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Autore: SusanTheGentle    23/04/2014    11 recensioni
Questa storia fa parte della serie "CHRONICLES OF QUEEN"

Il loro sogno si è avverato.
Tornati a Narnia, Caspian e Susan si apprestano ad iniziare una nuova vita insieme: una famiglia, tanti amici, e due splendidi figli da amare e proteggere da ogni cosa.
Ma quando la felicità e la pace sembrano regnare sovrane, qualcosa accade...
"E' solo un attimo, al sorgere e al tramontar del sole, attimo in cui riescono a malapena a sfiorarsi....
Sempre insieme, eternamente divisi"

SEGUITO DI "Queen of my Heart", ispirato al libro de "La sedia d'agento" e al film "Ladyhawke".
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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17. Arrivo alla Torre dei Gufi
 
La tua voce ha cacciato via
Tutta la sanità in me…

 
 
All’apparire dei soldati, Eustace si era gettato di nuovo tra la protezione delle felci, e si trovava ancora là, il capo ornato di foglie e rametti. Se non altro, era ben mimetizzato…
Le ombre dei noccioli lo avevano tenuto nascosto dai nemici, da molto tempo stava all’erta aspettandosi di vederli tronare indietro.
“Jill, non ti muovere, resta nascosta” si ripeteva nella mente. “Oh, speriamo che non l’abbiano presa. Forse è per questo che non sono tornati indietro, non hanno trovato nessuno... Bè, in ogni caso devono per forza ripassare di qui per andare al castello”
Quando non accadde nulla di ciò e, anzi, non si vide più nessuno, il ragazzo decise di arrischiarsi ad uscire da cespugli.
Tornato di corsa al nascondiglio dell’amica, aveva scoperto che Jill non c’era più.
“Ecco! Lo sapevo!”
Camminò per quasi un’ora, cercando di individuare qualche traccia, ma non era stato molto bravo in certe cose. Le uniche che fu in grado di riconoscere furono quelle lasciate dagli zoccoli dei cavalli.
Forse si era solo nascosta in un altro punto, pensò, oppure…oppure l’avevano presa per davvero.
Cammina, cammina, Eustace iniziò a lasciare che i pensieri vagassero liberi nella sua testa. Uno solo ne afferrò con concretezza, cominciando a valutarlo seriamente solo in quel momento.
C’era una cosa che, tempo fa, gli aveva dato da pensare a proposito di Jill, sul fatto che fosse sempre stata così ricettiva su tutto ciò che riguardava Narnia.
Jill aveva incontrato Aslan, il quel le aveva affidato il compito.
Jill poteva veramente essere la Settima…la Settima Amica di Narnia e detentrice della Spada di Rhoop.
L’amica gli aveva raccontato che il loro compito era quello di ritrovare i principi scomparsi, figli di un Re e di una Regina di Narnia. Non fu molto difficile per Eustace, meditandoci sopra, capire che potesse trattarsi di…
Fu allora, mentre camminava elucubrandosi nelle sue riflessioni, che si sentì afferrare per le spalle e sollevare da terra. Sopra di sé percepì il movimento delle ali del grosso uccello che lo aveva catturato.
Iniziò a dimenarsi per liberarsi dalla presa degli artigli, sollevando il capo, scorgendo un vecchio gufo bianco.
“State fermo per favore, signore, o finirete per cadere” gli disse quest’ultimo.
Eustace smise di agitarsi e lo fissò attentamente. “Sei un animale parlante!”
“Uh-uh, fino a prova contraria… Mi chiamo Pennalucida. Molto piacere, Lord Eustace”
“Pennalucida? Tu sei quello di cui hanno parlato i fauni! Ma…come fai a sapere chi sono io?”
“Semplice: i vostri regali cugini mi hanno detto che anche voi eravate a Narnia, ed è stato facile individuarvi con indosso quegli abiti bizzarri, uhuhuhh!!!”
Il gufo rise, Eustace no.
“I miei vestiti sono normalissimi! Non prendermi in giro e mettimi giù subito!...A proposito, dove sono i miei cugini?”
“Alla Torre dei Gufi. Ordine di vostro cugino, il Re Supremo, è di portarvi laggiù. Ha detto: quando lo troverai, conducilo immediatamente qui”
“Aspetta, prima dobbiamo trovare Jill!”
“Jill? Bhu-uh, e chi sarebbe Jill?”
“Una mia amica, è venuta con me a Narnia. Non posso andarmene senza di lei!”
“Bhu-mmm…il Re Supremo ha accennato a una nuova ragazza, in effetti” disse il gufo tra sé e sé.
“Dev’essere per forza lei! E’ la Settima Amica di Narnia e…Aaahhh!!!!!”
Le ultime parole di Eustace sorpresero così tanto il gufo da fargli perdere la presa.
Il ragazzo gridò e precipitò nel vuoto, ma Pennalucida roteò su sé stesso e lo riprese subito sul suo dorso.
“Ma sei scemo?! Volevi uccidermi?!” gracchiò Eustace, terrorizzato.
“Uhu! Perdonatemi, milord! Ma tutte le volte che sento qualcuno nominare la Settima Amica…Per le barbe di tutti i nani! Che emozione! Sono sicuro che i signori Castoro, quando conobbero i Pevensie, provarono quel che provo io ora. Brhuuu! Con tutti e sette gli Amici riuniti salveremo Narnia e le Loro Maestà!”
“Sarebbe meglio se prima trovassimo Jill, non credi?” disse Eustace, aggrappandosi ben bene alle piume del collo del gufo.
“Oh…Uh! Certo, certo!”
Pennalucida virò nella direzione indicata da Eustace, sorvolando l’intero tragitto percorso dai due ragazzi da quando erano giunti a Narnia fino a quando si erano divisi.
“Hai detto che Peter sa che Jill è la Settima, vero?” chiese il ragazzo, mentre iniziavano a scendere di quota.
“Lo sospetta fortemente, milord. Proprio stamani abbiamo intrapreso le vostre ricerche, sapete? I regali Pevensie sono arrivati ieri sera”
“Anche noi”
Purtroppo, Jill non si vide da nessuna parte.
Eustace insisté per rifare la strada più volte, di scendere più in basso. Ma quando avvistarono di nuovo i soldati, Pennalucida disse che non voleva rischiare li vedessero. Così, malgrado le proteste del ragazzo, puntò verso Bosco Gufo.
Eustace non poté far nulla se non guardare la cima annerita della possente Torre dei Gufi farsi sempre più vicine.
