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Autore: _eleonora    22/04/2014    4 recensioni
Lei, Kate Johansson, tanto timida, goffa e curiosa quanto innamorata di lui.
Lui, Harry Styles, tanto furbo, gentile e protettivo quanto fragile.
Loro, migliori amici divisi per colpa delle madri in un triste passato.
Loro, di nuovo amici, in un bellissimo presente.
Loro, confusi per quello che li si presenta in un offuscato futuro.
Voi, che non dovete far altro che godervi una storia d’amicizia pronta a tutto pur di arrivare all’amore.
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A Katia, grazie di tutto. (shjne)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14
 
Quando Harry tornò a casa quella sera, iniziò subito a tormentarsi nel cercare delle tecniche per introdurre l’argomento con sua madre. Dopo aver elaborato alcuni stratagemmi capì che la cosa migliore innanzitutto era parlarne con sua sorella, lei gli avrebbe saputo dire sicuramente quale sarebbe stato l’esito in ogni caso. Quando andò a bussare alla sua porta lei era intenta a studiare qualcosa che doveva richiedere molta attenzione visto come lo guadò quando lui la chiamò.
«Ho bisogno di un parere.» disse andandosi a sedere sul letto di Gemma.
Lei lo guardò stupita «Sì, quei capelli dovresti tagliarli, era ora che me lo chiedessi. E magari dei jeans nuovi, senza buchi, non dispiacerebbero.»
«Non parlavo di questo,» disse sorridendo «riguarda mamma.»
«Mamma è imprevedibile.»
«Per questo ho bisogno del tuo aiuto.»
Lei sospirò, ma poi andò a sedersi affianco a lui. «Dimmi, forza.»
«Io e Kate pensavam-»
«Tu e Kate?» lo interruppe subito. Solo dopo averlo guardato capì che probabilmente quel discorso avrebbe portato a dei problemi.
«Kate, hai presente, no?»
«Certo che ho presente, solo… perché esiste un ‘io e Kate’?»
«Siamo amici, tutto qui.»
Gemma fece mente locale e ripensò a quando, mesi prima, aveva visto su fratello un paio di volte con Kate, ma non ci aveva dato troppo peso, probabilmente avevano degli amici in comune, o qualche corso magari, si aspettava parlassero ogni tanto, ma non che esistesse addirittura un ‘io e Kate’. Gli fece cenno di continuare.
«Non credi che mamma abbia bisogno di amici? È sempre qui o in ufficio. Noi credevamo che forse potremmo farla riavvicinare ai genitori di Kate.»
«Harry toglietelo dalla testa. Ci sarà un motivo se mamma non frequenta nessuno, no? E –non che io abbia qualcosa contro Kate- i suoi genitori si sono comportati male con nostra madre, non le hanno più rivolto la parola dopo quello che è successo.»
«Kate dice che è stato tutto un gran malinteso, e che non hanno mai avuto l’opportunità di chiarire.»
«Vivono a pochi metri di distanza, avevano tutte le occasioni del mondo per venire a trovarla anche una volta al mese, se volevano.»
Harry sospirò, sua sorella aveva ragione. Avrebbe detto a Kate che era un idea da buttare, o archiviare al massimo, ma sua madre era ancora troppo vulnerabile per tornare al passato. Inoltre voleva farsi spiegare meglio questa cosa del malinteso. Ringraziò sua sorella e fece per andarsene, ma la sua voce lo bloccò mentre usciva.
«Harry?» lui si girò «Questo ‘io e Kate’ che significa di preciso?»
‘Meno di quanto vorrei’ si ritrovò a pensare stupidamente. Scacciò via quel pensiero in fretta, ma non abbastanza perché sua sorella non potesse leggerglielo in faccia.
«Lei ti piace?»
Harry si morse un labbro con nervosismo, cercando di trovare una risposta. «Lei è carina con me, mi ricorda papà.» disse alla fine, perché quelle due affermazioni erano le uniche certezze che aveva su quello che provava per Kate.
