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Autore: cleomery    17/07/2008    7 recensioni
In un futuro dove il trio miracoli è ancora unito, gli intrecci di un sadico destino faranno riaffiorare reminescenze del passato.
Vecchie scelte riecheggiano in un presente pieno di aspettative.
Perchè Hermione si sente sola? Qual'è il mistero che spinge Draco Malfoy ad allontanarsi forse per sempre da lei?
Ad Alexluna perché non solo è una pazza speciale, ma è anche una brava insegnante e senza di lei non sarebbe la stessa cosa.
Genere: Romantico, Malinconico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Spazio autrice: Salve a tutti! Qualcuno di voi già mi conosce forse e sa che anche questa sarà una Draco/Hermione ovviamente! Questa long-fic non durerà più di tre o quattro capitoli credo, e spero di poter aggiornare il più velocemente possibile!
E' stata scritta interamente da me, sotto la supervisione di una grande artista come Alexluna.
Ci tengo tantissimo a ringraziarla perché senza di lei quello che state per leggere non sarebbe mai stato così curato. La ringrazio perché ha avuto la pazienza di togliere tutti i miei puntini di troppo e tutte le mie bufale pazzesche, ma soprattutto perché mi segue sempre ed è sempre disponibile con una pazza come me, essendo lei altrettanto pazza! Grazie tesoro, grazie di tutto! Ricordati che ti voglio bene, e che appena vieni a trovarmi ti torturo un pochino!

Taste of Loneliness

-Ho detto di no! E adesso basta, non voglio sentire storie...via!-
La voce arrabbiata e furiosa della donna chiusa nel suo ufficio arrivò fino alle orecchie del giovane mago sdraiato sul divano di pelle color ghiaccio.
Gli scompigliati capelli corvini erano un po' più  lunghi di come li portava di solito, infatti infastidito, portò una mano a spostare un ciuffo davanti agli occhi smeraldini.
Senza occhiali e con un leggero strato di barba che gli conferiva un'aria più vissuta e più adulta, Harry Potter scuoteva la testa ghignando verso la porta.
O verso chi ne stava per uscire.
La porta traballò sui cardini, poi venne sbattuta malamente e infine, sigillata magicamente da una bella donna sui venticinque anni che marciò furibonda verso la sua poltrona preferita.
Vi affondò tirando un sospiro di sollievo, chiuse gli occhi, anche se quelli del suo convivente non smettevano di fissarla divertiti.
Senza proferir parola agitò una mano e un bicchiere di whisky incendiario le si materializzò fra le dita. Lo poggiò sul tavolino basso laccato, e si accese una sigaretta ispirando nervosamente.
Solo dopo un paio di tiri riuscì a rilassarsi e a riprendere in mano il bicchiere, per sorseggiare il liquore in santa pace, sentendolo scendere per la gola, ardente: trovando finalmente riposo.
Speranze, solo speranze.
Quella casa non avrebbe avuto un attimo di pace finché il suo inquilino sarebbe rimasto lì.
La risata soffocata del mago le arrivò alle orecchie innervosendola ancora di più.
Aprì gli occhi di scatto e li puntò sul Bambino Sopravvissuto, ancora per poco si disse, facendogli una muta domanda.
-Scusami tesoro, non ce la faccio a non ridere, quel povero ragazzo prima o poi verrà a chiederti pietà in lacrime!-
Herik Wilkinson, anima pia, aveva avuto la sfortuna di fare il tirocinio come giornalista di fianco alla più brillante -certo!-, ma la più esigente che avesse mai lavorato alla Gazzetta del Profeta da anni.
Il poverino, appena terminati gli studi, era stato mandato a fare pratica con Lei, e subito ne era stato entusiata. Lavorare con una mente di vastissima conoscenza non era onore concesso a tutti.
Sì, onore...come no!
