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Autore: la luna nera    24/04/2014    3 recensioni
In una notte umida del 1866 un giovane appartenete all'aristocrazia inglese scompare nel nulla senza lasciare alcuna traccia. La leggenda nata intorno alla sua persona passa attraverso gli anni e giunge fino ai giorni nostri per finire in un libro sugli scaffali di Aesothèria, uno dei negozi più esoterici di Londra gestito da Garrett con la sua ragazza Daisy. Qualcuno però si intrometterà nella loro vita creando non poca confusione. E questo qualcuno viene da lontano, molto lontano. Nel tempo.
L'amore riuscirà ad andare oltre le barriere del tempo?
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Era tutto molto strano, non aveva acceso il computer. E quella rosa? Da dove diavolo era sbucata? Gli unici rumori che udiva provenivano dall’esterno e dagli appartamenti dei vicini. Avvolta nell’accappatoio si avvicinò alla finestra e guardò fuori: non notò niente di anomalo. Fissò poi quella rosa dal color rosa tenue, una sfumatura elegante e molto particolare, per non parlare dell’assurdità di reperire una rosa fresca in quel periodo dell’anno in cui sono i crisantemi ad andare per la maggiore. Portò quel delicato bocciolo vicino al naso, aveva un profumo meraviglioso. L’unica volta che Garrett le aveva regalato un fiore, lo aveva rubato ad un fioraio al mercatino di Notting Hill…. Era dunque impossibile che dietro quel gesto ci fosse lui e in cuor suo sperava che invece ci fosse il suo chiodo fisso.
La adagiò sul comodino, sopra il libro che aveva iniziato a leggere poco prima, e mentre stava per aprire il cassetto della biancheria si accorse che sul monitor del suo computer era apparsa una pagina bianca su cui si stava componendo un messaggio. Nessuno stava usando l’apparecchio. La ragazza deglutì e si avvicinò alla scrivania, si sedette ed osservò quanto stava accadendo davanti ai suoi occhi.
 
Milady, chiedo umilmente scusa per la mia intromissione nella vostra vita. Sappiate però che la vostra visita nella mia rovinata dimora è stata quanto mai gradita ed ho ritenuto opportuno omaggiare il vostro gesto e la vostra bellezza con un fiore. Spero sia di vostro gradimento. Vi chiedo di non aver timore di me, non ho intenzione di torcervi un solo capello.
 
Impressionante! Quel messaggio era comparso senza che nessuno avesse premuto alcun tasto. Quanto erano delicate e rispettose quelle parole!
Ebbe l’impulso di sfiorare il mouse e si accorse che il computer rispondeva regolarmente. E se avesse provato a rispondere al messaggio?
 
Grazie per la rosa, è bellissima. Ma chi sei?
 
Sono il protagonista del libro che stavate leggendo.
 
E ti trovi qui adesso?
 
Sono fuori dalla vostra finestra. Vorrei tanto incontrarvi, milady, ma non voglio occupare il vostro spazio senza il vostro consenso.
 
Non appena terminò la lettura della frase, Daisy si voltò verso la finestra, si alzò e vi si avvicinò a piccoli e lenti passi. Si strinse ancora di più nell’accappatoio e scostò la tenda: era veramente lì. Si affacciò con il cuore in gola: il giovane era seduto vicino al cornicione, a pochi metri dalla finestra della mansarda. La luce che proveniva dalla stanza gli illuminava il volto: era semplicemente bellissimo.
Volergli parlare era ciò che il cuore le sussurrava, ma dove trovare le parole adatte per rompere il ghiaccio in un tale contesto?
Le regalò un sorriso pieno di speranza e di commozione. Era finalmente riuscito a mostrarsi nel suo vero aspetto e nonostante fosse consapevole dei rischi cui andava incontro, non aveva alcun rimpianto.
In quell’istante il cellulare di Daisy squillò mettendo la parola fine al loro incontro fatto di silenzi pieni di parole non dette. La ragazza si voltò cercando l’apparecchio che continuava insistentemente a squillare, poi rivolse nuovamente lo sguardo verso di lui: non c’era più. Peccato.
“Pronto?”
“Streghetta mia, come stai?”
“Perché me lo chiedi?” Con gli occhi Daisy cercava sempre il giovane.
“Non sono un animale come dice la tua amica.” Idiota. “Cosa ti ha detto il medico?”
Medico? Ah già! “Ehm, sono solo un po’ stanca e stressata, tutto qui.”
“Hm, capisco. Allora perché non apri la porta di casa e mi lasci entrare?”
“Come?” I battiti del suo cuore iniziarono ad aumentare. Garrett era lì fuori? E se l’avesse vista con lui?
“Sono sotto casa tua, piccola.”
Panico. “Ah… Che bella sorpresa.” Prese la rosa e la nascose dentro una scatola dell’armadio, il computer si era magicamente spento da solo. “Vieni, la porta è aperta.”  Premendo il pulsante di apertura Daisy iniziò a rendersi conto della cavolata che aveva appena fatto: con la mente rivolta e totalmente occupata dal giovane Harringhton si era quasi dimenticata che l’uomo che stava per varcare la soglia di casa sua era colui che l’aveva picchiata pochi giorni prima.
Come Garrett le comparve davanti, ebbe un sussulto: apparentemente era sobrio e quando la baciò, sentì una delicatezza diversa nelle sue labbra, esattamente come se volesse farsi perdonare qualcosa. E quella mano che giocava con i suoi capelli? Non era vogliosa, bensì quasi rispettosa nell’accarezzare la sua chioma scura che le scendeva sulle spalle. C’era qualcosa di nuovo in lui, che avesse fumato erba prima di andare da lei?
 