«La adorava, lo ricordo anche io.» disse con malinconia sua sorella «Cerca solo di non fare guai, non mi fido troppo di loro.» era più ferma adesso.
«Non sono cattive persone, Tommy è sempre lo stesso, suo padre è ancora lo stesso uomo gentile di sempre e sua madre… bè sua madre è il problema.»
«Una cosa tipo Romeo e Giulietta?» chiese divertita.
«Noi non siamo innamorati, Gemma. Solo buoni amici.»
«Certo, certo.» disse lei.
«Gemma…»
«D’accordo, come vuoi. Ma ricordati quello che ti ho detto. Hanno pur sempre abbandonato nostra madre.» lui annuì e se ne andò pieno di pensieri e questioni da risolvere.
La proposta di Kate era da scartare completamente, voleva sapere di più su cosa era successo fra i loro genitori, e voleva anche capire cosa provava per lei, e assicurarsi che non fosse qualcosa di troppo forte.
La soluzione a tutti questi problemi sarebbe venuta solo andando da lei, ma l’aveva appena salutata e l’idea di disturbarla di nuovo lo spaventò, non voleva approfittare troppo del suo buon umore, quindi avrebbe aspettato fino al mattino seguente. Avrebbe approfittato del tempo che mancava per riordinarsi le idee da sé.
Prese un foglio e una matita e si sedette alla scrivania. Per dei minuti picchiettò la matita contro il legno e disegnò cose senza senso, ma poi si decise a scrivere le prime parole.
‘Strana’ pensò ‘ma è un difetto o un pregio?’ decise di scriverlo per ultimo. Allora partì con le cose più facili, come i pregi che tutti hanno e i difetti che più si notavano in lei. Se alla fine di quella lista rileggendo tutti quegli aggettivi si sarebbe reso conto che qualcosa non andava allora non avrebbe avuto un sonno molto tranquillo.
Sospirò e posò la matita. Nel mezzo del foglio c’era una lunga linea retta che lo divideva in due, e ai lati le parole erano sparse senza un ordine preciso, alcune erano cancellate, altre spostate con delle frecce nella colonna opposta. Harry iniziò a battere le dita sul tavolo. Non gli serviva leggerle tutte per rendersi conto di una sconcertante verità: le qualità di Kate erano decisamente di più dei difetti. E la cosa che lo terrorizzò era che non si trattava di pregi che ogni persona sarebbe riuscito a vedere in lei, o cose che ogni ragazzo avrebbe trovato nella propria migliore amica, ma piuttosto veri e propri dettagli che esprimevano qualcosa di più dell’amicizia. Osservò il foglio, di nuovo e a lungo.
Kate –da quanto aveva scritto- rideva sempre in momenti poco appropriati, ma lo faceva in un modo tale che non ci si poteva arrabbiare con lei per più di due secondi, quando era in situazioni imbarazzanti semplicemente si guardava le unghie e cominciava a torturale, tenendo lo sguardo fisso verso il basso, e lui non poteva evitare di trovarla adorabile, era divertente, goffa, spensierata, strana, ma in lei c’era anche una certa dose di normalità, nel modo con cui sorrideva, con cui si spostava i capelli, con cui guardava annoiata le partite di su fratello e nel modo con cui ripassava freneticamente per un compito. Però era anche troppo insicura di sé, –in qualche modo si sentì in colpa anche al solo pensiero che potesse esserlo perché ai suoi occhi lei non era mai stata la ragazza carina alla quale chiedere di uscire- paranoica, a volte, e era sbadata, dimenticava di tutto e spesso faceva figuracce per questo.