- Quello? Oh sì, gli farò patire le pene dell'inferno prima o poi. Il ministro in persona si è scomodato mandandomi un gufo! Mi ha ripresa, ti rendi conto!? Mi ha riassunta perché il mio tirocinante non è ancora riuscito a trovare le informazioni necessarie per scrivere quell'articolo. Roba da uscire con i capelli dritti! – sbuffò incollerita.
Si passò una mano fra i ricci voluminosi mai cambiati nel tempo, forse solo un po' più lunghi e più definiti. Distese le labbra contratte fino a poco prima e appoggiò il capo alla poltrona mandando giù un altro sorso di whisky.
-Vorrei capire perché quel pallone gonfiato tiene tanto all'articolo sulla mia vita ai tempi di Hogwarts. E poi, non potresti dargliele tu, le informazioni necessarie? Così la smetteranno di rompere.-
-No! Deve imparare a lavorare da solo, sono fatti suoi.-
Sbottonò la giacca del tailleur panna che le conferiva l'aspetto di una donna in carriera e accavallò le gambe fasciate in costose calze leggere.
- Merlino, che afa qui dentro! Harry per cortesia, apri le finestre così cambiamo l’aria. Nel frattempo cerco qualcosa di più leggero da indossare. Per essere soltanto il cinque giugno, c'è da spaventarsi!-
-No tesoro, sei tu che vai in giro in tenuta da lavoro anche in casa...comunque abbiamo ospiti a cena.-
Forse l'ultima parte della frase non l'aveva sentita, perché dalla camera da letto non arrivò nessun urlo isterico,tanto meglio!
Aprì le finestre con un gesto della mano, poi uscì in terrazza, osservando lo splendido panorama dell'Hyde Park illuminato dalle luci della città.
Con solo i jeans babbani addosso forse faceva un po' freddo, si disse, rientrando per andare a vestirsi.
Si appoggiò allo stipite della porta rimanendo a godersi lo spettacolo.
Gonna, scarpe alte ai piedi, e un carinissimo reggiseno nero indosso: Hermione Jane Granger stava scegliendo qualcosa da mettersi probabilmente, visto che era in piedi davanti all'enorme armadio stracolmo di abiti mezza svestita.
Si accorse di lui solo quando le arrivò alle spalle e l'abbracciò per la vita facendola sorridere. Le posò un bacio sulla spalla risalendo fino al viso.
La sentì sorridere anche quando le sue labbra si posarono su quelle di lei che colse al volo le sue intenzioni, e lo spinse sul letto al centro della stanza.


-Si può sapere perché gli elfi stanno già sgobbando lì dentro? Non mi avevi detto di averli liberati?- 
L'urlo della ragazza proveniente dalla cucina lo fece sobbalzare. Finì di vestirsi e di rifare il letto, poi corse da lei per evitare che sguinzagliasse tutti gli elfi domestici, facendoli ritrovare senza una cena.
Sorrise in modo colpevole, mentre lei, seduta sul bancone della cucina con solo una sua camicia sopra l'intimo, lo fissava truce intenta a mangiucchiare una mela.
- Ecco tesoro, io sono convinto di averne parlato con te, ma tu non mi hai praticamente degnato di attenzione e...- non fece in tempo a finire di parlare che il campanello suonò dando alla bella mora l'impressione che non avrebbero cenato soli quella sera.
-Chi è?- si girò un'ultima volta, poi corsero alla porta per aprire.
L'ex Grifondoro non le diede tempo di appoggiare la mano sul pomello dorato, perchè la inchiodò alla porta e la baciò.
Le passò una mano dietro la schiena stringendola forte a sé, facendo aderire propri corpi e portando nuovamente a galla il desiderio che poco prima li aveva costretti in una frenetica rincorsa di libidine.
Fare l'amore con lui ormai era diventato l'unico modo per sentirsi ancora amata da qualcuno, per sentirsi accettata per quello che era.
Al secondo squillo del campanello si ricordarono degli ospiti e si allontanarono.
- Questo discorso lo riprenderemo dopo, eh! Sappi ch non ti sei comprato il paradiso con un bacio, Harry James Potter!- ironizzò lei allontanandosi verso la stanza da letto.
