Marco dove ogni notte…’».
«Rufy perché non vai a prenderti qualcosa da mangiare?» intervenne Marco, tappandogli la bocca al momento più propizio e spedendo il ragazzo che avrei ucciso con le mie stesse mani fuori dalla stanza. Prima di lui, però, avrei sicuramente evirato Thatch, poco ma sicuro.
Una volta tolto di mezzo quell’impiastro calò il silenzio tra quelle quattro mura ed io dovetti di nuovo affrontare un’occhiataccia incendiaria da parte di Garp, il quale, probabilmente, non ci aveva messo poco a fare due più due con gli elementi a sua disposizione e a trarre le giuste conclusioni sul tipo di rapporto che legava me e il figlio di Newgate.
«Allora, hai intenzione di spiegarti o preferisci che ti cavi le parole di bocca?» grugnì all’improvviso, incrociando le braccia al petto con aria minacciosa e facendomi sudare freddo.
«Ehm, ecco io…». Lanciai uno sguardo preoccupato a Marco che, incurante dell’irascibilità del vecchio, era ritornato al suo posto iniziale, ovvero accanto a me. «Insomma, c’è stato un incendio e…».
«Non parlo di quella storia, Rufy me l’ha ripetuta mille volte in questi giorni. Voglio sapere, piuttosto, quando avresti deciso di sposarti!».
Il mio cuore perse qualche battito in quell’esatto istante ed ebbi la sensazione che i miei occhi schizzassero fuori dalle orbite.
«Signor Garp» intervenne Marco, grattandosi la testa imbarazzato, «Noi non abbiamo intenzione di sposarci».
«Stai dicendo che hai usato mio nipote come un passatempo?» sussurrò mio nonno digrignando i denti.
«No, ovviamente no!» si corresse, «Voglio dire, ecco, n-non… Non ancora?» provò a dire, sperando di poter calmare gli animi senza offendere nessuno e senza farsi fraintendere.
Io non mi voglio sposare, avrei voluto dire, ma immaginai che non sarebbe stata una grande idea incasinare ulteriormente il pennuto e irritare ancora di più mio nonno, così me ne stetti zitto a pregare che avvenisse un miracolo e che qualcosa, o qualcuno, mi venisse a salvare da quella situazione imbarazzante. Dopotutto, l’importante era tranquillizzare il vecchio e assecondarlo, poi, una volta usciti da quell’impiccio, avremo fatto a modo nostro, s’intende.
«Bene!» tuonò Barbabianca, dando una sonora e pesante pacca sulla spalla a Garp che quasi inciampò sotto quel peso, «Penso che potremo darci del tu visto che diventeremo consuoceri» sorrise bonario mentre l’altro sbiancava.
«Non credo proprio! Mio nipote è giovane, deve finire gli studi e arruolarsi nell’esercito! Non ha tempo per pensare al matrimonio!».
«Uh? Matrimonio? Ace e Marco si sposano? Devo dirlo agli altri!». Rufy, il quale aveva fatto capolino dalla porta con la faccia sporca di cioccolata, lasciò cadere una quantità assurda di merendine a terra e sparì nel corridoio urlando come un ossesso. Ma cosa avevano tutti quel giorno da gridare?
«Suvvia, non si agiti. Venga, le offro un caffè» disse Newgate, prendendo il nonno a braccetto e trascinandolo di peso fuori dalla stanza, corrompendolo con la promessa di un doppio caffè corretto al quale l’altro non seppe resistere, seppur ostentando antipatia.
Prima di uscire, però, non mi persi l’occhiata complice che si scambiò con il figlio e lo sguardo rassicurante che rivolse poi a me, come a volermi tranquillizzare che a Garp ci avrebbe pensato lui. Meglio così, la giornata era stata anche troppo pesante e avrei affrontato mille incendi pur di evitare un secondo incontro come quello.
«Allora» sospirò Marco, massaggiandosi le palpebre e gettandosi di peso sul letto accanto a me, incrociando le caviglie e passandomi un braccio attorno alle spalle per attirarmi a sé, «Tutto a posto?».
«Credo di aver appena rischiato un infarto» mormorai allibito, sbattendo le palpebre e prendendo fiato.
«Oh beh, aspetta di conoscere il resto della famiglia» ghignò Marco prima di zittire le mie proteste con un bacio.
 