“Eccolo!” strillò una voce femminile, quando il ragazzo e il gufo posarono piede e zampa a terra.
“Lucy!”
“Finalmente, eravamo così in pensiero!”
La cugina corse ad abbracciarlo e in men che non si dica, anche Miriel e Shanna gli furono attorno.
“Hai l’aria stravolta, ti senti bene?” chiese la Valorosa.
“Bè, contando che da quando sono arrivato qui ho dovuto dormire in una grotta fredda e umida, mi hanno inseguito i soldati e una belva feroce voleva uccidermi…sì, direi che nel complesso sto benone”
Le ragazze risero.
“Sempre il solito” commentò Miriel.
“Peter e Edmund dove sono?” chiese Eustace.
“Saranno da qualche parte qui intorno, insieme a Emeth” rispose Lucy. “Ti stavano cercando sai?”
“Pennalucida mi ha accennato qualcosa. Come sapevate che ero a Narnia?”
“Ti abbiamo visto attraversare il portale nel cortile della tua scuola, con la tua amica Jill. Io, Peter e Ed abbiamo usato degli anelli magici, invece, attraversando la Foresta di Mezzo”
“Anelli magici? Foresta di Mezzo? Che roba è?”
Lucy lo guidò verso l’entrata. “Vieni, sarà meglio che inizi a raccontarti qualcosa”
“Aspetta” Eustace la fermò. “Devi prima dirmi che cosa sta succedendo. Quando sono arrivato ho visto Rabadash sbarcare al porto di Cair Paravel, acclamato come se fosse il Re. Che cosa significa? Dov’è Caspian, e Susan e i gemelli?”
Lucy, Miriel e Shanna si scambiarono sguardo incerti.
“Andiamo dentro” rispose infine Miriel. “Mangia qualcosa e rinfrescati un po’, poi parleremo”
Siccome non aveva messo niente nello stomaco dal giorno prima, Eustace fu ben grato di ricevere tutte le attenzioni che gli abitanti della Torre dei Gufi gli rivolsero. Oramai era mezzogiorno e così poté fare un bel pranzetto insieme alle ragazze e Lord Rhoop.
Poco dopo, furono di ritorno Peter, Edmund e Emeth, purtroppo senza Jill.
Ci fu un breve battibecco tra Eustace e Ed, il quale permise a tutti di lasciarsi andare a brevi sorrisi.
“Ma non hanno mai smesso di litigare, in questi anni?” chiese Shanna a Lucy.
“No, purtroppo. Scommetto che litigheranno anche quando saranno due vecchietti sdentati”
“Chi è un vecchietto sdentato?” esclamarono i due ragazzi in coro.
Lucy si coprì la bocca con le mani, soffocando una risata. Shanna, invece, non poté trattenersi.
Poco dopo, quand’ebbe la pancia piena, Eustace iniziò a parlare con i cugini, facendosi spiegare – e spiegando a sua volta – come stavano le cose.
Mentre facevano questo, Shanna prese la mano di Edmund nella sua, stringendola brevemente.
Lui, stupito, si volse a guardarla.
La ragazza, seduta accanto a lui, si sporse un poco per sussurrargli: “Non sei arrabbiato perché ho riso prima, vero?”
“No, certo”
“Bene”
La mano di lei scivolò via da quella del ragazzo, lasciandolo con una insolita sensazione d’insoddisfazione.
Parlarono a lungo, per almeno un’ora o più.
“Infine, Calormen ha ottenuto quel che da sempre voleva” commentò Eustace alla fine, in tono lugubre.  “Come hanno fatto a prendere Cair Paravel senza che nessuno se ne accorgesse? Insomma, lo si nota un esercito in movimento, no?”
“Sembra assurdo, lo so” rispose Lord Rhoop. “Sono spuntati dal nulla, come fossero invisibili”
“E’ vero” intervenne Lucy. “Un po’ come accadde con i Monopodi sull’isola delle Voci, ricordate? Un minuto prima non c’erano e un minuto dopo eccoli apparire”
“Giusto!” fece Eustace. “Avranno usato una magia, ci scommetto!”
“Non Calormen” rispose Emeth, sicuro. “Odiano questo genere di cose”
“Invisibili o no” disse ancora Rhoop, “avremmo comunque udito i passi di un armata in avanzamento”
“Potrebbero essere arrivati via mare” provò ancora Eustace.
Peter rifletté. “Risalendo la Baia di Calormen fino alla foce del Grande Fiume… Potrebbero averlo fatto, sì. Ma, anche in questo caso, qualcuno li avrebbe visti: se non i marinai, le creature del mare”.
“Io credo che non lo scopriremo mai” disse Miriel. “Tanto, ormai, che importanza ha?”
Scese il silenzio, dentro il quale ognuno si sentì per un momento smarrito.
“Avrà importanza quando ci riprenderemo il castello” disse Peter, alzandosi insieme e Emeth e Edmund.
“Dove andate?” chiese Eustace.
“Faremo un nuovo giro in cerca di Jill, sperando che i soldati si siano ritirati”
“Vengo anch’io”
I fratelli Pevensie e il soldato si scambiarono uno sguardo.
“E’ inutile andare tutti” disse infine Emeth. “Rimango io con le ragazze, è meglio”
Lucy gli si avvicinò, senza esprimere il sollievo che le dava sapere che almeno lui sarebbe rimasto al scuro con lei e gli altri dentro la Torre.
La Valorosa raccomandò ai fratelli e al cugino la prudenza. Lo stesso fecero Miriel e Shanna.
“Scusami” disse la Driade a Peter. “Ho avuto un attimo di sconforto”
Il Re Supremo le sorrise, facendole una carezza tra i capelli e baciandola brevemente sulle labbra.
Shanna si avvicinò timidamente a Edmund, entrambi con la voglia di osare di più di un saluto, ma ancora senza trovare il coraggio.
Come al solito, lei allungò il viso e lo baciò sulla guancia.
“Torneremo al tramonto” le disse il Giusto, sfiorandole appena il braccio.
“Così tardi?”
“Peter ha deciso così. Credo che voglia setacciare per bene la foresta. Lui non lo dice, ma spera di trovare qualche traccia di Susan o Caspian”
“Non penso che il Re e la Regina siano a Narnia” rispose la Stella, dispiaciuta. “Ho idea che dovremo muoverci verso nord se vogliamo avere la possibilità di incontrarli”
Edmund passò le mani sulle spalle di lei, sentendo la consistenza setosa dei suoi capelli sotto le dita. Con delicatezza, le sistemò una ciocca dietro l’orecchio.
“Sono felice che tu sia qui fin dall’inizio, stavolta”
Shania sorrise. “Sì, anch’io. Sai, Edmund, io vorrei…”
“Ed?” lo chiamò Peter.
Edmund si voltò. “Sì, arrivo”. Poi guardò ancora Shanna. “Che dicevi?”
Lei accenno un altro sorriso e scosse il capo. “Non era importante. A stasera, Edmund”
 
