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Autore: holmeslessassbutttimelord    22/04/2014    2 recensioni
Castiel non ha parlato per quasi vent'anni, e sembra sul punto di essere mandato fuori dall'ennesimo ospedale psichiatrico. È irrispettoso, non cooperativo ed antisociale rende difficile a chiunque essergli amici. Ma quando Dean viene internato nello stesso ospedale, l'intero mondo di Castiel cambia.
(Mental Hospital!AU)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il giorno seguente, Dean passò la maggior parte del suo tempo, nell'ufficio della dottoressa Perri, a discutere dell'orribile visita di suo padre e suo fratello. Dovette spiegare cosa era successo e come le cose siano degenerate in un duello all'ultimo urlo. Nella spiegazione tralasciò la parte di Cas e della sua ritrovata voce, visto che non era sicuro che il fenomeno potesse perdurare nel tempo, disse semplicemente che Cas lo aveva confortato e ora si sentiva decisamente molto meglio.
“Devo dire, Dean, che sono davvero impressionata da come stai gestendo la situazione, ovviamente non era l'esito che mi aspettavo, quando li ho invitati a farti una visita, ma ti stai comportando davvero bene. Magari la prossima volta non ci saranno urla e tu e tuo padre potreste godervi una bella e civile conversazione.” disse speranzosa la dottoressa.
“Non ne sono certo, ma ho chiamato Sammy questa mattina ed era contento di sentirmi. Mi fa male metterlo sempre in mezzo a questa faccenda, viene sempre immischiato nelle nostre liti. Dio, quando dissi a mio padre che partivo per l'Iraq, ha praticamente usato Sam, dicendomi quanto lui avesse bisogno di me e come fosse necessario qualcuno che badasse a lui. Sono quasi rimasto a casa per questo motivo. A volte mi pento di non averlo fatto.”
“Lo sai che Sam non è una tua responsabilità, che è un uomo grande e grosso?”
“Beh, sì, ora lo è.” concordò Dean. “Ma quando feci domanda per arruolarmi andava ancora al liceo. Aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui, che lo proteggesse, che gli insegnasse come vivere. E io l'ho abbandonato a se stesso.”
“Perché dovevi occuparti di Sam in questo modo?”
“Perché se non lo facevo io, chi altro l'avrebbe fatto? Dopo la morte della mamma, papà ha iniziato a bere, lo fa tutt'ora, e se non avessi deciso di prendermi cura di Sammy, chissà a quest'ora dove potrebbe essere? Gli ho curato le ferite, aiutato con i compiti di matematica, gli ho insegnato ad andare in bicicletta, cucinato i nostri pasti e gli rimboccavo le coperte la sera. Non importava in quale città ci portasse papà, mi assicuravo sempre che Sam frequentasse le migliori scuole. Ero tutto ciò che aveva e l'ho lasciato solo.” la voce di Dean si fece incerta, carica di rimpianto, e le spalle iniziarono a tremare. “Ed eccomi qui, a trascinarlo in queste stronzate. Perché non posso semplicemente superare questa cosa?”
“La Guerra non è qualcosa che si può 'superare' facilmente, Dean. C'è il trauma, tanto dolore con cui imparare a convivere. Crescere Sam non era tuo dovere, e non l'hai deluso o abbandonato quando ti sei arruolato. Sei stato un ottimo esempio decidendo di difendere il tuo paese. Non incolparti per questo.” lo rincuorò la dottoressa. “Anche se sembra che Sammy stia facendo un ottimo lavoro anche da solo, non hai detto che sta frequentando Stanford? E che si è fidanzato? Mi sembra un ragazzo di successo, grazie a te.”
Dean alzò le spalle, non l'aveva mai pensata in quel modo. Sam andando bene: iscritto ad una delle migliori scuole della nazione ed aveva incontrato una ragazza che lo rendeva felice. Doveva esserne orgoglioso. Pensò. Ma non riusciva ancora a perdonarsi per averlo lasciato. Non dopo quel che aveva visto in Iraq, se c'era una cosa che aveva imparato dal tempo speso all'estero, era quanto fosse importante la famiglia.
