Emerald riaprì gli occhi
di nuovo.
Non riusciva a pensare in maniera
coerente. Si rendeva conto
soltanto di trovarsi “lì”, senza saper
dare una definizione più approfondita a
questo “lì”, e che davanti al proprio
sguardo fisso c’era un qualcosa con due
occhi un naso e una bocca che però le dava una buona
sensazione. Più altra
gente vestita di bianco che la accecò con qualcosa di
luminoso che lei,
comunque, riuscì a seguire con gli occhi.
La luce era bella, anche se meno
accogliente di quella che
aveva visto non-si-sa-quanto-tempo-prima,
quando…quando…
Quando cosa?
Non aveva la cognizione del tempo,
né di quel che le era
successo…né di quel che stava succedendo adesso,
veramente.
“riconnetti”.
Fu la prima parola che la sua mente
riuscì a formare, e che
la fece rabbrividire come se un impulso elettrico le avesse
attraversato il
corpo.
“riconnetti”.
Luce…pila.
Camice bianco…persone.
Dottori? Si?
“dottori.
Dottori, clinica”.
Dottori, clinica.
Clinica…malattia? Incidente?
“focalizza. Identifica”.
Quel miscuglio di occhi naso e bocca
visto prima.
Tratti…familiari.
Le voci le arrivavano come ronzii
indistinti, ma solo perché
non aveva ancora “connesso”.
“identifica”.
Occhi neri, già visti e
conosciuti…tutto…conosciuto. Ma certo.
“identificato: Mikey.
Volta la testa di lato”.
Eh no, quello non pensava di riuscire
a farlo anche se
quella voce della sua testa glielo ordinava.
“ce la fai. Volta
la testa di lato, a destra”.
Con esasperante lentezza la ragazza
riuscì a voltare la testa,
ignorando il ronzio che ora iniziava a farsi meno indistinto. Coglieva
parole
come “risveglio”,
“movimento”…”Hammy”…
L’uomo vestito di nero
sulla soglia non necessitò nemmeno
del processo di identificazione.
Solo…vestito di
nero? Che era successo?!
Non riuscì a chiederlo ma
riuscì a sorridergli e a muovere
leggermente le dita della mano destra come in un accenno di saluto.
“torna a dormire. Il
grosso l’hai fatto, ti
sveglierai nuovamente domani; andrà ancora meglio”.
E si riaddormentò.
«si è
svegliata…si è mossa, e mi ha sorriso!»
Howard iniziò
a pensare che forse, forse, tutto sommato Dio
poteva anche esistere da
qualche parte. Forse «e credo che quel movimento delle dita
fosse addirittura
un saluto!»
«spero che abbia
riconosciuto anche me…» mormorò
l’americano.
«sei suo marito, non vedo
perché non avrebbe dovuto
riconoscere anche te. Dobbiamo continuare con quel liquido, una dose
ogni
mezz’ora».
Era quella la strada,
l’avevano capito tutti ormai…
«quante ne hai?»
L’altro mostrò
il barattolo di vetro. «com’è ben
visibile,
ho terminato con successo la caccia. Tu?»
Anche lui mostrò il
barattolo. «pure io. Non pensavo di
poter trovare le lucciole già adesso».
«può darsi che
tu non abbia notato che il clima nella tenuta
di mio zio è diversificato rispetto a quello del resto
dell’ambiente. Della
temperatura giusta, e con il corretto grado di umidità.
Anche a Belfast c’è
qualcosa del genere, che proviene dai laboratori Lancaster
Tech».
Zachary Connors quella sera aveva
lasciato che fosse
Sebastian a scegliere cosa fare. Lì per lì quando
lui se n’era uscito con
l’andare a catturare le lucciole aveva accolto la proposta
con scetticismo, ma
si era ricreduto quando durante la caccia aveva avuto modo di far fuori
tre
serpenti.
«eh, a proposito, tua
cugina mi aveva fatto una mezza
proposta di lavoro…»
Sebastian sbuffò.
«“Il lavoro è il rifugio di coloro che
non
hanno nulla di meglio da fare”. L’unico per cui
tale concetto non è valido è
mio zio».
Insomma, Sebastian L.V.C. Lancaster
oltre ad essere un puro
“esteta” era anche uno di quelli che
“voglia di lavorare saltami addosso”,
forse perché fin da piccolo si era abituato a vedere i
genitori vivere della
rendita che fruttava loro il possedere terre, case e palazzi non solo
in
Inghilterra ma in diversi altri Stati del mondo. Ciò che gli
sfuggiva era che
da più giovane suo padre Lionel si era dato da
fare, per arrivare a quel
punto!...se Emerald a volte poteva sembrare un po’
“distaccata” dalla realtà,
non era nulla in confronto al distacco di suo cugino che aveva ferma
volontà di
vivere e vedere solo il bello della vita, chiudendo gli occhi,
distruggendo o
facendo sparire le cosiddette “brutture” delle
quali spesso e volentieri si
rifiutava perfino di parlare.
