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Autore: _Cthylla_    22/04/2014    3 recensioni
Dopo un matrimonio tanto voluto da una parte quanto osteggiato dall'altra, e soprattutto dopo l'incidente di Emerald, eccoci di nuovo qui con la nostra neo sposina in coma.
Si risveglierà?
E se si...sarà quella di prima?
Dal Cap.3:
Lionel bevve un abbondante sorso dal bicchiere. «secondo me è sbagliato il principio di fondo, in quello che dici. Chi può dire che, Warsman o non Warsman, mia nipote non sarebbe caduta lo stesso, magari per motivi diversi? O che non le sarebbe successo qualcosa di analogo che avrebbe portato comunque alla situazione attuale?» i due uomini si guardarono nei loro occhi verde smeraldo, nel soppesare quel che il più vecchio stava dicendo «quando succedono cose come questa è normale per un padre cercare dei colpevoli, tanto più per uno “innamorato” di sua figlia come sei tu. Se a Sebastian capitasse qualcosa del genere probabilmente reagirei alla stessa maniera. Ma in realtà non ci sono colpevoli qui, se non la sfortuna o il destino ingrato, se preferisci chiamarlo in questo modo».
Howard guardava l’orizzonte con aria pensierosa. «tu sai che non credo molto nel destino».
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kevin Mask, Nuovo personaggio, Robin Mask, Un po' tutti, Warsman/Lord Flash
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Occhi di smeraldo'
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Emerald riaprì gli occhi di nuovo.

Non riusciva a pensare in maniera coerente. Si rendeva conto soltanto di trovarsi “lì”, senza saper dare una definizione più approfondita a questo “lì”, e che davanti al proprio sguardo fisso c’era un qualcosa con due occhi un naso e una bocca che però le dava una buona sensazione. Più altra gente vestita di bianco che la accecò con qualcosa di luminoso che lei, comunque, riuscì a seguire con gli occhi.

La luce era bella, anche se meno accogliente di quella che aveva visto non-si-sa-quanto-tempo-prima, quando…quando…

Quando cosa?

Non aveva la cognizione del tempo, né di quel che le era successo…né di quel che stava succedendo adesso, veramente.

“riconnetti”.

Fu la prima parola che la sua mente riuscì a formare, e che la fece rabbrividire come se un impulso elettrico le avesse attraversato il corpo.

riconnetti”.

Luce…pila.

Camice bianco…persone. Dottori? Si?

dottori. Dottori, clinica”.

Dottori, clinica. Clinica…malattia? Incidente?

“focalizza. Identifica”.

Quel miscuglio di occhi naso e bocca visto prima.

Tratti…familiari.

Le voci le arrivavano come ronzii indistinti, ma solo perché non aveva ancora “connesso”.

identifica”.

Occhi neri, già visti e conosciuti…tutto…conosciuto. Ma certo.

“identificato: Mikey. Volta la testa di lato”.

Eh no, quello non pensava di riuscire a farlo anche se quella voce della sua testa glielo ordinava.

ce la fai. Volta la testa di lato, a destra”.

Con esasperante lentezza la ragazza riuscì a voltare la testa, ignorando il ronzio che ora iniziava a farsi meno indistinto. Coglieva parole come “risveglio”, “movimento”…”Hammy”…

L’uomo vestito di nero sulla soglia non necessitò nemmeno del processo di identificazione.

Solo…vestito di nero? Che era successo?!

Non riuscì a chiederlo ma riuscì a sorridergli e a muovere leggermente le dita della mano destra come in un accenno di saluto.

torna a dormire. Il grosso l’hai fatto, ti sveglierai nuovamente domani; andrà ancora meglio”.

E si riaddormentò.

 

 

«si è svegliata…si è mossa, e mi ha sorriso!» Howard iniziò a pensare che forse, forse, tutto sommato Dio poteva anche esistere da qualche parte. Forse «e credo che quel movimento delle dita fosse addirittura un saluto!»

«spero che abbia riconosciuto anche me…» mormorò l’americano.

«sei suo marito, non vedo perché non avrebbe dovuto riconoscere anche te. Dobbiamo continuare con quel liquido, una dose ogni mezz’ora».

Era quella la strada, l’avevano capito tutti ormai…

 

 

«quante ne hai?»

L’altro mostrò il barattolo di vetro. «com’è ben visibile, ho terminato con successo la caccia. Tu?»

Anche lui mostrò il barattolo. «pure io. Non pensavo di poter trovare le lucciole già adesso».

«può darsi che tu non abbia notato che il clima nella tenuta di mio zio è diversificato rispetto a quello del resto dell’ambiente. Della temperatura giusta, e con il corretto grado di umidità. Anche a Belfast c’è qualcosa del genere, che proviene dai laboratori Lancaster Tech».

Zachary Connors quella sera aveva lasciato che fosse Sebastian a scegliere cosa fare. Lì per lì quando lui se n’era uscito con l’andare a catturare le lucciole aveva accolto la proposta con scetticismo, ma si era ricreduto quando durante la caccia aveva avuto modo di far fuori tre serpenti.

