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Autore: Peggotty    17/07/2008    7 recensioni
[Riveduto il capitolo 7] Inghilterra 1755, dieci anni dopo la Sommossa giacobita. Il Signore di Allenton è un uomo ricco, potente, oroglioso e crudele; un'orribile ferita riportata a Culloden gli deturpa gran parte del viso, adesso nascosto da una maschera. Nessuno sa come sia quella ferita, ma c'è chi sostiene ricopra gran parte del suo viso adesso deforme. Alcuni sostengono persino che Lord Cumbrae sia impazzito dal dolore causato da quelle cicatrici e dall'orrore che i suoi occhi hanno visto a Culloden. E' una figura avvolta nel mistero, ma nessuna persona normale vorrebbe incrociare il suo stesso cammino.
La giovane Madelaine è appena divenuta la sua sposa, e il solo pensiero che quell'uomo sia suo marito basta a spaventarla a morte...
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
Capitoli:
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Note dell’autrice: Eccomi con il quarto

Note dell’autrice: Eccomi con il quarto!^^

Mi dispiace di averlo pubblicato solo ora, ma negli ultimi tempi ho intrapreso la stesura di ben due fanfiction ‘Originali’, e a volte non riesco a metterci poco come vorrei, magari è dovuto anche al fatto che non sono molto veloce a battere a computer, tuttavia non mi sono mai cronometrata, quindi me ne frego!XD

   Dal quarto capitolo in poi la storia dovrebbe entrare nel ‘vivo’ (si fa per dire) della narrazione, perciò spero tanto che ci sarà un po’ più di cui parlare, da adesso in poi…

Sono rimasta stupita e piacevolmente colpita da quante persone apprezzino questa fanfiction, di fatti, mi sono resa conto che in ben 10 persone l’hanno inserita tra i propri ‘Preferiti’, quindi non posso che essere felice. senza contare le persone che hanno sempre commentato dal primo capitolo^^

  Oriway yume in primis, dato che è stata la prima a lasciare il commento al capitolo^^

Mi dispiace di aver impiegato così tanto ad aggiornare, ma come ho già detto nel precedente capitolo, non è facile portare avanti un racconto storico, per ovvi motivi^^’ Stavolta spero di non averci messo così tanto. A proposito: ti ringrazio per aver commentato l’altra mia fanfiction… anche se, per pura superbia mi piace chiamarlo ‘libro’, sai… l’ego di uno scrittore può essere particolarmente sviluppato, e il mio non fa eccezione. XDD

Colgo l’occasione per rispondere alla tua domanda. No, mi dispiace, non ho intenzione di proseguirla, almeno su EFP, per il fatto che ho intenzione di sottoporla ad una casa editrice, ma puoi seguire la storia su EFP fino al quinto capitolo; spero possa tirarti su di morale^^

  shandril quanti complimenti! Vi avverto che se continuate così, il mio ego si gonfierà come un pallone! Ti prego, non smettere di adularmi! Scherzi a parte… spero che le sorprese siano sufficienti, in questo capitolo^^

   eiby la new entry! Sono contenta che Maddy piaccia a così tante persone! È ancora una ragazzina, ma conto che nel proseguire della storia possa maturare abbastanza da poter diventare una vera donna. Sono molto affezionata a lei, è stata la seconda protagonista che è nata dalla mia testa ed è completamente diversa da sua ‘sorella’, perciò non avevo idea di come avrebbe potuto affrontare un pubblico di lettori… adesso però mi sento più tranquilla^^

   barbarizia non so cosa dirti, altrimenti farei spoiler gratuiti e non richiesti!XD

Hai detto che la Woodiwiss è la tua scrittrice preferita, giusto? Per caso è una scrittrice di romanzi in costume?

Scusa la domanda, la mia è semplice curiosità. Solo una cosa: se ti piacciono le storie d’amore ambientate nel passato, allora spero non ti dispiaccia se ti consiglio una serie di romanzi che, senza troppi giri di parole, mi ha fatto e mi fa battere tutt’ora il cuore, al solo pensarci.

   Questa serie è della scrittrice americana Diana Gabaldon e il primo libro della serie si intitola ‘La straniera’. Ricordo di averne già parlato nel secondo capitolo, ma anche a rischio di sembrare noiosa, non posso non parlare di questa serie. Per chi ama non solo le storie d’amore, ma anche il passato, gli intrighi, azione, guerre, le storie tristi ma che, dopo tanto penare terminano con un lieto fine, allora questo libro è quello giusto. ^^

… Okay, adesso che ho finito il mio soliloquio su questa meravigliosa serie, credo di poter passare ad altro. 

Prima di iniziare ci tengo anche a ringraziare Roby e Untitoled, che hanno apprezzato e commentato i primi due capitoli. Grazie mille!

 

 

Redarcher  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Notaultramegapocoimportante: prima di iniziare, ci tengo particolarmente a dire che la storia subirà un cambiamento, sia spaziale che temporale. A causa alcuni miei errori di valutazione, mi vedo costretta a cambiare luoghi e tempo.

La contea in cui si svolge la storia è quella di  Northumberland, per quanto invece riguarda il tempo, invece, tutto inizia nel 1755, cioè dieci anni dopo la disfatta di Culloden, e non venti.

   Un ulteriore cambiamento invece è stato apportato nel titolo, che, in un futuro prossimo, diverrà ‘Ranuncolo d’inverno’.