«inoltre a
volte…sembra che il lavoro rovini i rapporti»
concluse il ragazzo, alludendo a quanto era successo tra Zachary e i
suoi.
Erano arrivati al lago, e si erano
messi sulle sedie in
vimini che erano sotto la piccola veranda di quella casetta di legno
sulla
riva.
«mi sembra assurdo che
siano voluti ripartire subito.
Insomma, mio fratello adesso sta passando un momentaccio e loro pensano
all’attività! Ma che gli costava rimanere un
po’di più, chiudere per più
giorni? “c’è crisi,
c’è crisi”, dicono, ma se volessero
anche loro potrebbero
tranquillamente vivere di una rendita che potrebbe fornirgli proprio
mio
fratello. Si, loro sono due che hanno lavorato tutta la
vita…e che vogliono
essere “indipendenti”…»
mimò le virgolette «ma indipendenti di
che? Quando
si lavora si è sempre dipendenti. Se si
è operai si dipende dal capo, se
si lavora in proprio si dipende dai clienti che vengono -o no- a
comprare la
merce; considerato questo e a parità di dipendenza, allora,
non conviene
scegliere quella più redditizia e che ti permette di avere
più tempo libero?»
Sebastian rispose con un leggero e
breve applauso educato.
«non potrei essere
più d’accordo. D’altra parte conosci
bene
la mia posizione sull’argomento. Sai una cosa? Quando Hammy
si sarà svegliata e
sarà andato tutto quanto a posto, avevo pensato di chiederti
se per te sarebbe
stata cosa gradita essere ospite nella mia tenuta a Belfast, e in
seguito…si…tu
sai che avevo pensato di studiare filosofia, ma non ne sono
perfettamente
sicuro. Ed è da quando mia cugina, a soli sedici anni, ha
lasciato
l’Inghilterra per andare prima in Sicilia e poi a Tokyo che
mi sono detto più
volte: “Sebastian, forse sarebbe bene che anche tu vedessi un
po’di mondo”.
Forse sarebbe più divertente vedere il mondo viaggiando in
compagnia» disse il
ragazzo «e chissà, magari lungo il percorso
riusciremo anche a trovare una
ragazza che riesca nell’impresa di destare il tuo
interesse».
«ma non facevi prima a
dirmi “ehi, di va di farci un gap
year?”…non è una cattiva
idea. Ma solo quando tutto questo sarà finito. Tra
l’altro da quel che ha detto mio fratello sembra che da due
giorni stiano tentando
di curarla con una medicina proveniente da chissà
dove».
«davvero? Con quali
risultati?»
«a detta sua
“assurdi”. Credo che Lentiggine intendesse
“strabilianti”» puntualizzò
l’albino, vedendo Sebastian guardarlo un
po’perplesso « sempre stando a quanto mi ha
raccontato, quella roba una volta
entrata in circolo non ha solo rimesso a posto i tessuti che si erano
rovinati
e fatto letteralmente scomparire
l’ematoma, ma sembra che applicazioni
continue come quelle che le stanno facendo fortifichino e
“rimettano a nuovo”
anche i tessuti che erano già a posto di loro».
«sono sconcertato. Non ho
mai sentito dire nulla di simile
prima d’ora».
«infatti Mr. Lancaster pur
non avendo ottenuto il permesso
di commercializzare quel fluido lo sta studiando…senza
riuscire a venire a
capo di niente».
«…mi meravigli
sempre di più ad ogni affermazione. Mio zio
che non riesce a “venire a capo” di
qualcosa?» gli occhi smeraldini del ragazzo
erano pieni di stupore, perché da quel che sapeva una cosa
del genere non stava
né in cielo né in terra.
«eh
già…»
La musichetta di Pac-Man a massimo
volume fece sobbalzare
Sebastian che finì quasi per cadere dalla sedia. Il suo
nuovo amico gli piaceva
molto, ma ogni volta che gli arrivava all’orecchio quel “bli-bli-bli-bli-bli
BLI!” si sentiva torcere le budella, lui che andava
a pop melodico, musica
da camera, classica e lirica…anche se riusciva a sopportare
altri generi
quando usciva con gli amici di Belfast, per amor di compagnia e di
“rimorchiamenti”. Per una bella ragazza sarebbe
stato disposto a sorbirsi
perfino quegli orribili gruppi che suo padre e suo zio ascoltavano in
macchina,
quei… Kiss, Demon, Iron Maiden, Def Leppard…i
Black Sabbath!
A pensarci si sentiva quasi male.
«si, che…si
è svegliata! Ma bene! Era ora…» il
solito
sorriso sornione dell’albino si allargò un
po’ «sono contento…»
«oh,
finalmente…» sospirò sollevato
Sebastian. Zeke mise il
vivavoce.
– “svegliata”
per modo di dire. Ha aperto gli occhi per
un po’, poi li ha richiusi, poi li ha riaperti
e…insomma, ha fatto così. Però
quel che conta è che abbia iniziato a risvegliarsi. In fin
dei conti
fisicamente, adesso, non ha più niente che non vada. Deve
solo riprendersi…dai,
Hammy…
«mi sa che ci
vorrà un po’perché torni attiva, un
periodo di
coma di dodici giorni è lungo».
