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Autore: Greta_HopeCiuffiner    21/04/2014    2 recensioni
Il terrore negli occhi di Lilith.
Nuova città,nuova scuola,nuova vita.
Tutto andava bene,finché nella sua vita arriva Daniel,il ragazzo dagli occhi 'gialli'.
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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"Green eyes and yellow eyes."

 

Lilith Lodwant,una quasi 16enne a cui le erano state inculcate la superficialità e il disprezzo verso gli inferiori,che così chiamava la madre, ma che odiava questo: era una ragazza spesso acida,senza
nemmeno volerlo; era fatta di apparenze; sembrava tanto fredda,priva di sentimenti...in realtà non
lo era,ma era come se avesse preso tutte le sue delusioni e ne avesse fatto un involucro sottile,ma penetrante, di ghiaccio. Era rigida,parlava poco,a volte rideva,rideva troppo,in modo
inappropriato,anche se accadeva davvero di rado.
Lei ammetteva di essere strana, e tutti con lei lo pensavano: con chiunque attaccasse discorso,cosa
molto rara, la domanda “Che colore sono,i miei occhi?” non mancava mai. Per lei,in quella
domanda si racchiudevano mille risposte,perché tutti fino a che lei ricordasse le avevano sempre
risposto “castani,sì,marroni.” Così,lei con ribrezzo andava via,di qualunque cosa fino a prima di
quella domanda si stesse parlando. Perché era così,quella risposta per lei significava superficialità,apparenza;i suoi occhi erano già lo specchio di lei stessa, erano strani e solo chi si fermava a fissarli,per ore,magari anche giorni, riusciva a capire che i suoi occhi,in realtà erano verdi,verdissimi, ma all'apparenza erano così,castani.
Non c'era un perché a tutto questo,ma a Lilith sembrava che qualunque cosa facesse o dicesse allontanasse le persone,con il suo involucro spinato.
Forse però,adesso è meglio cominciare ad entrare nel cuore della sua storia.
Nacque in Italia,anche se suo padre era nato a Londra,crebbe fino all'età di 15 anni lì.
In quell'anno,si sarebbe trasferita nella città natale del padre,non poteva crederci, lei era una persona fragile,più di un sottile pezzo di vetro e per lei,farsi degli amici era stata un'impresa quasi impossibile.
E adesso? Tutto all'aria,per colpa di suo padre, che le dava 
sempre poche attenzioni,superficiali. Ma non poteva scampare a quel cambiamento,non ci riusciva, non era abbastanza forte per farlo.
Così,il 4 settembre 2013 partì per Londra.
La casa di suo padre sembrava essere una reggia,un castello,in confronto alla casa di sua madre.
Aveva chiesto più volte alla madre “Perché papà abita a Londra?” e lei,sempre, le aveva
semplicemente risposto “Per lavoro.” prendendo poi la sua cartella e andandosene chiudendo la porta. Sola,era sempre stata sola. I genitori assenti e,beh,gli amici,quelli forse no; ma in quel momento era stata lei stessa ad abbandonarli,non voleva,ma l'aveva fatto.
La cosa che più la deprimeva era che tra 7 giorni la scuola sarebbe iniziata,
ne aveva paura perché sapeva che lì era diverso dall'Italia, lì funzionava così:
Se sei bello sei figo e popolare,
Se sei brutto sei uno sfigato che nessuno si caga,
infine, se sei bullo,tutti ti temono.
Aveva queste possibilità e lei aveva paura. Ma,come si sa,la paura non blocca il tempo e così,forse fin troppo velocemente la settimana passò.

[adesso parlerò in prima persona.]