     Adesso vi lascio veramente al capitolo

 

 

 

 

 

IV

 

Colui che tradisce 

 

 

 

Tutto sembrò acquistare un senso, poco a poco. L’idea di divenire la sposa di William MacLeod con il passare del tempo iniziò a divenire più sopportabile, un po’ perché non avevo scelta, un po’ perché Will ci teneva particolarmente a tutto questo. Non me lo disse mai, ma sembrava sinceramente interessato a prendere me come moglie, e non si sarebbe accontentato della nostra futura unione davanti a Dio; lui voleva di più… e io iniziavo a pensare che, col tempo, glie l’avrei dato.

   Non era il mio corpo che lui voleva, non solo, almeno. Lui voleva anche il mio cuore, non mi avrebbe presa a metà, ne ero sicura.

Credo che fosse per quel motivo se, ogni qual volta ne aveva possibilità, veniva a farci visita al nostro cottage dimesso e incredibilmente piccolo, e devo ammettere che mi ci stavo abituando, ormai, alla sua presenza. Ai suoi sguardi dolci, il tocco carezzevole delle sue dita sulla mia mano piena di calli e vesciche, la sua voce profonda e bella...

Will poco a poco stava divenendo qualcosa di presente e costante, nella mia vita… e io mi ci stavo abituando.

Quel giorno ero andata al fiume, munita di bastone e due secchi vuoti posti alle estremità di esso, ondeggiavano rumorosamente ad ogni mio momento, producendo rumori cacofonici lungo il sentiero; la botte che utilizzavamo a raccogliere l’acqua era quasi vuota, perciò toccava a me andare al fiume e riempire i secchi. Era una bella giornata, ma di tanto in tanto, gonfi nuvoloni di pioggia si avvicinavano troppo al sole, oscurandolo per alcuni minuti, poi tornava sereno; ma io avevo la netta sensazione che entro sera sarebbe piovuto.

   << Il figlio del locandiere viene spesso a trovarti. >> Non era una domanda.

Distolsi l’attenzione dai secchi, per concentrarmi sul viso magro e infantile di John, intento a grattare le orecchie ad Arn, il cane da caccia di suo padre. Rufus Maverick non era un cacciatore, perciò l’ottimo olfatto, la capacità all’ubbidienza nel lavoro di campagna e le doti di cane da ferma di Arn erano sprecate; la maggior parte del tempo John se lo portava appresso e il cane lo seguiva ovunque andasse, negli ultimi tempi però, il figlio del pastore insisteva col dire che voleva diventare un cacciatore, e quindi le doti di Arn erano necessarie. 

   << Sì, e allora? >> Posai una lieve carezza sulla testa di Arn, e la sua coda lunga e sfrangiata si mosse nell’immediato, dandomi a intendere che fosse felice.       

  John aggrottò le sopracciglia scure e mi lanciò un’occhiata torva, le sue dita cercarono a tentoni sulla distesa di ciottoli su cui era seduto, trovò un sassolino, e lo gettò nel ruscello.

   << Ti ha fatto la proposta? >> mi chiese, cercando di usare un tono distaccato.

   << No, certo che no. >> Papà aveva deciso di ritardare il più possibile l’annuncio ufficiale del nostro fidanzamento, o meglio, questa era la condizione che aveva posto a Will per potermi sposare.

  << Voglio che il fidanzamento sia reso ufficiale a luglio; il giorno del compleanno di Maddy. >>

Queste erano state le sue esatte parole, visto che anch’io ero presente. Papà non voleva che il fidanzamento fosse reso ufficiale prima di quel giorno, perciò aveva imposto a me e a Will di non parlarne ad anima viva; nonostante John fosse uno dei miei più cari e vecchi amici, non potevo disubbidire a mio padre, perciò avevo mentito.

   << Accetteresti? >>

   << Che cosa? >>

John sbuffò spazientito e si alzò in piedi, iniziando a dare calcia ai sassi. << Se lui ti chiedesse in moglie, accetteresti? >> La sua voce era un continuo tremito, quasi stesse trattenendo un vero e proprio scoppio d’ira. << Allora? >>

Mi strinsi nelle spalle, e ripresi a riempire il secchio. << Forse. >> Così, una volta che il fidanzamento sarà reso ufficiale, non avrà rimostranze o lamentele contro di me da presentare.

   << Ha! >> esclamò sprezzante. << Tutte uguali, voi donne! >>

   << Perché, scusa? >> Forse, una vaga idea di dove volesse andare a parare ce l’avevo… e questo mi infastidiva.

   << Basta che un bell’uomo vi faccia la corte, e voi subito gli gettate le braccia al collo. >> La sua voce era un chiaro disprezzo verso tutto ciò che era la natura femminile, o almeno così sembrava.

  Afferrai il secchio e, con tutta la forza che avevo nelle braccia, glielo scagliai addosso. L’acqua gli cadde addosso con la stessa intensità di un vortice, bagnandolo da capo a piedi; John lanciò un’imprecazione con tutta la voce che aveva nei polmoni e fece scappare qualche passero appostato sugli alberi, lanciando grida di allarme.

    << Impara anche questo, John >>, gli dissi maligna, tra una risata e l’altra. << Non metterti mai contro una donna che ha in mano un secchio pieno d’acqua! >>

    << Ti farà soffrire, Maddy! >> proruppe allora, tutto in una volta.