«eh, a proposito, tua cugina mi aveva fatto una mezza proposta di lavoro…»

Sebastian sbuffò. «“Il lavoro è il rifugio di coloro che non hanno nulla di meglio da fare”. L’unico per cui tale concetto non è valido è mio zio».

Insomma, Sebastian L.V.C. Lancaster oltre ad essere un puro “esteta” era anche uno di quelli che “voglia di lavorare saltami addosso”, forse perché fin da piccolo si era abituato a vedere i genitori vivere della rendita che fruttava loro il possedere terre, case e palazzi non solo in Inghilterra ma in diversi altri Stati del mondo. Ciò che gli sfuggiva era che da più giovane suo padre Lionel si era dato da fare, per arrivare a quel punto!...se Emerald a volte poteva sembrare un po’ “distaccata” dalla realtà, non era nulla in confronto al distacco di suo cugino che aveva ferma volontà di vivere e vedere solo il bello della vita, chiudendo gli occhi, distruggendo o facendo sparire le cosiddette “brutture” delle quali spesso e volentieri si rifiutava perfino di parlare.

«inoltre a volte…sembra che il lavoro rovini i rapporti» concluse il ragazzo, alludendo a quanto era successo tra Zachary e i suoi.

Erano arrivati al lago, e si erano messi sulle sedie in vimini che erano sotto la piccola veranda di quella casetta di legno sulla riva.

«mi sembra assurdo che siano voluti ripartire subito. Insomma, mio fratello adesso sta passando un momentaccio e loro pensano all’attività! Ma che gli costava rimanere un po’di più, chiudere per più giorni? “c’è crisi, c’è crisi”, dicono, ma se volessero anche loro potrebbero tranquillamente vivere di una rendita che potrebbe fornirgli proprio mio fratello. Si, loro sono due che hanno lavorato tutta la vita…e che vogliono essere “indipendenti”…» mimò le virgolette «ma indipendenti di che? Quando si lavora si è sempre dipendenti. Se si è operai si dipende dal capo, se si lavora in proprio si dipende dai clienti che vengono -o no- a comprare la merce; considerato questo e a parità di dipendenza, allora, non conviene scegliere quella più redditizia e che ti permette di avere più tempo libero?»

Sebastian rispose con un leggero e breve applauso educato.

«non potrei essere più d’accordo. D’altra parte conosci bene la mia posizione sull’argomento. Sai una cosa? Quando Hammy si sarà svegliata e sarà andato tutto quanto a posto, avevo pensato di chiederti se per te sarebbe stata cosa gradita essere ospite nella mia tenuta a Belfast, e in seguito…si…tu sai che avevo pensato di studiare filosofia, ma non ne sono perfettamente sicuro. Ed è da quando mia cugina, a soli sedici anni, ha lasciato l’Inghilterra per andare prima in Sicilia e poi a Tokyo che mi sono detto più volte: “Sebastian, forse sarebbe bene che anche tu vedessi un po’di mondo”. Forse sarebbe più divertente vedere il mondo viaggiando in compagnia» disse il ragazzo «e chissà, magari lungo il percorso riusciremo anche a trovare una ragazza che riesca nell’impresa di destare il tuo interesse».

«ma non facevi prima a dirmi “ehi, di va di farci un gap year?”…non è una cattiva idea. Ma solo quando tutto questo sarà finito. Tra l’altro da quel che ha detto mio fratello sembra che da due giorni stiano tentando di curarla con una medicina proveniente da chissà dove».

«davvero? Con quali risultati?»

«a detta sua “assurdi”. Credo che Lentiggine intendesse “strabilianti”» puntualizzò l’albino, vedendo Sebastian guardarlo un po’perplesso « sempre stando a quanto mi ha raccontato, quella roba una volta entrata in circolo non ha solo rimesso a posto i tessuti che si erano rovinati e fatto letteralmente scomparire l’ematoma, ma sembra che applicazioni continue come quelle che le stanno facendo fortifichino e “rimettano a nuovo” anche i tessuti che erano già a posto di loro».

«sono sconcertato. Non ho mai sentito dire nulla di simile prima d’ora».

«infatti Mr. Lancaster pur non avendo ottenuto il permesso di commercializzare quel fluido lo sta studiando…senza riuscire a venire a capo di niente».

«…mi meravigli sempre di più ad ogni affermazione. Mio zio che non riesce a “venire a capo” di qualcosa?» gli occhi smeraldini del ragazzo erano pieni di stupore, perché da quel che sapeva una cosa del genere non stava né in cielo né in terra.

