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Autore: rora02L    23/04/2014    0 recensioni
I noni Hunger Games: quelli che tutti hanno nascosto, dovevano essere i più esaltanti della storia di Panem. Ma sono stati un fallimento e una umiliazione per Capitol City. Due ragazzi del Distretto 8, che decideranno da soli il loro destino. "Non sarò una loro marionetta ... mai."
Julliet Scarlet e Romeo Whitemore.
Spero di avervi incuriosito e mi auguro che passerete a leggere ... Grazie per la vostra considerazione ! Rora-chan
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Arrivo ...

Capitol City è proprio come me la immaginavo: sfarzosa e irriverente. Odiosa nel suo lusso, mentre negli altri Distretti si sente ancora l’odore del sangue e della guerra. Ma ai vincitori non importa.                                                                                             
Analizzo in fretta il posto dove ci troviamo, mentre il treno rallenta inesorabilmente: dovrebbe essere una stazione ferroviaria.                                                                           
Ma da lontano sembra uno zoo, pieno di piume e pellicce colorate, o un quadro fatto male, in un momento di follia dell’artista, che ha preso a caso i colori che li capitavano e li ha gettati con rabbia sulla tavolozza. 
I colori degli abitanti di Capitol feriscono gli occhi, sono luccicanti e fluorescenti. Orribili, in poche parole. Sembrano delle chimere, create in laboratori infernali. Soprattutto per il loro sguardo, desideroso di sangue e puntato dritto sul treno dove mi trovo. 
Rabbrividisco. Mi accorgo solo ora che il Whitemore ha lasciato la mia mano e guarda anche lui il nostro destino, impaurito ed arrabbiato.
Sotira entra anche lei dalla stanza, dopo essersi cambiata per l’ennesima volta: adesso capisco benissimo chi è. Provo rancore nei suoi confronti e di quelli come lei.                   
Ma la sua immagine è davvero ridicola, con quell’abito fucsia elettrico e quelle scarpette viola dal tacco improponibile. Sembra che debba scoppiare da un momento all’altro. Il ragazzo accanto a me sorride appena, probabilmente ha avuto il mio stesso pensiero.                                                                                                                         
Sotiria finalmente squittisce, battendo le mani cicciotte:” Forza, è ora, ragazzi miei ! Il treno sta per fermarsi.” E si avvia zampettando verso l’uscita, ansiosa di ricongiungersi ai suoi concittadini.                                                                                     
Io e il moretto la seguiamo silenziosamente. Appena le porte del treno si aprono meccanicamente, una morsa soffocante mi prende lo stomaco. Il terrore si impossessa di me, perché mi rendo finalmente davvero conto di cosa sta succedendo.                       
Sto per morire. Morire. Lo capisco dai loro sguardi compiaciuti, pregustano il colore rosso del mio sangue e il candore della mia carne morta.                                               
Scuoto la testa, cerco di non pensarci perché devo mostrarmi forte. Sempre, anche quando non lo sono.                                                                                                         
Seguo la gongolante Sotiria, cercando di svuotare la mente. Penso alla neve, fredda e tenera. Un inverno nel mio Distretto, la mia prima nevicata, avevo cinque anni.              
Mi perdo in quei ricordi. Perché da piccola mi ero detta che volevo essere solida e fredda come la neve, che finge di essere tenera, ma in realtà è dura ed incorruttibile. Pura e celeste.                                                                                                                     
In quel momento era arrivato Kaidan e gli avevo detto orgogliosa che volevo essere come il ghiaccio. Lui aveva sorriso e, scompigliandomi i capelli, mi aveva detto: “Mi spiace Julliet, ma tu non sei per niente come il ghiaccio o la neve. Tu sei il fuoco scoppiettante ed implacabile, distruttore e creatore, che riscalda e brucia. Passionale ed impulsiva, l’esatto opposto del ghiaccio. Ma, quando ne avrai bisogno, pensa a questa neve ed il tuo viso sarà una perfetta maschera di ghiaccio e freddo.”
Ora voglio solo questo: mostrare alla gente che sono fredda come il ghiaccio e che nessun sentimento mi potrà sopraffare. Nemmeno la paura che, in realtà, mi sta scorrendo nelle vene, come una tossina, rischiando di paralizzarmi il corpo.                     
