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Autore: Netmine    23/04/2014    1 recensioni
Ci separano, ci portano ognuna davanti ad una porta bianca e ci fanno entrare. Questo deciderà del nostro futuro... Devo dare il meglio di me.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un fischio prolungato mi fa svegliare "E' il momento di iniziare la nuova fase del test." Di nuovo la voce gracchiante del Presidente "In questa fase verrete sottoposti a prove basate su quello che è emerso dalla prima fase del test. Alla fine delle prove più dure verrete sottoposti ad un trattamento risanatorio. Buona fortuna, credete in voi stessi." Un altro fischio prolungato annuncia la fine del discorso. Mi mordo l'interno della guancia per non inveire contro quella orribile voce, so che non sarebbe una buona idea farlo. 
Con un po' di fatica mi alzo dalla branda nella quale ero distesa fino a poco prima. Sento le ossa scricchiolare sotto il peso del mio corpo e la testa mi gira vorticosamente. Rimango immobile per un po', prendendomi tutto il tempo di cui ho bisogno prima di avvicinarmi alla porta bianca che mi trascinerà in nuove situazioni pericolose.
L'idea di dover affrontare così presto delle situazioni come quelle che già avevo dovuto affrontare quella mattina mi rende davvero nervosa. Cosa sarà mai emerso dal mio test? Spero ben poca roba, e, possibilmente, niente che mi possa mettere nei guai... 
Deglutisco per tentare di liberarmi di quel peso che mi opprime la gola, ma è inutile. Con il cuore pesante mi avvio verso la porta che, appena arrivo a circa mezzo metro di distanza da essa, si apre e mi risucchia dentro la nuova stanza.
Questa volta non mi trovo in un luogo ben definito, non so dov'è il terreno e dov'è il tetto, sempre che ce ne sia uno. 
Sono sospesa per aria e intorno a me vedo solo vortici di colori diversi. Potrebbe sembrare una situazione nella quale si muore dalla paura, ma sono stranamente calma e rilassata. 
Il vortice sul quale mi trovo è blu e sembra non avere una direzione ben precisa, così come tutti gli altri vortici colorati. 
Cosa dovrò mai affrontare in questa stanza?
Più passa in tempo più mi sento rilassata, tanto rilassata che non mi basta più stare seduta. Voglio distendermi su quel vortice e dormire fino a quando non si presenterà la mia sfida. Mi accascio su quel sottile vento blu e le mie palpebre si fanno pesanti.
Sto quasi per addormentarmi quando un campanello risuona nella mia testa. Che stupida che sono! E' questo il test.
Non devo farmi dominare dalle sensazioni che quei vortici mi portano. 
Devo trovare l'uscita da questa stanza il prima possibile. 
Mi metto a sedere ma ormai sono stata troppo su quel vortice per potergli resistere a lungo. Ad una certa distanza dal mio, ma non così lontano da non poter essere raggiunto, vi è un vortice di colore verde. 
Mi metto sul bordo più lontano del mio vortice, sbadiglio e mi stropiccio gli occhi poi, con gli occhi appannati dal sonno, mi metto a correre e salto.
Atterro pesantemente sul vortice verde. Sento le mie caviglie urlare sotto il peso del mio corpo ma le ignoro perché sento il mio corpo invaso da una nuova sensazione: Speranza. Ora so che ce la farò. Non deve essere molto difficile uscire da questo posto perché io credo in me e nelle mie capacità.
Mi metto a sedere e studio attentamente quella stanza. Non ci sono due vortici dello stesso colore e hanno tutti altezze diverse, ma quello che prima mi sembrava un moto disordinato ora è perfettamente chiaro. Ogni vortice ha il suo percorso da seguire, dopodiché torna al punto di partenza e ricomincia, niente di più semplice. 
Ora devo solo trovare l'uscita. Non deve essere poi così difficile, deve essere contrassegnata in qualche modo... Inizio ad osservare quella stanza nella quale, oltre ai colori irradiati dai venti dei vortici, domina l'oscurità più assoluta. Non c'è nulla che fa pensare ad una porta, o comunque ad una via d'uscita... Tranne un vortice bianco. Sento montare dentro di me la sicurezza che sia quella la via d'uscita, d'altronde non c'è nient'altro che assomigli anche lontanamente ad una via di fuga tanto quanto quel vento bianco. Piena della ritrovata sicurezza in me e nelle mie abilità, non prendo la rincorsa per raggiungere il prossimo vortice. Semplicemente salto.
Appena stacco i piedi dal vortice verde, mi rendo conto di aver fatto una cavolata. Il vortice rosso che ho difronte non è tanto lontano, ma nemmeno tanto vicino da poter essere raggiunto con un salto del genere! Stendo il mio corpo il più possibile in avanti e atterro con le braccia su di esso. Sbatto il mento e il dolore mi fa perdere un po' la presa. Ho le gambe che penzolano nel nulla e, lentamente, continuo a scivolare. Non c'è nessun appiglio. Sento montare dentro di me una forza straordinaria e spingo le dita con forza all'interno del vortice. Urlo mentre le mie dita si riempiono di miliardi di piccoli e profondi tagli - l'aria che sulla superficie del vortice era densa, compatta e stabile, solo pochi centimetri sotto era agitata da un movimento continuo ed estremamente forte, capace di lacerare la pelle e la carne come se nulla fosse - e con tutta la forza che mi è rimasta in corpo tento di tirarmi su. 
Appena riesco a tirare su un ginocchio e sento di essere al sicuro, mi accascio su quella superficie spumosa e osservo le mie mani. Nella poca luce irradiata dal vortice noto che non sono piene di ferite, come mi sarei immaginata, ma di piccole cicatrici rosse e pulsanti. 
Sento perfettamente le pulsazioni provenire dalle mie mani e al loro ritmo si adatta anche il mio cuore. Sono arrabbiata anzi, infuriata. 
Perché mi stanno sottoponendo a tutto questo?
Giuro a me stessa che una volta uscita da questo posto avrei cercato e distrutto chiunque fosse stato la causa di tutto questo dolore. 
Sento la rabbia pulsarmi nel corpo, scorrere nelle mie vene... E il paesaggio difronte a me cambia.