<< Come? >>

   John strinse le labbra, quasi non fosse sicuro se dire o no quello che stava pensando.

   << John, che vuoi dire? >>

Alla fine non riuscì a resistere. << Se accetti la sua proposta ti farà soffrire… e non potrai farci niente. >>   

   Corse via; Arn lo seguì prontamente, raggiungendolo in poche rapide falcate. Sparirono tra i cespugli, diretti chissà dove.

Cosa significavano quelle parole? Era sincero, oppure lo aveva detto così, mosso istintivamente da uno scatto d’ira? Non sapevo se potevo credergli.

John ha sempre avuto la cattiva abitudine di parlare a sproposito, sin da quando era piccolo, quindi avrei potuto accantonare senza problemi quelle parole velenose, e concentrarmi sul mio compito.

   << Sei uno stupido, John Maverick >>, borbottai a mezza voce, mentre riprendevo a riempire il secchio vuoto.

Forse, in un certo senso, me lo aspettavo. Will poteva essere gentile, bello e poteva anche essere il possessore di una casa tutta sua… ma era pur sempre un uomo, accidenti! Non avrebbe reso conto a me di ciò che avrebbe potuto fare, anche se fossi divenuta sua moglie, questo non toglieva il fatto che avrei avuto l’opportunità di alzare la cresta, con lui. Non era raro che una donna venisse picchiata dal proprio marito, in caso di ribellione nei confronti del suddetto.

Conoscevo Will sin da quando ero piccola, e lui ha sempre mostrato la parte migliore di sé… ma potevo crederci? Chi mi assicurava che sarebbe cambiato, nel tempo?

    Purtroppo non avevo garanzie, né certezze a riguardo. Avevo una sola convinzione, e cioè che lui mi aveva promesso di essere un buon marito, e io speravo in questo, con tutta me stessa.

 

*

 

   << Quei secchi devono essere pesanti. >>

Il mio cuore perse un colpo e poi cominciò a battere sempre più forte quando, alzata la testa, avevo scorto tra la massa di riccioli ribelli che avevo, la figura alta e massiccia di Will.

Ridacchiò brevemente e, con un tocco lieve e appena accennato, raccolse i miei riccioli e me ripassò dietro l’orecchio; mi sentii improvvisamente in imbarazzo. Nonostante i continui cambiamenti del tempo, la giornata era calda e umida, e mi era praticamente impossibile non sudare, la mia camiciola era zuppa di sudore e aderiva al mio corpo come una seconda pelle, i capelli impigliati tra loro e appiccicati alla mia testa dal sudore e dalla lordura… oddio, avrei dovuto darmi almeno una lavata!

   << Ehm, grazie… >>, borbottai imbarazzata, sentendo le guance sempre più calde,

   << Dovere >>, disse dolcemente, indugiando con le dita sulla mia guancia.

L’allontanò e io per un istante sentii la mancanza del contatto della sua mano, ma fu una cosa breve.

Non sentii più il peso del bastone sulle mie spalle, e per un attimo pensai di averlo fatto cadere a terra… ma non era così. Will con un movimento rapido aveva afferrato il bastone con le sue grosse mani e se l’era portato sulle proprie, di scapole, molto più robuste e resistenti delle mie.

   << Will, no fa niente! >> replicai imbarazzata, cercando di recuperare i secchi, ma lui mi scartò con un movimento rapido, e l’acqua dentro ai secchi sobbalzò.

   << Non ti preoccupare, Maddy. Non è un problema. >> Mi sorrise e si incamminò verso il cottage.

   << Ma, ma è… è un lavoro da donne! >> esclamai, sempre più rossa in viso. << Non dovresti farlo tu! >> aggiunsi poi.

Si fermò ad aspettarmi. Quando gli fui davanti per ribadire le mie parole, non trovai il coraggio di dire altro.

I suoi occhi verde muschio brillavano di imbarazzo e ilarità insieme, fece una piccola smorfia e riuscì a mozzarmi il respiro.

   << Allora, spero tanto che tu non vada a raccontarlo in giro, intesi? >> Si sistemò meglio il bastone e riprese la marcia. << Posso mettermi in ridicolo, per te >>, proseguì sempre con allegria, << … ma anch’io ho il mio orgoglio, aye? >> 

   << Oh. Ah… sì. >> Non seppi cosa rispondere, perciò gli diedi ragione, e lo lasciai trasportare i secchi fino a casa.

Camminammo in silenzio per qualche tempo, godendo molto probabilmente della presenza reciproca e niente altro, alcune ghiandaie lanciavano allegre strida e le cicale frinivano nella calura estiva, perciò lasciammo che fossero loro a parlare al posto nostro. In prossimità del cottage, mi accorsi che Murtagh era impastoiato sotto la tettoia e, con un’arroganza senza pari, si stava sbafando la razione di fieno di Joshua, incastrato in un angolino della tettoia, con la testa fuori ed esposta al sole.

   << Ma tu non hai mai niente da fare? >> esclamai trattenendo una breve risata. << Tuo padre non ha bisogno di te alla locanda? Ultimamente vieni sempre a trovarmi e… >>

   << Oh, certo che gli serve aiuto! >> esclamò allegro, guardando anche lui la scena della tettoia.

Abbassò la testa per guardarmi negli occhi, e un’espressione di indicibile dolcezza apparve nei suoi occhi.

   << Tuttavia mi ha dato il permesso di corteggiarti a dovere, sai? >>

   << Ma se praticamente siamo già fidanzati? >> dissi e ma stessa, ma lui riuscì a sentire.