Mi muovo senza pensare. Romeo fa lo stesso, ma vedo che sta stringendo i denti, probabilmente per controllarsi.
Finalmente entriamo in un auto, che ci porterà al luogo degli addestramenti.              
Chiudo lo sportello di scatto e bruscamente. Romeo mi guarda preoccupato, ma non voglio dargli a vedere che ho paura quanto lui. Deve credermi più forte, per la mia sopravvivenza. Così rompo il silenzio e sbotto: “Questi capitolini sono dei veri pagliacci !”
Immediatamente Sotira inizia ad urlarmi che sono una maleducata, che non devo dire assolutamente cose del genere, che dovrei essere più riconoscente e bla bla bla. Smetto di ascoltarla quasi subito, non mi interessa cosa ha da dirmi. Guardo le ville moderne di Capitol e le metto a confronto con le modeste abitazioni del 8. Sorrido, pensando a quanti schifosi soldi guadagnano grazie al lavoro della mia gente. Con tutti quei vestiti appariscenti e pieni di lustrini, vistosi e costosi.                                       
Come se fossero la cosa più importante, apparire. Le loro maschere mi fanno venir voglia di vomitare.
Arriviamo ad una specie di grattacielo cupo. Scendiamo silenziosamente, Sotira ha  appena finito di gracchiare, mentre Romeo non ha aperto bocca per tutto il viaggio.
                                                             *
“Ehi ehi, che diavolo volete farmi ?!” strillo spaventata, mentre mi legano mani e piedi ad una specie di letto di metallo.
Prima mi avevano tolto i vestiti ed infilato una specie di tunica bianca. Due donne strane, una bassissima e l’altra decisamente alta, mi si avvicinano. Indossano dei guanti.                                                                                                                             
La più alta, che indossa una parrucca in stile vittoriano rosa, mi rassicura con la sua vocina stridula: “Non preoccuparti, mia cara. Ti faremo bellissima per il tuo debutto, oh!” Prende con una paletta una specie di gelatina rosea calda e la spalma sulla mia gamba, per poi appiccicarci sopra una striscia bianca. Strappa ed io trattengo un urletto.
                                                                                                                                        
“Ma si può sapere chi diamine siete ?!” sbotto, non mi piace non sapere chi mi trovo di fronte.                                                                                                                                   
La bassotta dalle ciglia lunghe blu e gli occhi da gatto, che ha sopra la testa una specie di cerchietto dalle orecchie da gatto e dei graffi sulle guance, squittisce: “Oh, che sbadate ! – si mette una mano davanti alla bocca dipinta di blu- Io sono Katy e lei è Elener. Piacere, Tributo del Distretto 8 ! Miao !”                                                               
La guardo perplessa. Ha detto davvero “miao” ?                                                              
L’altra tipa continua la sua opera, mentre la donna mezza gatto mi sta strappando i peli superflui delle sopracciglia.
Inizio sempre più a preoccuparmi, perché il tempo scorre e le due capitoline non finiscono mai. Elener scuote la testa e dice: “Ah, madamigella ! Qui c’è un sacco di lavoro da fare … ma per fortuna sei nelle mani delle due più esperte estetiste di Panem, oh !”
L’altra annuisce e continua: “Sì, non faremo le solite figuracce che si facevano gli anni scorsi. Con quei vestiti terribili, miao ! Il nuovo stilista ti piacerà sicuramente !”  Non sapevo ci fosse un nuovo stilista per il nostro distretto. Credevo fosse l’oca degli anni scorsi, Trisca, a fare i vestiti. Erano dei veri obbrobri, degli ammassi di lana, seta e altro messo insieme alla rinfusa. A nessuno piacevano.                                                       
Anche se non ho mai dato molta importanza a queste cose, credo che una buona presentazione possa fare colpo sugli Sponsor. Da quanto ho visto negli scorsi Giochi, anche solo un pezzo di pane mandato da loro può fare la differenza.                                
“Ahi !- mi lascio sfuggire, mentre Katy mi strappa un altro pelo- Come si chiama questo stilista ?” chiedo curiosa.
Elener risponde subito: “Willie. Vedrai, ti piacerà, mia cara. Oh !”strappa un’altra striscia bianca. Stringo i denti per non lamentarmi nuovamente.