– infatti, ma
vogliamo essere ottimisti. Lo sapevo che
non sarebbe bastata una caduta, mia moglie ha la pelle dura!
«forse i suoi amici
andrebbero informati. Chiamano ogni
giorno» disse Sebastian.
– con Howard si
è detto di farlo solo quando il suo
risveglio diventerà effettivo. Nel senso quando
tornerà ad avere un po’più di
coscienza di sé, cercherà di muoversi e parlare,
cose così.
«giusto».
:: il giorno dopo ::
«ecco, si è
svegliata ancora…»
Le voci adesso erano distinte,
ringraziando il cielo.
Lei si sentiva ancora piuttosto
debole, però era in uno
stato migliore rispetto al giorno prima. Merito del suo essere una
chojin, e
merito di quella medicina, soprattutto.
“papà…”
«potrebbe riuscire a dire
qualcosa?»
«non credo. Sarebbe bello,
ma…»
“ehi…ma io sto
parlando. Siete sordi?”
Perché non la sentivano?
Eppure lei stava parlando eccome,
che c’era che non andava?
…forse il fatto che lei credeva
di parlare, quando in
realtà non muoveva nemmeno le labbra…
«nnh».
Ecco, quello era il massimo che
riusciva ad ottenere.
«ha detto
qualcosa!»
«non sforzarti,
Hammy…»
“io non ho detto
‘qualcosa’…vi ho chiesto chiaro e tondo
cosa mi è successo, e perché Michael
è qui!” pensò lei, e
pensò anche
che se si trattava di uno scherzo non era affatto divertente.
Anche perché lei non aveva
tempo da perdere, doveva partire
per Tokyo, il giorno dopo.
Aveva diciassette anni
ma ne avrebbe compiuti
diciotto a breve, quindi aveva tutto il diritto di andare dove le
pareva, e
quel che “le pareva” era di andare a fare la dj
nella capitale nipponica…si,
sapeva che suo padre magari avrebbe preferito se avesse continuato a
studiare,
o fosse diventata una chojin come lui. Ma lei non aveva intenzione di
fare
niente di tutto ciò: voleva vedere il mondo e diventare
famosa come David
Guetta, a cui aveva stretto la mano la sera prima.
“certo che Michael
è sempre un grandissimo gnocco” pensò
anche.
Peccato che le avesse detto di no, un
paio di anni prima.
Aveva capito i suoi motivi e la cosa era finita lì, ma non
significava che lui
avesse smesso di piacerle, e forse quello lo aveva capito anche
lui…d’altra
parte non era difficile notare che le sue guance diventavano rosa pesca
ogni
volta che lui faceva il gallo.
Fu a quel punto che notò
una cosa alla mano sinistra di lui.
Una cosa che aveva tutta
l’aria di…una fede nuziale?!
Connors si era sposato?! E con chi? Quando era successo?!!
“e quell’anello
da dove viene?” cercò di dire. Ma le vennero
fuori solo degli altri “nnh”, con la differenza che
stavolta se ne rese conto.
«nnh!!!»
“non…non riesco
a parlare?! Perché?!!”
La sorpresa ed il panico erano
così evidenti sul suo viso
mentre si portava una mano alla gola che sia Howard che Michael
capirono alla
perfezione che lei avrebbe voluto parlare …ma
non le riusciva.
«Hammy…Hammy.
Buona. Hai avuto un incidente, sei
stata in coma dodici giorni, che tu non sia ancora a posto è
normale» cerò di
tranquillizzarla Howard «tranquilla, va bene?»
“incidente…come
e quando?!” pensò lei, tornando ad
appoggiare la schiena ai cuscini. Guardandosi attorno vide un tablet.
Lo
indicò.
«ah, vuoi…si,
subito» Howard glielo porse «però non
stancarti troppo».
Era un po’preoccupato del
fatto che non riuscisse a parlare
visto che dagli esami adesso come adesso risultava tutto a posto, ma
per
l’appunto si era appena svegliata un po’ di
più. Era una questione di tempo, si
disse, nel vederla scrivere qualcosa che mostrò loro poco
dopo minuti.
“l’incidente
spiega il completo nero ma…che incidente è?
Quando è stato? Pensi che a breve potrò partire
per Tokyo come previsto?...e
poi da quando in qua Mikey è sposato?!”
Il sollievo che era comparso in volto
ai due uomini si
sciolse come neve al sole.
Si guardarono, la guardarono.
C’era decisamente qualcosa
che non andava. Sembrava averli
riconosciuti, ma…”partire per Tokyo come
previsto”? e soprattutto quella
domanda “da quando in qua Mikey è
sposato”!
Michael, con l’aria di uno
che ha preso un ceffone immenso,
fece per dire qualcosa. Howard lo batté sul tempo.
«Hammy…in
che anno siamo?»
Lei lo guardò perplessa,
per poi scrivere che non sapeva che
giorno fosse di preciso, ma…e poi digitò una data
che corrispondeva a qualcosa
come due anni e mezzo prima.