   << Voglio che tu ti abitui alla mia presenza poco alla volta, così che non nasca qualche problema in seguito. Be’, non so se sono riuscito a rendere l’idea… >>, disse allora, il viso leggermente roseo per l’imbarazzo.

   << Ti sei spiegato benissimo >>, replicai con un sorriso e, mossa da un desiderio improvviso, gli sfiorai il gomito robusto e peloso con le dita. Non so perché avessi deciso di farlo, ma lo volevo; volevo sentire un contatto con il suo corpo, con una parte di lui…

Lui mi guardò di nuovo, e stavolta non seppi interpretare la sua espressione… allora lasciai ricadere la mano lungo il fianco, interrompendo il nostro contatto.

   << Scusa… >>, dissi a mezza voce.

   << Non devi, Maddy. >>

Un’allegra risata uscì dalle sue labbra. << Dopo il matrimonio non ci sarà spazio per la titubanza >>, disse allegro, i suoi occhi brillavano. << Che tu lo voglia o no, mia cara, entrerai in contatto con diverse parti del mio corpo. >>

    << Will, smettila! >> Le mie guance presero fuoco, avevo capito a cosa si stesse riferendo, e questo mi metteva profondamente a disagio. Sapevo benissimo cosa sarebbe successo se io, se lui…

   << Dùn di bheal (1) Murtagh! >> esclamò brutalmente Will contro il roano che, vedendo il proprio cavaliere fare ritorno, aveva iniziato a scalciare e nitrire gioiosamente in segno di saluto.    

   Lo aiutai a togliersi il bastone dalle scapole, poi versammo l’acqua fresca nella botte, poi vi misi sopra un coperchio di legno e lo fermai con un masso pesante.

   << Serve altra acqua? >> mi chiese lui, i secchi già stretti nelle sue grosse mani.

Scossi la testa e sorrisi. << No, ormai la botte è colma, non serve altra acqua. >>

   Mi feci consegnare i due secchi ed entrai nella porta laterale, ritrovandomi in cucina.

  << Hai riempito la botte di acqua? >> mi chiese Elisa, senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro di cucito. Le sue mani bianche stringevano un piccolo pezzo di stoffa grigia che, con il passare del tempo, aveva iniziato ad assumere l’aspetto di una vestina piccola piccola. 

   << Sì, ho appena finito >>, replicai, lanciando occhiate ansiose verso la porta sul retro. Speravo con tutta me stessa che Will non decidesse di entrare, altrimenti Elisa avrebbe potuto equivocare, o meglio, avrebbe ritenuto sconveniente che ci trovassimo da soli prima che il fidanzamento fosse reso ufficiale.

   << Dovresti andare a raccogliere dell’ortica >>, disse lei dopo qualche minuto di silenzio. << Mi serve per la cena di stasera. >>

   << Oh, va bene. Ci vediamo dopo! >>

Uscii dalla porta di servizio il più velocemente possibile… e mi ritrovai tra le braccia di Will, forti e dure, che mi stringevano contro il suo petto ampio.

   << Vai da qualche parte, a nighean? >> chiese carezzevole, mentre passava le dita i miei capelli.

  << A mia sorella serve dell’ortica per la cena. >> Senza che lo volessi realmente, mi lasciai sfuggire un pesante sospiro contro il suo petto, mentre le sue grandi mani mi accarezzavano con dolcezza.

   Potevamo concederci un simile contatto? Il nostro fidanzamento non era ancora ufficiale, ma era anche vero che mancavano solo pochi giorni al mio compleanno… tuttavia certi contatti potevano essere ritenuti sconvenienti, prima del matrimonio…

Alla fine Will cancellò qualsiasi mia insicurezza… interrompendo lui stesso il contatto.

   << Vieni, conosco un posto dove ci sono un sacco di ortiche. >>

Sciolse le pastoie di Murtagh e con un movimento rapido ed elegante, montò in sella al grosso roano.

Feci per prendere la sella e le briglie di Joshua, ma Will mi interruppe. << Ti porto io. >>

   Ricordandosi delle regole del galateo, scese dalla sella e, afferratami per la vita, mi issò sopra il grosso cavallo, e poi fece lo stesso.

   << Mettimi le braccia attorno alla vita >>, mi ordinò e io ubbidii all’istante, appena spronò Murtagh a partire con un movimento delle briglie e uno schiocco della lingua.

Il cavallo partì subito all’incitamento da parte del proprio cavaliere, e per un attimo mi sentii sbalzare di sella, ma era solo una mia impressione. Con le cosce strette al corpo del cavallo e le braccia perfettamente allacciate al busto di William, non correvo certo un simile rischio; gli zoccoli del roano battevano sollevavano polvere e alcuni pezzi di terra, l’aria fresca mi sferzava piacevolmente il viso accaldato, e tutto quello che volevo era che quel momento non finisse mai.

 

*

 

Non conoscevo la radura in cui Will mi aveva portato, ma contenta di vedere che la macchia di ortiche di cui mi aveva parlato, era completamente esposta ai raggi del sole. Non che fosse una cosa importante, ma il potere urticante dell’ortica era meno forte dopo la pioggia o nelle ore di maggior sole; sorrisi tra me e me, vedendo i fiorellini viola chiaro e bianchi spuntare qua e là tra quelle foglie verde menta.