Sono in una stanza d'ospedale. Non so come sono arrivata qui, ma sento il mio cuore pieno di ansia e apprensione, deve essere successo qualcosa di brutto. 
Poso lo sguardo sul letto al centro della stanza. C'è una donna... Ha un aspetto familiare. Mi avvicino e mi seggo nella poltrona accanto al letto. 
Perché lo sto facendo? Non so nemmeno chi è questa donna!
 Sento le lacrime rigarmi il viso 
Perché sto piangendo? Che sta succedendo? 
Non ho il controllo del mio corpo. 
Resto seduta su quella sedia per tanto tempo e continuo a fissare la donna distesa. Il suo corpo è sommerso da tubi e tubicini ed è collegata a delle alte macchine che emettono strani suoni. Sento il cuore pesante. Per il dolore... Per la rabbia.
Qualcuno mi sfiora una spalla, mi irrigidisco per lo spavento. Non mi ero accorta che fosse  entrato qualcuno. "Signorina, le ore di visita sono finite... La devo pregare di andarsene."
I miei occhi si riempiono di lacrime e sento me stessa dire "Ma è mia sorella, mia sorella! Non posso andarmene." le stringo la mano ancora più forte tra le mie "Non posso lasciarla sola." 
Mi volto verso quella ragazza addormentata. E' vero. E' mia sorella... Ma mia sorella è morta. 
L'infermiera mi guarda con condiscendenza. La odio. Che  ne sa lei di quello che sto passando io? Vorrei che morisse. Vorrei che pagasse per quello che sta succedendo a mia sorella... No, non è vero. Respiro profondamente. Vorrei che qualcuno pagasse, ma quel qualcuno non è lei. Annuisco e mi alzo.
Ricordo quello che è successo quella sera. Questo è solo un ricordo, niente di più. 
Il ricordo più doloroso della mia vita. 
Devo andarmene da questo posto, fuggire da questo ricordo. 
Mi accovaccio per terra. Stringo le braccia al petto. Non voglio rivivere quello che tra poco accadrà, non voglio. 
Affondo le mani nel pavimento e sento di nuovo quel terribile dolore, come di mille lame che mi strappano la pelle. Urlo e, appena il paesaggio torna quello oscuro nel quale mi trovavo prima, tiro fuori le mani dal vortice per trovarle ancora più piene di piccole cicatrici pulsanti.


Ho il respiro pesante e affannoso. L'influenza dei vortici su di me sta diventando sempre più forte. Devo uscire da questo posto e alla svelta. 
Il vortice bianco è ad appena due vortici di distanza da me. 
Prendo la rincorsa e salto. 
Il vortice su cui atterro è giallo. Non appena vi poggio i piedi mi sento rinvigorita e piena di tutte le energie che pensavo di aver perso. 
Prendo ancora una volta la rincorsa e salto. 
Questo vortice è quasi invisibile nello sfondo nero: è di un grigio molto scuro. Mi sporgo in modo da poter osservare da vicino il vortice bianco, o almeno quello che credevo fosse un vortice... guardandolo da vicino non ne sono più tanto sicura. Ha la stessa forma degli altri, ma non sembra avere una superficie e, ora che so cosa vi è al di sotto di quella patina densa, non ho per niente voglia di lanciarmi lì dentro. 
Mi passo le mani tra i capelli, eliminando tutti i nodi. Quel gesto mi ha sempre tranquillizzata. 
Deve esserci una via d'uscita da questo posto e questa è l'unica possibile. 
Ma, se non fosse la via giusta, andrei incontro ad una morte terribile... O comunque ad un dolore molto simile a quello che si deve provare poco prima di morire.
Quale altra via potrebbe tirarmi fuori da questo posto?
Guardo intorno a me e vedo solo quella densa oscurità. E se fosse quella la via d'uscita? 
Continuo a snodarmi i capelli, come se quel gesto potesse aiutarmi a decidere. Non so che fare. Sento il mio stomaco restringersi per il nervosismo e mi inizia a girare la testa. Devo vomitare. 
"Calma! E' tutto okay, devi solo prendere una decisione. Non è così difficile." 
Faccio un profondo respiro, chiudo gli occhi e salto. Vengo avvolta da una travolgente luce bianca. Apro gli occhi e mi rendo conto di stare scivolando ad una velocità impressionante dentro il vortice bianco. Le sue pareti interne sono della stessa sostanza densa che ricopre la sommità degli altri vortici. 
Sorrido e mi lascio andare a quella corsa matta. 
   
 
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