«eh già…»

La musichetta di Pac-Man a massimo volume fece sobbalzare Sebastian che finì quasi per cadere dalla sedia. Il suo nuovo amico gli piaceva molto, ma ogni volta che gli arrivava all’orecchio quel “bli-bli-bli-bli-bli BLI!” si sentiva torcere le budella, lui che andava a pop melodico, musica da camera, classica e lirica…anche se riusciva a sopportare altri generi quando usciva con gli amici di Belfast, per amor di compagnia e di “rimorchiamenti”. Per una bella ragazza sarebbe stato disposto a sorbirsi perfino quegli orribili gruppi che suo padre e suo zio ascoltavano in macchina, quei… Kiss, Demon, Iron Maiden, Def Leppard…i Black Sabbath!

A pensarci si sentiva quasi male.

«si, che…si è svegliata! Ma bene! Era ora…» il solito sorriso sornione dell’albino si allargò un po’ «sono contento…»

«oh, finalmente…» sospirò sollevato Sebastian. Zeke mise il vivavoce.

“svegliata” per modo di dire. Ha aperto gli occhi per un po’, poi li ha richiusi, poi li ha riaperti e…insomma, ha fatto così. Però quel che conta è che abbia iniziato a risvegliarsi. In fin dei conti fisicamente, adesso, non ha più niente che non vada. Deve solo riprendersi…dai, Hammy…

«mi sa che ci vorrà un po’perché torni attiva, un periodo di coma di dodici giorni è lungo».

infatti, ma vogliamo essere ottimisti. Lo sapevo che non sarebbe bastata una caduta, mia  moglie ha la pelle dura!

«forse i suoi amici andrebbero informati. Chiamano ogni giorno» disse Sebastian.

con Howard si è detto di farlo solo quando il suo risveglio diventerà effettivo. Nel senso quando tornerà ad avere un po’più di coscienza di sé, cercherà di muoversi e parlare, cose così.

«giusto».

 

 

:: il giorno dopo ::

 

 

«ecco, si è svegliata ancora…»

Le voci adesso erano distinte, ringraziando il cielo.

Lei si sentiva ancora piuttosto debole, però era in uno stato migliore rispetto al giorno prima. Merito del suo essere una chojin, e merito di quella medicina, soprattutto.

“papà…”

«potrebbe riuscire a dire qualcosa?»

«non credo. Sarebbe bello, ma…»

“ehi…ma io sto parlando. Siete sordi?”

Perché non la sentivano? Eppure lei stava parlando eccome, che c’era che non andava?

…forse il fatto che lei credeva di parlare, quando in realtà non muoveva nemmeno le labbra…

«nnh».

Ecco, quello era il massimo che riusciva ad ottenere.

«ha detto qualcosa!»

«non sforzarti, Hammy…»

“io non ho detto ‘qualcosa’…vi ho chiesto chiaro e tondo cosa mi è successo, e perché Michael è qui!” pensò lei, e pensò anche che  se si trattava di uno scherzo non era affatto divertente.

Anche perché lei non aveva tempo da perdere, doveva partire per Tokyo, il giorno dopo.

Aveva diciassette anni ma ne avrebbe compiuti diciotto a breve, quindi aveva tutto il diritto di andare dove le pareva, e quel che “le pareva” era di andare a fare la dj nella capitale nipponica…si, sapeva che suo padre magari avrebbe preferito se avesse continuato a studiare, o fosse diventata una chojin come lui. Ma lei non aveva intenzione di fare niente di tutto ciò: voleva vedere il mondo e diventare famosa come David Guetta, a cui aveva stretto la mano la sera prima.

“certo che Michael è sempre un grandissimo gnocco” pensò anche.

Peccato che le avesse detto di no, un paio di anni prima. Aveva capito i suoi motivi e la cosa era finita lì, ma non significava che lui avesse smesso di piacerle, e forse quello lo aveva capito anche lui…d’altra parte non era difficile notare che le sue guance diventavano rosa pesca ogni volta che lui faceva il gallo.

Fu a quel punto che notò una cosa alla mano sinistra di lui.

Una cosa che aveva tutta l’aria di…una fede nuziale?! Connors si era sposato?! E con chi? Quando era successo?!!

“e quell’anello da dove viene?” cercò di dire. Ma le vennero fuori solo degli altri “nnh”, con la differenza che stavolta se ne rese conto.

«nnh!!!»

“non…non riesco a parlare?! Perché?!!”

La sorpresa ed il panico erano così evidenti sul suo viso mentre si portava una mano alla gola che sia Howard che Michael capirono alla perfezione che lei avrebbe voluto parlare …ma non le riusciva.

«Hammy…Hammy. Buona. Hai avuto un incidente, sei stata in coma dodici giorni, che tu non sia ancora a posto è normale» cerò di tranquillizzarla Howard «tranquilla, va bene?»

“incidente…come e quando?!” pensò lei, tornando ad appoggiare la schiena ai cuscini. Guardandosi attorno vide un tablet. Lo indicò.

«ah, vuoi…si, subito» Howard glielo porse «però non stancarti troppo».

Era un po’preoccupato del fatto che non riuscisse a parlare visto che dagli esami adesso come adesso risultava tutto a posto, ma per l’appunto si era appena svegliata un po’ di più. Era una questione di tempo, si disse, nel vederla scrivere qualcosa che mostrò loro poco dopo minuti.

