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Autore: Karyon    22/04/2014    1 recensioni
Storia sospesa a tempo indeterminato. Leggere la bio per info
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Akainu, Ciurma di Shanks, Mugiwara, Rivoluzionari, Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami, Sanji/Zoro
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VIII
Tells from the past
 
«Impugna il Passato e rivoluzionerai il Presente.
Perché il Passato ha disseminato in sé tutte le tracce per costruire un futuro migliore».
Memoriale del Quinto Sacerdote
 
Isola del Tesoro, regno degli Uccelli – Mar Meridionale
Chopper si risvegliò solo quando il vento freddo della sera arrivò a raffreddarlo. Non poteva dire da quanto tempo era svenuto, ma l'ultima cosa che ricordava era un forte dolore alla testa e il buio.
«Ahia...» si massaggiò la testa, mentre si alzava.
A quanto pareva non era cambiato nulla da quando era svenuto, ma non riusciva a capire cosa fosse successo.
«Ah, finalmente ti sei svegliato!» Esclamò una voce allegra e Chopper fece un balzo indietro, spaventato. «E tu chi sei?»
Seduto sul Poigne Griffe, con un sorriso sdentato ma ampio, c’era un anziano con radi capelli bianchi e un naso abbastanza lungo, anche se non poteva competere con quello di Usopp.
«Finalmente c’è qualcuno con cui parlare qui! A volte è una tale noia!» Continuò l’uomo saltando giù con un balzo. «Io mi chiamo John, ragazzo!»
«Oh, ehm… io-io sono…»
«Qualcuno con evidenti problemi di parola… tira fuori la voce, dai!» Esclamò ancora quello, dandogli una pacca violenta sulla spalla. Choper tossì un po’, poi riuscì a dire il suo nome.
«Bene, Chopper, è un piacere conoscerti. Che ci fai in questo luogo desolato?»
«È una lunga storia…» borbottò lui. «E comunque questo posto non è mica così desolato! Ci sono gli uccelli giganti e poi quella tribù…»
John sbuffò «Quegli animali fanno solo un gran baccano e per quanto riguarda la tribù… quelli hanno più capelli che cervello! Ahah» continuò con la sua risata asmatica sotto lo sguardo perplesso di Chopper, poi però gli venne in mente che forse poteva aver visto chi l’aveva colpito.
«Colpito? Mi spiace ragazzo, sono arrivato solo cinque minuti fa! Comunue chiunque fosse dev’essere fuggito, perché sono sicuro che qui non c’è nessuno» replicò John.
«Oh, ok… e cosa sai di questo?» Chiese ancora Chopper, facendo qualche passo indietro a guardare l’enorme Poigne Griffe dorato.
John guardò per un attimo la scrittura misteriosa del blocco di granito e sospirò «Una lunga storia pericolosa, ragazzo… meglio che tu ne rimanga fuori!»
Ovviamente quelle parole non fecero altro che incuriosirlo. Chopper si sedette su un mass di fronte a lui e rimuginò se dirgli o meno qualcosa di più su di lui; a guardarlo bene, il vecchio non sembrava pericoloso.
«Una mia amica sta cercando tutti gli oggetti come questo sparsi per il mondo. Vuole decifrarli» decise di dire, pensando a Robin.
John rise «Ah, buona fortuna allora! Davvero poche persone al mondo sanno leggere questa scrittura!»
«Tu sai farlo?» Chiese lui, eccitato.
«Eh no, non ho questo dono…» replicò l’uomo, osservandolo con un’espressione strana. «Ti interessa quello che c’è scritto?»
«Eh? No, no. Ero solo curioso» non sapeva bene perché, ma qualcosa nel suo tono gli aveva fatto scattare qualcosa. Di solito lui non era molto intuitivo, ma tutto quello ce stava succedendo gli aveva fatto capire che doveva stare più attento e doveva diventare più astuto.
John lo osservò in silenzio per un po’, poi sorrise «Dai, vieni… ti faccio vedere…»