   << Stai attenta >>, mi intimò Will, tornato al mio fianco dopo aver impastoiato il cavallo.

<< Non ti preoccupare >>, lo blandii io, << mi pungerò ugualmente, anche se il dolore sarà meno forte. >>

  Chinatami leggermente sulle ginocchia e ben attenta a non scoprire le caviglie – per pura pudicizia – inizia a pizzicare e raccogliere con sapienti strappi le foglie verdi, sentendo solo un leggero pizzicore sulle dita, qua e là.

Il pensiero di una minestra con ortiche bollite o di una vellutata crema verde scacciò con decisione ogni dolorino fastidioso che sentivo; una volta tanto avremmo accompagnato al pane raffermo qualcosa di diverso dal brodo di verdure. Non mi lamentavo del cibo che avevamo in tavola, questo no... però qualche volta era piacevole mangiare qualcosa di diverso.

    << Ahi! >> La foglia che avevo appena raccolto mi punse più delle altre, e la lasciai cadere a terra.

<< Accidenti… >>, dissi a mezza voce, stringendomi la mano dolorante al petto, quasi stessi pensando di alleviare il dolore.

    << Maddy… >> Will mi afferrò le dita intorpidite e le strinse nella sua mano, mi sfuggì un sussulto per la sorpresa, e lui se ne accorse.

    << Ti ho fatto male? >>  mi chiese ansioso, guardando con attenzione se fossero già spuntate le bollicine rosse che causavano un prurito fastidiosissimo, peggiorando poi la situazione.

Scossi lievemente la testa. << No, non ti preoccupare >>, deglutii pensatemene, avvertendo il contatto della sua mano, così calda, il tocco piacevole… << È normale che spuntino quelle bolle rosse, non sei tu che mi fai male… >>

   Le parole di John mi colpirono con così tanta violenza, che per un attimo mi sentii mancare, ma non svenni, mi sentivo solo confusa, e un po’ stordita.

Will mi aiutò ad alzarmi in piedi e, senza che glielo chiedessi, mi portò fino ad un piccolo ruscello accanto alla macchia di ortiche; immerse la mia mano arrossata dentro l’acqua fredda, e il sollievo fu immediato, anche se in qualche punto, avvertivo ancora un pizzicore insopportabile e la mia pelle bianca era ancora arrossata. Sapeva che non doveva sfregare la mia pelle per farmi passare il prurito, perché altrimenti lo sfogo sarebbe tornato fuori, si limitava solo a tenere stretta la mia mano, immersa assieme alla sua in quell’acqua praticamente ghiacciata.

    << Grazie, William… adesso posso riprendere a… >> Ripresi la mia mano e me la strinsi al petto, se si fosse appena scottata, e tornai alle ortiche.

Quando ne ebbi raccolte a sufficienza, le avvolsi strette attorno al mio grembiule e le posai non molto lontane da me; i miei occhi scovarono un punto in quella radura completamente avvolto dall’ombra delle folte fronde degli alberi. Ne approfittai e mi andai a sedere fra quell’erbetta fresca e tenera, alcuni fiorellini di campo spuntavano qua e là, di colori sgargianti che andavano dal rosso, all’arancione, giallo, rosa, bianco e ce n’erano alcuni anche blu e azzurri.

  Will s’era fermato a bere al ruscello, perciò non ero sicura che mi avrebbe trovato, tuttavia adesso non mi importava molto; iniziai a strappare qualche piccola margherita e qualche fiorellino rosso e arancione e giallo, intrecciandoli tra loro.

Quando William mi raggiunse, dall’intreccio di quel piccoli fiori, avevo ottenuto una piccola corona profumata, e adesso la stava guardando con aperta soddisfazione.

   << Allora eri qui! >> esclamò lui con un ghigno divertito.

Gli sorrisi lievemente e lo osservai avvicinarsi, fino a che si lasciò cadere accanto a me, tirando un lungo sospiro soddisfatto. << Signore, se fa caldo! >> esclamò, prendendo a farsi aria con la mano grande, le sue tempie erano leggermente umide, così come i suoi riccioli neri e scompigliati, sfuggiti dalla coda bassa in cui erano stati legati.

    << Non ti danno fastidio? I capelli lunghi, intendo. >> Se non sbagliavo Will, apparte suo padre, era uno dei pochi uomini del villaggio che portasse i capelli così lunghi.

Scosse il capo, sorridendo lievemente. << È una tradizione scozzese, o almeno credo >>, disse pensieroso, come se non fosse sicuro di quello che stava dicendo.

    << Porto i capelli lunghi sin da quando ero piccolo, e mio padre mi ha sempre detto che dovevo portarli così, perciò… >> Scrollò le spalle, dandomi a intendere che avesse poca importanza.

   La luce del sole accendeva di riflessi differente quelle ciocche corvine e belle; allungai la mano e glieli ravviai lievemente, di modo che non gli cadessero davanti agli occhi.

   << Ecco fatto >>, dissi a bassa voce, soddisfatta.

Il mio cuore si fermò all’improvviso nel petto, vedendo quegli occhi verde scuro fissi su di me come due spilloni, sentii il calore montare con forza nelle guance, mentre Will, incredibilmente serio, si faceva più vicino al mio viso.

    << Maddy… >> La sua voce era poco più che un sussurro roco, il suo respiro caldo sul mio viso, le labbra invitanti…

    << Will, ti prego… >> E non sapevo se volessi dire ‘Ti prego, non ti avvicinare’ o ‘Ti prego, baciami’.