 

“l’incidente spiega il completo nero ma…che incidente è? Quando è stato? Pensi che a breve potrò partire per Tokyo come previsto?...e poi da quando in qua Mikey è sposato?!

 

Il sollievo che era comparso in volto ai due uomini si sciolse come neve al sole.

Si guardarono, la guardarono.

C’era decisamente qualcosa che non andava. Sembrava averli riconosciuti, ma…”partire per Tokyo come previsto”? e soprattutto quella domanda “da quando in qua Mikey è sposato”!

Michael, con l’aria di uno che ha preso un ceffone immenso, fece per dire qualcosa. Howard lo batté sul tempo.

«Hammy…in che anno siamo?»

Lei lo guardò perplessa, per poi scrivere che non sapeva che giorno fosse di preciso, ma…e poi digitò una data che corrispondeva a qualcosa come due anni e mezzo prima.

L’americano era impallidito. Emerald aveva dimenticato due anni e mezzo della propria vita…due anni e mezzo in cui erano successe un mucchio di cose, incluso il loro mettersi insieme, il viaggio a Washington, il matrimonio, la loro storia in generale!

«amnesia retroattiva» disse pianissimo Howard «l’avevano detto che avrebbe potuto succedere. E credo che con quell’ultima terapia abbiamo già limitato molto i danni».

 

“???...che vuol dire ‘amnesia retroattiva’?! …non siamo nel 2011? …

 

Howard pose delicatamente le mani sulle spalle della figlia, mentre Michael si era preso la testa tra le mani.

«Hammy, oggi è il dodici giugno 2014. Tredici giorni fa hai avuto un incidente, cadendo dalle scale e battendo la testa…»

 

stai scherzando vero?!! io non posso avere compiuto vent’anni ieri !!!”

 

Però la faccia di suo padre era mortalmente seria.

Quindi non scherzava per niente.

Era il dodici giugno 2014. Lei aveva vent’anni…

Era vecchia!!!

In quel momento notò un “impiccio” strano all’anulare della propria mano sinistra.

Quando gli occhi caddero sull’impiccio in questione impallidì e sollevò la mano davanti al proprio viso.

Una fede nuziale!

Ma come?!! In che mondo parallelo si trovava?! Lei, sposarsi a vent’anni?!!

Si tolse precipitosamente la fede dal dito, senza più considerare minimamente le persone che le stavano attorno. Osservò l’interno dell’anello.

 

“31/05/14 , E. J.V.P. L. - M. C.”

 

La prima era lei senza dubbio, ma M. C. …?

Ebbe un’illuminazione improvvisa che la fece diventare rosa pesca. Ma non le sembrava possibile. Dai…sarebbe stato troppo assurdamente bello per essere vero, se…

Guardò la vera, e poi guardò Michael, non osando nemmeno scrivere sul tablet la domanda.

Lui però annuì, e toltosi la propria fede -molto simile a quella di Emerald, ovviamente- gliela porse con un sorriso un po’malinconico. Era triste vedere la propria moglie non ricordarsi di averlo sposato.

 

“31/05/14 , M. C. - E. J.V.P. L.”

 

Rimase a bocca aperta, mentre il rosa pesca diventava più intenso pensando che se si erano sposati lei e Mikey avevano anche…beh…

Guardò suo padre. Indicò sé stessa e l’americano.

«eh si. Vi siete sposati, e l’incidente purtroppo è avvenuto praticamente subito dopo pronunciati i giuramenti. A un certo punto ti sei allontanata senza che nessuno capisse perché, e mentre scendevi le scale si è rotto un tacco e…eccoci qui».

«recupererà la memoria?»

Howard guardò suo genero. «ho discusso a lungo con i dottori riguardo ogni possibile tipo di conseguenza. Amnesie retroattive come questa solitamente si risolvono col tempo, i ricordi tornano. Pian piano…ma tornano. E la sua memoria eidetica dovrebbe aiutarla. Ciò di cui ha bisogno ora è di restare tranquilla, avere accanto persone che le vogliono bene e, quando si sarà ripresa meglio, stare in luoghi conosciuti».

“decisamente!” pensò la ragazza, che però era intenta a guardare Michael, verso cui tese pian piano le braccia.

«vuoi…? Va bene» disse lui, abbracciandola con quanta più delicatezza possibile. E ad Emerald, pur non avendo alcun ricordo degli ultimi tempi, piacque che la propria pelle le trasmettesse sensazioni “familiari” che potevano essere un’ulteriore conferma…o solo gioia e soddisfazione per qualcosa che aveva desiderato molto a lungo.

«andrà tutto bene, miz. Ricorderai tutto, e tornerai anche a parlare. Tanto io non vado da nessuna parte».

«e comunque per tua informazione, Hammy, adesso lui è Michael Lancaster…»

“ah si?...chissà se è svenuto, quando ha preso il cognome” pensò la ragazza, staccandosi solo diverso tempo dopo dall’abbraccio del marito.

