Cato, il forte e temuto.
Nel suo distretto tutti lo rispettavano. Per paura, non per altro.
Il migliore dell’accademia, il più bello del Distretto.
Tutti lo spronavano ad offrirsi volontario.
E così lui fece.
Quella che doveva essere la sua ultima mietitura, la passò sul palco, dopo aver alzato la mano.
Si era offerto volontario perché gli altri volevano così.
Lui non sapeva se era quello che voleva.
Ma era certo che ce l’avrebbe fatta.
Non sapeva quanto si sbagliasse.

Cato odiava gli Ibridi.
Li riteneva inutili e toglieva ai tributi tutto il divertimento di uccidere.
Gli Hunger Games con gli Ibridi erano soltanto uno spreco di tempo.
Cosa ci trovavano quelli di Capitol di così eccitante in loro, lui non lo sapeva spiegare.
Non erano altro che animali geneticamente modificati, nati con lo scopo di rovinare il divertimento.

Il dolore che provava in quel momento era indescrivibile.
Correva tra gli alberi, cercando di non inciampare nelle radici.
Se cadeva era spacciato.
Aveva quasi due dozzine di Ibridi alle calcagna, se cadeva era morto.
Si sentì più protetto sapendo di avere quella corazza, ma che di sicuro dopo un paio di morsi avrebbe ceduto.
Quando arrivò alla piana della Cornucopia vide quelli del 12.
Corse verso di loro, ma li superò e si arrampicò sulla Cornucopia, senza fiato.
Dopo aver rimesso aria nei polmoni, afferrò da dietro il Ragazzo Innamorato.
Vide la Ragazza in Fiamme puntargli l’arco contro e poi scagliare una freccia, dritta sulla sua mano.
Cadde all’indietro e il dolore che sentì dopo era immenso.
Morsi e graffi. Cercò di difendersi, ma poi si arrese.
Dopo un tempo che sembrò infinito, la freccia arriva e si va a conficcare nella sua testa.
Vede un Ibrido. Di medie dimensioni, pelo corvino, un collare con il numero 2 e occhi cioccolato.
Poi il buio.