                                                         *
Le due donne mi portano in un’altra stanza, finalmente la tortura è finita. Dicono che mi faranno incontrare lo stilista, Willie.                                                                                      
E che con lui c’è già Romeo, visto che con lui avevano meno lavoro da fare.                  
Sono in una sala illuminata grazie alle pareti vetrate. Un uomo dai baffi bianchi e arricciati mi guarda dall’alto di una specie di trono.
 Indossa uno strano abito: dei pantaloni rossi a strisce gialle a sbuffo e una giacchetta degli stessi colori con le spalle a sbuffo. Sembra una specie di pagliaccio.                    
Mi chiedo se davvero lui sarà capace di darmi un aspetto decente.                                  
Poco dopo, sento dei passi. L’erede dei Whitemore entra in sala, ha anche lui la stessa tunica che indosso io, ma è seguito da un uomo dalla pelle ambrata, gli occhi rossi ed i capelli biondo platino lunghi.                                                                                         
Appena i nostri sguardi si incrociano, mi sorride. E non so perché, arrossisco, per poi distogliere subito lo sguardo.                                                                                            
Quel ragazzo è strano. Nonostante sappia che siamo nemici, mi tratta come se fossi dalla sua parte.                                                                                                               
Solo ora mi accorgo che le scarpe di Willie hanno un aspetto orientale, con quelle punte arricciate. Deve essere un tipo eccentrico, come tutti a Capitol.
L’uomo batte le mani ed esclama: “Benvenuti benvenuti, miss Julliet e signorino Romeo ! Vi stavo aspettando, yes !”
 Ora ne ho la conferma: qui sono tutti matti.                                                                      
Con un balzo, lo stilista scende dalla sua poltrona rilegata in pelle rossa e si avvicina a me, facendomi un inchino e baciandomi il dorso della mano: “Incantato di vederla, miss ! Yes !”                                                                                                                          
Non so come comportarmi e balbetto un insicuro: “G-grazie, Willie…”                              
Lui mi rivolge un sorriso e si dirige verso l’altro Tributo, stringendogli vigorosamente la mano e presentandosi.                                                                          
“Ora veniamo alle cose importanti, yes ! –esclama all’improvviso- So che voi appartenete a due casate in guerra da generazioni, è corretto ?”                                                 
“Sì …” rispondiamo insieme.                                                                                             
Willie inizia a strillare: “Com’è romanticoo ! Due giovani innamorati che non possono stare insieme a causa della lotta che divide le loro famiglie, yes ! E adesso estratti in un Gioco all’ultimo sangue !”                                                                            
“Ma di che diamine stai parlando ?!- sbotto io, indignata- Noi non siamo … innamorati.”                                                                                                                  
Romeo invece non dice nulla. Willie fa un sorriso furbetto e dice: “E chi lo ha detto ? Ricordati, mia cara miss, che questo è uno spettacolo per il pubblico. Vogliono qualcosa di originale, yes ? E noi glielo daremo.”                                                              
Ora capisco cosa vuole fare: inscenare una storia d’amore tra me e Romeo. Mi chiedo come la prenderanno i miei genitori. Spero chi mia madre non si faccia venire un infarto. Ma, se voglio avere qualche speranza di vittoria, devo fingere.                             
“Ci state, yes ?” chiede ad entrambi Willie. Io annuisco: “Se è per salvarmi la pelle … fingerò.”                                                                                                                                   
Romeo risponde: “Per me non c’è problema, allora.”                                                        
Willie batte le mani, gongolante: “Benissimo, yes ! Allora ditemi … che armi sapete usare ?”                                                                                                                                  
“Ma che diavolo c’entra coi vestiti ?” ribatto io, furibonda.                                                
Lui fa uno strano gesto con la mano e risponde: “Fidati, mia cara miss !”                      
Decido di dare ascolto a questo strano pagliaccio: “Coltelli. E un po’ la spada.” Romeo risponde dopo di me: “Spada. E qualcosa con la pistola.”