Si misero di fronte al Poigne Griffe, poi lì’uomo indicò alcuni simboli sulla sinistra «L’ho studiati per tanti anni e sono quasi sicuro che quei simboli indicano un animale… come un serpente o un altro animale con le squame».
«Waa, davvero?!»
«Già!»
«Ma perché è qui?»
John sospirò di nuovo e si sfilò il cappello per grattarsi la testa spelacchiata «Anche questa è una lunga storia… questo un tempo era un regno florido e qualcuno ha voluto lasciare un’impronta del suo passaggio per i posteri…»
«Quindi è vero, i Poigne Griffe sono delle memorie…» sussurrò a se stesso al renna. «Sai chi lo ha creato materialmente?»
John scosse la testa «L’unica cosa che so, è che per loro è un gioco da ragazzi crearlo e io sono il guardiano di questo qui!»
Chopper sgranò lo sguardo «Un guardiano?!»
«Già. Il mio compito è che nessuno lo trovi o lo decifri o lo distrugga… ma tu mi sembri un bravo ragazzo, quindi ho deciso di parlatene» terminò, strizzandogli l’occhio.
Chopper arrossì un poco, poi divenne pensieroso «Quindi sono davvero così pericolosi?»
«Forse, ragazzo, forse… in realtà io non ne so molto. So solo che avevo un debito di vita e il mio modo per ripagarlo è questo».
«Con chi avevi un debito?»
John si guardò intorno, osservò le folte chiome attraversate dai raggi lunari e sorrise «Il signore di questo regno era un uomo buono e gentile; quando mi catturarono per furto, decise di risparmiarmi. Sai, all’epoca ero solo un pirata sprovveduto e senza un soldo, così rubavo per mangiare… lui aveva deciso di liberarmi solo guardandomi, non so cosa vide in me...»
Chopper sorrise a quella storia e si risedette per ascoltarlo «Poi cosa accadde?»
«Stranamente era lui ad avere una storia difficile, un segreto… una notte arrivarono a distruggere il regno e a catturarlo. Ormai eravamo diventati amici, lui scendeva nel mio nascondiglio segreto e ci raccontavamo delle storie ogni sera… così, quella notte, mi fece giurare di proteggere la sala rossa, quella dove nessuno poteva entrare, poi sparì. Scoprii cosa c’era nella sala solo molti giorni dopo…» John guardò al Poigne Griffe, poi indicò i resti di muraglia tutt’intorno «Quelli sono i resti della sala e questo blocco di granito è l’unica cosa che sia rimasta del palazzo. Io sono qui da allora».
Chopper sgranò gli occhi «Ma potevi andare via quando tutto era finito, potevi nasconderlo nella boscaglia!»
John scosse la testa «No, a cosa sarebbe servito? La mia ciurma l’avevo già persa, la mia nave era stata distrutta e avevo già capito che la vita di mare non faceva per me. L’unica cosa che avevo era il ricordo di quell’uomo buono e una promessa, così decisi di mantenerla a costo della vita. Non so ancora perché, ma mi sembrava importante. Poi, quando tante persone arrivarono a cercarlo, capii che lo era per davvero. Creai una mappa del posto e la seppellii con una lettera; da allora la storia si è diffusa e oggi parlano del tesoro di John Silvers, ma non hanno la minima idea di che cosa sia».
Chopper continuò a osservare con riverenza il Poigne Griffe, convinto che fossero molto più importanti di quello che sembrava. Quell’uomo, poi, aveva speso un’intera vita a sorvegliarlo solo per una promessa e gli uomini che lo cercavano e che forse avevano colpito anche lui…
«Credi che potrei imparare cosa c’è scritto per riferirlo a qualcun altro? »
John si riscosse dai suoi ricordi e batté le palpebre «Cosa? Sì, forse sì… d’altronde anch’io l’ho imparato, pur senza capirci nulla. Però ci vorrà molto tempo…»
«Io potrei avere persino qualche anno».
 