  Fu lui a decidere per me.

Le sue labbra lambirono le mie lentamente, toccandole appena, quasi avesse avuto timore di farmi del male, poi mi accarezzarono dolcemente, saggiando e carezzando lentamente… e io non sapevo più chi ero. Mi sentii sprofondare verso qualcosa di sconosciuto e nuovo, e tuttavia piacevole e sconvolgente. Perché desideravo tanto un contatto con lui? cosa c’era in lui che mi spingeva a tenerlo stretto, come se fosse stato un prezioso tesoro. Quando la sua lingua ricalcò la linea delle mie labbra, sentii un fremito appagato in tutto il corpo, come se non avessi aspettato altro da lui, sospirai pesantemente e le mie labbra si dischiusero, per ricevere il suo bacio.

    << Sei il mio tesoro, Maddy >>, disse con un mormorio strozzato, << sei il mio tutto, Madelaine… >>

Le mie labbra si unirono alle sue, e io sentii come una scossa percorrermi da capo a piedi, lasciandomi senza fiato e stordita; la sua lingua giocò birichina con la mia, e io me ne stavo lì, senza sapere bene cosa fare, come comportarmi…

   Non avevo dimenticato il bacio che ci eravamo scambiati la notte di Litha; era stato tutto così improvviso, così sconvolgente, e poi la sua successiva dichiarazione… mi aveva colta di sorpresa e non avevo idea di come poter reagire. Adesso era diverso: era come se fosse una cosa giusta, non mi spaventava più un simile contatto, perché dopo tutto aveva ragione: sarebbe diventato mio marito, e che io lo volessi o meno, prima o poi sarei entrata in contatto con ogni parte del suo corpo, senza esclusioni.

Mi lasciai andare a quelle sensazioni oscenamente e piacevolmente terrene, le mani che si toccavano, le labbra che si cercava e si assaggiavano a vicenda, le mani di Will che mi accarezzavano il viso, i capelli, le spalle.

Sentii il contatto dell’erba fresca contro la schiena, i capelli aperti a come un ventaglio su quella piacevole distesa verde ricca di fiori, non sapevo dove fosse finita la corona, e non mi importava; l’unica cosa che mi importava, adesso, era Will, e il contatto con il suo solido corpo.

   Mi diede un bacio leggero sul collo, e io rabbrividii rilasciando un profondo sospiro contro il suo viso, le mie dita artigliarono il suo braccio duro come una sbarra di ferro, e lui non sembrò sentire nulla, non so come, ma i miei piedi non erano più costretti dentro le logore scarpe, le mie dita avvertirono il contatto fresco con l’aria aperta; solo in quel momento mi resi conto che la mano di Will era scesa così in basso, e adesso accarezzava la mia caviglia nuda, girandole attorno e indugiando appena sul polpaccio. Trattenni il respiro quando lo strizzò appena, quasi avesse voluto constatarne la solidità, e non si fermò.

Più che vederlo, lo sentii armeggiare con le mie gonne, lanciare deboli grugniti nella sua lingua, quasi stesse inveendo contro il tessuto… e io rimasi pietrificata.

   << Will… >> lo chiamai, scalciando appena per indurlo a smettere, ma lui non sembrò recepire il messaggio.

   << Will, per favore… >>, ripetei, stavolta con meno convinzione. Se avesse continuato così, mi sarei ritrovata con le gonne fino alle orecchie.

Scalciai più forte, e lui in tutta risposta mi afferrò la caviglia e strinse con forza, quasi avesse voluto indurmi a starmene buona e ferma. << Will, per favore, smettila >>, implorai, sentendomi ormai prossima alle lacrime. Con i pugni afferrai dell’erba, piantandomi a terra il più possibile, mentre riprendevo a scalciare, stavolta con tutta la forza che avevo in corpo, mossa dal terrore di quello che sarebbe potuto succedere se non l’avessi fermato subito.

   << WILL FERMATI! >>

Stavolta ottenni qualche risultato. Alzò la testa dalla mia gamba e una luce strana balenò nei suoi occhi verdi. Sembrava sorpreso, come se non si aspettasse una simile reazione da parte mia; ancora scosso, lasciò andare le mie caviglie, e io approfittai dell’occasione per raggomitolarmi su me stessa, a riccio, dandogli la schiena.

   << Madelaine, io… >>

   << Will, non mi parlare. >> Mi sentivo ferita, spaventata, la mia voce non smetteva di tremare e le lacrime adesso scendevano copiose dal mio viso. << Lasciami stare… >> ripetei, sperando che se ne andasse davvero. Ma non lo fece.

   Quando sentii la sua mano grande posarsi sulla mia spalla, non riuscii a non impedirmi di tremare, mi sfuggì un singhiozzo terrorizzato dalle labbra, mentre un freddo blocco ghiacciato permeava dentro al mio stomaco.

   << Mi dispiace, a nighean. >> Le sue labbra calde si posarono sulla mia tempia, scendendo lungo la guancia e indugiarono sulla curva del mento; non si avvicinò nemmeno alle labbra.

   << Te l’assicuro Maddy; non era mia intenzione farti del male. >>

Ma l’avresti fatto, anche se inconsciamente.  

   << Tesoro, scusami, non sai quanto mi dispiaccia io… io non volevo farti… >> Deglutì pesantemente, e allontanò la sua mano dalla mia spalla.

