Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Lia483    24/04/2014    7 recensioni
[Hans da Frozen e Jack Frost da Le 5 Leggende]
Ogni nevicata per Hans era dolore, solo dolore.
Lui amava la neve.
Per questo, Hans la odiava.
Lui amava pattinare.
Per questo, Hans non si avvicinava neanche alla più piccola pozzanghera congelata.
Lui era morto per colpa dell'inverno.
Per questo, Hans avrebbe ucciso l'inverno.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hans, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Odio e ghiaccio


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Freddo.
Fa tanto freddo.
Non freddo, per favore.
Il principe più piccolo delle Isole del Sud si rigirò nel letto, coperto da scialli su scialli.
Il freddo gli stava gelando il sangue, scricchiolare le ossa, tremare tutto il corpo.
Eppure fuori, nonostante fosse notte, c'erano più di trenta gradi.
Hans si sollevò a sedere, tremante. Sempre più tremante.
Infatti quel gelo non era fuori. Era dentro di lui.
L'aridità del suo animo era totale, ormai.
Niente gli importava più.
Era stato bandito per sempre dal Regno di Arendelle per regicidio.
I fratelli l'avevano punito in tutti i modi più orribili che venivano loro in mente, lasciandolo privo di qualsiasi forza per reagire.
Ormai non aveva alcuna paura nemmeno della morte. Anzi, forse essa sarebbe stata preferibile ad una vita rinchiusa in quel luogo.
La sua pazzia non era stata diagnosticata. Non c'era nulla che lo facesse pensare fuori di mente. Era solo lui il responsabile di ciò che era accaduto, nessuna scusante.
Eppure, il mostro dentro di lui c'era, lo sentiva dentro, nell'animo, che si muoveva lungo le pareti del suo corpo, in attesa di prendere il controllo su di lui.
Era da molti anni che ci conviveva, da quando... lui era morto.
Ancora non riusciva a pronunciare il suo nome dopo sei anni.
L'unica cosa che era riuscito a fare era bloccare il mostro in un buio recesso della propria anima, ma il freddo lo riportava alla luce, sempre.
"No, ti prego" mormorò Hans, portandosi le gambe al petto e circondandole con le braccia.
I brividi erano così violenti ora che gli battevano i denti.
Il mostro dentro di lui era sempre più vicino, sempre più grande, ma non voleva cedere, non come l'ultima volta.


Era stata sua madre a consigliargli di andare a quel ballo a nome della famiglia reale delle Isole del Sud. Non solo avrebbe avuto modo di farsi una reputazione al di fuori del regno, ma avrebbe anche potuto conoscere principesse di altri reami, forse ancora single.
Dopotutto, come ultimo figlio su tredici, non aveva alcuna speranza di salire al trono della propria patria.
E lì aveva conosciuto Anna.
Hans, all'inizio, ne era stato davvero attratto. Era carina, simpatica, un po' buffa, ma molto dolce. E finalmente sembrava apprezzarlo per tutte le sue qualità. Come mai nessun altro.
Aveva passato tutta la sera con lei, si era divertito a ballare e a parlare delle loro famiglie.
Lei capiva l'abbandono, anche sua sorella l'aveva ignorata per moltissimo tempo, comprendeva la sua solitudine e il suo bisogno di affetto.
"Posso dire una follia? Vuoi sposarmi?".
Era stata una domanda fatta di getto, presi dalla follia del momento...


"Follia... ironico da parte tua usarla qui".
Hans socchiuse gli occhi, aggiungendo una nuova coperta al mucchio che già aveva addosso.