Sorrise fra sé e sé prima di aprire finalmente la porta. 
Un bel ragazzo più o meno della sua età era appoggiato alla porta intento a suonare di nuovo e a mandare i nervi della loro amica in comune alle stelle.
Folti e fulvi capelli gli ricadevano sul viso coperto di efelidi, la carnagione abbronzata metteva in risalto le iridi cerulee caratteristiche dei Weasley, tanto quanto i loro capelli. Sorridente, con una bottiglia di Barolo in mano e una numerosa compagnia alle spalle.
Caspita, amico! Ce ne hai messo di tempo, ma che stavate combinando voi due? – salutò senza risparmiare frecciatine ironiche – Ciao Herm! – strillò in direzione della stanza da letto, con un sadico ghigno disegnato sulle labbra.
-Harry, non ce l'ho fatta a trattenerli!- spiegò a mo’ di scusa – volevano a tutti i costi la rimpatriata.-
Luna Lovegood in uno splendido abito azzurro cielo, molto frizzante come al solito, raggiunse il proprio uomo in terrazzo, dove gli elfi avevano apparecchiato una sontuosa tavola.
Al suo seguito un bellissimo Blaise Zabini  a braccetto con una nuova Pansy Parkinson in dolce attesa, trascinava il suo migliore amico, più imbronciato che mai.
E poi Neville, Ginny con uno splendido abito verde smeraldo e Theodore Nott.
Il Bambino Sopravvissuto si passò una mano sul labbro che ancora sapeva di lei, non notando un certo biondo che lo stava fulminando.
Ghignò nella sua direzione, mentre in risposta l'altro alzò il dito medio per piazzarglielo davanti al viso, che nel loro linguaggio voleva dire "Buonasera".
-Herm? Arrabbiata? - chiese Paciock al moro.
-Sarà perché non è "soddisfatta", no? - provocò Ron ridendo, abbracciato alla sua Luna
-Stai insinuando che faccia cilecca? Ah, avresti dovuto vedere...- si ammutolì quando il biondo gli passò di fianco quasi trucidandolo con lo sguardo, per poi sghignazzare alle sue spalle.
Quando l'oggetto di quelle discussioni apparve sulla soglia della balconata, bella come una dea greca, i ragazzi  ammutolirono.
-Salve. Scusate ma questo zuccone si è dimenticato di avvertirmi he sareste venuti a cena. Perdonate il ritardo.- sorrise a tutti, baciando le sue amiche, lasciandosi anche sbaciucchiare dai ragazzi, tutti tranne Malfoy ovviamente, che non si sognò nemmeno di avvicinarsi.
- No, non è vero. Non è colpa mia se eri troppo indaffarata per ascoltarmi. - sorrise malizioso verso la sua amica che scosse la testa lasciando che alcuni ricci cadessero dalla crocchia perfetta che aveva elaborato poco prima.
In un miniabito bianco senza spalline, tagliato sotto il seno, la Granger si aggirava fra gli amici che gustavano l'aperitivo prima della cena.
-Clary? Non c'è?- chiese il moro gustandosi il suo drink alla frutta
-No,lavora. Ha il turno di notte oggi.-
-Almeno lei non sentirà gli scleri sul povero e schiavizzato tirocinante...-
-Questa non me l'aveva raccontata! Non sapevo tormentasse ancora quel poveretto!- Luna, sempre più bella, sorrise raggiante verso Harry che con un braccio attorno alla vita della sua convivente, raccontava il pomeriggio trascorso.
-Tu non capisci, Luna! Si tratterebbe di organizzare un’intervista diretta per cogliere informazioni sul suo passato come studente. Un giochetto da manuale! Invece lui cosa fa? Temporeggia, il maledetto. Sempre pronto con mille scuse, addirittura è partito per un colloquio ad Hogwarts, con Hagrid. Il diretto interessato lo diserta come la peste. Dai, è un giornalista. Mio tirocinante! Mi sta infangando la reputazione- ruggì la ragazza ancora arrabbiata per la faccenda di Wilkinson.