Si mise le mani fra i capelli e appoggiò i gomiti alla scrivania. Prese un profondo respiro e per la prima volta capì cosa doveva provare Kate a passare tutto quel tempo con lui senza sapere che cosa provasse. Rabbrividì al solo pensiero di dover invertire i ruoli e, quindi, aumentare le possibilità che quell’amicizia non durasse a lungo come aveva sperato. Inutile dirlo, quella notte la parola ‘riposo’ fu eliminata dal suo vocabolario.
Kate invece dormì tranquilla, a parte i soliti pensieri che di solito la tormentavano prima di chiudere gli occhi, nulla di speciale la preoccupò. Infatti quando la mattina seguente uscì di casa piena di buone aspettative e vide Harry con due scure occhiaie sotto gli occhi non poté fare altro che chiedersi il perché: forse sua madre non aveva reagito bene alla loro idea? O aveva semplicemente un compito in classe?
«Hei» le disse solo, il suo sguardo era evasivo, non la guardò mai negli occhi per tutto il giorno.
«Hei» disse sarcastica lei. «Come ha reagito tua madre?» chiese dopo essersi resa conto che Harry non aveva voglia di scherzare o di farsi prendere in giro.
«Non le ho parlato, ma ho chiesto un consiglio a Gemma: secondo lei dobbiamo lasciare perdere, se mamma non ha amici un motivo deve esserci.»
«Forse non confida in sé stessa, scommetto che davanti ad una proposta di amicizia non si tirerebbe indietro.»
«Non credo, forse è meglio rimandare di un po’, Kate.»
Lei annuì, lui conosceva sicuramente meglio di lei sua madre, quindi decise di fidarsi. Cercò di parlare d’altro, ma Harry rispondeva a monosillabi, sbadigliava e guadava per terra senza farsi prendere troppo da lei.
Quando si divisero Kate prese la sua strada, come sempre da sola, e Harry si mise alla ricerca dei suoi amici. Doveva chiedere loro consiglio, capire se quella notte insonne era stata colpa della paranoia o di qualche vero sentimento della quale preoccuparsi. Il primo che incontrò fu Niall, che gli offrì la sua consulenza mentre si avviava alla classe di storia.
«Amico, non è a me che devi chiedere certe cose, è Liam quello dei consigli di cuore.» gli disse dopo aver ascoltato tutta la questione, proprio sulla soglia della sua classe, lasciandolo lì, mentre cercava di ricordarsi quali lezioni avesse Liam il lunedì.
Dopo la campanella seguente si mise alla ricerca dell’amico e appena lo ebbe trovato, agli armadietti di fronte al bagno delle ragazze, iniziò subito a raccontargli della nottata che aveva avuto, senza tralasciare che tutto il tempo aveva pensato a Kate, a quello che credeva di provare e a come avrebbe reagito lei a saperlo. Liam lo guardò accigliato, e sembrava volerlo rimproverare.
«Ti conviene solo capire cosa provi prima di dirlo a lei, perché dopo quello che le hai fatto mi stupisce che sia ancora tua amica, ma se le dici che ora, dopo che l’hai fatta soffrire così tanto, forse sei innamorato di lei, credimi che questa volta non si limiterà ad urlarti contro.»
«C’ero arrivato anche io, è per questo che ho bisogno di capire cosa provo.»
«Questo devi capirlo tu.» disse spostando lo sguardo su alcune ragazze che entravano nei bagni. «Mi ricordi Zayn, anche lui era messo allo stesso modo alle medie.»
«Sul serio?»
«Sì, si trattava di un’amica di sua sorella, ad un certo punto credeva di essersi innamorato di lei, ma non lo capiva perché comunque aveva sempre provato un certo amore fraterno per lei, capisci no?»
«Okay, ho bisogno di Zayn.» disse andandosene velocemente.
«Harry, non ha dovuto scegliere» cercò di dirgli, ma se ne era già andato «… lei si è messa con un altro» sussurrò alla sua figura che iniziava a confondersi con la folla. Poi si strinse nelle spalle e tornò ad osservare il via vai di ragazze di fronte a lui.