... però l'aveva fatta con serietà. Sentiva di aver trovato quella giusta.
Anna era la principessa giusta per lui.
Sarebbero stati felici insieme.
Però, la sorella, la regina di Arendelle, aveva rifiutato di dare la sua benedizione all'unione.
"Avete chiesto la mia benedizione e la mia risposta è no".
Anna l'aveva affrontata subito, davanti a tutti. Nessuno poteva fermarla, neanche la decenza di aspettare un momento privato.
Hans aveva notato il viso della Regina farsi sempre più preoccupato, mostrare sempre più evidenti segni di disagio e ansia, finché...
"Ho detto basta!".
Una lastra di ghiaccio irta di stalattiti si era andata a formare tra la folla e la Regina.
Ghiaccio...
Freddo...
Hans l'aveva fissata atterrito. No, no, perché ghiaccio?


Il principe si alzò dal letto. Tanto restare lì non sarebbe cambiato nulla. Stava comunque congelando.
Aprì la terrazza che dava sullo splendido mare che circondava l'isola principale del regno, sede della capitale. Era notte e l'aria non era delle più calde, stava arrivando l'inverno, però Hans si appoggiò al parapetto, senza preoccuparsene.
Non ricordava nemmeno più quando avesse cominciato ad avere quegli attacchi ad ogni arrivo del freddo. Dentro di sé, però, si era risposto sul perché. Erano una reazione del suo spirito, per non dover affrontare il dolore di quella perdita di tanti anni prima. Ogni nevicata per Hans era dolore, solo dolore.
Lui amava la neve.
Per questo, Hans la odiava.
Lui amava pattinare.
Per questo, Hans non si avvicinava neanche alla più piccola pozzanghera congelata.
Lui era morto per colpa dell'inverno.
Per questo, Hans avrebbe ucciso l'inverno.

"Tua sorella è morta per causa tua".
Un gemito di dolore era sfuggito dalle labbra di quella regina di ghiaccio, mentre scivolava a terra, quasi raggomitolandosi su se stessa per difendersi da un dolore che stava diventando troppo grande per poterlo affrontare.
Ora sai cosa si prova, regina dell'inverno.
Hans non si era sciolto, invece, ed era rimasto a guardarla, in silenzio. Nessuno dei suoi fratelli l'aveva mai amato così. Se fosse arrivata loro la notizia della sua morte, probabilmente avrebbero anche potuto non fare nemmeno un funerale privato. Non pubblico, solo privato.
Hans quasi provò pietà e dispiacere per lei, ma fu un piccolo tocco del suo carattere più gentile.
Il lato di sé che in quel momento aveva il sopravvento era quella parte squilibrata, violenta, senza senso, che spesso l'aveva portato a perdere completamente la ragione e anche la propria essenza, il proprio essere.
E il freddo l'aveva come sempre risvegliata.
E gli aveva fatto sguainare la spada con cui avrebbe potuto uccidere la fonte di quel freddo...
Con cui avrebbe potuto uccidere l'inverno.


Invece la Regina si era rialzata, era andata avanti. Anna l'aveva salvata dalla sua spada.
"L'unico cuore di ghiaccio da queste parti è il tuo", gli aveva detto, prima di buttarlo con un pugno in mare.
No, lui non aveva il cuore di ghiaccio.
Almeno avrebbe avuto qualcosa dentro.
Invece il suo cuore era vuoto. Un involucro senza sostanza. Il nulla più totale.
Hans si portò una mano al petto.
Quasi non lo sentiva battere. Ce l'aveva davvero un cuore lui?
Tremò di nuovo, nonostante l'afa notturna che avvolgeva l'isola.
Il suo cuore era rimasto in quel lago ghiacciato, su a monte, dove non andava più nessuno per ordine dei suoi genitori. Era stato abbandonato dopo l'incidente di 6 anni prima.
L'incidente che aveva portato via l'unico amico che Hans avesse mai avuto.

