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Autore: Greta_HopeCiuffiner    24/04/2014    1 recensioni
Il terrore negli occhi di Lilith.
Nuova città,nuova scuola,nuova vita.
Tutto andava bene,finché nella sua vita arriva Daniel,il ragazzo dagli occhi 'gialli'.
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Don't cry.”

 

Tornai a casa,quella volta era sembrato tutto così veloce,sbrigativo. Daniel non lo avevo più visto dopo l'episodio di prima che cominciasse la scuola, ero annoiata e stranamente quella volta non avevo nulla a cui pensare,mi sentivo così leggera. Allora decisi di farmi una doccia calda,finii dopo circa mezz'ora. Mi guardai le punte dei capelli: castane come il resto delle ciocche. Allora decisi che volevo cambiarne il colore,verde che sfumasse al celeste,che erano i miei colori preferiti,il perché era piuttosto strano; ricordo che da piccola c'era l'etichetta rosa: femmina e azzurro: maschio e io mi 'opposi' e imposi a me stessa che i miei colori preferiti fossero l'azzurro e il verde come il mare,il cielo,la speranza,le piante... Poi beh,mi piacevano tantissimo. Presi il cellulare e mi incamminai verso il solito parrucchiere,dopo circa due ore finii. Ero soddisfatta,finalmente,quella leggerezza aveva preso il sopravvento, ma forse era troppo bello per me dato che ero destinata a soffrire,sempre.