Quando raggiunse Zayn non ebbe molto tempo per parlargli, entrambi dovevano andare a lezione e Zayn, già poco loquace di suo, non aveva troppa voglia di ricordare quell’episodio. Era stato il suo primo rifiuto e non faceva bene alla sua autostima ricordarsi che era successo con una ragazza che al momento era fra le meno richieste della scuola. Quindi Harry si trovò di fronte ad un altro vicolo cieco.
L’ultima spiaggia era Louis, ma era deciso ad evitare quella chiacchierata imbarazzante, visti i precedenti di Louis e Kate. A Harry non era ancora andata giù del tutto per essere stato il motivo per cui la loro relazione non era andata in porto, nonostante sia Louis che Kate avevano già dimenticato tutto, la possibilità che ora fosse lui quello innamorato di Kate lo fece sentire in imbarazzo.
Evitò il discorso per il resto del giorno, e salutò Kate cercando di sembrare indifferente, ma in realtà fu molto più freddo e distaccato di quanto non avesse voluto. Kate pensò fosse colpa della sua proposta di far avvicinare i loro genitori, aveva esagerato? Era stata troppo impulsiva? Si era presa troppe libertà nei confronti di sua madre? In ogni caso non le era sembrata una motivazione valida per essere stato così freddo con lei.
 
Quando quel pomeriggio fu obbligato a sistemare la propria stanza decise di organizzare in momenti ben precisi il suo lavoro. Ma alla fine si ritrovò a passare venti minuti con le mani fra i capelli, due ore a ripetere che non ce l’avrebbe mai fatta e una a supplicare sua sorella di aiutarlo. E come biasimarla se alla fine gli aveva chiuso la porta in faccia? Quindi, quando ormai il cielo era indaco, iniziò a pulire il più in fretta possibile. E ci riuscì, perché in venti minuti era già a metà del lavoro. Se avesse continuato così avrebbe finito tutto e avrebbe potuto rilassarsi senza sentire sua madre che lo sgridava di nuovo.
Ma, perché un ma non poteva non esserci, venne distratto dai fogli attaccati alla sua bacheca. Il volantino del ballo era lì, sopra a tutti gli altri, pronto per essere riletto. Kate. Questo fu il suo primo pensiero. Glielo doveva, doveva invitarla al ballo e fare in modo che ci andasse con qualcuno almeno una volta, e lui doveva partecipare ad almeno un ballo con qualcuno che gli piacesse davvero e che lo facesse sorridere. Fu così che capì che per Kate non provava solo amicizia, perché nella sua mente non passarono immagini di loro due che ridevano in abiti eleganti, ma di loro due che ballavano lentamente e di lui che la baciava all’ultimo minuto di fronte alla porta di casa, e di lei che ricambiava, che gli diceva di fare silenzio e lo faceva entrare nella propria camera per continuare a baciarlo.
Poté vedere che Kate era nella sua stanza, sopra il letto con dei libri aperti davanti, sembrava esausta e per qualche motivo controllava di continuo il telefono.
Kate, d’altra parte, non stava trascorrendo un pomeriggio più entusiasmante del suo. Aveva una marea di compiti da svolgere e un pensiero fisso in testa: la paura di aver offeso Harry. Non le importava delle loro litigate o del fatto che fosse decisa a tenerlo lontano ancora per un po’, si trattava di suo padre, e quello era un argomento che andava messo di fronte a tutti gli altri. Magari a lui era sembrato che lei non avesse dato abbastanza importanza a suo padre,  e che avesse preteso di cancellarlo così dalla mente di sua madre.
Continuava a controllare il telefono, sperando che Harry le scrivesse o qualcosa del genere, ma invece non lo fece. E quando provò a guardare in camera sua lui non c’era, forse era fuori, o agli allenamenti. Quindi tornò con la testa sui propri libri, imponendosi di studiare.