L’americano era
impallidito. Emerald aveva dimenticato due
anni e mezzo della propria vita…due anni e mezzo in cui
erano successe un
mucchio di cose, incluso il loro mettersi insieme, il viaggio a
Washington, il
matrimonio, la loro storia in generale!
«amnesia
retroattiva» disse pianissimo Howard
«l’avevano
detto che avrebbe potuto succedere. E credo che con
quell’ultima terapia
abbiamo già limitato molto i danni».
“???...che vuol
dire ‘amnesia retroattiva’?! …non siamo
nel 2011? …”
Howard pose delicatamente le mani
sulle spalle della figlia,
mentre Michael si era preso la testa tra le mani.
«Hammy, oggi è
il dodici giugno 2014. Tredici giorni fa hai
avuto un incidente, cadendo dalle scale e battendo la
testa…»
“stai scherzando
vero?!! io non posso avere
compiuto vent’anni ieri !!!”
Però la faccia di suo
padre era mortalmente seria.
Quindi non scherzava per niente.
Era il dodici giugno 2014. Lei aveva
vent’anni…
Era vecchia!!!
In quel momento notò un
“impiccio” strano all’anulare della
propria mano sinistra.
Quando gli occhi caddero
sull’impiccio in questione
impallidì e sollevò la mano davanti al proprio
viso.
Una fede nuziale!
Ma come?!! In che mondo parallelo si
trovava?! Lei, sposarsi
a vent’anni?!!
Si tolse precipitosamente la fede dal
dito, senza più
considerare minimamente le persone che le stavano attorno.
Osservò l’interno
dell’anello.
“31/05/14 , E. J.V.P. L. -
M. C.”
La prima era lei senza dubbio, ma M.
C. …?
Ebbe un’illuminazione
improvvisa che la fece diventare rosa
pesca. Ma non le sembrava possibile. Dai…sarebbe stato
troppo assurdamente
bello per essere vero, se…
Guardò la vera, e poi
guardò Michael, non osando nemmeno
scrivere sul tablet la domanda.
Lui però annuì,
e toltosi la propria fede -molto simile a
quella di Emerald, ovviamente- gliela porse con un sorriso un
po’malinconico.
Era triste vedere la propria moglie non ricordarsi di averlo sposato.
“31/05/14 , M. C. - E.
J.V.P. L.”
Rimase a bocca aperta, mentre il rosa
pesca diventava più
intenso pensando che se si erano sposati lei e Mikey avevano
anche…beh…
Guardò suo padre.
Indicò sé stessa e l’americano.
«eh si. Vi siete sposati, e
l’incidente purtroppo è avvenuto
praticamente subito dopo pronunciati i giuramenti. A un certo punto ti
sei
allontanata senza che nessuno capisse perché, e mentre
scendevi le scale si è
rotto un tacco e…eccoci qui».
«recupererà la
memoria?»
Howard guardò suo genero.
«ho discusso a lungo con i dottori
riguardo ogni possibile tipo di conseguenza. Amnesie retroattive come
questa
solitamente si risolvono col tempo, i ricordi tornano. Pian
piano…ma tornano. E
la sua memoria eidetica dovrebbe aiutarla. Ciò di cui ha
bisogno ora è di
restare tranquilla, avere accanto persone che le vogliono bene e,
quando si
sarà ripresa meglio, stare in luoghi conosciuti».
“decisamente!”
pensò la ragazza, che però era intenta a
guardare Michael, verso cui tese pian piano le braccia.
«vuoi…? Va
bene» disse lui, abbracciandola con quanta più
delicatezza possibile. E ad Emerald, pur non avendo alcun ricordo degli
ultimi
tempi, piacque che la propria pelle le trasmettesse sensazioni
“familiari” che
potevano essere un’ulteriore conferma…o solo gioia
e soddisfazione per qualcosa
che aveva desiderato molto a lungo.
«andrà tutto
bene, miz. Ricorderai tutto, e tornerai
anche a parlare. Tanto io non vado da nessuna parte».
«e comunque per tua
informazione, Hammy, adesso lui è
Michael Lancaster…»
“ah si?...chissà
se è svenuto, quando ha preso il cognome”
pensò la ragazza, staccandosi solo diverso tempo dopo
dall’abbraccio del
marito.
“marito”! ancora
non le sembrava vero!
Beh, anche se aveva avuto un
incidente da restarci quasi
secca, non parlava, e non ricordava due anni e mezzo della propria vita
dei
quali avrebbe dovuto farsi raccontare tutto il possibile, non era poi
così male
quel 2014.
“in luoghi
conosciuti…quindi tornerò anche a Tokyo?
Già,
ma Michael quindi era a Tokyo? Dove ci siamo messi insieme?”
scrisse sul
tablet.
«eravamo a Tokyo,
si…nell’appartamento che condividevi con
il resto del gruppo di donne chojin a Shibuya».
Aaaaaaspè.
Che voleva dire “gruppo di
donne chojin”?!
