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Autore: TrisEaton11    23/04/2014    3 recensioni
SPOILER ALLEGIANT.
"E la verità era che la vita continuava, prendendosi beffa della nostra sofferenza."
Sono passati due anni dal disgregamento delle fazioni.
Sono passati due anni dal fallimento del Dipartimento.
Sono passati due anni da quando, ormai, Tris se n'è andata.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Le prime luci dell’alba cominciano a fare capolino inondando ogni cosa di un bagliore aranciastro, rendendo quasi tutto più magico, più surreale. Il verde delle piante sembra più brillante e vivo. La cornice perfetta per un ritratto felice.  Chiudo gli occhi, lasciandomi cullare dal grido straziante del silenzio e cercando di fuggire da questa apparente serenità. No, non ero ancora pronto ad essere felice. Il mio corpo ripudiava qualsiasi cosa avrebbe potuto far tirare le mie labbra in un sorriso. Non ero pronto e nemmeno volevo esserlo.
Deglutisco sentendo la stanchezza di ripetute notti insonni battere nella testa, accompagnata dalla morsa al petto. Nulla aveva più senso, se non il dolore, l’unico compagno delle mie giornate. Tutto era diventato incolore, insapore, piatto. Lei, era l’unico colore della mia vita. Lei che aveva visto in me una persona diversa da quello che, con tutte le mie forze, cercavo di mostrare alla gente. Un Tobias forte, un Tobias coraggioso, un Tobias fiero. Quel Tobias ormai era morto con lei. Per sempre.
< Tobias. >
Riapro gli occhi, girando lievemente il volto di profilo e guardando con la coda dell’occhio. Non avevo bisogno di guardare, sapevo benissimo a chi apparteneva quella voce.
< Christina. >
Non mi sforzo nemmeno di sorridere mentre si avvicina con passo leggero. A volte ammiravo e provavo una sorta di invidia verso quella morettina. Aveva perso l’amore della sua vita, ma al contrario mio, non si commiserava, non era diventata apatica. Riusciva ad avere ancora qualche accenno di felicità. Forse il suo essere stata Candida la rendeva portatrice di verità. E la verità era che la vita continuava, prendendosi beffa della nostra sofferenza.
< Ancora non riesci a dormire? > Si piega sulle ginocchia, a pochi centimetri da me, affondando le mani sul manto erboso.
Mi limito a scuotere la testa, senza proferire parola.
< Penso che dovresti farlo, invece. Hai più occhiaie di un vecchio. > Scoppia a ridere.
Arriccio le labbra in quello che doveva essere un sorriso.
< Candida una volta, candida per sempre.  >
Mi tira un pugno sulla spalla, cercando di mostrarsi offesa.
< Parla il rigido che ha scelto gli intrepidi. >
Giro totalmente il volto verso di lei, affievolendo l’espressione dura e cerco di accennare un sorriso per poi tornare a guardare davanti a me.
< Tobias sono passati più di due anni. > Mi guarda con espressione commiserativa. < Devi cercare di dimenticare. Devi cercare di farti una nuova vita, lei vorrebbe questo. >
Un pugno mi trafigge il cuore. Lei vorrebbe questo. Lei, dov’è ora? Perché non è qui con me? Perché non è restata con me? Perché mi ha abbandonato? Conati di rabbia mischiati al dolore, mi assalgono e costringono le mie mani ad irrigidirsi, richiudendosi in pugni.
La mano di Christina, si appoggia sulla mia testa,  scendendo fino alla nuca in quella che sembrava una carezza. Una carezza per tranquillizzarmi.
Odiavo la pietà della gente.
Con un movimento repentino, mi alzo da terra e la guardo dall’alto al basso.
Avrei voluto parlare. Avrei voluto dire mille parole ma ogni suono sembrava strozzarsi fra le mie corde vocali.
Mi giro di spalle, camminando verso l’entrata di casa. Non faccio in tempo a muovere qualche passo che subito dietro di me, sento il fruscio dell’erba a contatto con i piedi della ragazza. Mi stava addosso ininterrottamente da due anni, come una mamma sta addosso al figlio cercando di farlo mangiare. A volte volevo solo restare solo ,ma lei non me lo permetteva. Se ne andava soltanto quando il buio si inghiottiva la luce ed ora di dormire. Solo allora potevo rimanere solo con il mio dolore e stringerlo fra le braccia. Forse non lo faceva nemmeno perché mi voleva bene. Forse lo faceva per allontanarsi dalla sua solitudine quotidiana e trovare un diversivo. Troppe volte mi dimenticavo che anche lei aveva perso qualcuno da amare. Aveva perso Will, proprio come io avevo perso Tris. Uccisi per uno stupido gioco di fazioni e di potere. Magari dovevo essere solamente più comprensivo.
Mi blocco, senza girarmi, sapendo di certo che lei era dietro di me.
< Pensi di riuscire a fare la torta al cioccolato?Quella che mangiavamo al quartier generale degli intrepidi? >
Non lo vedo ma riesco a percepire le sue labbra aprirsi in un sorriso.
< Si. >
E con un movimento leggiadro, mi supera entrando in casa mia. 


NOTE: E' la prima storia che scrivo, quindi abbiate pietà di me. 
Forse la delusione e la tristezza provate all'ultima pagina di Allegiant, mi hanno costretta a cercare di scrivere un continuo. Un continuo per poter rivivere ancora una volta, questa bellissima saga.
  
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