Fanfic su artisti musicali > Altri
Ricorda la storia  |       
Autore: LunaBlu89    16/07/2008    0 recensioni
Due ragazzi nella realizzazione di un sogno, una donna e... una stella.
Rialzò gli occhi al cielo. Le stelle erano ben visibili, stranamente, quella notte. Una brillava più di tutte, e sperò che il suo nome fosse uno dei loro.
“Tu hai talento. Non vuoi far vedere a tutti che sei bravo in quello che ami? Che non sei un fallito?”
Alex guardò in basso e si accorse, più o meno consciamente, che stavano percorrendo il marciapiede delle star. “Io voglio solo far conoscere la mia musica. La nostra musica.”
Aaron gli strinse la spalla. “E vedrai che ce la faremo, amico mio.”
Alex alzò il volto, sperando di rivedere quella stella. La trovò e sorrise. Sì, quella notte avrebbe avuto uno dei loro nomi. Anzi, tutti e due.
Rise. “Conosci qualcuno più azzardato di noi?”
Aaron ricambiò. “Solo i sogni, Alex. Solo i sogni.”

[I° classificata Contest "Calling All Bandits!" di all_the_love, ST Ufficiale Italiano Alex Band]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Allora. Questa è una storia che volevo pubblicare da molto, ma non riuscivo a darle un titolo. O meglio... ve ne era uno stampato nella mia testa, quello che poi ha dato nome a questa storia, ma non riuscivo a capire quale fosse il suo significato, e forse non lo capirò mai completamente.
Ma credo di esserci arrivata vicino, ora.
Sogno reversE fa parte dei sogni storti, di quelli che vorresti tanto realizzare ma che non sono sogni comuni; quelli che sembrano strani anche ai sogni stessi. Sogni capovolti, che non hanno né inizio né fine, e se proprio ne devi trovare la genesi e la morte, allora puoi solo dire che iniziano con te e finiscono con l'ultimo fremito delle tue fibre.
Sogno reversE è anche un sogno in reverse, e cioè un sogno in retromarcia: non come i sogni che si fanno la notte, elaborazioni della realtà, che partono dal concreto e finiscono nell'astratto della mente, ma sogni che da pura astrazione mentale - e di cuore - arrivano alla loro realizzazione.
Ma... completa realizzazione? Beh, spero di no, perché altrimenti sarebbe stasi, e quindi, morte.


Con questa fanfict ho vinto il concorso "Calling All Bandits!" del sito ufficiale italiano di Alex Band, quindi la potete trovare anche nella Hall of Fame del sito.
PS: Questi avvenimenti avvengono prima del successo, come il titolo suggerisce.
PPS: Se i personaggi sono OOC non ci posso fare niente, perché non si può conoscere a fondo la psicologia di persone così distanti. Essendo una mia storia, ho dato loro una forma. Ai lettori l'ardua sentenza XD







Era uno di quei giorni in cui il sole è già alto a Los Angeles, ma il gas e il fumo lo coprono di nuvole grigiastre. Un giorno in cui ti alzi con i sogni già storti ma impressi ancora nella mente; un giorno in cui, guardandoti allo specchio, ti rendi conto, con un’inquietante quanto temporanea preveggenza, che non potrebbe andare peggio di così. I tuoi desideri sono così vividi, sai che la loro realizzazione è dietro l’angolo ma la strada allontana incessantemente il fine per cui tu corri così tanto.
Eppure, che cosa poteva esserci, che non andava sul serio?
Il solo fatto che era una giornata di merda, o che quel giorno lui avrebbe dovuto incontrare l’uomo a cui aveva dato il suo cd - il loro cd - ed aveva un brutto presentimento?
E lui lo sapeva che, cazzo, il suo intuito c’aveva sempre ragione.