Weatheria - Isola del cielo
Dopo l’ultimo discorso che aveva ascoltato tra Haredas e l’uomo misterioso, Nami non si sentiva più tanto al sicuro sull’isola; si sforzava di imparare più possibile da lui sulla meteorologia, ma appena poteva fuggiva lontano verso la foresta, sia alla ricerca di indizio che di sicurezza.
«Ragazzi, dove siete?» Sibilò sconfortata quella mattina, mentre osservava il suo profilo riflesso sulla superficie del lago. C’erano giorni in cui si sentiva quasi in trappola e l’idea di stare confinata su un’isola voltante con uomini  parzialmente pericolosi non aiutava. Voleva diventare più forte per la ciurma e per Rufy, voleva scoprire qualcosa di più sulla morte di suo fratello Ace; ma voleva pure tornare al passato, quando tutto andava bene e nella loro vita c’erano solo i loro sogni, senza intrighi e cose più grandi di loro.
Da quando aveva collegato Haredas e poi l’uomo misterioso a Shanks o a Dragon, aveva capito che c’era un lungo filo conduttore che legava i rivoluzionari agli Imperatori e ai Poigne Griffe e magari anche ai frutti del diavolo e alla Marina… tutto quello la spaventava enormemente, perché voleva dire che c’era un disegno, un complesso disegno dietro ogni mossa, dietro ognuno di loro.  
E lei si sentiva come una pedina inerme persa in una scacchiera gigante che qualcuno manovrava.
«Avanti, dove posso scoprire qualcosa di più?» Sibilò, battendo il piede sul terreno smosso.
Le giornate lì erano talmente lunghe che si sentiva sempre addosso come una specie di febbre, la voglia di fare qualcosa.
Quasi come un lampo nella mente, ricordò che Picos le aveva parlato delle rovine della foresta, un luogo mistico per ognuno di loro. Lei non credeva poi tanto alla religione, ma forse quel posto poteva aiutarla a pensare, a concentrarsi meglio su cosa fare. E poi, tutto era meglio che starsene lì, a l’ombra dei vecchi saggi ambigui e pericolosi.
Si avviò per la foresta seguendo percorsi casuali e il più possibile non segnati sulla mappa; arrivò al centro esatto della macchia solo un’ora dopo e davanti a sé si schiudeva un vero e proprio villaggio fatto di rovine. Le scritte che notò sulle colonne erose dal vento e dal tempo ricordava stranamente la lingua con cui erano vergati i Pigne Griffe, ma con la differenza sostanziale che erano comprensibili!  Nami batté le palpebre un paio di volte, si stropicciò gli occhi, ma era davvero così: erano segni sconosciuti, una lingua mai vista, eppure riusciva a capirla.
Si spostò in quello che sembrava il tempio dell’antico villaggio e provò a leggere qualche riga semi-cancellata dalle intemperie: sembrava un racconto che narrava le gesta di alcuni guerrieri, guerrieri alati provenienti da un mondo lontano. Purtroppo gran parte del racconto era andato cancellato, ma alcuni frammenti sembravano raccontare di una guerra civile tra i guerrieri e la decisione di spostarsi verso un altro luogo, un posto leggendario per la sua fertilità.
Nami pensò che quegli scritti, trovati in rovine così antiche, dovevano essere importanti così decise di annotarle sull’agenda che ormai portava dietro ovunque. Riuscì a scrivere dell’esodo che il popolo misterioso aveva subito, della guerra e alcune formule metereologi che usavano per mutare il tempo, ma tutto il resto era solo un’accozzaglia di preghiere, ricette e nulla più.
«Basta così…» sussurrò alzandosi, poi un fruscio la fece sussultare «Chi c’è?»
Gli alberi di fronte a lei  si mossero, poi qualcuno uscì dall’ombra.
«E tu cosa ci fai qui?»
 