 
 
~·~

 
 
 
Jill e il cavaliere non parlarono molto durante la cavalcata.
Lei tentò di a intavolare una breve conversazione, ma lui pareva troppo immerso nei suoi pensieri per prestarle ascolto.
Il cavaliere scelse strade secondarie, sentieri serpeggianti, quasi invisibili per un viaggiatore inesperto come lo era Jill. Tutto questo, per evitare i soldati che la ragazza diceva di aver visto nella foresta e che potevano essere ancora lì. Lui non sembrava ansioso di imbattervisi.
“Forse è davvero un brigante” pensò lei.
Si fermarono a fare colazione sulle rive del Grande Fiume. Il cavaliere e Jill raccolsero la legna per accendere un bel fuocherello, mentre Ombroso ebbe il compito di procurare loro qualche bel pesce.
Ma il cavaliere non parve soddisfatto della pesca.
Quando Ombroso scaricò sulla riva quattro minuscoli pesciolini, uomo e animale si scambiarono uno sguardo torvo.
“Questa sarebbe la nostra colazione?”
Il pipistrello scrollò le grosse ali di cuoio, spruzzando Jill e il cavaliere.
“L’acqua è gelata, signore! Dovevamo procurarci delle canne da pesca. Insomma, perché devo sempre essere io a bagnarmi, a stare sotto la pioggia, a fare la guardia, a infilarmi nei posti più assurdi, a…”
Le rimostranze di Ombroso cessarono nel momento in cui il falco si lanciò sul pelo dell’acqua e tronò sulla riva con un pesce molto più grosso.
Il cavaliere sorrise compiaciuto, allungando il braccio sul quale l’uccello si posò, ripiegando le ali soddisfatta.
“Brava, piccola”
“Mia amata!” esclamò Ombroso scandalizzato. “Non fatelo mai più! Oh, mia cara! Si è mai vista una signora pescare?!”
“Io so pescare” rispose Jill. “E credo che il pesce che ha perso il falco abbia un aspetto molto migliore dei tuoi, scusa se lo dico”
Tutti si voltarono a guardare le striminzite bestioline adagiate sulla riva ghiaiosa.
Il cavallo abbassò il muso emettendo un nitrito di disgusto, dirigendosi subito dopo verso il limitare della foresta dala quale erano venuti, iniziando a ruminare con impegno l’erba fresca.
“Tu di che ti lamenti, Destriero?” protestò di nuovo Ombroso. “Nemmeno lo mangi il pesce”
Santo cielo, sembra Eustace in versione animale, pensò Jill, non sapendo bene se la cosa la divertisse o meno.
“Sei sceso dall’albero con la zampa sbagliata, stamani, vero?” chiese il cavaliere.
Il pipistrello borbottò qualcosa, zampettando verso i suoi pesciolini. “Se nessuno ha nulla in contrario, li mangerei io”
“Fai pure” risposero in coro l’uomo e la ragazza.
Certo che era veramente strano vedere un pipistrello camminare a testa in su, pensò ancora Jill, mentre il falco procurava altro pesce e lei aiutava il cavaliere a pulirlo ed infilzarlo su un ramo per metterlo a cuocere.
“Dove hai imparato? Sei molto brava” le domandò lui, mentre mangiavano.
Jill alzò le spalle. “Vado spesso in campeggio con i miei genitori. Mi piace stare all’aria aperta”
La ragazza ingoiò un boccone e osservò di sottecchi l’uomo davanti a lei. Il cavaliere era tornato a chiudersi nel consueto silenzio.
“E’ da molto che vivi così?” gli chiese all’improvviso.
Lui si servì di altro pesce, porgendone una nuova porzione anche a lei.
“Così, come?”
“Così: senza meta, errando per le foreste con loro”
Per ‘loro’ la ragazza si riferiva ovviamente ai tre animali.
“Da un po’ ” le rispose semplicemente lui, osservando il suo cavallo bere sulla riva del fiume, Ombroso che – dopo la colazione – schiacciava un pisolino a testa in giù su un ramo, e il falco sulla propria spalla, la quale gli rivolse uno sguardo profondo.
Jill non fu soddisfatta di quella risposta criptica e il cavaliere se ne accorse.
“Io e lei” riprese quasi subito, accarezzando le penne sul collo del falco, “siamo in viaggio da un paio d’anni, insieme a Destriero. Ombroso si è unito a noi circa sei mesi fa.”
Lui poggiò gli avambracci sulle ginocchia prima di parlare di nuovo.
“Non ho sempre vissuto così, anzi, rimarresti stupita se ti dicessi chi ero”
“Chi eri?”
“Ero una persona diversa prima di cominciare questo viaggio. Ho una meta, ma non so se la raggiungerò mai, non so nemmeno dove sia il punto d’arrivo. La mia è una ricerca del passato, di una vita perduta, di persone che molto probabilmente non ci sono più. La mia vita è scivolata via in fretta”
“Sei ancora giovane”
“Non so più cosa sono”
Jill continuava a fissarlo, e ascoltando quelle parole le parve di avere davanti un uomo che avesse vissuto tutta una vita.
“Quanti anni hai?” gli chiese.
Lui accennò un sorriso. “Tu quanti me ne dai?”
“Non saprei... Venticinque?”
“Quasi. Qualcuno in più. Ne ho ventotto. E tu?”
“Diciassette”. Jill gettò nel fuoco il ramo sul quale era stato infilzato il suo pesce. “Posso farti un’altra domanda?”
“Dipende” le rispose lui.
“Da cosa?”
“Da se anche tu sei disposta a dirmi qualcosa in più su di te”
Jill ci pensò su un momento. “Se è troppo personale no, te l’ho già detto”
“Certo”
“Va bene, allora: volevo sapere se sei in fuga da qualcosa o stai semplicemente andando da qualche”
“Entrambe le cose”
“Quindi, i soldati che ho visto prima…”
Il cavaliere s’incupì un poco. “Può darsi”
“Può darsi cosa?”
“Che stessi fuggendo da loro. Ma anche tu stavi scappando, non è così?”
“Sì…”
“Come sei arrivata a Narnia?”
Ecco che cominciavano le domande troppo personali. Tuttavia, Jill non volle negargli una risposta.
“Ho attraversato una porta”
“Già…”. Lui sorrise ancora, fisando i sassi ai suoi piedi.
“Perché mi stai aiutando?”
Il cavaliere rialzò lo sguardo su di lei. Annuì. “Questa è un’ottima domanda. Bè, perché ho capito che avevi bisogno di aiuto e perché ho avuto come un presentimento su di te”