Willie sospira sconsolato: “Ah, fa niente … del resto, non penseranno mai che voi sappiate usare queste armi. Venite da un Distretto in cui sono proibite, yes. Quindi non c’è problema per il costume che ho ideato per voi… miei cari Romeo e Julliet, yes !”                                                                                                                           
Mi domando cos’abbia in mente questo folle. Ma non ho scelta, devo fidarmi. 
                                                                 *
Incontro Sotiria davanti all’ascensore. Accanto a lei vedo Romeo, con lo sguardo perso nel vuoto.                                                                                                                      
Lei mi saluta, agitando la manina grassoccia e ci invita a salire nell’ascensore. Preme il tasto numero 8. Saliamo, nessuno osa emettere una parola.                                            
Finché Sotiria non esplode, riempiendoci di domande. Sbuffo irritata, mentre Romeo cerca di calmarla, rispondendo ad alcune delle sue domande sugli estetisti e sul nuovo stilista.                                                                                                                    
L’ascensore si ferma. Davanti a noi c’è una appartamento lussuoso. Non ne avevo mai visto uno così … 
I divani in pelle blu, una lunga tavolata in mogano già apparecchiata e tre stanze da letto ampie.                                                                                                                        
Alzo la testa, ammirando il lampadario in cristallo. Due donne vestite con una specie di tuta bianca e con addosso delle maschere strane si inchinano davanti a noi.                
Una attira l’attenzione di Romeo, portandolo nella sua stanza. Mentre l’altra si rivolge a me e mi fa cenno di seguirla.
Entro in una ampia stanza, con al centro un enorme letto dalle lenzuola color porpora. Alla parete c’è un armadio in ciliegio enorme e dall’altra parte ho la visuale di tutta Capitol, grazie ad una enorme finestra.                                                                                  
La donna che mi aveva accompagnato abbozza un inchino e si ritira, chiudendo la porta.
Noto solo ora la porta per il bagno privato. Decido di farmi una doccia risanatrice, anche se prima del trattamento mi avevano già lavata. Ma ho solo voglia di sentire la pelle a contatto con l’acqua calda che esce dal rubinetto, al Distretto 8 non c’è.              
Dopo il bagno, mi stendo sul letto. Ed inizio a pensare.                                                      
Mi chiedo se riuscirò a salvarmi. Se tornerò mai a casa. Il mio cuore ora è stretto dalla morsa della paura. Devo lottare anche con essa.                                                          
Ma io sono l’erede degli Scarlett. Non posso perdere, soprattutto contro un Whitemore.
So come combatte Romeo, è abile con la spada. Ma penso sia troppo altruista e misericordioso. E questa sarà la sua rovina.
Quanto a me, non ho punti deboli. Sono stata addestrata all’arte della guerra, so come controllare le mie emozioni e non avrò nessuna pietà per i miei nemici.                       
Perché è più semplice uccidere un avversario, che lasciarlo vivere, sapendo che vi rincontrerete. E che, quella volta, potresti avere la peggio.                                                 
Io mi nutro di vita e uccidendo rimango viva. Questo mi ha insegnato Kaidan. Ed è vero, lo faccio quando mangio, ad esempio. Se non mangio, muoio. Ma mangiando altri esseri viventi, uccido.                                                                                           
Ci sono troppe questioni in sospeso perché io mi lasci ammazzare. Devo tornare a casa, mamma e papà mi stanno aspettando. Da vincitrice.                                                
Dovrò vedere gli altri partecipanti come nemici. Nessuna alleanza. Nemmeno con Romeo.
Non voglio dover avere legami con nessuno. Ma, se seguo il piano di Willie, dovrò allearmi almeno con Whitemore. Anche solo per poco tempo.
I miei occhi iniziano a farsi pesanti, sono esausta. Ma poi il mio stomaco inizia a brontolare.
Probabilmente è ora di cena.
 Qualcuno bussa alla porta e sento la voce di Romeo che mi chiama. Mi alzo e apro appena, sbottando: “Che vuoi ?”                                                                                      
Lui mi sorride gentile e dice: “ Vuoi venire a cenare con noi, amore ?”                 
Istintivamente gli sferro un pugno in faccia, strillando: “Come mi hai chiamata, Whitemore ?!”
 Lui si massaggia la guancia, esclamando: “Non c’è bisogno di reagire così, ti ci dovrai abituare !”