“Cosa?! Ma l’ha ascoltato per bene, vero?”
Alex rincorreva il suo uomo, che intanto si dirigeva frettolosamente verso la sua auto. Aveva fretta.
“Certo che l’ho sentito.” Guardò l’orologio di Calvin Klein e girò il capo a destra e a sinistra, pronto ad attraversare la strada. Alex lo raggiunse.
”E allora?”
“E allora niente. Non va.” Alzò gli occhi al cielo con evidente segno di gratitudine, quando le macchine diedero per qualche secondo tregua alle strisce pedonali.
“Come?” La strada ricominciò ad essere frenetica, e Alex fece slalom tra le macchine.
“Cosa vuol dire che ‘non va’?”
L’uomo finalmente si fermò, mise una mano nei pantaloni e tirò fuori un mazzo enorme di chiavi. Alex fece fatica a frenare le gambe, dopo l’impresa artistica di pochi secondi prima.
“Non sai cosa vuol dire ‘non va’, ragazzino?”
Alex espirò e si grattò la fronte con l’indice e il medio. “Io non sono un ragazzino.”
L’uomo finalmente lo guardò in faccia e lo squadrò, con indifferenza. Alto quasi sull’ottantina, magro, capelli biondi, occhi verdi, con la faccia da bambino. Ritornò alle sue chiavi.
“A me sembra di sì.” Fece per aprire.
Alex sbatté la mano sinistra sullo sportello, e lo guardò con fare deciso. L’uomo ricambiò. Parlava a macchinetta. “Che cosa c’è che non va ammesso che sia vero? Le dà fastidio che dei ragazzi non ancora propriamente ventenni possano avere la possibilità di conseguire un sogno?” La vena vendicativa gli attraversò la lingua. “E’ frustrato perché lei non c’è riuscito per caso?”
L’altro sbuffò e alzò il sopracciglio. La sua espressione, mista al viso paffuto, lo rese ridicolo. “Sai qual è il problema? Ebbene, il problema è che tu e i tuoi amichetti attirereste solo le ragazzine che affogano nei loro stessi ormoni, e io sono stufo di questo. Dopo un anno, se non addirittura un mese, queste cosiddette ‘band’ si sciolgono e danno grane a noi delle case discografiche. Voglio qualcuno di più serio.”
Fece forza nell’aprire lo sportello, ma Alex continuava ad impedirglielo.
“Noi siamo serissimi e siamo affiatati; se solo ci desse una possibilità, potremmo dimostrarglielo. Così mostra solo di avere pregiudizi.”
L’uomo gli menò un’occhiataccia e fece ancora più forza. Alex lasciò improvvisamente lo sportello, e l’anta si aprì con violenza. L’uomo ruggì tra sé e sé.
“Un altro problema è che ho fretta.”

Mani nelle tasche dei jeans, cappuccio della giacca a coprire la testa, auricolari del mp3 alle orecchie. Camminava sul marciapiede e intanto cercava le chiavi della sua Ducati Monster rossa, parcheggiata a poca distanza da lì.
“Vaffanculo, lo sapevo lo sapevo.” Pensò a quando l’uomo era entrato nella sua macchina e subito si era messo a trafficare col cellulare, mentre partiva. “Stupidi manager.”
Arrivò alla Ducati, che rifletteva i vetri del palazzo sotto cui era stata parcheggiata. Si mise il casco, salì sulla sella e mise in moto. Ci volle un po’ di tempo, come consuetudine, prima di trovare un po’ di spazio per immettersi sulla strada, ma ci riuscì. Per tutto il tempo, pensò alla conversazione che aveva fatto e che gli aveva rovinato la giornata. O meglio, che gli aveva confermato che quella giornata non sarebbe dovuta essere nella lista di quelle da vivere.
Un’altra delusione. Si stava abituando. Eppure non capiva, non capiva il motivo del discreto successo che avevano nei pub e nei locali quando si esibivano, se poi le persone che avrebbero dovuto dare un futuro a quei due, non dava loro nemmeno la più piccola speranza.
‘Walk on’ degli U2 suonava nelle orecchie.

‘Walk on, walk on
What you got they can't steal it
No they can't even feel it
Walk on, walk on...’
*


“Walk on, sì... ma se qui non mi fanno passare”, disse con pessimo humor, mentre cercava di passare tra la fila che si stava intasando. Girò la testa in direzione delle vetrine, e vide una serie di chitarre elettriche in mostra. Non sapeva più quanti pomeriggi aveva passato a guardarle, a scegliere la migliore… Poi, qualcos’altro attirò la sua attenzione: fiori lilla si cullavano su una gonna bianca che sembrava fluttuare. Alzò lo sguardo e si sentì perso. Una donna bellissima, con un vestito estivo e gli occhiali da sole camminava con disinvoltura, nonostante i tacchi neri vertiginosi. Aveva una piccola borsa in una mano, mentre con l’altra si aggiustava i capelli d’oro. E sorrideva. Sorrideva come se, tutto quello che succedeva ogni giorno in quel piccolo pezzo di mondo, avesse sempre qualcosa di buono, qualcosa che lui, ora, non riusciva a vedere. Un clacson lo riportò alla realtà e gli fece rivolgere gli occhi alla strada. La donna che aveva suonato, lo vide girare verso il marciapiede in una manovra assurda, per cercare di non sbattere contro l’auto che lo precedeva.
Si fermò e tolse il casco. Si guardò, poi esaminò punto per punto la moto, temendo qualche eventuale danno. Si calmò nel vedere che non le era successo niente, e chiuse gli occhi prendendo una boccata d’aria. Poi, si girò indietro di scatto, cercando la ragazza che lo aveva fatto andare fuori strada.
Era sparita.









*"Walk On" from "All That You Can't Leave Behind", U2
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Altri / Vai alla pagina dell'autore: LunaBlu89