Isola Momoiro, Regno Kamabacca – Rotta Maggiore
Sanji si appoggiò a una colonna, masticando la sigaretta che aveva tral a bocca con la mezza idea di fare fuori tutti. Non solo non ci stava capendo più niente dopo l’arrivo di quei due, ma osavano anche tenerlo all’oscuro dei discorsi misteriosi che facevano!
«Ohi!» Li apostrofò all’ennesimo bisbiglio. «Gradirei sapere che sta succedendo!»
Ivankov lo ignorò e tornò a girarsi verso il ragazzo inginocchiato di fronte a lei. «Come è andato il viaggio? E alzati pure, fovza!» Esclamò, mentre Von Clay si alzava con un sospiro di gratitudine «Bene, se non fosse stato per piccoli intoppi…» grugnì, lanciando un’occhiata a Mr. Three e Bagy che intanto battibeccavano in un angolo in ombra.
Von Clay sospirò «Quei due sono stati una costante spina nel fianco».
«Sembvano apposto, piuttosto… dove sei finito dopo la fuga di Impel Down?» Sibilò Ivankov, lanciando un’occhiata distratta a un nervoso Sanji.
Von Clay rise «Ho approfittato del caos della guerra per fare le dovute ricerche, poi mi sono nascosto in una nave della Marina. È lì che ho raccattato quei due…»
«Cosa hai scopevto?» Domandò l’altro, con una certa titubanza.
Von Clay lo guardò diritto negli occhi, con un’espressione greve «Un cmpletto. Vogliono ucciderlo».
«Che cosa?!» Esclamò Ivankov, a voce troppo alta, poi si girò intorno verificando che nessuno li stesse ascoltando.
Sanji si allontano di qualche passo, avvicinandosi alla finestra per fumare. In realtà, cercò di tendere le orecchie fino allo spasmo, perché in quella storia non ci vedeva nulla di buono: che c’entrava uno come Von Clay con un rivoluzionario di Dragon?
Allo stesso modo, Mr. Three e Bagy si scambiarono una veloce occhiata poi, all’unisono si spostarono verso le colonne, fingendo di riposarsi per ascoltare. Ormai avevano vissuto così tante avventure insieme, ch cominciavano a capirsi al volo.
Ivankov prese un respiro profondo, poi abbassò la voce di un tono «Come l’hai scopevto?»
Von Clay scosse la testa «È una lunga storia… sappi solo che il Grande Ammiraglio Akainu non è del tutto estraneo alla faccenda e Marineford è un’ottima fonte di scoperte…»
Iva si addossò allo schienale «Immaginavo si tvattasse di qualcosa di gvave, ma addivittuva un alto tvadimento del geneve, è inconcepibile!» Sbottò, con voce rabbiosa. «Dragon dev’essere avvisato. E tu devi tornare alla missione».
Von Clay annuì «Cosa faccio di loro?» Chiese, indicando Bagy e Mr. Three.
Ivankov fece un gesto noncurante «Che vadano dove gli pare con la nave che hanno. Tu prenderai un’altra imbarcazione e partirai subito! Sai dove devi andare».
«D’accordo. E lui cosa fa qui?»
Von Clay ricordava perfettamente Rufy e la sua ciurma; gli era dispiaciuto infinitamente per il fratello e la loro separazione. Sperava con tutto il cuore che stesse bene e che potesse essere di nuovo felice.
Ivankov sorrise «Lui è qui per allenarsi… e per diventare più forte…» dichiarò, mentre Sanji si accigliava alla vista di quei due sorrisi inquietantemente identici «Che avete da guardare?!»
«È ora di passare a un livello successivo, cuoco. Andiamo» annunciò Ivankov, men tre Von Clay spariva da una porta secondaria.
 