*Special*
«Guarda il babbo e l’amato suocerino di Marco. Sembra che vadano d’accordo» dissi con divertimento, fermandomi un attimo davanti al bar dell’ospedale e osservando come papà Barbabianca facesse scoppiare a ridere quello che era presumibilmente l’irascibile nonno di Ace.
Izou lanciò un’occhiata annoiata ai due per poi proseguire a testa alta, facendo come se non avessi detto nulla e mantenendo l’aria corrucciata che aveva assunto da quando gli avevo fatto notare la sua scenata isterica e preoccupata dovuta alla mia condizione di eroe di guerra ferito.
«Hai intenzione di tenermi il muso per molto ancora?» gli chiesi, affiancandolo e chinandomi in avanti per spiare la sua faccia.
Mi guardò storto per un secondo prima di rispondermi amorevolmente. «Vaffanculo Thatch».
«Come sei sexy quando dici…».
«Oh, ma falla finita, maledizione!» sbottò.
«Shhh!» gli fece un medico che passava di lì proprio in quell’istante, attirato dal quasi urlo che il ragazzo aveva lanciato.
Trattenni a stento una risata quando Izou si scusò col dottore, fulminandomi poi con lo sguardo e affrettando il passo nella speranza di distanziarmi, o seminarmi, cosa in cui non riuscì affatto e, standogli alle calcagna senza sforzo, lo seguii per tutto il tragitto fino a quando non arrivammo in prossimità della stanza in cui era stato sistemato il ragazzino di cui tanto si parlava in famiglia.
«Attento a non coccolare troppo il pennuto» mi premurai di avvisarlo, «Ace è geloso».
«Come te, Thatch?» ribatté lui con fare altezzoso.
«Affatto, ma prova solo a fare il ruffiano col ragazzo di Marco e ti sopprimo».
Izou fermò la sua andatura spedita, fermandosi in mezzo al corridoio e aprendo le braccia in modo teatrale. «Woah, e sentiamo, da quando devo rendere conto a te del mio comportamento?».
«Dolcezza, ti prego, non sei più credibile ormai. So che non vedi l’ora di saltarmi addosso e baciarmi. E come darti torto, sono un tale schianto!» gli feci notare con un sorriso che avrebbe fatto svenire ai miei piedi chiunque. Chiunque tranne lui, ovviamente, anche se risultò parecchio indignato.
«Stai scherzando?» chiese nervoso, chiudendo le mani a pugno e avanzando minaccioso fino a che non arrivò a puntarmi un dito contro il petto. «Mi dispiace dirtelo, mio caro, ma sei in errore. Non mi piaci, non sono interessato a saltarti addosso e ti assicuro che se mai dovessi baciarti, cosa che non accadrà, non mi farebbe il minimo effetto».
«Ah, cazzate!» affermai, alzando gli occhi al cielo e afferrarlo per la collottola prima che se ne rendesse conto e potesse allontanarsi. L’attimo dopo mi ritrovai impegnato a premere le mie labbra sulle sue in modo lento e dolce, deciso a fargli cambiare idea e a convincerlo del contrario, ovvero che baciarmi gli avrebbe lasciato la voglia di rifarlo altre mille volte ancora.
Quando lo lasciai andare osservai attentamente il cipiglio corrucciato e il nervosismo che stava provando.
«Allora» lo provocai, «Non vuoi proprio saltarmi addosso?».
Si morse un labbro e, per un istante, i suoi occhi mi rivelarono la piega che i suoi pensieri avevano preso posandosi sul mio sorriso, ma riprese piuttosto bene il controllo su se stesso e mi sorpassò velocemente, entrando nella stanza di Ace senza neanche bussare e uscendo il secondo dopo con una faccia sconcertata. Non appena provai a chiedergli cosa gli fosse capitato mi fece fare dietrofront e mi spinse verso gli ascensori con forza.
«Torniamo più tardi» dichiarò categorico.
Mi illuminai. «Non dirmi che li hai colti in flagrante!» dissi, rubandogli il telefono dalla tasca con il braccio buono e ritornando sui miei passi correndo.
«Dannazione Thatch, lasciali stare!».
«Questa foto la appendiamo in sala da pranzo!».
*
 
 
 
 
Inizio col fare gli auguri di Buona Pasqua (già passata) a tutti e di Buona Pasquetta (quasi finita).
Per farmi perdonare vi offro questo capitolo dove troviamo due personaggi epici e adorabili come Garp e Barbabianca e spargo cioccolato e uova ovunque per arruffianarmi.
A parte i discorsi sul matrimonio voluti e non e gli scleri del nonno, le coccole di Ace e Marco sempre più diabetici e delle trovate di Rufy sui discorsi istruttivi che gli vengono impartiti, Thatch e Izou si sono baciati. Evvai, fiesta!
Oh, beh, non ho immagini di loro due, mi dispiace, dovrete usare l’immaginazione ^^
Ad ogni modo spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto e ci vediamo la prossima volta dove Ace incontrerà l’allegra e numerosa famigliola del pennuto **
Un abbraccione grande e un grazie a tutti, presto risponderò alle meravigliose recensioni del precedente capitolo ^^
See ya,
Ace.
  
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