La ragazza gli rivolse uno sguardo interrogativo.
“Ho capito che eri una terrese, l’ho capito dai tuoi abiti. Mi hai detto inoltre di avere un amico… deduco che sei venuta a Narnia con lui”
Jill fece un cenno affermativo.
“Mi piacerebbe credere che siate giunti qui per aiutarci”
Lei s’immobilizzò, emozionata. Poteva o non poteva dirgli della sua missione? E se fosse stato lui il famoso amico che Eustace doveva incontrare?
“Bè, in realtà ci sarebbe qualcuno che…” iniziò la ragazza, purtroppo vedendo interrotta da un nitrito d’avvertimento di Destriero e dal richiamo allarmato del falco.
Jill e il cavaliere schizzarono in piedi.
“Si avvicina qualcuno” disse il cavaliere spegnendo in fretta le braci. “Sali su Destriero, svelta”,
“Forse non avremmo dovuto accendere il fuoco” commentò Jill.
“Dovevamo pur mangiare…Ombroso, sveglia!”
Il pipistrello si agitò sul ramo, sbattendo le palpebre con fare intontito.
“Dobbiamo andarcene, sbrigati”
Il cavaliere andò verso Destriero, mise un piede nella staffa e fece per montare sulla sua groppa, davanti a Jill.
Si allontanarono in fretta dalla riva e s’inoltrarono di nuovo nella foresta. Ombroso e il falco sparirono in cielo a controllare al situazione e per un po’ non si videro.
“Laggiù! Laggiù!” si udirono d’un tratto voci di uomini gridare.
Destriero si fermò, impennandosi appena. Il cavaliere tirò le redini e lo fece voltare verso un’altra strada.
“Credevo se ne fossero andati” commentò tra sé e sé il cavaliere.
“Che faremo se ci vedono?” chiese Jill.
“Non ci devono vedere, il punto è questo”
“Troppo tardi…”
Il cavaliere imprecò tra i denti, ma la ragazza aveva ragione. Afferrò allora la balestra e caricò un colpo che andò ad abbattere il primo soldato che spuntò dagli alberi.
Jill gridò, coprendosi gli occhi con le mani, inorridita.
In men che non si dica, furono circondati da una decina di uomini.
Il cavaliere cacciò la balestra in mano a Jill e lei la fissò per un attimo, chiedendosi cosa mai avrebbe potuto farne.
Nel frattempo, lui prese la spada: una fantastica arma dalla lama argentea e l’elsa scura ornata da uno zaffiro.
Quando lo scontro ebbe inizio, Jill si accucciò sulla sella, serrando gli occhi per non vedere ciò che succedeva. Sentì il cavallo nitrire e partire di corsa verso i nemici, percepiva i movimenti del cavaliere, lo stridere delle lame, le grida smorzate dei soldati abbattuti.
“Fermi!” ordinò poi una voce altera.
Jill riaprì gli occhi e sbirciò da dietro l’ampia schiena del cavaliere. Tre soldati erano a terra, uno ferito, i rimanenti al fianco dell’uomo che aveva parlato. Era lo stesso che aveva già visto insieme a Eustace: era Lord Ravenlock.
Quest’ultimo aveva ancora una mano alzata, gesto con il quale aveva ordinato agli uomini di fermarsi. Il suo viso era una maschera di stupore.
“Non posso crederci” commentò. “Voi! Siete veramente voi? Caspian X”
A quel nome, fu come se un campanello suonasse nella testa di Jill.
“Siete stupito di vedermi?” rispose il cavaliere.
“Non pensavo ritornaste dopo essere fuggito come un cane… Oh, perdonatemi, volevo dire come un lupo”
Caspian strinse l’elsa della spada nel pungo, convulsamente.
 “Sono qui per reclamare più di una vita. Credo che comincerò con la vostra”
In un lampo, i due uomini incitarono le proprie cavalcature l’una contro l’altra.
Jill dovette stringersi ancora più forte agli abiti del compagno quando le lame cozzarono.
Gli altri soldati li circondarono ma ad essi pensarono Ombroso e il falco, gettandosi in picchiata sui loro volti, facendogli cadere le armi di mano.
Jill avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarli, ma non sapeva cosa.
Una freccia nemica le passò vicina, andando a conficcarsi nel tronco di un albero, il quale prese inaspettatamente a muoversi.
“Ehi, mi hai fatto male”
La ragazza spalancò gli occhi scuri e il fiato le si mozzò per la meraviglia.
No….non era stato l’albero a parlare…o sì?
Basita, osservò uno dei rami staccare la freccia dal tronco e gettarla via.
“Meno male che ho la corteccia dura” commentò di nuovo l’albero.
I suoi rami erano diventati mani, le foglie capelli, tra di esse si scorgeva un viso dalle fattezze umane. Il tronco era il corpo e le radici – che adesso spuntavano dal terreno – erano le gambe.
Presto, altre piante si unirono al loro compagno, venendo in aiuto di Caspian.
I pochi soldati ancora in piedi trassero in salvo i compagni feriti, mentre Lord Ravenlock fu costretto ad allontanarsi dall’avversario.
“Vi ringrazio, amici” disse Caspian rivolto agli alberi.
Quelli s’inchinarono e coprirono loro la ritirata.
Il Re di Narnia richiamò Ombroso e il falco, per poi spronare al galoppo Destriero per l’ennesima volta.
“Che succederà agli alberi?” chiese Jill, quando furono abbastanza lontani dai nemici.
Caspian fece una breve risata. “Io mi preoccuperei di più di quel che accadrà ai soldati”
Malgrado tutto – lo spavento, la paura, lo stupore – Jill sorrise.
“Sai, io so chi sei: sei il Re di Narnia” disse poi, emozionata.
Lui sussultò appena. “Come lo sai?”
“Abbiamo un amico in comune, e…Oh!”
Improvvisamente Jill gridò, facendo trasalire tutti, uomo e animali.
Caspian tirò le redini e Destriero si fermò.
“Che ti prende?” lui si volse sulla sella e fissò preoccupato il volto pallido di lei. “Sei ferita? Cosa succede?”
“Oh no! Ma allora…Allora, se sei davvero Caspian, significa che sei tu l’amico di cui parlava il primo segno! Sei tu che Eustace avrebbe dovuto incontrare!”
 