Isola Karakuri, regno di Barjimoa – Rotta Maggiore
«Bah, niente di niente…» stava sibilando Franky, mentre un libro volò a spiaccicarsi sulla testa di un piccolo robot dalla testa tonda. «Ohi, Mellow, levati da lì» sbottò, spostandosi verso un'altra cella.
Da quando quel coso si era attivato era diventato una specie di animaletto robotico per lui; gli aveva perfino dato un nome: Marshmellow.
E comunque gli dava una mano nel ficcanasare nel laboratorio di Vegapunk, visto che raccoglieva qualsiasi cosa e glielo portava indicandogli la composizione fisico-chimica manco fosse un microscopio di ultima generazione. Da quando quegli uomini misteriosi l’avevano attaccato, aveva sviluppato l’ida che in quel laboratorio ci fosse molto di più che qualche esperimento andato a male, tuttavia non aveva ancora trovato niente neanche dopo settimane di ricerche. Aveva mandato all’aria tutto più volte, aveva esaminato tutto lo schedario, letto ogni singola riga, spostato ogni singolo ripiano da lavoro ma niente.
«Maledizione…» sbottò, buttandosi a terra a respirare. Ormai passava ore e ore al chiuso lì dentro, soprattutto per timore che qualcuno potesse notarlo e tornare ad attaccarlo; lui non aveva paura di nessuno, però non voleva deludere la sua famiglia e mettersi in pericolo prima di fare qualcosa per migliorarsi. Ormai i lavori per migliorare il proprio corpo e trasformarlo in un’arma stavano facendo passi da gigante, ma  continuava ad avere la sensazione che gli stesse sfuggendo qualcosa.
«Oggetto solido. Composizione sconosciuta» gracchiò la voce metallica di Mellow, distraendolo dai suoi pensieri. «Eh? Porta qui!»
Il piccolo robot a forma di talpa gli allungò quello che sembrava una specie di diario consunto che in un primo momento lui aveva lanciato via. Il fatto che avesse una composizione sconosciuta era più che sospetto, perché quel robot era in grado di rilevare qualsiasi elemento umano esistente.
«Vediamo un po’…» si alzò per andare sotto la luce fioca della lampada e lo aprì; dentro, con una scrittura minuta e regolare, c’era scritto:
 
Diario di lavoro n°5
Dr. V
 
Con un brivido di eccitazione, Franky pensò che quello poteva essere uno dei diari del misterioso Vegapunk. Le iniziali non davano nessun dubbio.
Cercando di contenersi, andò avanti di qualche pagina e si ritrovò a leggere una testimonianza molto interessante, quasi una pagina privata della sua vita:
“… quel maledetto crede davvero che continuerò a restare qui alla sua mercé. Io non sono come loro, io valgo di più, io sono di più. Conosco cose che loro non possono neanche immaginare e i miei poteri possono essere immensi. Sto lavorando a un piano, quando lo avrò attuato scapperò. Non mi ritroveranno mai e porterò con me il segreto della loro forza”.
Franky si accigliò, cercando di capire il senso di quelle parole; era ovvio che non si trattasse di un esperimento di laboratorio, ma neanche sembrava una pagina scritta da qualcuno in pace e sereno con la propria vita. Vegapunk doveva aver fatto parte di un gruppo o qualcosa del genere e in quella pagina diceva di volersene allontanare. Purtroppo non c’era traccia del piano che aveva architettato dopo, né tanto meno di quello che aveva fatto dopo quella dichiarazione. Anzi, a voler essere precisi, quella era l’ultima vera pagina di diario, perché dopo c’erano solo ricette di esperimenti banali e poco utili.
Con un sospiro, Franky tornò indietro e cercò altro di interessante da leggere: quella pagina non era datata, ma includeva un ricordo del Dottore all’incontro con qualcun altro.
“E così finalmente l’ho incontrato.
Non sapevo precisamente cosa aspettarmi, ma di sicuro non credevo si sarebbe trattato di un uomo come lui. A guardarlo di sfuggita, non sembra avere nulla di particolare: è anonimo, come tutti quelli della sua risma. Banale.
Eppure quegli occhi. Quegli occhi hanno qualcosa di indecifrabile.
Quando ha alzato il suo sguardo su di me, quando ha esitato prima di stringermi la mano ho capito.
Che quell’uomo sarebbe stato l’unico ostacolo al raggiungimento dei miei obiettivi”.
Franky si fermo di nuovo e girò le pagine con fretta: non c’era nient’altro che riguardasse quel pezzo e ormai bruciava letteralmente di curiosità; l’unica cosa che poteva sembrare strana era quell’uomo sottolineato più volte, ma a parte quello non c’era altro di anomalo. Vegapunk aveva incontrato qualcuno di pericoloso, un giorno, e forse era stato un ostacolo per il suo piano. Che il piano fosse quello di cui parlava a fine diario? Quando tempo ci aveva messo per pianificarlo e poi attuarlo?
 «Che casino, eh?» Ironizzò, accarezzando la testa di Mellow. 
Non era neanche sicuro che quel’uomo potesse essere importante per loro, ma ricordava benissimo i toni con cui Robin parlava di lui e del suo ambiguo ruolo nella Marina. Conoscere qualcosa di lui avrebbe potuto aiutarli ad arrivare più facilmente ai loro sogni.
«Cerchiamo qualcosa altro…» sfogliò velocemente il diario, fino a quando non giunse a una pagina completamente nera e violentemente strappata dal resto del diario, così che non avrebbe potuto inserirla temporalmente nelle memorie del dottore. L’unica scritta bianca campeggiava al centro del foglio: Rivoluzione.
 