-Lascia stare e dì a quel buffone di Davies di prendersela con quelli che, invece,non scrivono bene gli articoli di cronaca, senza offesa caro.- frecciò Pansy sorseggiando un Martini come aperitivo.
-Non parliamo del nostro ministro Chadwik Davies in questi termini, per favore!-
-Oh, Blaise hai ragione. Tessiamo le lodi a quel deficiente che come tutti gli altri, sta solo cercando una bandiera.Meno male che fra meno di un mese sloggia...-
-Ragazzi, per cortesia non parliamo di politica e lavoro stasera, ché altrimenti vado in paranoia. A tavola che è pronto!-
Presero posto attorno alla tavola come ai vecchi tempi, e iniziarono a consumare la cena sorseggiando il Barolo che Ron aveva portato.

-Quindi ancora non avete deciso il nome? Ma che ci vuole? Uno qualsiasi... -
- Non siamo giunti ad un punto d’accordo, ragazzi. Ron il tuo ragionamento è campato in aria, che significa: uno qualsiasi?  Dovrei quindi far crescere mio figlio con un nome qualsiasi? Siamo matti? - domandò incredula Pansy abbracciata al suo futuro marito.
- Lasciateli stare insomma. Ron, ma non potevi portare un'altra bottiglia? Ce ne hai rifilata una soltanto, tirchiaccio!-
- Herm tesoro, sai quanto costa una bottiglia di Barolo? Come si suol dire: è il pensiero che conta! Harry tira fuori il vino! -
L'invito dell'amico e le incitazioni degli altri lo fecero alzare per forza per andare a scegliere il vino da portare a tavola. La cucina era vuota ormai, gli elfi sarebbero tornati dopo per rimettere tutto in ordine, così si diresse verso le varie bottiglie di vino. 
Hermione lo raggiunse dopo pochi minuti vedendo che non si sbrigava.
Gli sfilò davanti abbracciandolo, facendo distogliere il suo sguardo dalla vasta scelta di vini che aveva di fronte.
In quegli ultimi giorni non perdeva un secondo per stare con lui, anche solo tenendogli la mano, abbracciandolo...era cambiata, lo percepiva perfino dai suoi splendidi occhi dorati.
- Sai che ci sto ripensando? Possiamo andare di là, stare un po' insieme, magari non ci rimangono male, che ne dici? Ho bisogno di coccole...- sorrise maliziosa torturandogli il colletto della camicia , sfiorandogli il collo, schiacciandosi su di lui.
-Hermione! Non qui, c’è troppa gente per poterti fare quello che ho in mente. – la redarguì prontamente, pentendosi il secondo dopo.
Aveva decisamente autocontrollo, pensò il mago quando le disse che avrebbero avuto tempo dopo, per spostarla un po'.
Non che Hermione mollò la preda ovvio, si impossessò del suo corpo ugualmente, abbracciandolo in vita, mentre sceglieva il vino.
-Sfregiato quanto ci metti? Non è che lo devi fare questo vino, devi solo scegliere una bottiglia!-  Malfoy arrivò alle spalle dei due, si avvicinò veloce.
Dopo una rapida occhiata prese un paio di bottiglie e lanciò un'occhiata obliqua ai due.
Hermione scoccò un bacio al Bambino Sopravvissuto e si defilò velocemente, non sopportando la presenza di Draco in giro, soprattutto in quei giorni...
- Cos'è quella faccia? Non stavamo facendo niente,eh!-
-Ah no? E comunque non mi devi nessuna scusa, è la tua donna e ci fai quello che ti pare, non è più affar mio Potter.-
-Punto primo, non è che sia la mia donna in tutto e per tutto, non c'è nessun obbligo fra di noi, cioè...- tentò di salvare il discorso quando Malfoy capì che gli stava raccontando la cazzata più grossa.
-Sì, è la mia donna, ma lo sai benissimo. Lei non ama me.-
- Hn...non sembra proprio, se può consolarti.- ringhiò l'altro in risposta.