“marito”! ancora non le sembrava vero!

Beh, anche se aveva avuto un incidente da restarci quasi secca, non parlava, e non ricordava due anni e mezzo della propria vita dei quali avrebbe dovuto farsi raccontare tutto il possibile, non era poi così male quel 2014.

 

“in luoghi conosciuti…quindi tornerò anche a Tokyo? Già, ma Michael quindi era a Tokyo? Dove ci siamo messi insieme?” scrisse sul tablet.

 

«eravamo a Tokyo, si…nell’appartamento che condividevi con il resto del gruppo di donne chojin a Shibuya».

Aaaaaaspè.

Che voleva dire “gruppo di donne chojin”?!

«hai frequentato la Scuola di Ercole, ed hai anche portato a casa il premio per la miglior tecnica» la informò pacato Howard «man mano ti spiegheremo tutto, tranquilla».

Tutto, diceva…più o meno!

Perché c’era qualcosa che né lei, né Michael e forse nemmeno nessun altro avrebbe mai potuto spiegarle bene. Lei stessa che lo aveva vissuto non era mai riuscita -o forse semplicemente non aveva mai voluto- comprenderlo appieno…figurarsi se poteva farselo spiegare da qualcuno di esterno, come Meat per esempio, che era l’unico a sapere qualcosina.

E lei al momento di Meat non si ricordava neppure…

Così come non si ricordava minimamente di Lord Flash. O Warsman. O Nikolai, come l’aveva chiamato raramente.

Vecchio porcello, pantegana psicotica, sorcio, ratto delle steppe, Capitan Pantaloni Aderenti…non ricordava niente di lui, di loro due. Non ricordava nulla del loro ammazzarsi, del loro supportarsi, del loro sopportarsi, ed in tutto ciò litigare ferocemente mentre imparavano a conoscersi e forse anche apprezzarsi.

Non ricordava di quella loro serata a sfascio, del loro viaggio attorno al mondo, di Rio. Non ricordava di averlo visto in viso ed averlo accettato. Non ricordava nulla delle loro serate di tango. Tutto era stato cancellato dalla testa di Hammy come un colpo di spugna bagnata cancella il gesso da una lavagna.

La dimostrazione che nemmeno il più sottile e crudele umorista è in grado di essere ironico quanto la vita stessa, eccola lì: Warsman nel tentativo di non perderla aveva involontariamente causato l’incidente che le aveva fatto dimenticare tutto del loro rapporto.

E di quello tra lei e Kevin, che comunque era finito-finito, a detta di Hammy stessa.

«dirò a Janice che quando qualcuno dei tuoi amici richiamerà per sapere come stai dovrà informarli della tua condizione. Credo che verranno qui in blocco».

Howard era anche tentato di sperare che a loro si unisse anche Kevin Mask, non per chissà quale motivo strano ma perché anche lui aveva parte delle memorie di Emerald nei due anni e mezzo a Tokyo; e riteneva importante che sua figlia potesse avere un quadro più chiaro possibile del “buco” che aveva nei ricordi.

 

“ma in questo gruppo di amici quindi ce ne sono anche di femmine?”

 

«ma certo. In particolare quella del pianeta dei demoni, Kirika…lo so, il suo nome non ti dice nulla, ma prima o poi ti ricorderai anche di lei» disse Michael «nel frattempo posso farti conoscere nuovamente mio fratello».

 

“ho conosciuto tuo fratello?...hai un fratello? O.o”

 

«pensare che tu sia riuscita a dimenticare anche uno come Zachary…mh. Vabbè» borbottò l’americano «si, ho un fratello più piccolo. Compie ventidue anni a settembre».

 

“ooook…sentite, ma di tutto questo periodo qui ci sono delle foto vero?”

 

«il tuo blog di Tumblr è pieno!» disse Howard con un sorriso «migliaia di fotografie e migliaia di video».

 

ok buono a sapersi :) però mi sa che è meglio se vedo tutto un’altra volta. Sono un po’stanca adesso.”

 

«va bene, tranquilla, hai tutto il tempo che vuoi».

 

eeeeeeeeeeeeh…pa’…adesso però puoi rimettere il completo bianco per piacere? Vederti in nero non mi piace, perché solitamente è un segnaccio”.

 

«non potevi pretendere che continuassi a vestire di bianco con te in coma!» protestò lui «…e comunque finché non tornerai almeno a parlare porterò completo e fazzoletto grigi».

 

anche bianchi…cioè…mica c’è più rischio che muoia no?”

 

«no. Non credo, ti sei risvegliata, quel rischio direi che l’abbiamo scampato» disse Michael.

 

…marito :)”

 

«già, non è che finirai a pentirti?...ok, ok! …che razza di manesca» borbottò l’americano dopo che lei gli ebbe dato uno scappellotto sulla testa.

 

“io non mi ricordo niente però se ti ho sposato dovevo essere convinta proprio, sennò ‘sti ca”

 

«linguaggio, prego…anche quando scrivi!» la “rimproverò” Howard.