"Hans! Jack! Andate subito a giocare da un'altra parte, prima di rompere qualcosa!".
I due bambini dai capelli castani corsero via, ridendo gioiosamente e facendo sorridere chiunque volgesse lo sguardo verso di loro.
Lo slittino che Hans portava in spalla fu posato in cima ad una strada che portava al centro del paese. Jack ci saltò sopra, dietro il piccolo principe, e diede una forte spinta con i piedi.
L'aria fredda cominciò a frustarli sul viso per la velocità, facendoli ridere così tanto che rischiavano di cadere dallo slittino.
"Hans! Come faremo a fermarci?" urlò il bambino, senza vera preoccupazione.
"Non lo so!" urlò l'altro, voltando appena la testa verso l'amico per non perdere di vista la strada.
Non appena cominciarono ad inoltrarsi a gran velocità nel centro abitato, dato che non riuscivano a rallentare, gridarono forte alla gente di spostarsi.
E come saltava la gente! Tutti si attaccavano alle porte delle case oppure si premevano contro i muri, tirandosi addosso le proprie cose, cercando di toglierle dalla traiettoria dei due proiettili.
"Quello non è il principe Hans?" sentirono quasi di sfuggita.
Alla fine, a fermarli ci fu un cumulo di neve di fianco ad un giardino.
Ne uscirono quasi completamente sporchi, senza aver smesso un attimo di ridere dall'inizio della discesa.
Jack fece un sorrisetto malandrino, scuotendo i capelli diventati improvvisamente bianchi di neve. "Ti prego, Hans, rifacciamolo!".


Hans si sciolse per la prima volta in un sorriso, che forse somigliava più ad una smorfia.
Da quanto tempo non sorrideva? Mesi? Anni?
Tanto, tanto tempo era passato dall'ultimo sorriso.
Il sorriso gli era morto sulle labbra insieme al suo Jack.

Non ricordava più il motivo per cui avevano litigato.
Fatto sta che Jack, ormai un quindicenne spensierato, proprio come il principe, gli aveva voltato le spalle, gli occhi marroni duri come legno.
Hans aveva fatto lo stesso, prendendo la direzione opposta.
Nel pomeriggio, si erano ritrovati sul lago, dove tutti i loro amici pattinavano.
Jack si era subito infilato i propri, cominciando a muoversi a gran velocità tra tutti gli altri. Era il più bravo, come sempre in quello sport.
Hans l'aveva osservato, speranzoso, ma niente. Il ragazzo non gli aveva rivolto un solo sguardo e il principe aveva cominciato a pattinare lentamente, da solo.
Intanto un gruppo di bambini aveva cominciato a pattinare insieme, schierati, e, si sa, se inciampa il primo, gli altri lo seguiranno.
Era stato un bel botto, dieci bambini che cadevano nello stesso punto, sul primo ghiaccio dell'inverno.
Tutti si erano spostati veloci, mentre una crepa cominciava a correre nella direzione opposta ai bambini.
Verso Hans.
Il principe si era bloccato sul posto, atterrito.
"Hans!".
Uno spintone potente. Hans era finito a qualche metro di distanza, in salvo.
Aveva subito sollevato il viso dal ghiaccio freddo, dopo aver riconosciuto la voce.
Ora c'era Jack in piedi sulla crepa, immobile per paura di romperlo di più.
"Jack".
I loro occhi si erano incontrati e qualsiasi segno del litigio precedente scomparve.
Il ghiaccio aveva smesso di creparsi.
Jack fece un sorriso all'amico e Hans ricambiò, sollevato, mettendosi seduto.
Tutto accadde in un attimo. Nell'istante in cui Jack fece per strisciare un pattino sul ghiaccio, sotto di lui si aprì una voragine.
"Jack!". L'urlo di Hans era stato più forte, questa volta, e solo l'intervento di altri ragazzi l'avevano fermato dal buttarsi in acqua.
Il ragazzo non era riemerso, né gli adulti avevano ritrovato il suo corpo.
Hans si era dato una spiegazione.
Il ghiaccio se lo era inghiottito.
Jack non esisteva più.