-Senti un po', ma lo sai che giorno è oggi, eh? Lo sai che è il cinque di giugno? Lo sai cosa succede fra due giorni? Eh? -
-Per chi cazzo mi hai preso? Certo che lo so, ma tu smettila di ricordarmelo, ok?-
-Certo, ma non sono io che mando segnali, biondo bisbetico che non sei altro!-
-Nemmeno lei se è per questo...e ora se la vuoi finire, torniamo di là.-
Il moro sbuffò sonoramente capendo che non c'era niente da fare oramai, quello era più duro del coccio.
Perso nei suoi pensieri, quasi non si accorse di Draco che lo trascinò in terrazzo di peso.
-Oh, credevamo che fossi inciampato da qualche parte, così abbiamo mandato lui.-
-Sì, per darti il colpo di grazia.- ghignò il biondo tornando a tavola
-Simpatico il nostro Malfoy stasera...ti si è annodata la bacchetta?- chiese Potter prendendo posto.
-No, solo che un cretino gli ha dato la soffiata sbagliata per quella questione.Hai capito, insomma.- terminò Ron quando il compagno annuì.
-Quale questione Harry?- si fece avanti Luna curiosa.
-Sì, Harry: quale questione?- continuò l'ex Grifoncina come se si fosse fatta spuntare un paio di antennine e le avesse tese per ascoltare.
-Ecco, lo sapevo Ron! Ma come diavolo devo dirtelo? Con queste due, di questioni private e di lavoro, non ne puoi parlare,o domani tutta la comunità magica saprà tutto!-
-Stai dicendo che non ti fidi di me tesoro?-
La Lovegood si sporse verso il suo ragazzo sgranando gli occhioni azzurri, incredula.
-No, no, amore! Soltanto che Harry pensava che… Ecco, magari lui era convito che voi due… Per la pubblicazione…- ma la frase non riuscì a terminarla, perché lo sguardo delle due ragazze divenne bollente e lui alzò le mani in segno di resa.
-Il fatto è che con voi due[due punti] una direttrice del Cavillo, l'altra vice direttrice della Gazzetta, non si sa mai...- sghignazzò il moro cercando di riparare in qualche modo per evitare la furia che si stava abbattendo su di loro, alias Hermione Granger.
-Tu, miserabile! Stai insinuando che io potrei andare a raccontare i fatti tuoi a quelli della Gazzetta?Sei fuori di testa, per caso? Oh mio Dio questa è bella...- scosse la testa, scolandosi il resto del vino che aveva nel bicchiere e anche la metà che si versò dopo.
-Dolce, agazzi?- chiese Zabini per sdrammatizzare.
-No, non se ne parla! Vieni con me e mi spieghi questa cosa che hai lasciato in sospes, ora!-
E quando la Granger ordinava...non si poteva certo dirle di no!
Lo tirò per un braccio dietro la colonna, facendolo inciampare di qua e di là, cosicché alla fine lo fece trovare gambe all'aria. Scoppiò in una risata argentina, piegandosi poi per dargli una mano a rialzarsi.
Approfittò di quel momento per strapparle un bacio dolcissimo che lei contraccambiò con piacere, davanti agli occhi un po' allibiti degli amici che non li vedevano così dagli anni di Hogwarts.
-Mi prometti che la smetterai di non fidarti di me, Harry?- chiese dolcemente lei abbracciata al ragazzo.
-Prometto, e poi scherzavo tesoro, lo sai che non farei mai una cosa simile. Mi fido ciecamente di te, ricordalo sempre.- con la fronte sulla sua, col suo solito tono dolce e rassicurante, Harry sapeva farla stare bene, sempre, anche quando la presenza gelida di Draco le era accanto.
-Torniamo a mangiare?-
-Io avevo altro in mente...-disse passandole un dito lungo la spina dorsale e facendola rabbrividire impercettibilmente - Accetto la proposta di prima sai?- la baciò di nuovo,  portandosela dietro la colonna, solo per lui, senza sguardi indiscreti e curiosi, intrappolandola contro il pilastro di pietra spessa e ruvida.