«hai frequentato la Scuola
di Ercole, ed hai anche portato a
casa il premio per la miglior tecnica» la informò
pacato Howard «man mano ti
spiegheremo tutto, tranquilla».
Tutto,
diceva…più o meno!
Perché c’era
qualcosa che né lei, né Michael e forse nemmeno
nessun altro avrebbe mai potuto spiegarle bene. Lei stessa che lo aveva
vissuto
non era mai riuscita -o forse semplicemente non aveva mai
voluto-
comprenderlo appieno…figurarsi se poteva farselo spiegare da
qualcuno di
esterno, come Meat per esempio, che era l’unico a sapere
qualcosina.
E lei al momento di Meat non si
ricordava neppure…
Così come non si
ricordava minimamente di Lord Flash.
O Warsman. O Nikolai, come l’aveva chiamato raramente.
Vecchio porcello, pantegana
psicotica, sorcio, ratto delle
steppe, Capitan Pantaloni Aderenti…non ricordava niente di
lui, di loro due.
Non ricordava nulla del loro ammazzarsi, del loro supportarsi, del loro
sopportarsi,
ed in tutto ciò litigare ferocemente mentre imparavano a
conoscersi e forse
anche apprezzarsi.
Non ricordava di quella loro serata a
sfascio, del loro
viaggio attorno al mondo, di Rio. Non ricordava di averlo visto in viso
ed
averlo accettato. Non ricordava nulla delle loro serate di tango. Tutto
era
stato cancellato dalla testa di Hammy come un colpo di spugna bagnata
cancella
il gesso da una lavagna.
La dimostrazione che nemmeno il
più sottile e crudele
umorista è in grado di essere ironico quanto la vita stessa,
eccola lì: Warsman
nel tentativo di non perderla aveva involontariamente causato
l’incidente che
le aveva fatto dimenticare tutto del loro rapporto.
E di quello tra lei e Kevin, che
comunque era finito-finito,
a detta di Hammy stessa.
«dirò a Janice
che quando qualcuno dei tuoi amici richiamerà
per sapere come stai dovrà informarli della tua condizione.
Credo che verranno
qui in blocco».
Howard era anche tentato di sperare
che a loro si unisse
anche Kevin Mask, non per chissà quale motivo strano ma
perché anche lui aveva
parte delle memorie di Emerald nei due anni e mezzo a Tokyo; e riteneva
importante che sua figlia potesse avere un quadro più chiaro
possibile del
“buco” che aveva nei ricordi.
“ma in questo
gruppo di amici quindi ce ne sono anche di
femmine?”
«ma certo. In particolare
quella del pianeta dei demoni,
Kirika…lo so, il suo nome non ti dice nulla, ma prima o poi
ti ricorderai anche
di lei» disse Michael «nel frattempo posso farti
conoscere nuovamente mio
fratello».
“ho conosciuto tuo
fratello?...hai un fratello? O.o”
«pensare che tu sia
riuscita a dimenticare anche uno come
Zachary…mh. Vabbè» borbottò
l’americano «si, ho un fratello più
piccolo. Compie
ventidue anni a settembre».
“ooook…sentite,
ma di tutto questo periodo qui ci sono
delle foto vero?”
«il tuo blog di Tumblr
è pieno!» disse Howard con un
sorriso «migliaia di fotografie e migliaia di
video».
“ok buono a
sapersi :) però mi sa che è meglio se vedo
tutto un’altra volta. Sono un po’stanca
adesso.”
«va bene, tranquilla, hai
tutto il tempo che vuoi».
“eeeeeeeeeeeeh…pa’…adesso
però puoi rimettere il completo
bianco per piacere? Vederti in nero non mi piace, perché
solitamente è un
segnaccio”.
«non potevi pretendere che
continuassi a vestire di bianco
con te in coma!» protestò lui
«…e comunque finché non tornerai almeno
a parlare
porterò completo e fazzoletto grigi».
“anche
bianchi…cioè…mica
c’è più rischio che muoia no?”
«no. Non credo, ti sei
risvegliata, quel rischio direi che
l’abbiamo scampato» disse Michael.
“…marito
:)”
«già, non
è che finirai a pentirti?...ok, ok! …che razza di
manesca» borbottò l’americano dopo che
lei gli ebbe dato uno scappellotto sulla
testa.
“io non mi ricordo
niente però se ti ho sposato dovevo
essere convinta proprio, sennò ‘sti ca”
«linguaggio,
prego…anche quando scrivi!» la
“rimproverò” Howard.
:: Tokyo, qualche ora dopo ::
«può…può
ripetere? Ho capito bene?»
Era stata Fiona a rispondere al
telefono, e dunque quella
che era stata informata della condizione di Emerald.
Lei, le ragazze e anche i ragazzi al
momento erano tutti
quanti lì a Shibuya. Da quando si erano conosciuti era
qualcosa che succedeva
spesso e volentieri, ritrovarsi tutti insieme ed in seguito uscire,
sempre
tutti insieme. Così come spesso si trovavano anche ad
allenarsi nello stesso posto.
