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Autore: Sana chang    17/07/2008    6 recensioni
E' il settimo anno per Andromeda Black ed è anche il momento di fare i conti con il suo segreto: il sentimento per la persona più sbagliata della terra. Non dovrebbe nemmeno conoscere il suo nome, nemmeno sapere della sua esistenza. E invece...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi si è bloccato il PC e l'ho ripubblicata, mi dispiace per i vecchi recensori e per chi l'aveva messa tra i preferiti!^^

Questa è una FF diversa da quelle che faccio di solito... Non è attraversata dalla solita ironia o battute vaganti (vabbè qualcosina c'è...ma poco poco ^.-), perchè non me la sono sentita di trattare una Ted/Andromeda in quei termini, o comunque non subito.

Non so come sia uscita, non è facile per me allontanarmi totalmente dal mio stile e trattare argomenti troppo seri, quindi se mi dite qualcosina...Mi fate un favore!:-P

QUEL MALEDETTO TASSOSPORCO!

I Tassorosso sono feccia.

I Sanguesporco sono feccia.

Quindi, facendo due più due: i Tassorosso Sanguesporco sono feccia alla seconda.

Esatto, l’algebra non mente e nemmeno i principi di casa Black e comunque, nel caso, nessuno si sarebbe permesso farlo notare.

Sono rovinata.

Andromeda non era una sciocca, sapeva che doveva trovare una soluzione per risolvere la questione del “Tassosporco” prima che qualcuno potesse anche solo immaginare cosa le accadeva quando lo vedeva.

Odio cosa succede alla mia pancia tutte le volte che lo penso.

Ultimamente poi, si era accorta che i sintomi, invece di diminuire, continuavano ad aumentare e a peggiorare.Inizialmente aveva attribuito il battito cardiaco accelerato ad una qualche malattia, aveva anche un po’ sperato che fosse così, ma le numerose visite al medico avevano allontanato quei sospetti.

Sono innamorata.

Il problema era che lei non sapeva, esattamente, cosa fosse l’amore.

Diciamo la verità, non è che i suoi parenti le avessero mai dato un qualche esempio di amore coniugale da permetterle un valido confronto e nemmeno sua sorella Bellatrix, recentemente fidanzata, sembrava particolarmente disposta a spiegarle qualcosa.

Era lasciata totalmente in balia di se stessa e di quel mal di stomaco che le veniva tutte le sante volte che vedeva quello lì.

Ted Tonks, maledizione a te.

Il segreto di Andromeda Black era dolore e vergogna, il cognome che la faceva camminare a testa alta nei corridoi non le permetteva di abbassarla quel tanto che bastava per guardare negli occhi quel maledetto Sanguesporco che la osservava da lontano con uno sguardo che dovrebbe essere illegale.

Stava camminando nell’erba alta vicino al lago, nella speranza di calmarsi con l’ausilio dell’aria gelida, mentre un pensiero che la ossessionava da qualche giorno e le aveva tolto il sonno, cominciava a riaffiorare.

Questo è l’ultimo anno.

Non lo rivedrò più.

Meglio.

Andromeda sorrise ironica, tentare di prendere in giro se stessa era il colmo dei colmi, sempre meno grave però, del fatto che una Serpeverde, una Black, si fosse infatuata di un Tassorosso.

Si guardò il polso, un orrendo elastico lo ornava, come un braccialetto.

“Signorina Black, si leghi i capelli se non vuole che quella Bocca di Leon Saltante glieli strappi.”

“Ma professoressa Sprite io non ho…”

“Questo può andare?”

Ted Tonks le stava porgendo un semplice elastico verde - di quelli che le avrebbero spezzato un centinaio di capelli - guardandola negli occhi, con una semplicità disarmante.

Lo prese senza riuscire a ringraziarlo in modo chiaro, ma lui sembrò capire e dopo aver sventolato velocemente la mano, tornò al suo lavoro.

Se non era pazzia la sua, era qualcosa di molto simile.

Una Black non doveva fare certe cose, nemmeno pensarle, nemmeno immaginare la possibilità di pensarle in un futuro lontanissimo.

Se qualcuno mi chiedesse quando ho scoperto di essere fottuta, risponderei: “Al diavolo! Dimmi solo come uscirne!”

“Non hai freddo?”

Andromeda si voltò velocemente, riconobbe subito la voce. Imponendo a tutti i suoi campanelli d’allarme di tacere, rispose: “Parli con me?”.

Ted sorrise.

Smettila subito, cretino.

“Ci siamo solo noi due qui…”

Oh Merlino, ha ragione: siamo soli.

Ora scappo.

“Già” disse freddamente e fece per andare, ma la sua voce la bloccò.

“Credi che non me ne sia accorto?”

Merda.

“Non so di cosa tu stia parlando.”

Andromeda era ancora girata, così non vide la sua espressione sarcastica, e forse fu un bene.

“All’inizio pensavo che mi guardassi per prendermi in giro o forse perché avevo qualcosa tra i denti, ma poi mi sono detto che…”

“Basta!”

Quasi lo urlò, combattendo contro il bisogno di strapparsi i capelli e di vomitare, quasi le venne da piangere quando vide il suo sguardo stupito.