Sentii il mio cellulare squillare “sconosciuto” e risposi. “Pronto?” Chiesi. “Papà è in gravissime condizioni e tu te ne stai stra fottendo,brava,davvero.Ha avuto un incidente mentre tornava dal lavoro e tu sei a divertirti,complimenti.” Era Leo,stava urlando. Riattaccò e non ebbi il tempo di chiedere nulla,richiami una,due,tre e più volte,ma niente.
Mi stava crollando il mondo addosso, per l'ennesima volta. “No,non lui.” Mi dicevo in testa, lui non doveva,non poteva abbandonarmi e lasciarmi sola. Se mi avessero portato via anche lui sarei impazzita,davvero. Non avevo bei rapporti,ma era mio papà,il mio eroe quando ero piccola,quello che mi consolava se mi sbucciavo un ginocchio e che mi prendeva in giro quando mi sporcavo mangiando il gelato. Lui era mio padre,era anche un uomo d'affari,un uomo impegnato,sempre in giacca e cravatta. Era anche dannatamente assente negli ultimi anni,ma io gli volevo bene,troppo per lasciarlo andare via. Sentivo gli occhi gonfi e il viso bruciarmi,avevo un nodo in gola che si sarebbe celato solo se avessi visto di nuovo la sua voce,piansi per tantissimo,non so esattamente quanto,su quella panchina finché non mi addormentai. Dopo qualche ora il mio corpo ghiacciato fu ritrovato da Leo che evidentemente era uscito per cercarmi, mi svegliai solo quando arrivammo a casa... “Potevi rimanerci secca o finire nelle mani di qualche coglione!” Mi urlò contro; aveva ragione ma il dolore aveva preso il sopravvento. “Dov'è papà?” Chiesi. “Ancora in ospedale.” “Quale?!” “Non vogliono che io te lo dica. Dicono che non devi andare.” “Chi?Chi non vuole che io veda mio padre?” “La mamma. Dice che ci rimarresti male è in una situazione deprimente.” Forse aveva ragione,anche se io volevo davvero andarlo a trovare. Sapevo che Leo non avrebbe ceduto così mangiammo in silenzio e lasciai perdere. Salii le scale insieme alla mia cagnolina Coco che aveva anche lei un'aria piuttosto triste e stanca, la presi tra le mie braccia piccola com'era e la misi con me sul letto. Quella notte non dormii per colpa della incontrollabile paura di perdere qualcuno a me troppo caro,troppo importante per me. La mattina seguente arrivò velocemente,forse anche troppo. Avevo gli occhi rossi,gonfi e lucidi per le lacrime,ma decisi comunque di alzarmi. Erano ancora le 6:30 ma avevo voglia di uscire presto:tra la scarsa colazione,che a stento assaggiai e il prepararmi si fecero le sette in punto e uscii di casa Quella volt il ragazzo dai capelli castani non era ancora nella mia stessa strada, era troppo presto anche per lui. Arrivai a scuola solo dopo cinque minuti dalla mia uscita,prestissimo, vedevo solo i pochi bidelli che pulivano un po' dappertutto,pochissimi studenti che conversavano tra loro così salii sopra il muretto dell'uscita/entrata. Cercai di dimenticarmi dei problemi,almeno finché fossi rimasta a scuola. Dopo poco arrivò Dan,ma quasi non me ne accorsi finché non mi disse “Cos'hai fatto ai capelli?” Tenendosi una delle ciocche tra le mani “Non lo vedi? Ho tinto le punte.” Avevo risposto nel mio solito - quella volta inconsapevolmente - modo acido e freddo. “Ok,sta calma però.” Si bloccò un attimo,poi continuò “Cos'hai?” “Nulla.” Accennai mentre già mi si formava un groppo in gola.
“Ne sei sicura?” “Sì.” Dissi con la voce tremolante. “Non piangere” mi ripetevo in testa “non ora.” “non davanti a Daniel” Continuavo ad incoraggiarmi ma mi si spezzò la voce e il respiro si fece pesante. Sentivo gli occhi diventare lucidi e bruciarmi,evidentemente presi dal rossore. “Chi sta bene non piange,però.” Disse lui. Volevo dire qualcosa,accennare anche una sillaba ma sentivo che l'aria mi stava mancando e che se mi fossi sforzata ancora sarei caduta in singhiozzii insopportabili,così piansi silenziosamente... “L-lasciami sola,ti prego.” Dissi con il respiro forzato. Non disse nulla,prima fissò le sue iridi gialle alle mie verdi e lucide poi si girò e fece per andarsene. “Grazie.” Sospirai, buttai la mia testa sulle mie ginocchia sforzandomi di non cominciare ad urlare o singhiozzare. Rimasi inerme e sola,volutamente,tra le mie lacrime. Ero accecata dal dolore ma dovevo smetterla,era inutile piangersi addosso. Mi alzai prendendo la mia borsa e entrando dirigendomi verso gli armadietti,guardai l'ora dal mio cellulare erano ancora le sette e mezzo. Ne ero sollevata,avrei avuto molto tempo per calmarmi e fare svanire i segni delle lacrime dal mio volto. Mi diressi verso la solita aula entrai e lo vidi,i suoi occhi gialli. “Sapevo che saresti venuta qui prima o poi.” Sorrise. “Cos'hai? E non dirmi 'niente',non ci credo mica.” Che cosa poteva importargli? Erano problemi miei,non suoi. “ma volevi conoscerlo” mi ricordai. Così con un respiro profondo dissi “Mio padre è in gravi condizioni per colpa di un incidente e non mi permettono di vederlo.” “Oh.” Sentii l'imbarazzo in quelle sue due sillabe. “Saltiamo scuola,siamo ancora in tempo. Cerchiamo tuo padre.” “Ma io...” “Non hai mai marinato la scuola?” Ridacchiò lui. “Uhm,ecco..no.” Dissi io in imbarazzo. “Dai,è per una buona causa.” Mi disse. Non sapevo perché ne come,ma accettai. La cosa era più semplice dato che era ancora molto presto,uscimmo lentamente da scuola per poi correre fino a che non fosse abbastanza lontana, giusto per essere sicuri che nessuno ci vedesse. Mi sentii spensierata e colpevolmente felice, forse perché non avrei mai voluto sentirmi tanto bene con mio padre che stava male, o forse perché sentivo un po' la mia coscienza sporca per essere scappata da scuola. Ma amavo quella sensazione di libertà. “Sembri una stupida,tutto questo tempo e non avevi mai disobbedito alle regole. Che brava ragazza sei.” Ridacchiò in tono ironico. “Ma sai che a me piacciono le stupide.” sorrise. Non sapevo se fosse un complimento o una critica, ma sentii le mie guance bruciare e arrossarsi.

