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Autore: _cupcake_99    24/04/2014    1 recensioni
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"Che poi tu dici sempre di sì a tutti" esclamò sorridendo James. "Perchè?
Stephany alzò le spalle osservando attentamente la copertina del libro che aveva tra le mani, forse per non incontrare lo sguardo del ragazzo.
"Forse perchè troppe persone mi hanno detto di no" sussurrò dopo averci pensato qualche secondo.
"Porti su questo? Sì" esclamò James imitando la ragazza.
"Mi chiami? Sì" Stephany scoppiò a ridere.
"Mi abbracci? Sì"
James si fermò sorridendo e avvicinandosi a lei.
"Mi ami?" chiese.
"Sì"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4.




 

 

"Mentre i libri con l'etichetta gialla vanno posizionati su questo scaffale. Segui sempre l'ordine alfabetico dell'autore"

James faticava a ricordarsi tutto quello che Stephany gli aveva spiegato. In meno di un'ora avevano visitato tutto l'edificio, gli aveva spiegato come catalogare i libri, gli orari di arrivo e le pause durante la giornata. Quel lavoro sarebbe stato più difficile di quando avesse pensato.

La ragazza sistemò i libri al posto suo, facendogli vedere come muoversi nella libreria.

Lui la guardava. Camminava in modo leggero e la sciarpa azzurra seguiva i suoi movimenti, lasciando dietro di sè quel profumo di vaniglia e cannella.

"E' difficile solo all'inizio" lo rassicurò vendondo la sua faccia sconvolta. "Tranquillo"

Un sorriso spuntò sul volto di Stephany e James non potè fare a meno di ricambiare.

Era incredibile come, in meno di una giornata, James, era passato dal reputare quella ragazza normale al non riuscire a staccarle gli occhi di dosso. Osservava tutti i suoi movimenti: la delicatezza con cui toccava e sistemava i libri; il modo in cui si spostava i ciuffi ribelli dagli occhi; come strizzava gli occhi ogni volta che guardava il sole fuori dalla finestra... e non riusciva a fare a meno di sorridere.

James si lasciò cadere sulla sedia di legno scuro appoggiandosi al tavolo di mogano, sopra al quale si sedette lei.

"Da quanto tempo lavori qui?" cercò James di iniziare una conversazione.

"Abbastanza" sussurrò "Gordon è mio zio e appena ho finito la scuola ho iniziato a lavorare qui. E' diciamo..." cercò le parole "Un lavoro di famiglia. Diciamo che è più un hobby, ecco. Non vengo pagata quanto un dipendente normale, anche perchè vivo ancora con i miei, però mi piace"

James ripensò a quanto gli sarebbe piaciuto vivere ancora con i suoi, sua madre. Sentiva una sorta di nostalgia verso i "vecchi tempi", quanto tutto andava bene, non c'erano litigi e lui non si doveva preoccupare di niente, tranne che non cadere mentre giocava a pallone con i suoi amici.

"E te?" chiese guardandolo negli occhi. James si perse nell'azzurro di quello sguardo. "Perchè hai deciso di venire a lavorare qui?"

"E' una storia lunga" esclamò, non sicuro se raccontare tutto o no a una ragazza che non conosceva per niente.

"Bhe" esclamò lei scendendo con un balzo dal tavolo "Me la racconterai. Ora devo andare."

Prese la giacca beige appoggiata sulla sedia e la indossò prima di legarsi megli la sciarpa al collo.

"Pensavo rimanessi fino alle 17" James si alzò a sua volta.

"Non oggi" sorrise "Ho un impegno. Te la caverai per un paio di ore o distruggerai tutto?"

James soffiò una risata.

"Non lo so. Più probabile la seconda opzione" scherzò facendola sorridere. E dio quel sorriso...

"Ci vediamo domani"

Stephany si sistemò la borsa su una spalle e si diresse alle scale. Con un leggerò segno della mano lo salutò prima di uscire.

James rimase fermo e ancora non si spiegava quel sorriso ebete sulle labbra. Non era da lui, per niente.

Scosse la testa per cacciare via i pensieri e iniziò a fare quello che la ragazza gli aveva mostrato fino a quel momento. Prese una pigna di libri tra le braccia e, con qualche difficoltà iniziò a sistemarli. Gialli, fantasy, horror e... guardò fuori dalla finestra. Stephany era ancora sul marciapiede, le mani infilate nella tasche del cappotto mentre si dondolava avanti e indietro sui talloni. Osservava la strada, prima un lato e poi l'altro. James rimase a guardarla trovandola estremamente dolce. C'erano tante persone sul marciapiede ma lei era l'unica che vedeva chiaramente, come se il resto fosse sfuocato.

Una macchina grigio metallizzata accostò al marciapiede e la ragazza si avvicinò al ragazzo che scese. Era biondo con i capelli tirati all'indietro e indossava un giobbotto di pelle nera. Si parlarono per qualche secondo prima che lei si alzasse sulle punte per lasciargli un leggero bacio sulla guancia. James distolse lo sguardo. Si dette dello stupido, ancora. Se aveva anche solo pensato di avere qualche possibilità con lei, in quel momento ci rinunciò.