 
~·~

 
 
Lucy si arrampicò fin sulla cima della Torre dei Gufi salendo lunga rampa di scale di legno, scricchiolanti ma comunque  sicure.
La ragazza arrivò sotto la botola dalla quale filtrava la luce del sole. Granelli di polvere danzarono attorno al suo viso quando l’aprì, issandosi fuori, i capelli sferzati da un venticello freddo.
“Emeth?” chiamò la Valorosa. “Si vede qualcuno?”
Il soldato si voltò verso di lei e le sia avvicinò. “Ancora nessuno. Attenta dove metti i piedi, gli ultimi gradini sono pericolanti”
“Tutto a posto”
Lucy osservò il paesaggio, come sempre estasiata dalla bellezza di Narnia.
Somigliava ad un acquerello, i contorni incerti delle cime degli alberi dai colori caldi: giallo, bruno, verdognolo, rosso, arancione. Gli unici ancora verdi erano abeti e pini. le prime ore del pomeriggio erano ancora calde, sotto i raggi delicati del sole ci si scaldava piacevolmente, ma il cielo era pallido, inframezzato da nubi grigiastre che minacciavano pioggia.
“Tra poche settimane, gli alberi inizieranno a spogliarsi e cadranno nel loro lungo sonno invernale” disse la ragazza, spalla a spalla con il giovane tarkaan, entrambi a scrutare l’orizzonte.
“Nell’Età d’Oro avevo un quadro per ogni stagione, sai? Erano piccoli capolavori, ed io li avevo appesi proprio sopra il mio letto”
Emeth l’ascoltava ma non parlava. Sul suo viso c’era un’espressione di estrema serietà.
 “Ti sei cambiata d’abito” disse d’un tratto, squadrandola da capo a piedi. Non era una domanda.
“L’hai notato!” esclamò Lucy, felice. Un secondo dopo arrossì, rendendosi conto di aver espresso ad alta voce quello che aveva sperato.
“Insomma…io…ecco, non so se lo terrò anche per il viaggio. Forse è un po’ troppo ingombrante”
“Per me va benissimo”
Emeth sorrise più apertamente e lei ricambiò.
Lucy indossava una veste molto semplice senza ricami o fronzoli, di un color lilla chiaro, più un pesante mantello bianco.
La Valorosa fissò ancora il giovane per un lungo istante.
Aveva tredici anni quando l’aveva conosciuto,  Emeth sedici. Erano due ragazzini all’epoca, ma adesso…
Arrossì, Lucy, pensando a qualcosa che mai in vita sua aveva pensato: alle forti braccia di Emeth stringerla, stringerla davvero, e lei abbandonarsi ad esse, a lui, al suo amore, il quale avevano entrambi serbato per tanti anni dentro il cuore.
Lucy non sapeva se Emeth pensasse le stesse cose su di lei, certo era che, ora più che mai, la ragazza sentiva la mancanza di una sorella con cui parlare di certe cose.
Dov’era Susan?
“Se hai freddo, possiamo rientrare” le disse lui.
Lucy si passò una mano sul braccio. “No, il mantello mi tiene caldo”.
“Sicura?”
Lei annuì senza guardarlo.
“Adoravo quando parlavamo così, affacciati sul mare, sul Veliero dell’Alba” disse lui, lo sguardo fisso sugli alberi sottostanti.
Lei si volse in sua direzione, emozionata.
Emeth le sorrise. “Te lo ricordi?”
“Sì…”
Lui le si accostò, facendole una carezza sul viso.
Lucy rimase a rimirare gli occhi scuri del giovane, incantata dalle nuove sensazioni che lui le trasmetteva, dal trovarsi tra le braccia di un uomo, non più tra quelle di un ragazzo.
Ma quando incontrò le labbra di lui, fu tutto come prima. Tranne che erano entrambi adulti, ormai.
Sulla Terra Lucy Pevensie era ancora una ragazzina. Ma a Narnia la Regina Lucy era una donna.
Emeth si separò da lei e la guardò negli occhi, i volti ancora vicinissimi. Riprese a baciarla un istante più tardi, senza quasi permetterle di riprendere fiato, con un impeto tale che lei sentì la terra mancarle sotto i piedi.
Protestò appena con un sospiro, premendo lentamente con le mani sul petto di lui. Non voleva che si allontanasse, ma davvero le girava la testa e…
“Emeth…” soffiò, deglutendo.
“Scusami”
“Perché voi ragazzi vi scusate sempre?”
Lucy sorrise, rossa in viso. “Ricordo che anche Susan diceva sempre che Caspian a vote si scusava con lei, e lo stesso diceva Miriel, ma io non capisco perché lo fate”
Emeth emise una mezza risata. “Ah, io…non lo so. Forse ci viene spontaneo, perché non vorremmo mai che la nostra dama pensi male di noi se ci prendiamo qualche libertà con lei”
“Quando c’è l’amore, non ci sono scusanti”
Ancora stretti l’uno all’altra, rimasero a guardarsi, come non avessero mai abbastanza.
“Sono stati otto, lunghissimi anni” disse Emeth, senza smettere di guardala negli occhi. “Me ne sono andato da Narnia anche per questo: perché tu non c’eri. Non è la stessa cosa senza di te, per quanti amici abbia trovato qui, quando non ci sei è tutto buio. Tu sei il mio raggio di luce”
