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Autore: Greta_HopeCiuffiner    22/04/2014    1 recensioni
Il terrore negli occhi di Lilith.
Nuova città,nuova scuola,nuova vita.
Tutto andava bene,finché nella sua vita arriva Daniel,il ragazzo dagli occhi 'gialli'.
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Remember.”

 

Confusione e rabbia, ecco cosa sovrastava il più delle volte la mia mente.

Ce l'avevo col mondo,mi era stato portato via Joshua,mio fratello in un incidente stradale,me lo ricordo ancora,quel giorno.

 

15 agosto 2011.

 

Ieri,alle 00:31 un 23enne è stato travolto da un'auto in corsa,

il cui guidatore era probabilmente ubriaco,il ragazzo è morto sul colpo.

Joshua Lodwant è la vittima, sempre più incidenti in quell'incrocio soprattutto,

in sindaco chiede provvedimenti per cercare di evitare altri di questi spiacevoli

incidenti.”

Ecco cosa dicevano i giornali,ma io ricordo anche il vuoto negli occhi di Leonard,il mio secondo

fratello,delle disperate urla di mia madre o del silenzio tombale di mio padre.

Poi c'ero io,lì inerme troppo fragile per crederci,troppo amareggiata,mi ricordo ogni volta

“Josh,non andare in auto a quell'ora della notte.” gli dicevo,ma lui mi accarezzava la guancia e

mi sussurrava di stare tranquilla...ed ecco come era finita invece.

Ricordo che per giorni,forse settimane o perfino mesi, non andai a scuola,troppo depressa,troppo

inferiore per sopportare tutto ciò che mi stava accadendo.

Ero troppo poco per tutto,in quel momento.

Ricordo anche che i miei avevano paura di dirmi qualunque cosa,perché tutto poteva ferirmi,tutto

mi faceva male ormai.

Riuscii a superare la sua morte grazie a Micheal,che per un anno intero fu il mio ragazzo;

lo amai con tutta l'anima,mi aggrappai a lui ma poi mi lasciò sprofondare,di nuovo...

mi aveva lasciato sola,come avevano fatto tutti.

Pagine e pagine di diario,foto,tutte cancellate da una penna o strappate e gettate

Micheal” cancellavo con la gomma le scritte sul mio diario,

anche se sapevo che sarebbe stato inutile,perché per far uscire qualcuno dalla tua vita uno scarabocchio sopra il nome non basta.

Due mancanze,doppia sofferenza,forse fu quello a farmi odiare il mondo.

 

Infine,vedevo Leonard cominciare a fumare,sgretolarsi,drogarsi e bere.

Forse era il suo modo di farsi forte,ma facendolo mi distruggeva più di quanto già non lo fossi stata.

Avevo paura di perdere anche lui,non lo avrei mai accettato,non ce l'avrei mai fatta.

Ogni notte,quando non riesco a prendere sonno e vado a sciacquarmi la faccia in bagno sento

quella puzza atroce,fumo,canne.

Chissà se i miei se ne erano accorti,chissà,erano così assenti loro.

 

Mentre questi vecchi ricordi mi sovrastavano la mente i miei occhi si riempirono di lacrime,

mi alzai e andai in camera mia buttandomi sul letto,pressai la mia testa sul cuscino,che ne aveva subite tante anche lui.

Tra tutta questa malinconia si fecero le otto di sera e puntuale mio padre entrò in casa.

Dopo circa mezz'ora mangiai, mio padre mi chiese “Com'è andata a scuola?” Davvero si sarebbe aspettato una risposta sincera? “male Benissimo.” risposi io con un falso sorriso.

“Bene” disse lui, e continuammo a mangiare. “E a te,Leo?” “bene anche a me” rispose mio fratello. Quando finii salutai e andai di sopra,volevo dormire,solo questo volevo.

I ricordi vecchi e grigi erano andati via,ma il presente era tornato.

Daniel” la mia mente decise di sovrastarmi di quei pensieri,ripensavo a quelle parole

agli “occhi verdi.” e al “mi desidererai” Non lo avrei mai fatto,li disprezzavo,anche se questo andava oltre tutto ciò che credevo,io volevo sempre andare oltre le apparenze e poi,mi ero sempre detta che chiunque capisse che i miei occhi fossero verdi non lo avrei lasciato andare,ma non potevo no. Non con loro,li odiavo.

Quella lunga notte passò e alle sette in punto la sveglia trillò.

Stessa routine: mi alzai,andai in bagno,mi vestii e andai.

Stavo camminando,ancora con gli occhi un po' socchiusi ma attenti poi vidi passare dietro di me

uno di quei 7 maledetti,non ricordavo il suo nome ma il suo volto sì. Capelli castani e occhi neri,

robusto e alto. Mi convinsi che non potevo averne paura,nessuno di loro mi faceva paura,forse un po' Daniel,anche se mi infastidiva ammetterlo.

“Sicuramente fa semplicemente la mia stessa strada.” Pensai,lo speravo.

Fui sollevata quando arrivai a scuola,ancora era prestissimo e in pochi stavano a scuola così vagai tra i corridoi prima di prendere i libri nell'armadietto.

Ad un tratto quel ragazzo dai capelli castani mi prese il braccio e mi afferrò la vita.

No,non mi sarei lasciata baciare anche se la presa era troppo forte.

Lui si avvicinava sempre più alle mie labbra,ero sicura che se me le avesse sfiorate avrei fatto qualunque cosa,pur di sfuggirgli ma accadde ciò che non mi sarei mai aspettata...