11 Settembre 2013,era arrivato.

Erano le 7:00,fingevo di star ancora dormendo,speravo che magari mio padre se ne dimenticasse
e invece,mi si piazzò davanti il letto e mi disse di svegliarmi, feci cenno di “no” con la testa, mentre già mi alzavo. Giusto per fargli capire che ci andavo,ma non volevo. Mi vestii con pochissima volontà e preparai lo zaino.
Quella volta fu mio padre ad accompagnarmi,mentre chiudevo la portiera mi disse “la prossima volta vai da sola. Stà attenta,non fidarti di nessuno.”
Feci un cenno che stava ad indicare “sì.” e con un respiro profondo mi incamminai nella Heary Leavy School.
Camminavo per i corridoi,fortunatamente nessuno mi guardava.
Poi presi il foglietto con gli orari e guardai.
Ore 8:10 Inglese.”
Si cominciava abbastanza bene,sapevo molto bene l'inglese fortunatamente.
Mi sedetti in un banco che si trovava completamente a sinistra,volevo stare sola.
Dietro di me sentii ragazze ridacchiare e parlare,riuscivo a sentire poche parole,qualcosa tipo:
“Chissà che faranno quest'anno.” “Chi sceglieranno:bionde o more?”
Così,con molta svogliatezza mi girai e chiesi “Di cosa state parlando?”
Le due ragazze si guardarono un attimo,poi spiegarono “C'è un gruppo di ragazzi,sono i più popolari,ma anche dei bulli, ammirati e temuti allo stesso tempo; che quasi ogni giorno,a scuola,baciano delle ragazze; ma solo le più fortunate: solitamente quelle molto conosciute e ben vestite.” Accennai un “grazie” e mi girai.
Come potevano dire le 'più fortunate' ? Se solo mi avessero toccata gli avrei sputato in faccia,ma non correvo questo rischio,io non ero popolare.
Entrarono il resto degli alunni e poco prima che entrasse la professoressa le due ragazze mi chiamarono nuovamente e dissero “eccoli,guarda: Sono 7 in tutto..” Me li indicò tutti,dicendomi i loro nomi,ma a me importava ben poco.
Avevamo 2 ore di inglese,che passarono abbastanza velocemente.
Così,nell'intervallo non avevo fame e girovagai un po' per i corridoi,un gruppetto di 'oche',come mi piaceva chiamarle, strillavano parole indecifrabili vedendo 5 dei 7 ragazzi. Così,vidi davanti a me quella scena, per le ragazze magnifica,per me orribile;un ragazzo dai capelli neri prese la bionda del gruppetto,la spinse al muro e le diede un bacio.
I miei occhi si riempirono di rabbia,come potevano?
Così non curante di ciò che potesse accadere, mi avvicinai a quel ragazzo e gli diedi uno schiaffo in faccia e mentre già andavo dissi “che merda.”
Mi fermò afferrandomi per un braccio e tenendomelo stretto e poi disse “Sta' attenta,ragazzina.” sputando a terra. Non avevo paura,mi girai e andai per la mia strada.
Finì la ricreazione, adesso avrei avuto matematica, la odiavo.
Andai in classe e mentre la prof. Chwan Si sedeva uno di quel gruppetto si accese una sigaretta,
la signora Chwan si alzò dalla sedia di scatto e disse “Spegnila e dammi il pacchetto.” Con calma lui spense la sua sigaretta e disse “La sigaretta mi è stata offerta.”  “Da chi?” Ribattè l'altra. “Dalla signorina Lodwant.” Mi girai di scatto. Io? Io non fumavo,ma non mi feci troppi problemi: non aveva le prove.
“Vediamo lo zaino” disse lei. Glielo porsi,perché sapevo di non aver fatto nulla...
Ad un tratto dalla tasca sinistra del mio zaino un pacco di Marlboro uscì fuori,
“Ma io non fumo!” Dissi quasi urlando. “Le prove sono prove.” disse.
Così,dopo mezz'ora di casino ci dissero che io e quello stronzo,Daniel,si chiamava così, avremmo dovuto passare un'ora in più a scuola. Le restanti ore passarono in fretta,rodevo dentro,se avessi potuto lo avrei ammazzato.
Finita la 6° ora ci diressimo verso l'aula di punizione.

“Voglio spiegazioni” gli dissi.
“So cosa hai fatto oggi a Jake,adesso paghi.”
“vai a fanculo,cosa sarà mai un'ora in più. Io sono soddisfatta di ciò che ho fatto,mi fate schifo.”
Stare lì non era brutto,non si faceva nulla,ma mi turbava stare con quello,Daniel.
Poi io uscii per “andare in bagno” ma in realtà mi aggirai per i corridoi,quando ad un tratto mi sentii spinta contro il distributore delle lattine e fui bloccata da Daniel.
Sapevo cosa avrebbe fatto,ma non avevo paura “Fallo,tanto quando finisci ti do un bel calcio nelle palle. Dai,fallo.” Gli dissi.
“Quando fai la stronza mi piaci, ragazza dagli occhi verdi.” Mi disse.
Mi bloccai,verdi?Come ci era riuscito? Nessuno se ne era mai accorto,in così poco tempo.
Mi sentii nuda di fronte a quel ragazzo,c'era riuscito,così quella mia tranquillità si trasformò in un panico ghiacciante,avevo paura.
Così,io,fissai i suoi di occhi: erano castani,ma poi sfumavano verso il verde,sembravano quasi gialli.
“Cos'è? Hai paura?” Chiese lui con un sorriso malizioso. Io allora,deglutendo dissi
“Come fai a sapere che i miei occhi sono verdi?”
“Perché fai domande stupide? Si vede e basta, come si vede che tu hai paura,sei strana,sai? Tutte le ragazze che baciamo solitamente sono soddisfatte,al settimo cielo. Tu invece no,perché?”
Deglutii un'altra volta,poi dissi “Perché mi fate schifo.”
“Oh davvero?” Ribattè lui. “I tuoi occhi dicono il contrario,sai?” “Mi desidererai.” Concluse.
Di nuovo,perché i miei occhi? Perché? Stupide stranissime iridi.
Mi abbassai leggermente e corsi verso l'aula punitiva.
Quell'ora sembrò non passare mai,mi sentii salva quando il suono della campana mi pervase la testa.
Presi il mio zaino e me ne andai,mi incamminai verso casa cercando di dimenticare ciò che era successo.
Maledicevo con la mente quegli stronzi. Misi le mani in tasca e uscii fuori le chiavi,aprendo la porta.Tirai un sospiro di sollievo e mi buttai sul divano. “No, non accadrà più.” Mi convinsi.

Vi piace questo primo capitolo?
Datemi consigli e pareri.
Nel prossimo cercherò di parlare del fratello di Lilith,non voglio anticiparvi altro.

 

  
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