   Lo sentii scostarsi il più possibile da me, andandosi a sedere un po’ più lontano da dove ero io. Mi sentii male, avvertendo tutta quella lontananza tra noi, ma il mio cuore batteva ancora forte per lo spavento, mentre sentivo ancora le sue mani forti su di me, senza poter fare nulla per impedirgli di toccarmi. Buon Dio, mi sentivo così male…

    << È sbagliato. >> Dissi solo quelle poche parole, non trovando altro da dire.

   << Come? >>

Alla fine mi alzai in piedi e mi ravviai appena i capelli, anche se sapevo non sarebbe servito a nulla; scacciai via le lacrime con il palmo della mano e tirai su con il naso, dovevo guardarlo negli occhi, altrimenti sentivo che non l’avrei fatto mai più in vita mia.

    << Quello che stavi per fare, non… è sbagliato >>, dissi incerta, senza trovare valide argomentazioni. << Quello che un uomo… vuole fare con una donna, è sbagliato, è peccato… prima del matrimonio, almeno. >> Le mie guance erano talmente calde che avrei potuto cuocervi la farinata d’avena.

   La risata poderosa di William riuscì a farmi sentire ancora di più in imbarazzo, si asciugò gli occhi con le nocche e quando mi guardò negli occhi i suoi parevano brillare.

  << Mi dispiace, Maddy. Su questo hai ragione da vendere. >> La sua grossa mano si posò sulla mia testa e mi accarezzò amorevolmente, facendomi sentire all’improvviso una bambina piccola e stupida, inadatta ad affrontare qualcosa di importante come il matrimonio.

Con un movimento fluido, Will si alzò in piedi e mi tese la mano. << Vieni, a nighean. Ti riporto a casa. >>

 

*

 

Ho sempre pensato che il matrimonio fosse qualcosa di troppo lontano, per me. Mi sono sempre ritenuta troppo giovane per una cosa del genere e davo la priorità alla famiglia e alla vita di ogni giorno, pensando al fatto che dopo aver svolto le faccende avrei potuto andare a trovare Charlot, oppure salire su fino al pascolo a trovare John e Ian e aiutarli a badare alle pecore. La mia non è mai stata avventurosa o piena di avvenimenti particolari, ma mi piaceva così come l’ho sempre conosciuta.

    Non mi ritengo una ragazza cinica oppure fredda, ma non ho mai pensato all’idea di amare un uomo, di sentire con tutta me stessa che volevo diventare sua moglie, condividere con lui le mie giornate, dargli dei bambini… non l’ho mai ritenuto importante, e mai avrei pensato di vedere Will sotto quella luce, pensarlo come marito e padre dei figli che gli avrei potuto dare in futuro.

Adesso era tutto diverso. Non pensavo di essere innamorata di lui, non ancora, ma sentivo un sentimento di tenerezza subentrare dentro di me quando ci incontravamo, quando veniva a trovarmi… ho sempre ritenuto che fosse un bravo ragazzo, oltre che bello e sveglio, perciò non immaginavo non ci sarebbe voluto molto, prima che l’amore prendesse il posto del rispetto e dell’affetto che sentivo per lui.

   Con mia grande sorpresa, mi accorsi che stavo contando i giorni con ansia, aspettando il giorno del mio compleanno. Mancava ancora una settimana, e poi finalmente sarei stata la sua fidanzata, la sua promessa sposa… Oh, il solo pensarci mi riempiva il cuore di felicità.

   << Maddy ho bisogno che tu vada al villaggio, oggi. >>

Stavo spazzando il pavimento leggermente dissestato del soggiorno, con una scopa ormai troppo vecchia per raccogliere qualsivoglia tipo di sporcizia o anche della semplice polvere.

   << Dove devo andare? >> domandai ad Elisa che, imperterrita, proseguiva il suo lavoro di cucito per il futuro nascituro. Lo sollevò un istante e osservò se le calzine di cotone grezzo fossero della stessa misura, poi, soddisfatta, e ripose da parte e cominciò il suo lavoro di rammendo.

   << Mr Bennet aveva chiesto in prestito la pala di Papà, qualche tempo prima, ma dato che non l’ha ancora restituita, ho pensato che potessi andarci tu. >>

Mi fermai un istante e, sentendo la schiena leggermente dolorante, mi tolsi di dosso il fazzoletto con cui tenevo stretti i capelli. Le sorrisi. << Certo, non ti preoccupare. >>

   Forse non avrei dovuto pensare in simili termini, ma Will era già qualche giorno che non si faceva vedere a casa nostra, era sconveniente pensarlo, ma volevo approfittare di quell’occasione per andare a fargli un saluto. No, forse non era così sconveniente. Anche se in città non lo sapeva nessuno, prima o poi avremmo annunciato il fidanzamento, così anche le vecchie comari e le loro lingue velenose, si sarebbero azzittite.  

Uscii di casa nel primo pomeriggio e con un fazzoletto legato stretto sopra la testa, mi recai al villaggio. L’aria era piacevolmente calda sulla mia pelle, anche se quella cortina di nuvole scure continuava a indugiare nel cielo, per niente limpido e tutt’altro che tranquillo.

   Sul ciglio della strada notai qualche fiore selvatico di colore rosso e giallo, mi chinai e ne raccolsi qualcuno, mi sfilai il fazzoletto dalla testa e me li infilai tra i capelli. Mi sentivo così felice e di buon umore, avevo come il presentimento che nulla sarebbe potuto andare storto, quel giorno.