“Penso tu abbia ragione.” disse accondiscendente, era stanco di discuterne.
“Bene, mi piacerebbe scavare ancora più a fondo nella tua psiche, ma sembra sia l'ora del Gruppo. Vuoi unirti a me?”
Dean e la dottoressa furono gli ultimi ad entrare nella stanza della terapia di gruppo, tutti avevano già preso posto, lasciando uno spazio tra Castiel e Kim per Dean. La dottoressa Perri si sedette nell'unico posto rimasto tra Tim e Allen, prima di schiarirsi la gola ed iniziare.”
“Buona sera a tutti. Spero abbiate avuto tutti una giornata produttiva. Non abbiamo nuovi pazienti da presentare, perciò mettiamoci subito a lavoro. Chi vuole iniziare?”
Come al solito, Allen alzò la mano per prenotarsi ed incominciò con una monotona e dettagliata storia delle sue avventure giornaliere. Si proseguì in senso orario in modo da far parlare tutti quanti. Jenny aveva passato la giornata lavorando a maglia, niente di nuovo, ed il ragazzo nuovo, Kevin, aveva passato tempo a studiare matematica. Kevin era uno studente di liceo, internato per aver avuto un crollo durante i test attitudinali[1]. Soffriva di disturbi ossessivo-compulsivi.
Infine arrivò il turno di Castiel. Tutti gli rivolsero verso di lui, aspettando che tirasse fuori il suo blocco note e scrivesse. Lanciò a Dean un'occhiata nervosa, alla quale il ragazzo rispose con un sorriso incoraggiante. Ce la poteva fare, poteva parlare adesso, non aveva bisogno del suo bloc-notes.
“Oggi è andata... Bene.” mormorò. La dottoressa Perri quasi si soffocò con la soda che stava sorseggiando.
“S-scusami?” bisbigliò incredula.
“Oggi è andata bene. Perlopiù ho dipinto.”
“Castiel, da quando hai iniziato a parlare?” chiese Tim, spaventato.
“Da ieri. Dean era sconvolto dalla visita di suo padre ed io ho sentito il bisogno di consolarlo, visto che è un mio amico. È così strano?”
“Se si tratta di te, si!” disse Allen, gli occhi spalancati.
“Castiel posso vederti nel mio ufficio? Dustin resta qui finché non torno.” disse la dottoressa alzandosi dalla sedia, seguita da Castiel.
Una volta dentro il suo ufficio, la dottoressa Perri chiuse la porta dietro Castiel e lo invitò a sedersi. Lei stava davanti la sua scrivania, e lo fissava, Castiel continuava a tacere senza offrirle spiegazioni, lei sospirò e chiese. “Ti andrebbe di spiegarmi cosa è appena successo?”
“Ho condiviso oralmente per la prima volta.” fu la risposta noncurante di Castiel. La dottoressa alzò gli occhi al cielo.
“Beh, ovvio. Ma perché?”
“L'ho già detto. Dean era sconvolto ed era mio dovere confortarlo.”
“Sì, ma perché hai scelto di parlare ora? Molte persone in passato sono state sconvolte o tristi eppure tu non hai mai detto una parola.”
“Perché nessuna di quelle persone era mia amica. Fino all'arrivo di Dean, preferivo la mia solitudine. Ora non ne sono più così sicuro. Vedo molta utilità nel relazionarmi con gli altri, e parlare ha i suoi benefici. Ci sono cose che un cambio di tono possono trasmettere mentre la scrittura non può, come l'empatia, che sono utili per consolare qualcuno.”
“Credo tu abbia appena avuto una svolta, Castiel.” disse tutto d'un fiato. “Non avrei mai pensato sarebbe arrivato il giorno in cui ti avrei sentito parlare.”
“Neanche io.”
“Bene, se Dean è stata l'ispirazione per rompere il tuo silenzio, sono contenta sia venuto qui. Moltissimi dottori vi hanno etichettato entrambi come cause perse, ma penso di aver trovato una soluzione per le vostre situazioni, e cioè la fiducia che avete l'uno nell'altro.” si fermò per sorridere. “Il tuo futuro è così luminoso, Castiel e anche quello di Dean. Questa vostra amicizia ha dimostrato di essere curativa per entrambi.”
Ed anche se Castiel non lo disse ad alta voce, era d'accordo. La loro amicizia l'aveva guarito in un modo in cui Castiel neanche sperava.

 

 

 

[1]Nell'originale: SATs (Scholastic Aptitude Test)

  
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