Le lacrime ora solcavano il viso del principe, in ginocchio, le mani sul parapetto.
Ecco dove era morto il suo sorriso.
Come era morto.
Era stato congelato, insieme a quello di Jack.
Sentì la sua pazzia fare capolino dentro di sé e la lasciò fare, la lasciò andare.
Voglio solo smettere di soffrire.
Come era bella la tenebra, quel silenzio fatto di buio e raggi di luna. Lì non esisteva il dolore, il freddo. Solo un beato nulla.
Hans si lasciò portare via, ora sdraiato completamente sulla terrazza. Quello era il luogo perfetto in cui morire, lì lui e Jack si erano scambiati la promessa di restare amici per tutta la vita, qualsiasi cosa fosse accaduta, qualsiasi cambiamento fosse avvenuto.
Forse sarà lui a portarmi via... forse mi porterà con sé e riuscirò a spiegargli il mio dispiacere, il mio dolore. Non volevo che morisse per colpa mia, dovevo finire io in quel lago, non lui.

Hans si risvegliò e la consapevolezza di non essere riuscito a morire neanche questa volta lo distrusse dentro. Non riesce nemmeno a porre fine alla propria vita per eliminare il dolore...
Aprì gli occhi, fissando il soffitto giallo come la luce che entrava dalla finestra.
Non voleva pensare a niente, non si sarebbe alzato nemmeno dal letto, tanto niente del mondo gli poteva interessare.
Una domanda, però, gli nacque spontaneamente nella mente. Chi poteva esser stato a rimetterlo in camera? A salvarlo dalla morte?
Nessuno nel Regno delle Isole del Sud potrebbe volergli bene. E' rimasto solo al mondo.
Si volse su un fianco e si irrigidì.
C'era un tizio seduto alla sua scrivania, sfogliava un libro in modo disinteressato, come se fosse solo un modo per ingannare l'attesa.
Era strano. Nonostante lo vedesse male da quell'angolazione, egli aveva qualcosa di familiare.
Anche da seduto, sembrava alto, ma non doveva avere più di diciotto anni. Portava una maglia blu a maniche lunghe col cappuccio, coperta da quelli che sembravano brillantini o gocce d'acqua, e pantaloni di pelle marroni, che a malapena arrivavano alle caviglie, completamente nude come i piedi.
I capelli, tutti disordinati sulla testa, erano bianchi.
Bianchi? Hans si mise seduto.
Quei capelli bianchi...
Gli venne in mente l'immagine di un bambino di sei anni appena con i capell ricoperti di neve.
Trattenne il fiato, non poteva essere, ma fece rumore e il giovane si alzò in piedi, voltandosi verso di lui lentamente.
Quel viso...
Era un viso ovale, con tratti morbidi e un naso un po' curvato verso l'alto, a punta. Le labbra erano piene e piegate in un sorriso familiare, divertito e accattivante.
Era lui, in tutto e per tutto. Solo gli occhi erano sbagliati.
Invece del marrone che ricordava, erano azzurri, di un intensissimo azzurro ghiaccio, come l'acqua che l'aveva inghiottito.
"Jack?". La voce gli uscì debole, appena un sussurro. Se quello era un miraggio, non voleva disturbarlo, doveva restare il più possibile.
Il giovane annuì e si fece avanti.
Hans si alzò quasi di corsa e si ritrovarono uno di fronte all'altro.
"Jack" ripeté, estasiato, la sorpresa che gli faceva tremare la voce.
Lui sorrise ancora e gli offrì una mano, che Hans strinse come l'unica ancora rimastagli.
Gli ultimi lembi di tenebra e pazzia scomparvero, cancellati proprio dal freddo che proveniva dalla mano di Jack. Hans sospirò per la pace che si era creata intorno a lui.
Quella era la vera pace che aveva agognato. Non quella fasulla della tenebra, che avrebbe potuto dissolversi da un momento all'altro, lasciandolo in balia della tempesa di dolore, ma la pace di una mano amica nella propria, di una persona che gli scaldasse il cuore, riempendolo finalmente di un sentimento puro e dolce che si era dimenticato di saper provare.
Strinse quella mano con entrambe le sue, mentre si lasciava sfuggire una nuova lacrima.
Jack la raccolse prontamente, con la mano libera.
"Non piangere, Hans. Ti ho sentito. Ho sentito il tuo dolore, il tuo chiamarmi incessantemente nelle notti in cui nevicava, e sono tornato. Quando ti ho salvato, sono rinato a nuova vita, per questo non avete trovato il mio corpo. Io ora sono lo spirito del gelo".
Che ironia vedere che il ghiaccio che Hans aveva tanto odiato e che aveva tanto cercato di distruggere fosse proprio ciò che aveva salvato non solo Jack, ma anche lui stesso.
I due amici si abbracciarono, un po' incerti all'inizio, non l'avevano mai fatto neanche quando Jack era vivo, ma ora sembrava giusto.
Hans si strinse forte all'amico appena ritrovato. Non l'avrebbe più lasciato andare. E in quell'abbraccio mise tutte le parole che aveva pensato in quegli anni, superflue in quel momento.
Jack sembrò capire e gli disse all'orecchio:"Ho provato sulla mia pelle quanto la tenebra possa distruggere e, di certo, non ti porterà la pace. Ora ci sono qui io".
Si staccarono appena e i sorrisi che si scambiarono furono gli stessi dell'ultima volta.
"Andiamo a finire quel giro sul lago? Ricordo bene che tu mi avevi promesso una torta in caso di vittoria, prima del litigio".
Hans non si stupì per niente.
Era proprio tipico di Jack ricominciare tutto dopo sei anni, come se niente fosse mai accaduto. Si staccò del tutto per andarsi a vestire, velocemente, e per cercare dei pattini nell'armadio. "Sono più che sicuro che me l'avessi promessa tu invece".
"Non mi sembra, ma sicuramente ora entrambe le torte saranno andate a male. Quale sarà la nostra nuova scommessa?".
Fecero scontrare i pugni e Hans si lasciò scappare una risata piena e gioiosa. "Non lo so, ma sono sicuro che ti verrà in mente qualcosa. Hai avuto sei anni per pensarci".
Uscirono insieme, di nascosto dal resto del mondo, un braccio che circondava le spalle dell'altro.
E nessuna pazzia, nonostante il freddo, venne a sconvolgere quel momento perfetto.