«c’è
qualche problema?» domandò piano Jeager con aria
cupa
ed allarmata. La rumena fece cenno a lui, e agli altri che avevano
iniziato a
rumoreggiare, di tacere.
–
si…quello che ha Emerald si chiama “amnesia
retroattiva”. Ha dimenticato tutto quel che è
successo dalla sua ultima sera a
Londra prima che partisse per Tokyo, quasi due anni e mezzo fa. Tutto
quel che
è successo, tutte le persone che ha conosciuto in quel
periodo…incluse te, le
altre ragazze, i vostri amici della Muscle League…Kevin
Mask…tutti. I medici
dicono che dovrebbe essere una cosa temporanea, e che man mano dovrebbe
recuperare la memoria, oltre all’abilità di
parlare.
«è
anche…afasica?»
Per chi sapeva cosa voleva dire la
parola, specialmente
preceduta da quell’ “anche”, impallidire
un po’fu abbastanza normale.
– non proprio.
Capisce quel che le viene detto e
scrivendo comunica tranquillamente quello che LEI vuole dire, ma ha una
sorta
di “blocco” psicologico che le impedisce di
parlare. Secondo i dottori potrebbe
anche essere correlato con la sua amnesia, nel senso, recuperati i
ricordi…
«recupererebbe anche la
facoltà di parlare».
– esatto. Ma
personalmente spero mia figlia torni a farlo
prima.
«beh, certo…Mr.
Lancaster, pensa che potremmo venire a
trovarla?»
– quando si
sarà ripresa ancora un po’, sicuramente. La
vostra presenza può farle solo del bene.
«d’accordo.
Ehm…pensa che anche Kevin Mask dovrebbe essere
avvisato?» osò dire Fiona «è
parte integrante dei ricordi che mancano ad
Emerald…»
– non ce
n’è bisogno. Conoscendo mia moglie,
probabilmente Kevin Mask lo sa già. A risentirci.
A chiamata terminata Fiona si
voltò verso gli altri.
«allora…a quanto
mi ha detto Mr. Lancaster le condizioni
fisiche di Emerald sono buone, ed è fuori pericolo. E questa
è la notizia
buona».
«ma se hai detto che non
parla!» esclamò Dik Dik.
«…appunto…la
cattiva è che nonostante questo non solo non
riesce a parlare e per farsi capire scrive, ma ha anche dimenticato tutto
quel
che è successo dal suo arrivo qui a Tokyo due anni e mezzo
fa in poi. Inclusi
tutti noi!»
«no, ma non è
possibile!» sbottò Terry, allibito come tutti
«non è possibile, dai!»
«eppure è
così».
«cioè…Emerald
si è davvero dimenticata tutto? Di aver
conosciuto noi…del Torneo, di quel che è successo
nelle finali…del patto…di Kevin
Mask?» Roxanne scosse la testa con uno sguardo che
era tra l’incredulo e
l’arrabbiato, non con Emerald ovviamente ma con la vita in
sé! «è assurdo!»
«quindi ha dimenticato
anche tutto quel che è successo su
alla Scuola di Ercole?...tutto quel che abbiamo combinato a Robbie il
rompicoglioni? Di me?!» Kirika si
indicò «ma no cazzo, dai…»
«e delle nostre gare
mangerecce?!!» aggiunse Kid Muscle
«aaaaaaspeeeeetta, ma allora si è dimenticata
anche del matrimonio?!!»
«tutto da due anni e mezzo
fa in poi, quindi presumo di si!»
In tutto quel bailamme solo Meat era
rimasto in silenzio a
rimuginare sul fatto che non si era dimenticata solo quel che avevano
detto gli
altri, ma anche del suo braccio potenziato e…di Warsman,
l’arcinemico/alleato/partner di ballo e non solo e bla bla
bla. Pensando anche
che probabilmente in tutto ciò era l’unica cosa
buona, l’aver dimenticato quel
rapporto strano e un po’malato. Ovviamente gli dispiaceva per
Kevin Mask,
quando l’avrebbe saputo non sarebbe stato piacevole per
lui…però Meat sarebbe
stato più contento se tutto ciò avesse dato
davvero un taglio alla faccenda tra
lei e quel russo.
Anche perché
quell’incidente che c’era stato non gli era
mica tanto chiaro. Ok, il tacco si era rotto e pace. Ma la musica che
era partita
prima, all’improvviso, e che sembrava aver fatto scattare
Hammy in quel modo,
non era forse un tango?
E lei e Warsman non erano
forse anche partner di tango?
Non ne aveva le prove,
però aveva quasi la certezza che il
colpevole di tutto ciò fosse proprio lui. Oltre alla sfiga,
ovviamente.
«si è
dimenticata tutto…tutto. O almeno, tutto di noi»
Kevin
guardò miss Mari per poi sprofondare sulla poltrona con la
testa tra le mani
«non ricorda neppure di avermi conosciuto, si rende
conto?»
Emerald gli aveva detto
più volte che era finita, ma lui
aveva continuato a sperare, ed ecco che aveva ricevuto
l’ennesima mazzata. Come
poteva sperare di combinare qualcosa se lei non ricordava niente?!