Sul bel viso di lei si aprì un meraviglioso sorriso, uno di quelli che lui adorava.
“E’ la cosa più bella che mi abbiano mai detto, lo sai?”
La Regina si allungò ancora verso di lui, baciandolo teneramente.
“Emeth posso…posso chiederti una cosa?”
“Certamente”
“Ecco…” Lucy abbassò un momento lo sguardo. “Vorrei sapere di tua madre”
Da molto seria, l’espressione di Emeth si addolcì. La sua piccola Lucy aveva sempre avuto a cuore la sua situazione, fin dalla prima volta che gliel’aveva narrata a bordo del Veliero dell’Alba.
“Se non vuoi non fa nulla, ti capisco” aggiunse subito la ragazza, con il timore di essere stata invadente.
“Se c’è una persona a cui voglio parlare di me e della mia famiglia, quella sei proprio tu”
Lei gli tenne una mano, sempre, mentre lui raccontava.
“Come sai, mia madre è originaria di Archen, ma vive a Calormen da ormai più di vent’anni. Prima che mio padre divenisse capitano delle guardie di palazzo, vivevamo in una modesta abitazione appena fuori Tashbaan. Mia madre è ancora là, nella casa della mia infanzia. E' stato bello tornarci, ma anche difficile. Nonostante a Calormen sono considerato un rinnegato per aver tradito l’Imperatore e suo figlio, la mia scelta di votarmi alla sua corona di Narnia mi garantisce la protezione di Re Caspian. Di conseguenza, nessuno avrebbe potuto fare nulla né a me né a mia madre.
“Pensai di fermarmi qualche mese appena e poi tornare a Cair Paravel, ma ci fu un’epidemia al Sud, in quegli anni, e mia madre si ammalò. Non me la sentii di lasciarla, così rimasi molto più a lungo di quanto avevo previsto. Per non metterla in difficoltà, cercai di non farmi vedere da nessuno dei miei vecchi ‘amici’, tantomeno in giro per la città. Se avevo bisogno di qualcosa – di cibo, vestiario o medicine per lei – mi recavo nelle vicine provincie, dov’ero certo che nessuno mi conoscesse”
D’un tratto, il viso di Emeth si fece ancor più serio, fino a divenire triste.
“In uno di quei piccoli paesini, ritrovai mio padre”
Lucy trattenne il fiato, stringendogli istintivamente la mano con entrambe le proprie.
Emeth le sorrise brevemente, poi continuò.
“Per avermi aiutato a fuggire dall'Occhio di Falco, adesso è anch’egli un rinnegato. Non può nemmeno mettere piede a Tashbaan, deve vivere nascosto sotto una nuova identità, o rischia la galera a vita, se non la condanna a morte. Lui e mia madre non possono più abitare nella stessa casa: se li vedessero insieme, anche lei verrebbe accusata di tradimento. Eppure, lui non ha voluto allontanarsi da lei. Non è un tipo che esterna i propri sentimenti, ma io so che la ama molto e farebbe qualsiasi cosa per lei.
“Fui felice di saperlo vivo, ma lui non sembrava particolarmente felice di vedere me. Mi diede la colpa delle sue disgrazie. Quando seppe che vivevo con la mamma, minacciò di cacciarmi via con la forza se non me ne fossi andato di mia volontà; disse che non voleva altri guai. Quando mia madre finalmente guarì, cercai di convincere entrambi a partire con me per Cair Paravel, spiegandogli che avrebbero potuto godere della protezione del Re e della Regina di Narnia, come me. Mia madre fu molto tentata, ma mio padre non volle nemmeno sentir nominare Narnia”
“Oh, Emeth, com’è possibile tutto questo?” esclamò Lucy, terribilmente dispiaciuta. “Fu proprio tuo padre a farti fuggire dall’Occhio di Falco, e ricordo molto bene anche quando Rabadash attaccò il Veliero dell’Alba: tuo padre disse che avrebbe dato la sua vita purché egli risparmiasse la tua”
Emeth scosse il capo. “Mio padre non è una persona malvagia, Lu, solo un uomo disperato. E non dico che non abbia ragione su di me: io sono stato la causa maggiore dei suoi guai”
“Non dire così, sai che non è vero”
“Io so solo che ho dato un dispiacere ad entrambi i miei genitori. Mia madre voleva che rimanessi a Calormen, ma quando Tara e Clipse giunsero a Tashbaan, capii che c’era bisogno di me, qui, a Narnia. Non posso dire di considerare questo regno come casa mia, poiché mentirei. Sono ancora molto legato al Deserto, ma solo perché laggiù vivono i miei genitori. Se fossero venuti qui con me, non avrei più nessun motivo per tornare al Sud”
“Quindi…” balbettò Lucy, “quindi un giorno tornerai a Tashbaan?”
Emeth a guardò intensamente. “Tu verresti con me?”
 