«Vuoi lasciarmi qui fuori?» sussurrò qualcuno, alla sua finestra. Ma chi altri avrebbe sussurrato alla sua finestra, dopotutto?
Lei sorrise, sollevata che avesse ancora voglia di vederla, e andò ad aprirlo. «Abbiamo una porta, te lo ricordo.»
Lui si strinse nelle spalle ed entrò con un salto. «Così è tutto molto più eccitante.» e poi andò a sedersi sul suo letto e guardò i libri aperti, chiedendole come fosse messa e ricevendo un sospiro come risposta.
«Che ti serve?»
«Non posso venirti a trovare se ho solo voglia di vederti?»
«Sì… è solo che stamattina mi sei sembrato distaccato, quasi ti dessi fastidio.»
«Non era una buona mattinata, stanotte non ho dormito. Non ce l’avevo di sicuro con te.» le sorrise.
Lei si sentì rincuorata, e dopo essersi andata a sedere alla scrivania lo guardò in silenzio.
«Che c’è? Ho qualcosa sul viso?» domandò lui divertito.
Lei scosse la testa. «E’ solo che hai vinto tu di nuovo.»
«Di che parli?»
«Del fatto che ora tengo di nuovo a te, e ti sono serviti meno di due giorni per riuscirci. Non so come hai fatto, ma stamattina ti è bastato evitare di guardarmi che già sono finita in paranoia. Quindi hai vinto tu, sei di nuovo tu a governare il gioco, a quanto pare io non ci sono portata.» fece un sorriso amaro. Non era veramente dispiaciuta di essere nuovamente in mano sua, ci era abituata, e lui sembrava volerle bene davvero, solo che era terrorizzata all’idea di soffrire di nuovo in quel modo.
«Kate…» Harry si alzò e la raggiunse. La guardò attentamente e poi si abbassò su di lei, le accarezzò una guancia e piano sussurrò: «Sei tu a governare questo gioco, sei tu  a tenermi in pugno.» e prima che lei potesse rispondere  o ragionare appoggiò le proprie labbra sulle sue.
Kate sussultò dalla sorpresa, ma fu piacevole sentire di nuovo il suo sapore. Fu diverso dalla volta precedente, i suoi pensieri erano diversi, tutta lei era diversa. E questa volta fu pronta ad accoglierlo e a ricambiare, pur se con la sua inesperienza. Sapeva che era sbagliato, perché loro sarebbero dovuti essere solo amici, ma qualcosa in lei le diceva di fregarsene, che nessuno l’aveva scritto che loro dovevano essere solo amici, era lei che si era ostinata a smettere di credere possibile che lui si innamorasse di lei. Ma se quel bacio era vero, e non era solo finzione, solo un modo per tranquillizzarla, allora andava bene. Poteva baciarlo e lasciarsi baciare quanto voleva, e fu quello che fece.
Gli posò le mani dietro il collo e sentì che lui la sollevava dalla sedia e la faceva sedere sul ripiano della scrivania, sentì i loro corpi avvicinarsi e il proprio petto che si alzava contro il torace di Harry. Lui le teneva le mani sui fianchi, e ogni tanto stringeva di più la presa. Lo faceva perché doveva trattenersi, perché sapeva che lei era sempre la stessa Kate e lui sempre lo stesso Harry, e non doveva spaventarla o correre troppo, doveva lasciare a lei la scelta del limite.
Sì, questa volta era lei a tenere in pugno lui. 


Give me a moment.
Taaaa-daaaaann. Avevo fatto bene a non promettervi nulla, perchè eccomi qui con il solito ritardo.
Vi ringrazio per continuare a seguire la storia nonostante il tempo che ci sto impiegando per scriverla, siete davvero adorabili. 
Spero vi piaccia, e spero abbiate ancora pazienza per i prossimi capitoli, comunque la storia è quasi arrivata al termine. 
Bene, al prossimo capitolo.


 
  
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