Durante
la partita
Fortunatamente,
Lavinia non aveva niente di grave, solo una lieve frattura alla
caviglia.
I
due dottori che l’avevano visitata, dopo averle messo bende e gesso, l’avevano
mandata a casa.
Qui,
fratello e sorella non si guardarono e non si parlarono per niente, perché
sapevano che sarebbero scoppiati a litigare, come ormai facevano sempre.
E
poi, Maurizio non poteva occuparsi di lei: aveva la mente fissa sulla partita
che si sarebbe giocata il giorno dopo. I suoi compagni l’avevano nominato
capitano, perciò non doveva mai mancare agli allenamenti e doveva disputare
tutte le partite di calcio nel modo più responsabile e sportivo
possibile.
Il
calcio era uno sport che amava, che prendeva molto sul serio, perciò in campo
dava sempre il meglio di sé.
Invece
Lavinia non praticava nessuno sport: per lei esistevano esclusivamente i libri e
il suo inseparabile lettore mp3.
Era
una secchiona, non aveva molti amici e aveva preso la brutta abitudine di
guardare male chiunque si avvicinasse a lei. Questo atteggiamento poteva farla
sembrare antipatica, è vero, ma era più che altro incompresa. Se qualcuno
l’avesse conosciuta bene, avrebbe capito che provava un’immensa gelosia per il
fratello. Ha sempre pensato che, siccome era il figlio maggiore, i genitori gli
passassero sempre tutto, mentre a lei poco o niente.
"Lavinia,
guarda! Mi hanno comprato il motorino!" esultò il quindicenne Maurizio,
mostrandoglielo.
"Bravo...
e ora che vuoi?" sbottò Lavinia, intenta a leggere un
libro.
"Niente...
pensavo che..."
"Ma
stai zitto, cretino! In realtà ti hanno comprato quel coso per non comprarmi il
nuovo CD degli 883..."
"Non
è vero!"
"Invece
sì!"
Maurizio
sapeva della sua strana gelosia, ma non riusciva a farle capire che
sbagliava.
Era
Lavinia a essere viziata da tutti, persino da lui che ha sempre cercato di
essere per lei un fratello buono e indulgente: questo però le aveva dato un’aria
di importanza e un orgoglio tale che qualsiasi gesto, qualsiasi parola sua la
offendessero.
Se
solo si fosse immedesimata un po' di più in lui, allora avrebbe abbassato
sicuramente la cresta. Ma Maurizio sapeva che era impossibile, e con tale
pensiero andò a disputare la partita di calcio. Ed era triste, ogni volta, non
vederla seduta sulle panchine a fare il tifo per lui.
Gli
sarebbe bastata solo una visita... ma lei odiava quello
sport!
“Allora mi chiedo: cosa ho fatto di male per meritarmi una sorella
così? Eppure una volta era diversa: più solare, più fiduciosa. Stasera proverò a
parlarle...”
pensò, determinato a cercare una soluzione, anche minima.
Intanto
il pallone rotolava leggero ai suoi piedi, fissato insistentemente dal
ragazzo.
“Maurizio, la palla! Passa la palla, sbrigati!”.
La
frase del suo compagno di squadra lo riportò alla realtà. Ci avrebbe pensato
dopo a Lavinia, adesso doveva solo concentrarsi e vincere la partita. Si smarcò
velocemente da un giocatore che gli si era appena avvicinato, per poi passare il
pallone e seguire l'azione. Si portarono in vantaggio, e Maurizio si
disse che doveva assolutamente vincere, perché in preda all'euforia decise che
avrebbe dedicato la vittoria a una certa persona.
Nel
frattempo la sorella, finiti tutti i suoi compiti, si era messa al computer per
chattare con Laura. Anche se lei era di un’altra città e non si sentivano
spesso, fu felice di passare il tempo a scriverle, anche perché riteneva che
fosse l’unica persona al mondo in grado di capirla
davvero.
Continua…