 
 
~·~

 
 
 
Jill raccontò a Caspian come aveva conosciuto Narnia, come c’era arrivata e cosa doveva fare ora che era lì.
Il Re ascoltò molto attentamente tutto ciò che lei disse, senza interromperla.
Insieme, decisero di interrompere momentaneamente le ricerche di Eustace e di recarsi ala Torre dei Gufi, da Pennalucida. Forse, Eustace era già là.
La ragazza ebbe paura che Caspian pensasse due cose di lei: che fosse una bugiarda o che fosse stupida.
Temeva anche le sue reazioni: nel primo caso poteva arrabbiarsi, nel secondo poteva anche ridere di lei.
Potendo scegliere, Jill avrebbe preferito non ridesse, ma nemmeno che la considerasse una mentitrice.
Per sua fortuna, non accadde nessuna di queste cose.
Caspian rimase immobile sulla sella, pensieroso, in silenzio.
Jill non riusciva bene a vederlo in faccia. Scorgeva a mala pena il suo profilo, ma non fu in grado di determinare quale fosse il suo pensiero riguardo ciò che gli aveva appena detto.
“Hai ascoltato quello che ho detto, vero?” non poté fare a meno di chiedere dopo dieci minuti buoni di silenzio.
“Certo che ti ho ascoltato” rispose lui tranquillamente.
“E non dici niente?”
“Che vuoi che ti dica?”
“Non lo so. Qualcosa. Dimmi almeno se sei tu quel Re di cui Aslan ha parlato, e se la Regina è davvero Su…”
“Non parlare di lei” la interruppe bruscamente il Liberatore. “Per favore” aggiunse in fretta più gentilmente.
“P-perché?”
Il falco, appollaiato sulla spalla di lui, lanciò alla ragazza un’occhiata penetrante, lanciando un verso come di protesta.
“Ti cedo, Jill, davvero” disse ancora Caspian. “Ma non ne voglio parlare. Non adesso”
Cavalcarono ancora per tutto il primo pomeriggio, fermandosi solo per pranzare.
Per non lasciarla completamente sola in quel silenzio, Caspian iniziò a chiedere qualcosa a Jill a proposito di Eustace, come stava e quanto tempo era trascorso sulla Terra, da quanto lo conosceva, e se aveva incontrato anche i Pevensie.
Jill parlò volentieri di sé, e fu felice quando anche lui iniziò a raccontarle qualcosa pur mantenendo sempre molto riserbo.
La reciproca diffidenza iniziò ad attenuarsi.
La ragazza non accennò più a Susan, né tantomeno ai principi scomparsi. Cupi pensieri sulle sorti della famiglia del Re iniziarono ad affollare la sua mente.
Le ore del giorno trascorsero fin troppo in fretta. Erano appena le cinque del pomeriggio quando Ombroso riapparve da chissà dove e annunciò al Re che era ora.
Ora per cosa?, pensò Jill.
Caspian fermò Destriero, il falco sempre sulla sua spalla. Il Re la fece posare sull’avambraccio, carezzandole il dorso.
“A più tardi” le sussurrò. “Ombroso, te l’affido”
“Come sempre, mio signore. Venite, mia adorata”
A un lievissimo movimento dell’uomo, il falco si alzò in volo insieme al pipistrello.
“Dove vanno?” chiese Jill, osservando la scena senza capire.
Caspian non le rispose, sviando il discorso.
“Siamo a Bosco Gufo, ormai. Vedi laggiù? Quella è la Torre dei Gufi. Sei arrivata”
Jill lo guardò senza capire. “Come, tu non vieni con me?”
“No” Caspian fece un sorriso gentile. “Coraggio, scendi. Io devo andare”
La ragazza obbedì. Scese a terra e lo fissò in viso. “Non puoi andartene Siamo venuti qui per aiutare te e la tua famiglia”
“Non me ne vado” la rassicurò il Re. “Solo che stanotte non potrò incontrare nessun amico, mi dispiace. Ma ci sarà lei.”
“Lei…Susan? Oh, scusa, non volevi che…”
Caspian sorrise ancora. “Sì, Susan. Parlerete con lei. Dille chi sei e raccontale tutto ciò che abbiamo fatto oggi”
“Ma Susan non mi conosce”
“Conosce Eustace. Fatti trovare con lui quando le parlerai. E dalle questo” disse Caspian, estraendo uno strano ciondolo da sotto gli abiti, passandoselo attorno alle testa e porgendolo a Jill.
Era un piccolo gioiello semplice ma bellissimo. Sembrava una sorta di opaco cristallo dalla forma ovale, ma Caspian disse che era invece un particolarissimo tipo di ambra che, probabilmente, si trovava solo a Narnia e cresceva sulle rocce dei Monti innevati del Nord. Ma quel che più colpì Jill fu che, al centro dell'ambra, vi era incastonato un minuscolo bocciolo di rosa blu.
Dopo ciò, Caspian e Destriero sparirono tra gli alberi e Jill rimase sola a rigirarsi il gioiello tra le mani.
Il chiurlare di un gufo la fece trasalire. La ragazza si guardò attorno con timore, quasi non ricordando dove dovesse andare. Puntò verso la costruzione indicatala da Caspian, lontana meno di un chilometro da dove si trovava lei.
Coraggio, si disse.
Un altro gufo cantò, un altro e un altro ancora, una civetta, e poi un animale che non riconobbe.
“La riunione è iniziata, signorina” disse uno.
“Siete in ritardo” disse un altro.
“Si, in ritardo. Ma come si fa, dico!” disse la civetta.
“Ehm…io dovrei andare laggiù” disse Jill, indicando la Torre.
“Lo sappiam, lo sappiam!” dissero in coro gli animali. “Andiam, andiam!”
Jill sorrise, percorrendo la strada scortata da volatili e piccoli roditori notturni. Per la prima volta da quando era a Narnia, si sentì al sicuro.