 

 

:: Tokyo, qualche ora dopo ::

 

 

«può…può ripetere? Ho capito bene?»

Era stata Fiona a rispondere al telefono, e dunque quella che era stata informata della condizione di Emerald.

Lei, le ragazze e anche i ragazzi al momento erano tutti quanti lì a Shibuya. Da quando si erano conosciuti era qualcosa che succedeva spesso e volentieri, ritrovarsi tutti insieme ed in seguito uscire, sempre tutti insieme. Così come spesso si trovavano anche ad allenarsi nello stesso posto.

«c’è qualche problema?» domandò piano Jeager con aria cupa ed allarmata. La rumena fece cenno a lui, e agli altri che avevano iniziato a rumoreggiare, di tacere.

si…quello che ha Emerald si chiama “amnesia retroattiva”. Ha dimenticato tutto quel che è successo dalla sua ultima sera a Londra prima che partisse per Tokyo, quasi due anni e mezzo fa. Tutto quel che è successo, tutte le persone che ha conosciuto in quel periodo…incluse te, le altre ragazze, i vostri amici della Muscle League…Kevin Mask…tutti. I medici dicono che dovrebbe essere una cosa temporanea, e che man mano dovrebbe recuperare la memoria, oltre all’abilità di parlare.

«è anche…afasica?»

Per chi sapeva cosa voleva dire la parola, specialmente preceduta da quell’ “anche”, impallidire un po’fu abbastanza normale.

non proprio. Capisce quel che le viene detto e scrivendo comunica tranquillamente quello che LEI vuole dire, ma ha una sorta di “blocco” psicologico che le impedisce di parlare. Secondo i dottori potrebbe anche essere correlato con la sua amnesia, nel senso, recuperati i ricordi…

«recupererebbe anche la facoltà di parlare».

esatto. Ma personalmente spero mia figlia torni a farlo prima.

«beh, certo…Mr. Lancaster, pensa che potremmo venire a trovarla?»

quando si sarà ripresa ancora un po’, sicuramente. La vostra presenza può farle solo del bene.

«d’accordo. Ehm…pensa che anche Kevin Mask dovrebbe essere avvisato?» osò dire Fiona «è parte integrante dei ricordi che mancano ad Emerald…»

non ce n’è bisogno. Conoscendo mia moglie, probabilmente Kevin Mask lo sa già. A risentirci.

A chiamata terminata Fiona si voltò verso gli altri.

«allora…a quanto mi ha detto Mr. Lancaster le condizioni fisiche di Emerald sono buone, ed è fuori pericolo. E questa è la notizia buona».

«ma se hai detto che non parla!» esclamò Dik Dik.

«…appunto…la cattiva è che nonostante questo non solo non riesce a parlare e per farsi capire scrive, ma ha anche dimenticato tutto quel che è successo dal suo arrivo qui a Tokyo due anni e mezzo fa in poi. Inclusi tutti noi!»

«no, ma non è possibile!» sbottò Terry, allibito come tutti «non è possibile, dai!»

«eppure è così».

«cioè…Emerald si è davvero dimenticata tutto? Di aver conosciuto noi…del Torneo, di quel che è successo nelle finali…del patto…di Kevin Mask?» Roxanne scosse la testa con uno sguardo che era tra l’incredulo e l’arrabbiato, non con Emerald ovviamente ma con la vita in sé! «è assurdo!»

«quindi ha dimenticato anche tutto quel che è successo su alla Scuola di Ercole?...tutto quel che abbiamo combinato a Robbie il rompicoglioni? Di me?!» Kirika si indicò «ma no cazzo, dai…»

«e delle nostre gare mangerecce?!!» aggiunse Kid Muscle «aaaaaaspeeeeetta, ma allora si è dimenticata anche del matrimonio?!!»

«tutto da due anni e mezzo fa in poi, quindi presumo di si!»

In tutto quel bailamme solo Meat era rimasto in silenzio a rimuginare sul fatto che non si era dimenticata solo quel che avevano detto gli altri, ma anche del suo braccio potenziato e…di Warsman, l’arcinemico/alleato/partner di ballo e non solo e bla bla bla. Pensando anche che probabilmente in tutto ciò era l’unica cosa buona, l’aver dimenticato quel rapporto strano e un po’malato. Ovviamente gli dispiaceva per Kevin Mask, quando l’avrebbe saputo non sarebbe stato piacevole per lui…però Meat sarebbe stato più contento se tutto ciò avesse dato davvero un taglio alla faccenda tra lei e quel russo.

Anche perché quell’incidente che c’era stato non gli era mica tanto chiaro. Ok, il tacco si era rotto e pace. Ma la musica che era partita prima, all’improvviso, e che sembrava aver fatto scattare Hammy in quel modo, non era forse un tango?

E lei e Warsman non erano forse anche partner di tango?

Non ne aveva le prove, però aveva quasi la certezza che il colpevole di tutto ciò fosse proprio lui. Oltre alla sfiga, ovviamente.