Anche se molto tentata, la Grifoncina lo trascinò di nuovo a tavola, sotto gli occhi iracondi di Malfoy.
-Allora, dicevamo...la soffiata?-
-Luna, per favore, lascia stare. Ne parliamo dopo, non tiriamo in mezzo sempre il lavoro, dai...- Ron la supplicò facendole gli occhi dolci, facendole anche mettere il muso peraltro, perché ovviamente la Lovegood non era propensa a mollare l'osso.
-Allora...questo dolce?- domandò Pansy irrequieta
-Ci è bastato lo spettacolo di Potter con la Granger, no? Ho il diabete...- si lagnò Malfoy appoggiato blandamente allo schienale della sedia, fasciato in quella sua costosissima camicia bianca a maniche corte che metteva in evidenza le braccia muscolose e appena appena abbronzate.
-Questa si chiama invidia, Serpe.- scoccò Potter stringendosi addosso Hermione, con fare protettivo
-Ti piacerebbe! Figurati! Invidioso di lei...- la guardò con la coda dell'occhio, dando un tiro alla sigaretta alla menta.
-Hn...sai che potresti fare benissimo l'attore invece che l'Auror, Malfoy?-
-Sì, mentre tu potresti benissimo tapparti quella fogna e continuare a farti la Granger.-
Allo sguardo minaccioso di lei, si misero in mezzo gli altri con disinvoltura, chiedendo dolce e champagne, interrompendo il battibecco che avrebbe rovinato la serata a tutti loro.
-Sentite...io e Blaise avevamo in mente di fare una vacanza, una bella vacanza su un'isoletta...perché non andiamo tutti insieme?-
Pansy aspettava le risposte degli amici che ancora riflettevano sulla proposta, ma sì...staccare la spina avrebbe fatto bene a tutti loro in fondo!
-Io ci sono, ho delle ferie da scontare, il boss non se la prenderà, e poi il mio adorato tirocinante saprà cavarsela benissimo senza di me-
-Ivan ci ucciderà, è difficile che conceda a tre di noi le ferie contemporaneamente, no?-
-Già,  non credo che potremmo partire tutti insieme... oltretutto non ho nessuna voglia di farmi trascinare in un'isola deserta con voi pazzi.-
Malfoy era il solito, anche se da quando lavorava con Ron e Harry come auror si era sicuramente rabbonito, o forse era stato così fin dai tempi della scuola, e lì qualcuno lo sapeva bene...
Prese a fissarla fregandosene del fatto che se ne fosse accorta,osservando come quell'abito bianco le stava bene. Erano tutti abituati a vederla  in tailleur per lavoro, costretta a comportarsi in modo professionale e distaccato, al contrario di quello che era, o almeno era stata.
Quando incrociò i suoi occhi non gli passò nemmeno per la testa di abbassare lo sguardo, cercando una traccia di quello che ricordava di lei, della Hermione che era al sesto anno, la ragazzina dolce e coraggiosa che era sempre stata, ma non trovò nulla di tutto questo nello sguardo che stava studiando.
C'era solo odio per lui e tanto, tanto dolore in quegli occhi, una solitudine che non si sarebbe mai immaginato...fu costretto a spostare gli occhi quando lo richiamarono.
-Draco, Draco mi stai ascoltando?- Pansy lo scosse, seguendo in linea d'aria ciò che stava guardando, lasciandosi sfuggire un breve sorriso.
-Sì scusa: dicevi?-
-Che Harry ha proposto di prendere le vacanze lo stesso, ha detto che Ivan lo convince lui.-
-Sì, tanto l'ascendente sul nostro amatissimo capo degli Auror, l'hai sempre avuto...- frecciò Ron
-Luna, tu ce la fai? Io chiedo una settimana, probabilmente dovrò farlo con la forza, ma dovrei farcela- Blaise sorrise verso l'amica che annuì un po' titubante.