    E nemmeno immaginavo, quanto in realtà potessi sbagliarmi.

Non pensavo minimamente che, con una semplice folata di vento, la mia vita sarebbe cambiata così drasticamente.

 

*

 

Non passai subito dai Bennet, perché rimasi attratta dal clima goliardico e di festa che si respirava nella piazza del paese. La gente lanciava grida esultanti e allegre, altri esultavano e continuavano a ripetere ‘Congratulazioni’ o ‘Auguri e figli e maschi!’; qualcuno aveva annunciato il proprio fidanzamento.

  I ragazzi ridevano e facevano commenti volgari in merito alla coppia fidanzata, le ragazze invece parlottavano tra loro e, a quanto sembrava non sembravano contenti di questo fidanzamento; il grosso della festa si teneva si teneva nella piazza del villaggio, nei pressi della locanda di Will, dove c’erano anche il pozzo, la bottega del fabbro e la casa del magistrato, nonostante una figura fosse pressoché inutile, in un villaggio così piccolo.

   << Maddy, mia cara! >> Margaret, scorgendomi in mezzo alla folla mi strinse forte, soffocandomi contro il suo petto generoso. << Oh, quanto è che non ti vedo! Dalla festa di Litha, vero? >>

Iniziò allora una sequela di domande su come stessi, le condizioni di Elisa, il bambino e tutto ciò che riguardava la mia famiglia; le risposi, nonostante fossi maggiormente interessata a sapere chi fossero interessati. Allungai il collo e scrutai con attenzione la folla allegra e, a mio parere, parecchio rinfrancata da un’eccessiva dose di birra.

   << Come mai la gente sembra così… allegra? >> Non riuscii a trovare una parola migliore, anche se non esprimeva al meglio ciò che stavo vedendo.

   << Oh, è stato il locandiere >>, disse con uno svolazzo incurante della mano. << Ha offerto da bere a tutti, sai, per festeggiare. >>

   << Festeggiare? E cosa? >>

   Il mio cuore prese a battere più veloce di prima, mentre un’orribile sensazione si stava facendo strada dentro di me, togliendomi il respiro, e spaventandomi.

Perché…

   << Oh, è per suo figlio. >>

Qualcosa sembrò strattonarmi le caviglie, tirandomi verso il basso. Oh, no. cosa volevano dire quelle parole? Che stava dicendo, Margaret?

   << Will? >> chiesi, con un filo di voce. << E cosa c’entra? >> Perché domandare? La risposta tanto…

<< Perché si sposa, mi pare ovvio. >> Sbuffò pesantemente, lanciando occhiate velenose verso l’ingresso della locanda. << Alla fine Agnes è riuscita ad accaparrarselo. Quella cagna maledetta. >> Non mi interessavano le parole velenose di Margaret, non mi interessava a chi MacLeod avesse offerto da bere.

   << Devo… lui… vederlo… >>

Senza curarmi degli schiamazzi di Margaret, barcollai fino all’ingresso della locanda, spintonata e gettata da parte dalla folla festante. Il cuore batteva con un ritmo tanto serrato che non sentivo altro che quello, stretto alla mia cassa toracica, lentamente mi soffocava, rendendo il corpetto stretto, sempre più stretto. Deglutii pesantemente, mentre la vista si stava appannando sempre più. Stavo piangendo?

   Alla fine, lo trovai.

Seduto comodamente su una panca della locanda, un boccale stracolmo di birra in mano, il viso rubicondo e di buon umore, rispondeva a domande più che indelicate a degli uomini resi audaci dalla birra e dal clima in generale. La sua futura sposa sedeva accanto a lui, il boccale semi vuoto e le guance ancora più rosse di quelle del futuro consorte, con una mano stringeva quella si Will lì accanto, quasi avesse voluto dire a tutti i presenti: << Lui è mio. >>

   I genitori dei giovani discutevano animatamente probabilmente a come si sarebbero svolte le future nozze, di tanto in tanto di scambiavano pacche amichevoli sulle spalle e poi guardavano i rispettivi figli con un amore e un affetto che solo un genitore avrebbe potuto avere.

    Era troppo. Non poteva essere… anzi, no; poteva essere eccome. Deglutendo il più possibile, diedi le spalle alla folla nel pieno della festa, non sentivo più il battito del mio cuore, solo un’improvvisa stanchezza. E freddo. Tanto freddo.

Mi lasciai spintonare dalla folla senza dire o fare niente, non mi sentivo in vena di ribattere, oppure di farmi largo o scansarmi. Non sentivo niente, se non quell’opprimente senso di desolazione.

    Era già stato promesso ad Agnes? Se era così, perché mi aveva chiesto di sposarlo?

Quelle domande mi assillarono a lungo, e io non potevo fare nulla per impedire loro di farmi stare male.

Camminando verso casa, mi sfilai uno ad uno i fiori che avevo infilato tra i capelli… e li calpestai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

 

1)      Dùn di bheal in gaelico significa “sta’ zitto!”

 

 

 

 

 

Un’ultima cosa: per due settimane starò lontana dal computer, perché sarò in vacanza. Quindi, chi aspetta con ansia gli aggiornamenti, devo chiedergli di attendere un po’, e di essere paziente.

     Grazie per aver letto il capitolo!!^^

  
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