NOTE DELL'AUTRICE:
Buongiorno! Ormai ci sto prendendo gusto con queste storie crossover tra personaggi Disney e Dreamworks ^^ Non chiedetemi da dove è uscita questa, è che ce li vedo tantissimo Jack e Hans come amici, mi piacciono tantissimo **
Beh, in verità, doveva finire con un bacio (*me yaoista convinta XD*) ma alla fine ho pensato di cominciare con qualcosa di soft, solo amici ^^ E poi i personaggi hanno preso il controllo di me per vietarmi qualsiasi contatto amoroso tra loro!

Jack: Io non sono gay, e smettila!

Lia: Zitto, tu, vai a giocare sul ghiaccio! Ora ne scrivo una da cui non scamperai XD

Ok, ehm, basta, lo so, io parlo con i personaggi, non lo faccio apposta, frequento troppi forum GDR XD

Bene, spero che la storia vi sia piaciuta. E' un po' inverosimile, Hans non è di certo pazzo... forse un po' psicopatico sì, ma non così tanto dai XD Qui ho provato a spiegare il suo cambiamento da così a così durante il film, subito dopo aver capito che Elsa non sarebbe riuscita a far tornare l'estate da sola. Però, le sue motivazioni erano un po' più dolci <3
Ok, spero mi lascerete un commento per farmi sapere cosa ne pensate, ne sarei molto felice *_*

Baciiiiii
Lia delle Isole del Sud <3

  
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