Ottenuto il consenso generale, compreso quello di Malfoy, che fu pregato dalla Parkinson, bastava stabilire le ultime cose e poi finalmente partire.
La serata andò liscia fino alla fine, quando verso le tre tutti sloggiarono lasciando i due ragazzi da soli nell'appartamento.
Draco passò di fianco ad Harry, dicendogli che il giorno seguente sarebbe dovuto andare al Ministero per convincere il capo, anche se era il suo giorno libero, poi uscì dalla porta chiudendosela dietro.
-Finalmente soli...-
-Sì! Queste cene mi stremano.sono senza forze! - Harry si andò a sedere sul divano, mettendosi davanti un bicchiere di whisky accendendosi una sigaretta.
La Granger lo raggiunse poco dopo, di nuovo con la sua camicia addosso, libera dall'abito che aveva prima, anche se non aveva ancora tolto i sandali vertiginosi.
Era bellissima anche in quel modo.
I capelli sciolti le davano quell'aria sensuale che lo faceva impazzire, la camicia aperta che lasciava intravedere il completino intimo nero, le gambe snelle, perfette, sembravano ancora più lunghe per via dei tacchi altissimi.
Gli si gettò addosso, fece un tiro dalla sua sigaretta soffiando fuori il fumo che si dissolse in aria velocemente.
-Tesoro cos'hai? Sono giorni che ti vedo più triste...-
-Cosa? No, tranquillo...va tutto bene. Allora, dov'eravamo?- scese con un dito lungo tutto il torace fasciato ancora dal lino leggero, arrivando alla cintura quando le fermò la mano e le sollevò il mento costringendola a guardarlo.
-Non parlavo di noi...parlavo di te, e non negare! Non stai bene.-
-Harry, non ho niente! Te l'ho detto. -
- È per lui, vero?- voltò il capo, serrando la mascella fino a spezzarsi quasi i denti.
Sapere che la sua Herm stava male per quel cretino, lo faceva andare fuori di testa. Vedere quella tristezza nei suoi occhi, non lo lasciava dormire la notte.
-No, non ho niente, ti ho detto...- vedendola rabbuiarsi di nuovo, si sentì un po' in colpa.
Le prese la mano e se la portò alle labbra, posandovi un bacio leggero.
-Io ci sono... lo sai, vero?-
Lei annuì e lo baciò finalmente, con una tristezza in corpo che la straziava, e anche se si sentiva male, perché era consapevole di non amarlo come avrebbe voluto, non riusciva a fare a meno di lui: era troppo sola, soprattutto in quei giorni, e il suo egoismo non aveva fine, se ne rendeva conto...
Lo spinse giù con una mano, mentre prendeva a slacciargli i bottoni della camicia candida, per gettarla malamente sul pavimento.
Se lo portò sopra, sdraiandosi sulla schiena, sentì improvvisamente un brivido lungo la schiena, che non era dovuto al contatto con la pelle fredda del divano, ma alla scia rovente di baci che le stava lasciando sul torace, sul ventre piatto, sul seno ormai nudo, sul collo, fino a risalire alle sue labbra gonfie e desiderose di lui.
Ribaltò nuovamente le posizioni finendogli a cavalcioni, torturandogli il lobo dell'orecchio, scendendo sul collo, fino all'ombelico e più giù, prendendo fra i denti l'elastico dei boxer che ormai erano l'unica cosa che li divideva, abbassandoglieli, facendoli capitolare a terra con tutto il resto.
Era lei che gestiva il gioco quella sera, era lei che stabiliva le regole, e glielo lasciò fare, perché non c'era tortura più bella di quella che Harry Potter stava subendo in quel momento.
La sentì di nuovo strusciarsi su di lui, come una gatta pronta a saltare sulla sua preda.
Impaziente ormai, consumato dal desiderio, la schiacciò di nuovo sotto di lui, mettendo fine a quel gioco e scivolando nel peccato più lussurioso che potesse esistere.

   
 
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