 




Rieccoci qui, cari lettori!
Come sempre mi devo scusare per non essere più molto (per niente) puntuale in questo periodo, ma ho un sacco di casini che mi portano via il tempo per scrivere. Come vedete, però, la vostra Susan torna sempre ;)
In questo capitolo non si è vista Susan, lo so, ma è tutto ambientato di giorno per cui non era possibile. Il prossimo ho già programmato di ambientarlo per la maggior parte di notte, quindi la nostra Sue si vedrà molto, mentre Caspian sarà in forma di lupo.
Ho sempre paura che questa loro divisione ‘forzata’ sia una mancanza nella storia…Non so bene come spiegarvelo...
Purtroppo, a mio avviso, questo 17esimo non è uno dei più bei capitoli che ho sfornato, anzi, non so perché ma mi da l’idea di essere ‘vuoto’ voi che dite?

 
Veniamo subitissimo ai Ringraziamenti:
 
Per le preferite:  Aesther, aleboh, Araba Shirel Stark, battle wound, Christine Mcranney, english_dancer, Fly_My world, Francy 98, Fra_STSF, Friends Forever, G4693, HikariMoon, Jordan Jordan, lucymstuartbarnes,
LucyPevensie03, lullabi2000, Mia Morgenstern, Mutny_BrokenDreams, piumetta, Queen Susan 21, Robyn98, Shadowfax, Starlight13, Svea, SweetSmile, TheWomanInRed, Zouzoufan7, _joy

 
Per le ricordate: Araba Shirel Stark, Cecimolli, Halfblood_Slytherin, mishy, Queen_Leslie, Starlight13, Zouzoufan7
 
Per le seguite:  Araba Shirel Stark, bulmettina, catherineheatcliff, cat_princesshp, Cecimolli, ChibiRoby, cleme_b, ecate_92, fede95, FioreDiMeruna, Fly_My world, Fra_STSF, GossipGirl88, Halfblood_Slytherin, JLullaby, Jordan Jordan, Judee, katydragons, Lucinda Grey, lucymstuartbarnes, Marie_ , Mia Morgenstern, niky25, Omega _ex Bolla_ , piumetta , Queen Susan 21, Revan93, Shadowfax, Zouzoufan7, _joy
 

Per le recesnioni dellos corso capitolo: battle wound, Christine Mcranney, FioreDiMeruna, Friends Forever,  lucymstuartbarnes, piumetta , Queen_Leslie, Queen Susan 21, Shadowfax, _joy
 
Angolino delle anticipazioni:
I Sette Amici di Narnia sono quasi tutti riuniti! Jill ha finalmente raggiunto Eustace e i Pevensie, e poi toccherà a Susan riabbracciare i fratelli e tutti gli altri amici.
Rabadash’s back!!! Eh sì, mi spiace, si deve vedere. Lord Ravenlock deve portargli una notiziona!!!
Infine, andremo nel Mondodisotto a vedere cosa è successo laggiù in questi due anni.
Voglio troppo inserire una scena con i gemelli e la Strega, ma non ce l’ho ancora fatta…

 
Come sempre ecco la mia pagina facebook, dove trovate gli aggiornamenti di tutte le mie storie, e volevo anche riproporre la mia nuova pagina Caspian&Susan 1300 Years of Love”. Vi prego, aiutatemi ad ampliarla!!!
 
Per questa settimana vi saluto, ragazzi, un grazie di cuore a tutti quanti!!! Mi seguite in tantissimi nonostante le mie mancanze…davvero, grazie di cuore!!!
Susan♥
   
 
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