Mi blocco e mi accorgo che ha ragione. Dovrò fingere di essere innamorata di lui. Ed anche lui dovrà mentire.                                                                                                 
Romeo sorride: “Allora andiamo ?”                                                                            
Annuisco. Mi porge la sua mano ed io la accetto. Ci dirigiamo verso la grande tavolata, dove Sotiria sta già facendo razzia di ogni cosa, dall’arrosto agli antipastini. Mi fa quasi schifo, pensando alla fame che c’è nel mio e negli altri Distretti. Mentre questi si godono la vita. Se vincessi, potrei portare un po’ della ricchezza di Capitol a casa, risolvendo così i problemi economici.                                                                        
Ma se mi toccherà uccidere Romeo, potrebbe scoppiare una guerra civile. Vedrò di farlo ammazzare da qualcun altro, per poi fingere di vendicarlo. Così, anche i diverbi tra i Whitemore e gli Scarlett cesseranno.                                                                           
Mi chiedo se Romeo non stia pensando lo stesso. Lo vedo sereno, mentre chiacchera con Sotiria e mangia lentamente la sua porzione di anatra.                                                 
Ma si vede dalla sua mano tremante che ha paura. Ma non vuole dimostrarlo. Come me.                                                                                                                                        
Forse, anche se è un Whitemore, non è uno sciocco smidollato e traditore. Forse potrei anche fidarmi di lui. Ma non troppo.                                                                              
Azzanno un boccone.
                                                                  *
Un rumore mi sveglia nel cuore della notte. Nonostante sia esausta, mi alzo di scatto, allarmata.                                                                                                                         
Accanto a me, seduto sul mio letto, c’è qualcuno. “Ben svegliata, Julliet.”                         
Lo colpisco in testa: “Che diamine fai qui, Whitemore !”                                                     
Sto preparando un altro colpo, quando lui si volta e mi prende per un polso, avvicinandomi a lui. Il mio cuore perde un battito. Sento il suo alito caldo sul collo, mentre la sua voce mi sussurra all’orecchio: “Dovresti chiudere a chiava la porta, qualche mal intenzionato potrebbe entrare …”                                                             
“Sei venuto per eliminarmi prima dei giochi ?” ringhio, pronta ad allontanarmi.             
“Se così fosse, avrei potuto ucciderti subito, non pensi ?” ribatte lui candidamente.  Allunga una mano verso il mio viso, lasciandomi libero un polso. Ma non riesco a muovermi. Inizia ad accarezzarmi la guancia e bisbiglia: “Sono venuto perché … credo sia giusto che tu … sappia una cosa.”
La sua mano sul mio viso è tiepida. Ma probabilmente è perché sto andando a fuoco, non so cosa mi stia succedendo. Lo sento sospirare: “Oh, Julliet … se tu sapessi …” Allontana il viso dal mio orecchio e mi guarda negli occhi. Sta per piangere. Non capisco cosa gli sia preso.
Mi abbraccia, portando il mio viso sulla sua spalla. Un brivido mi percorre la schiena e non capisco come mai il mio corpo e la mia mente non vogliano reagire.
Romeo inizia ad accarezzarmi i capelli. Poi mi lascia un bacio delicato sul capo. Sgrano gli occhi, mi chiedo cos’abbia intenzione di fare.
Lo sento sorridere, amaramente: “Che cosa strana … vorrei tanto che non dover fingere. Vorrei davvero …”
Finalmente riesco a parlare, staccandomi dalla sua spalla: “Whitemore, io non capisco di cosa tu …” Mi metto un dito sulla bocca per zittirmi. Arrossisco, ma con il buio non si vede.                                                                                                             
Mi stringe ancora di più a sé, avvicinandosi al mio volto. Chiude gli occhi. E mi bacia. Una strana sensazione di calore mi invade. Non mi era mai successo prima. Cerco di pensare in modo razionale. Lui è il mio nemico, da sempre. Ma non capisco perché faccia questo. Ed in più, mi costa ammetterlo … ma mi fa sentire amata e protetta. Mi piace.                                                                                                       
Allontana appena le sue labbra dalle mie, indeciso. Lo prendo per il bavero della camicia. E ricominciamo a baciarci, piano. E con le lacrime agli occhi. 
Forse mi sono innamorata. Oh no … 
  
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