“Non prendermi in giro, non provarci neanche o giuro che ti Schianto e ti lascio qua a gelare!”

“Non ne avevo intenzione.”

Sembrava così tanto sincero, che questo la fece innervosire ancora di più.

“E allora.” Incominciò un po’ ansimante, il petto che le doleva. “Che cosa vuoi?”

“Te.”

Tè? Vallo a prendere dagli elfi nelle cucine!

Sto impazzendo.

Ma che sto dicendo: sono già pazza.

Lo sguardo interrogativo lo incentivò a continuare. “Io non lo so perché, maledizione, cioè, so che sei una Black e Serpeverde e che non dovrei nemmeno pensare a te in nessun modo tanto meno in quel modo… Va bene, sto divagando, solo che tu sei sempre così lontana e non si riesce mai a parlarti e quando mi guardi a cena mi si chiude lo stomaco e vorrei solo stare cinque minuti con te senza sentire i tuoi amici che mi insultano…”

Si bloccò un attimo, poi riprese senza aspettare la risposta. “Cammini sempre col naso per aria, tanto che mi chiedo come fai a non inciampare mai nella tua divisa e poi quando mi sto convincendo di essermi immaginato tutto, ti scopro a guardarmi da lontano e a me verrebbe da prenderti e urlarti se ti diverti a farmi impazzire, perché, accidenti a te, io non mi diverto!”

Ted prese fiato, consapevole che il suo discorso non aveva capo né coda, ma sperò che non sembrasse troppo patetico.

“A me fa male la pancia!” disse Andromeda ad un tratto.

Ted sembrava confuso.“Come?”

“Tutte le volte che ti vedo sento una cosa strana qui!” Si portò la mano sul basso ventre, il suo tono era terribilmente simile a quello di una bambina capricciosa.

“E anche tu mi guardi, in modo molto fastidioso, dovresti smetterla, ok? Perché io sono solo una ragazza che ha bisogno di pace, non di giramenti di testa a causa di un…”

“…Sanguesporco?” finì lui, l’espressione era fredda.

“Siamo diversi.”

“Merlino, ti rendi conto che la storia del sangue è un’emerita stronzata?” domandò accigliato.

“Certo che lo so, ma non lo è per la mia famiglia”.

Andromeda sospirò e lui poté quasi sentire la fatica e il dolore il quel sussurro.

“Non posso.”

“Forse non vuoi abbastanza…”

La risata senza allegria che proruppe dalle sue labbra lo fece gelare. “Tonks, io sono una Black! Finirò sposata con il rampollo di una importante famiglia Purosangue, lo conoscerò qualche mese prima delle nozze e puoi star sicuro che a nessuno importerà mai cosa voglio!”

“A me importa!”

Maledetto Tassorosso.

“Perché ti stai avvicinando?” chiese spaventata quando Ted fece un passo verso di lei.

“Voglio toccarti.”

Ah, bene. Ora sono tranquilla.

Le prese la mano con delicatezza e le sfiorò le dita fino a risalire il polso, dove incontrò la consistenza dell’elastico, che riconobbe.

“Questo è…”

“Sì.”

Sorrise e la prese delicatamente tra le braccia, lei appoggiò la testa sul petto, beandosi del battito veloce del suo cuore.

Chiuse gli occhi e rimase lì, facendosi ­sostenere, mentre le gambe tremavano impercettibilmente.

“Posso baciarti?”

“No.”

Ignorando il diniego, si avvicinò al viso di Andromeda e le sfiorò lievemente le labbra, ma prima che il bacio potesse diventare più profondo, lei lo allontanò con decisione.

“Non posso.” Ripeté, ma il suo corpo e le sue labbra pulsavano, chiedendo quello che avevano appena perso.

Continuare a ripetersi che era un Sanguesporco non sarebbe servito, doveva allontanarsi da quel corpo che sembrava pronto ad accoglierla, smettere di pensare alla proposta implicita in quelle braccia tese.

“Potremmo essere felici.”

Ma ne valeva la pena?Il disprezzo e l’odio che aveva elargito per così tanto tempo, ora si sarebbe riversato su di lei.

“Tu non sei come loro, lo sai.”

Era vero. La accompagnavano da anni la noia per quei stupidi ricevimenti, l’imbarazzo di fronte alle cattiverie, il ribrezzo all’idea di essere venduta alla prima famiglia considerata “adatta”.

“Ho paura.”

Quell’ammissione le fece male, quando alzò la testa e incontrò i suoi occhi velati di tenerezza, pensò di non riuscire più a respirare.

“Ma ho più paura senza di te.”

Ted sorrise e le passò un braccio intorno alla vita, attirandola verso di sé.

“Stiamo un po’ così, prima di tornare al castello” mormorò tra i suoi capelli.

“Va bene.”

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FINE!^^

Va beh, vi ho lasciato un  po' così, ma non sono stata più crudele del solito! =P

Spero vivamente che commentiate, a meno che non vogliate il malocchio! Ovviamente scherzo, non oserei mai... (SICURA??-.-")

 

   
 
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