Note autrice!
Hola! Scusate la sparizione totale, ma sono stata via praticamente un mese e non avevo né pc né internet. Spero non siate spariti tutti D:
Questo capitolo è breve e  veloce perché non posso modificarlo né betarlo. Tra qualche giorno tornerò a home sweet home e potrò tornare a fare le cose per bene!
Allora, come il precedente, questo riprende le storie dei Mugiwara mancanti, parlando però di storie del passato:
 

 
  • Chopper  alle prese con il guardiano del Poigne Griffe dell’isola del Tesoro. I più acuti capiranno chi è e collegheranno la cosa a un altro personaggio mitico di ONEPIECE, pure presente in questo capitolo. Non si capisce molto, come al solito, ma poso assicurarvi che quello che c’è scritto in quel blocco di granito è molto molto interessante; c’è un indizio che dovrebbe stuzzicarvi.
  • Nami senza volerlo è entrata in contatto con una civiltà piuttosto interessante e i frammenti che raccoglie sono un ulteriore indizio che dovrebbe appassionarvi. Tutti gli indizi di questo capitolo sono strettamente collegati tra loro.
  • Finalmente scopriamo chi sono i misteriosi arrivi sull’isola di Sanji. Oddio forse non ricordavate questa cosa, dopotutto è passato tanto tempo! Rileggetevi i capitoli: Mugiwara divided I e II, così potete collegarli direttamente a questi.  Von Clay, BAGY E Mr.Three vagano nel mondo, ma solo il primo sa perfettamente cosa fare: ha una missione e cose da riferire. Ora sta a voi capire che collegamenti può avere con Iva o con le cose che ha scoperto!
  • Franky, fortunello com’è, trova un diario fondamentale e pieno di notizie. Ovviamente io vi ho scritto quelle più ambigue, anche se interessanti. Potete fare tutte le congetture che volete, sono curiosa lo sapete! :D Piccolo dettaglio, ho notato che nessuno ha considerato il robot che Franky attiva nel laboratorio: è un elemento che da ha inserito in una parte secondaria del manga, ma in realtà è fondamentale per capire qualcosa di più sulla storia, su Vegapunk e la sua natura. Spero ne terrete in conto!
Detto ciò, fatemi sapere cosa ne pensate, se cominciate a non capirci nulla e cosa vi pare il tutto! Il prossimo capitolo sarà The Seven around the World e si occuperà dei membri ed ex membri della Flotta dei Sette. Ci sono anche loro gente, sia mai che mi scordo qualcuno! :D
 
Alla prossima, besos! 

 
   
 
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