“Bene. Credo che basterà provare nei due ospedali principali.” “Perché? Quì è pieno di ospedali.” “Beh,semplicemente perché quelli sono i migliori. E credo che tuo padre non andrebbe a finire mai in un ospedale vecchio e mal conciato,o sbaglio?” Accennai un “sì.” e ci incamminammo,arrivati lì domandammo all'infermiera se lì ricoverato ci fosse Paul Lodwant,mio padre. La giovane biondina fissò maliziosamente Dan poi controllò nella lista e chiese “Chi siete?” Stavo per dire che ero la figlia ma fui bloccata da Daniel che disse “Sono il nipote e lei è la mia ragazza.” Non capii il motivo della bugia ma al momento non gli dissi nulla. L'infermiera ci disse la stanza ed il piano, si trovava nella C14. Era molto distante,così mente camminavamo dissi a Dan “Perché le hai mentito?” “Non hai detto che non ti permettevano di vederlo?Se avessi detto che eri la figlia non ti avrebbero fatto entrare.” Aveva ragione,fanculo. Come faceva a prevedere sempre tutto? Quant'era strano quel ragazzo.. arrivammo in silenzio nella stanza cercata.
Mio padre dormiva e aveva metà faccia sconvolta e credo ci fosse anche qualcosa di rotto dato che accanto a lui vi erano delle stampelle. Arrivò un dottore che ci disse “Tranquilli,non è più in pericolo di vita ma dobbiamo operare la gamba e cercare di curare il viso.” Rimanemmo un po' lì ma vedevo mio padre che non si svegliava e sapendo che non volevano ce io lo vedessi chiesi a Dan di andarcene. Annuii e andammo via, se non mi fosse stato vietato vederlo sarei rimasta,ma non volevo correre il rischio. Avevo le lacrime agli occhi ma non volevo piangere. Evidentemente il ragazzo dagli occhi gialli se ne accorse, forse fu per quello che mi strinse tra le sue calde braccia in un abbraccio consolatorio, fu a quel punto che invece cominciai a piangere con gli occhi strizzati tra la felpa di Dan che mi stringeva forte. L'imbarazzo sembrò scivolarmi via di dosso e con esso anche quel mio involucro di apparenze, eravamo solo io e lui e nessun altro,in quel momento. Poi mi prese con delicatezza il mento con la mano alzandomi la testa alla sua altezza e mi fissò negli occhi “Non piangere.” Mi sussurrò dolcemente, deglutii guardando le se iridi tanto profonde e misteriose che in quel momento mi davano sicurezza. Cosa stavo facendo? Il ragazzo dagli occhi gialli mi stava togliendo tutti quei dolori repressi e quella rabbia che mi faceva sembrare tanto acida. Cosa stava accadendo? Era dannatamente attento ad ogni mio movimento e sensazione,come ci riusciva? Non lo sapevo,ma sentivo che accanto a lui era come se avessi una barriera che mi proteggeva da tutto. Senza accorgermene avevo già smesso di singhiozzare e piangere “Brava” Mi disse lui sorridendo. “Vedrai che tutto si sistemerà,l'ha detto anche il medico.” Dopo quelle parole il nostro abbraccio tanto lungo si sciolse e io diventai rossa dall'imbarazzo. Il ragazzo dagli occhi gialli mi stava facendo perdere la testa riflessi. No,non a me pensai non posso mi ripetevo. Le parole un po' imbarazzate di Dan spezzarono i miei pensieri “So che non è il momento adatto,ma penso che ti possa essere d'aiuto per scrollarti un po' di dosso questi pesi. Questa sera io e dei miei amici andiamo in un pub,che ne dici di unirti a noi?”

In quel momento la mia bocca non era collegata al mio cervello,evidentemente,data la mia risposta affrettata “Va bene,a che ora?” Non ero io,ci avrei dovuto pensare su prima di dare risposte così veloci. Ma ormai era tardi “Alle nove e mezzo. Passo a prenderti?” Chiese lui, accettai. Mi sorrise,cominciò a piovere “Forse sarà meglio che io torni a casa.” Lo salutai e andai via.

 

Vi è piaciuto questo capitolo? So che sono brevi ma compenso con il fatto che aggiorno spesso,fatemi sapere cosa ne pensate con delle recensioni, ci conto! Ringrazio chi ha recensito i capitoli,non sapete quanto significhi per me*-* Detto questo, vi piace l'approccio che si sta creando tra Lilith e Dan? Nel prossimo capitolo ci sarà quest'uscita un po' particolare,non vi anticipo nulla♥

Ps. la cosa sul colore azzurro è vera,che bimba trasgressiva ero ahahaha

  
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