Si, forse proprio sfruttando questa
cosa avrebbe potuto
provare ricominciando da zero, ma lei adesso era sposata e molto
sensibile alle
influenze più “profonde”, per
così dire, e dunque particolarmente a quelle di
padre e marito. Marito!!! Miss “prima dei trenta non mi
sposo”!
«dev’essere dura,
sia per te che per la ragazza stessa…che
per tutti, ovviamente…»
«e sono anche un
po’in pensiero per Warsman che da quando
glielo ho detto prima per telefono non si è fatto vivo. Dopo
vado a vedere che
combina…» disse l’inglese
«credo che questa faccenda l’abbia colpito
più di
quanto vorrebbe dare a vedere. È che avevano un rapporto
strano, quei due…non
sono mai riuscito ad inquadrarli davvero, erano un po’di
tutto».
«ed ora sono
“molto” di niente. Ma che tu sappia è
permanente?»
«teoricamente no ma con
cose come questa non si sa mai. Potrebbe
ricordare e…e riprendere a parlare…anche
dopodomani, o tra due mesi, o
forse…tra qualche anno, o…non si sa, non si
sa…» la guardò «quando si
sarà
ripresa un pochino dovrò andare da lei anche io,
vero?»
«direi di si, sei stato
importante per lei».
Kevin divenne pensieroso.
«si. Credo».
«e se avevano un rapporto
stretto, di qualunque cosa si
trattasse, forse anche Warsman…»
«sicuro, e lei crede
davvero che Howard Lancaster lascerebbe
che le si avvicini, dato che lo vede come una bestia? Io non penso
proprio. E
poi con tutto il rispetto per lui ma non penso che trovarsi davanti
qualcuno
con cui ha un rapporto così ambiguo, fatto però
più di odio che di altro, sia
bene per Emerald. Ha bisogno di tranquillità, non di
litigare!»
Dal suo punto di vista forse poteva
anche non avere tutti i
torti, ma lui sapeva soltanto una microscopica parte di tutta la storia.
E Warsman, che al momento era in casa
“propria” e si
sforzava di trattenersi dallo spaccare tutto a suon di pugni, non
sarebbe stato
molto d’accordo con quella sua teoria.
Quando Kevin gli aveva detto le
ultime novità la prima cosa
che aveva pensato era stata “al peggio non
c’è mai limite”.
La seconda, “la vita
è una grande stronza, come se non lo
sapessi già, grazie mille!”
La terza, “è
colpa mia. E adesso?!”
La quarta, “è
una completa e totale ingiustizia!”
Di tutto quello che poteva
dimenticare, di tutto, aveva
dimenticato proprio quel periodo lì. Aveva dimenticato tutto
di loro due…e la
colpa era sua! Lui, per non perderla, l’aveva persa del
tutto!
Non era giusto…proprio
quando aveva trovato una persona, una,
a cui andava bene così com’era…ecco che
tutto e tutti si erano messi in mezzo
per portargliela via. Se stesso incluso!
Proprio adesso che stava tornando a
vivere.
Doveva andare a Londra, doveva
provare a parlarle…ma come
avrebbe potuto riuscirci? Avvicinarla adesso sarebbe stato veramente
difficile, non come le altre volte. E se avesse provato ad
agire come al
solito, con lei, nulla l’avrebbe trattenuta
dall’ammazzarlo o farlo ammazzare.
Ovvio: non ricordava!
E anche se fosse riuscito a dirle di
loro due, lei gli
avrebbe creduto? Gli avrebbe creduto se le avesse raccontato
cos’era successo
tra lei, una ninfa allora neanche ventenne, e lui,
un…vecchio porcello col
volto deforme?
O lo avrebbe mandato via o, peggio,
gli avrebbe riso in
faccia e poi l’avrebbe mandato via. Come avrebbe
potuto credere a qualcosa
cui ancora lui stesso riusciva a credere solo a stento?
“ed è colpa tua,
eh si, è proprio colpa tua Sorcio, sei tu
la causa della mia amnesia. In un certo senso ti devo un favore
perché così mi
hai reso le cose più facili; non ricordo più
né di Kevin né di te, c’è
solo mio
marito adesso. Niente più tentennamenti, nemmeno per
sbaglio. Grazie, grazie,
grazie”.
Assurdo che il suo senso di colpa gli
parlasse con la voce
di Emerald. Scosse bruscamente la testa per scacciarlo.
A quel punto gli venne pensata una
cosa, però.
“e se stesse solo
fingendo?...un’amnesia di questo tipo
potrebbe toglierla per davvero da qualche
impiccio!”
Poteva essere una stupidaggine, ma
forse anche no.
Forse era un’idea che era
venuta a lei stessa, o forse a suo
padre, d’accordo con l’americano bastardo, e che
lei aveva accettato di
seguire. Ce li vedeva ad escogitare un complotto simile tenendo
all’oscuro il
resto dei familiari…
Ma no, che senso avrebbe avuto?! Se
mai avesse avuto ragione
no, non aveva senso un complotto, quella poteva essere
un’idea avuta solo da
lei.