Osservò l'ultimo libro che aveva tra le mani. Barzellette.

La sua vita era un po' così in quel periodo, come delle barzellette che si prendevano gioco di lui. La madre che aveva traslocato, la perdita del lavoro, il ritardo nei pagamenti e ora questo.

Sbuffò infilando anche l'ultimo libro nel suo maledetto scaffale.

Il sole stava tramontando ma riusciva comunque a scaldare la pelle di James mentre tornava a casa. Aveva le mani nelle tasche e lo sguardo basso. Non riusciva a torgliersi dalla mente il bacio che Stephany aveva dato a quel ragazzo. Che poi, aveva anche immaginato che avesse un ragazzo eppure c'era rimasto male. Forse era per il brutto periodo. Sì, lui la pensava così. Non dava veramente peso ai suoi pensieri su di lei, era solo il brutto periodo che gli faceva ingigantire le cose.

Scalciò un sassolino prima di aprire la porta del suo appartamento.

"Sono tornato" gridò. La voce di Brad lo raggiunse, anche se in modo leggero. James lo raggiunse in salotto. La stanza era buia, anche le tende erano tirate, e la televisione era accesa. Le immagini di un film di guerra si susseguivano sullo schermo mentre Bradley lo guardava interessato.

"Allora?" chiese abbassando il volume e guardando l'amico.

"Tutto bene"

Bradley continuava a guardarlo. Voleva sapere di più, in gioco c'era la casa e quindi anche le loro vite.
"Ho trovato un lavoro in una libreria" disse liberandosi del giubbotto.

"Com'è?"

"Ok" liquidò in fretta la domanda dell'amico.

Fece qualche passo prima di aprire il frigorifero. La luce chiara illuminava i ripiani vuoti.

"Non c'è niente" esclamò Brad cambiando canale.

"Ho notato" sussurrò James richiudendo il frigo.

"Cosa?"

"Niente" rispose prendondo un bicchiere e riempendolo d'acqua. Osservò l'acqua scorrere. Avrebbe voluto che la vita fosse stata semplice come bere un bicchier d'acqua. Sarebbe stato bello alzarsi al mattino, tardi, scendere in cucina e trovare la colazione già pronta; uscire con gli amici, divertirsi e non pensare a niente. E invece no. Doveva alzarsi, presto, preparsi la colazione, uscire per andare al lavoro e cercare di guadagnare qualche soldo per non essere sbattuto fuori di casa. La cosa peggiore era pensare che una volta era tutto facile.

Chiuse il rubinetto e andò a sedersi sul divano verde vicino all'amico. Rimase qualche secondo a guardare le immagini sullo schermo senza sentire ciò che dicevano.

"Sono stato a casa l'altro giorno" sussurrò. Brad si bloccò immediatamente. Non riusciva a credere alle sue orecchie. James era tornato a casa? Dopo quello che era successo? Non poteva essere vero.

"Perchè?" chiese solo.

James scosse le spalle. Nemmeno lui lo sapeva. Forse aveva nostalgia. Si, era sicuramente così.

I due rimasero in silenzio. Non parlavano mai di quello che era successo tra James e la madre. Era un tasto dolente.

"Si è trasferita" sussurrò dopo alcuni minuti di silenzio appoggiando il bicchiere, ormai vuoto, sul tavolino. Nonostante l'acqua che aveva appena bevuto sentiva la gola secca e la parole bloccarsi.

"Sono arrivato e mi ha aperto una vecchia" esclamò "Una volta tanto che ho le palle per fare qualcosa tutto va tutto a puttane. Perchè?"

Lasciò cadere la testa sul divano e chiuse gli occhi sbuffando. Gli occhi grandi di Brad lo scrutavano. Non era mai stato quello bravo a consolare o a dare consigli, ci pensava Connor di solito.

"Mi dispiace" si sforzò di sussurrare.

"Forse è meglio così" esclamò James sistemandosi un cuscino dietro la testa "Non credo di essere pronto per affrontare quella realtà. Non ancora"

Chiuse di nuovo gli occhi e questa volta si addormentò. Sognò urla, porte chiuse in faccia, amici che se vanno e occhi azzurri.

Brad non lo svegliò, come avrebbe potuto dopo quello che gli aveva detto? Spense solo la tv e andò in camera.

Era strano James, anche per lui che lo conosceva da una vita. Ma in quel periodo era ancora più strano e dopo la confessione riguardo la visita a casa ne capì il perchè.

Forse era quello il motivo.

Forse, ma non solo.

 

 

Spazio autrice

 

Lo so devo vergognarmi. Sono quasi due mesi che non aggiorno, chiedo/imploro perdono. Giuro che non succederà più.

Parlando del capitolo...

Nuovo lavoro, Stephany, un ragazzo misterioso, un James un po' strano e un passato ancora più strano.

Vi sto tenendo sulle spine per questa storia del passato di James, lo so, ma sono crudele muahahahh

Spero lascerete una piccola, piccolissima recensione. Sono felicissima perchè ho visto che la storia è molto seguita già dal terzo capitolo. Vi adoro.

 

xx Mony

  
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