 

 

«si è dimenticata tutto…tutto. O almeno, tutto di noi» Kevin guardò miss Mari per poi sprofondare sulla poltrona con la testa tra le mani «non ricorda neppure di avermi conosciuto, si rende conto?»

Emerald gli aveva detto più volte che era finita, ma lui aveva continuato a sperare, ed ecco che aveva ricevuto l’ennesima mazzata. Come poteva sperare di combinare qualcosa se lei non ricordava niente?!

Si, forse proprio sfruttando questa cosa avrebbe potuto provare ricominciando da zero, ma lei adesso era sposata e molto sensibile alle influenze più “profonde”, per così dire, e dunque particolarmente a quelle di padre e marito. Marito!!! Miss “prima dei trenta non mi sposo”!

«dev’essere dura, sia per te che per la ragazza stessa…che per tutti, ovviamente…»

«e sono anche un po’in pensiero per Warsman che da quando glielo ho detto prima per telefono non si è fatto vivo. Dopo vado a vedere che combina…» disse l’inglese «credo che questa faccenda l’abbia colpito più di quanto vorrebbe dare a vedere. È che avevano un rapporto strano, quei due…non sono mai riuscito ad inquadrarli davvero, erano un po’di tutto».

«ed ora sono “molto” di niente. Ma che tu sappia è permanente?»

«teoricamente no ma con cose come questa non si sa mai. Potrebbe ricordare e…e riprendere a parlare…anche dopodomani, o tra due mesi, o forse…tra qualche anno, o…non si sa, non si sa…» la guardò «quando si sarà ripresa un pochino dovrò andare da lei anche io, vero?»

«direi di si, sei stato importante per lei».

Kevin divenne pensieroso. «si. Credo».

«e se avevano un rapporto stretto, di qualunque cosa si trattasse, forse anche Warsman…»

«sicuro, e lei crede davvero che Howard Lancaster lascerebbe che le si avvicini, dato che lo vede come una bestia? Io non penso proprio. E poi con tutto il rispetto per lui ma non penso che trovarsi davanti qualcuno con cui ha un rapporto così ambiguo, fatto però più di odio che di altro, sia bene per Emerald. Ha bisogno di tranquillità, non di litigare!»

Dal suo punto di vista forse poteva anche non avere tutti i torti, ma lui sapeva soltanto una microscopica parte di tutta la storia.

E Warsman, che al momento era in casa “propria” e si sforzava di trattenersi dallo spaccare tutto a suon di pugni, non sarebbe stato molto d’accordo con quella sua teoria.

Quando Kevin gli aveva detto le ultime novità la prima cosa che aveva pensato era stata “al peggio non c’è mai limite”.

La seconda, “la vita è una grande stronza, come se non lo sapessi già, grazie mille!”

La terza, “è colpa mia. E adesso?!”

La quarta, “è una completa e totale ingiustizia!

Di tutto quello che poteva dimenticare, di tutto, aveva dimenticato proprio quel periodo lì. Aveva dimenticato tutto di loro due…e la colpa era sua! Lui, per non perderla, l’aveva persa del tutto!

Non era giusto…proprio quando aveva trovato una persona, una, a cui andava bene così com’era…ecco che tutto e tutti si erano messi in mezzo per portargliela via. Se stesso incluso!

Proprio adesso che stava tornando a vivere.

Doveva andare a Londra, doveva provare a parlarle…ma come avrebbe potuto riuscirci? Avvicinarla adesso sarebbe stato veramente difficile, non come le altre volte. E se avesse provato ad agire come al solito, con lei, nulla l’avrebbe trattenuta dall’ammazzarlo o farlo ammazzare. Ovvio: non ricordava!

E anche se fosse riuscito a dirle di loro due, lei gli avrebbe creduto? Gli avrebbe creduto se le avesse raccontato cos’era successo tra lei, una ninfa allora neanche ventenne, e lui, un…vecchio porcello col volto deforme?

O lo avrebbe mandato via o, peggio, gli avrebbe riso in faccia e poi l’avrebbe mandato via. Come avrebbe potuto credere a qualcosa cui ancora lui stesso riusciva a credere solo a stento?

“ed è colpa tua, eh si, è proprio colpa tua Sorcio, sei tu la causa della mia amnesia. In un certo senso ti devo un favore perché così mi hai reso le cose più facili; non ricordo più né di Kevin né di te, c’è solo mio marito adesso. Niente più tentennamenti, nemmeno per sbaglio. Grazie, grazie, grazie”.

Assurdo che il suo senso di colpa gli parlasse con la voce di Emerald. Scosse bruscamente la testa per scacciarlo.

A quel punto gli venne pensata una cosa, però.

“e se stesse solo fingendo?...un’amnesia di questo tipo potrebbe toglierla  per  davvero da qualche impiccio!”

Poteva essere una stupidaggine, ma forse anche no.