Doveva trovare il modo di sincerarsi
su come stavano davvero
le cose…
Il fatto che le strane uscite di
Robin Mask avessero avuto
un drastico “stop” era qualcosa di confortante per
Alya, che perlomeno non si
era vista più tornare a casa il compagno con piercing in
posizioni strane o
cose del genere. Anche chiamate e messaggi erano diventati alquanto
sporadici,
per non dire nulli, almeno quelli di cui lei si accorgeva. Ed il giorno
dopo il
matrimonio con tragedia annessa le aveva anche comunicato che il suo
viaggio di
una settimana verso una destinazione non ben definita era saltato.
Insomma
sembrava che stesse tornando tutto a posto, su quel fronte…
Peccato solo che l’umore di
Robin fosse colato a picco, dopo
quello, tanto che la donna a volte arrivava quasi a non sopportarlo
proprio.
L’altra mattina se
l’era presa con lei perché a suo dire si
era presa tutta la coperta del letto -cosa assolutamente non vera poi!-
e
gliene aveva dette di tutti i colori, arrivando perfino ad accusarla di
egoismo
perché “vuoi coprirti solo tu?! E io cosa sono, un
pezzente, che non posso
nemmeno coprirmi? Nel mio letto, per
giunta?!”
E due giorni prima, invece, quando
lei gli aveva gentilmente
fatto notare che la sua maschera era poco lucida in un punto? apriti
cielo! Si
era sentita dare -e qui c’era rimasta di sasso anche solo per
il linguaggio che
mai gli aveva sentito usare prima- della “pignola
segosa”, e si
era anche sentita dire che doveva “pensare alle macchie sue
perché ce
n’era qualcuna che non poteva essere lavata, come quella di
essere una strega
dello spazio per esempio”.
Ecco, quello l’aveva ferita
e nemmeno poco, anche se tutto
quello che aveva fatto era stato lanciargli un’occhiata
gelida per poi
andarsene via prima di finire a piangere.
Credeva di aver superato quella fase
ormai, e lui se n’era
uscito con una cosa come quella! Vero che dopo circa tre ore -fin
troppo- era
venuto a scusarsi dicendole che non era quel che pensava davvero e che
comunque
lei non c’entrava col suo malumore, riconoscendo anche di
essere stato
mortalmente ingiusto a prendersela con lei in quel modo.
Ma non aveva voluto dirle di
più riguardo a quel che lo
rendeva così nervoso, o meglio, di quelle sue uscite mancate
perché era di
quello che si trattava. Solo che Alya iniziava veramente a rompersi le
scatole
di quella faccenda, perché il fatto che fosse di malumore
non gli dava certo il
diritto di prendersela con lei.
«Robin dobbiamo
parlare».
«non sono in
vena».
«ultimamente non sei mai in
vena, ma io di tutto questo
comincio ad averne abbastanza».
«se è per quel
che ti ho detto due giorni fa, mi sono
scusato mi pare!»
«non capisco il
perché di questo tuo atteggiamento, e…a
questo punto ammetto che la cosa mi preoccupa» disse.
Arrivati a quel livello
forse l’unica era essere chiari.
«non è colpa
tua, lo sai. È solo che…è complicato.
Te
l’avevo già detto».
«c’entra qualcosa
quanto è accaduto al matrimonio della
figlia di Howard Lancaster?» sapendo che Robin detestava per
ovvie ragioni
quella ragazza le era un po’difficile da credere, ma era un
fatto che comunque
poteva risultare scioccante.
«si» ammise lui
«in un certo senso si, anche perché nessuno
ha ancora capito cos’è successo davvero, a parte
quella donna che ha ipotizzato
che la ragazza stesse scendendo per andare da un uomo alto sui due
metri, cosa
che mi sembra assurda. Anche perché nessun altro ha visto
niente. Eppure sembrava
così sicura…»
«già, di Emerald
Lancaster si sa nulla?»
Ovviamente dato che Hammy era in una
delle cliniche del
padre né lei né MacNeil erano venuti a sapere
niente da nessuno. Nonostante il
suo mentore -anch’egli presente al matrimonio- avesse chiesto
qualcosa in giro.
Era il suo medico di base, la conosceva da quando era molto piccola,
così come
aveva conosciuto da piccolo Howard ed anche Hogan, che
all’epoca era un
ragazzo…quindi magari un po’di
curiosità di sapere come stesse era normale.
«ho…sentito dire
in giro che pare essersi risvegliata. Non
conosco i dettagli» picchettò per un brevissimo
istante indice e medio sul
bracciolo della poltrona.
Lo faceva sempre quando mentiva.
Alya lo sapeva, ed
era segno che Robin in qualche modo, forse, i dettagli li conosceva
eccome.
«è un bene che
sia fuori pericolo. Se una ragazza così
giovane fosse morta sarebbe stato un peccato».
«per bastarda che
sia…»
Ed era difficile andare a dargli
torto…