I nostri respiri si facevano vicini mentre io pensavo a cosa fare,

d'un tratto il castano si bloccò,fermato da una voce “Lasciala stare Mike,quella stupida.”

Era Daniel,riconoscevo quella sua voce tanto forte.

“Stupida? Stupida a chi!?” Urlai. “A te piccoletta,non ci senti forse?” Avevo provato a difendermi, ma mi terrorizzava tutto di lui. Così arresa andai via a testa bassa

Cominciai a capire che di quel gruppo il “Leader” fosse Daniel,il ragazzo con gli occhi gialli.

Cercando di dimenticarmene guardai il foglio

Ore 8:10 educazione fisica.”

No,non educazione fisica,tutto tranne che quella,odiavo farmi vedere dagli altri e dover correre,saltare,lanciare una palla. Odiavo tutto ciò,odiavo essere al centro dell'attenzione.

Arresa cercai ovunque la palestra,ma non avevo idea di dove fosse.

Suonò la campanella e tutti scomparvero,bella merda.

Continuai per minuti a cercare la palestra finché non mi sentii chiamare “Lilith.”

Di nuovo lui,Daniel,non sapevo cosa fare e stetti zitta. “Lilith” ridisse,

io allora dissi “Perché non sei in palestra?” “Me ne sbatto,entro a seconda ora. E invece tu?Perché non sei a lezione?” “Non trovo la palestra.” Dissi decisa. Ridacchiò,poi “Non hai paura? Sei sola con me.” “Non ho paura di te.” Stavo mentendo,ma non avrei mai ammesso di aver paura di lui.

“Sicura?” ribattè. “Sicura.” dissi.

“Vedremo.” Dopo che disse questo mi afferrò i fianchi e mi si avvicinò,sentivo il mio respiro sempre più vicino al suo,sapevo che con lui non avrei potuto fare nulla,lui mi pietrificava.

Mi stava per sfiorare le labbra quando il bidello strillò “Andate subito a lezione o lo dico al preside”

Dan mi afferrò la mano e mi trascinò in palestra inventandosi qualche scusa con il prof.

Fortunatamente non fui più costretta a vederlo perché le ragazze giocavano a pallavolo e i ragazzi a calcio.

L'ora finì,sembrava essere interminabile.

Ci fu la ricreazione,forse la peggiore di tutta la mia vita: in quei giorni non avevo legato con nessuno mentre gli altri si conoscevano già dagli anni precedenti,così cercai un tavolo in cui ci fosse un posto libero,ne trovai uno pieno di ragazze e ragazzi che parlavano,era l'unico con un posto libero, così mi diressi lì e mi sedetti...

Tutti quelli seduti in quel tavolo mi guardarono male “Chi ti ha detto di sederti?” dissero

“Non pensavo ci volesse un permesso” Dissi io. “Pensavi male.” Risposero, ma io feci finta di nulla e continuai il mio pasto quando d'un tratto sentii la mia maglia umida,fredda e appiccicosa:

mi avevano buttato la coca cola addosso “Così impari” Rise tutta la sala,volevo ribattere,dire qualcosa,ma mi sarei trovata in una situazione peggiore.

Così presi il mio vassoio e me ne andai fuori,l'unico posto che conoscevo abbastanza era l'aula di punizione,così andai lì e mi sedetti a terra pensando alla figura di merda appena subita.

Quella speranza di poter conoscere qualcuno si era infranta,non volevo ma cominciai a piangere.

Ero debole,anche se mi ostinavo a dire di non esserlo,odiavo che nessuno mi considerasse,avrei voluto anche solo una persona che mi potesse consolare nei momenti bui,invece ero sola,come sempre. Sentii la maniglia girarsi “qualche prof.” pensai “sono nella merda.”
Invece davanti a me si piazzò il ragazzo dagli occhi gialli,Dan. Mancava solo lui,con cosa voleva finire di umiliarmi? Mi si avvicinò e si sedette accanto a me avvicinandosi al mio viso,mi porse
un pacco di Marlboro e chiese “Ne vuoi una?” “Non fumo” Dissi piangendo. “A me fanno un buon effetto quando sto male,sai?” “a me no.” dissi.“Sei fredda anche quando piangi.” disse lui.
“Cosa vuoi?Umiliarmi,anche tu?” “Perché dovrei,tanto ti stai distruggendo da sola.”
“Cosa vuoi saperne tu di me.” “Tu non mi dici niente,ma i tuoi occhi si.”
“I miei occhi mentono.” dissi. “tu puoi mentire,ma i tuoi occhi no.”
Stetti zitta. “Fai la dura ma sei una sciocca.” “Anche se a me le sciocche piacciono.” Sorrise maliziosamente,poi prese una sigaretta e se l'accese. Poi si tolse la felpa rimanendo con una maglia abbastanza leggera,mi porse la felpa e mi disse di indossarla,non volevo,ma mi assillò e alla fine la presi e me la misi. Ero imbarazzata e straziata,ma non avevo voglia di dire nulla,nè di alzarmi.
Così per minuti rimanemmo in silenzio,fino al suono della campana.

 


 

Non sapevo come far riincontrare Dan e Lilith,
mi ero stancata dei soliti giri per i corridoi e delle braccia afferrate. e.e

Questa volta ho continuato pur non avendo recensioni né lettori,la 
prossima volta continuo solo se qualcuno la guarda.

  
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