Forse era un’idea che era venuta a lei stessa, o forse a suo padre, d’accordo con l’americano bastardo, e che lei aveva accettato di seguire. Ce li vedeva ad escogitare un complotto simile tenendo all’oscuro il resto dei familiari…

Ma no, che senso avrebbe avuto?! Se mai avesse avuto ragione no, non aveva senso un complotto, quella poteva essere un’idea avuta solo da lei.

Doveva trovare il modo di sincerarsi su come stavano davvero le cose…

 

 

Il fatto che le strane uscite di Robin Mask avessero avuto un drastico “stop” era qualcosa di confortante per Alya, che perlomeno non si era vista più tornare a casa il compagno con piercing in posizioni strane o cose del genere. Anche chiamate e messaggi erano diventati alquanto sporadici, per non dire nulli, almeno quelli di cui lei si accorgeva. Ed il giorno dopo il matrimonio con tragedia annessa le aveva anche comunicato che il suo viaggio di una settimana verso una destinazione non ben definita era saltato. Insomma sembrava che stesse tornando tutto a posto, su quel fronte…

Peccato solo che l’umore di Robin fosse colato a picco, dopo quello, tanto che la donna a volte arrivava quasi a non sopportarlo proprio.

L’altra mattina se l’era presa con lei perché a suo dire si era presa tutta la coperta del letto -cosa assolutamente non vera poi!- e gliene aveva dette di tutti i colori, arrivando perfino ad accusarla di egoismo perché “vuoi coprirti solo tu?! E io cosa sono, un pezzente, che non posso nemmeno coprirmi? Nel mio letto, per giunta?!”

E due giorni prima, invece, quando lei gli aveva gentilmente fatto notare che la sua maschera era poco lucida in un punto? apriti cielo! Si era sentita dare -e qui c’era rimasta di sasso anche solo per il linguaggio che mai gli aveva sentito usare prima- della “pignola segosa”, e si era anche sentita dire che doveva “pensare alle macchie sue perché ce n’era qualcuna che non poteva essere lavata, come quella di essere una strega dello spazio per esempio”.

Ecco, quello l’aveva ferita e nemmeno poco, anche se tutto quello che aveva fatto era stato lanciargli un’occhiata gelida per poi andarsene via prima di finire a piangere.

Credeva di aver superato quella fase ormai, e lui se n’era uscito con una cosa come quella! Vero che dopo circa tre ore -fin troppo- era venuto a scusarsi dicendole che non era quel che pensava davvero e che comunque lei non c’entrava col suo malumore, riconoscendo anche di essere stato mortalmente ingiusto a prendersela con lei in quel modo.

Ma non aveva voluto dirle di più riguardo a quel che lo rendeva così nervoso, o meglio, di quelle sue uscite mancate perché era di quello che si trattava. Solo che Alya iniziava veramente a rompersi le scatole di quella faccenda, perché il fatto che fosse di malumore non gli dava certo il diritto di prendersela con lei.

«Robin dobbiamo parlare».

«non sono in vena».

«ultimamente non sei mai in vena, ma io di tutto questo comincio ad averne abbastanza».

«se è per quel che ti ho detto due giorni fa, mi sono scusato mi pare!»

«non capisco il perché di questo tuo atteggiamento, e…a questo punto ammetto che la cosa mi preoccupa» disse. Arrivati a quel livello forse l’unica era essere chiari.

«non è colpa tua, lo sai. È solo che…è complicato. Te l’avevo già detto».

«c’entra qualcosa quanto è accaduto al matrimonio della figlia di Howard Lancaster?» sapendo che Robin detestava per ovvie ragioni quella ragazza le era un po’difficile da credere, ma era un fatto che comunque poteva risultare scioccante.

«si» ammise lui «in un certo senso si, anche perché nessuno ha ancora capito cos’è successo davvero, a parte quella donna che ha ipotizzato che la ragazza stesse scendendo per andare da un uomo alto sui due metri, cosa che mi sembra assurda. Anche perché nessun altro ha visto niente. Eppure sembrava così sicura…»

«già, di Emerald Lancaster si sa nulla?»

Ovviamente dato che Hammy era in una delle cliniche del padre né lei né MacNeil erano venuti a sapere niente da nessuno. Nonostante il suo mentore -anch’egli presente al matrimonio- avesse chiesto qualcosa in giro. Era il suo medico di base, la conosceva da quando era molto piccola, così come aveva conosciuto da piccolo Howard ed anche Hogan, che all’epoca era un ragazzo…quindi magari un po’di curiosità di sapere come stesse era normale.

«ho…sentito dire in giro che pare essersi risvegliata. Non conosco i dettagli» picchettò per un brevissimo istante indice e medio sul bracciolo della poltrona.

Lo faceva sempre quando mentiva. Alya lo sapeva, ed era segno che Robin in qualche modo, forse, i dettagli li conosceva eccome.

«è un bene che sia fuori pericolo. Se una ragazza così giovane fosse morta sarebbe stato un peccato».

«per bastarda che sia…»

Ed era difficile andare a dargli torto…

 

   
 
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