 
 
Quella che trascorsero insieme fu una notte strana, c’era qualcosa nell’aria che mai prima di allora si era presentato. Daisy avvertiva una sensazione di disagio, temeva che da un momento all’altro potesse accadere qualcosa, non riusciva a donarsi completamente a lui, a lasciarsi trasportare dalla passione e dal desiderio, c’era qualcosa di insolito che le attanagliava la mente, ma Garrett pareva non curarsene.
All’improvviso un colpo di vento spalancò la piccola finestra, Daisy cacciò un urlo, tanta era la tensione che covava dentro.
“Ehi che cazzo hai da urlare così?”
“Scusa, non mi aspettavo che la finestra si spalancasse, credevo di averla chiusa.”
“E che motivo avevi di aprirla?”
Bella domanda, che gli doveva rispondere? C’era un giovane affascinante ad attenderla lì fuori sul cornicione?
“Ah, lascia stare…” Si alzò dal letto per chiuderla.
Daisy si mise seduta e si massaggiò la fronte mentre lui imprecava in modo pesante per quella maledetta finestra che non voleva chiudersi. “La serratura è rotta.”
“Come?” Fino a pochi minuti prima non lo era.
“Non vedi che gira a vuoto!?”
“Non c’è bisogno di scaldarsi così!”
Sbuffò, poi prese una sedia e la incastrò in modo che la finestra restasse chiusa. Il suo sguardo cadde per caso sul libro che Daisy stava leggendo. “Guarda questo… Sarei curioso di sapere quante donne si è scopato prima di scomparire. Scommetto che lo hanno fatto fuori per quello.” Rise beffardo. “Per quante donne possa aver portato a letto, una come te non l’ha avuta mai.” Si impossessò del suo collo a mo’ di vampiro con una tale voracità che Daisy restò quasi senza fiato. Le mani del ragazzo ripresero a percorrere il suo corpo dapprima con una sorta di dolcezza, poi iniziarono a liberarla totalmente dell’accappatoio e lì uscì lo spirito animalesco che dimorava in lui.  Stretta fra quelle braccia quasi completamente coperte di tatuaggi con donne nude, Daisy si sentiva impotente, le mancava il respiro, i suoi occhi si stavano gonfiando di lacrime. Non aveva voglia di fare l’amore con lui in quel momento, la voce si rifiutava di uscirle dalla gola, le sue corde vocali erano come paralizzate: il cervello le diceva in modo chiaro che se si fosse rifiutata,  quasi sicuramente Garrett avrebbe reagito male, molto male. Decise dunque di subire in silenzio e di mentire, fingendo di provare piacere in quegli attimi in cui lui si prendeva la sua parte più nascosta.
 
 
Era notte fonda, era tutto finito. Placati i suoi istinti sessuali, Garrett era sprofondato nel sonno, russava piuttosto forte e neanche una cannonata lo avrebbe svegliato. Daisy si alzò dal letto, sfiorò la copertina di quel libro, raccolse l’accappatoio e tornò di nuovo sotto la doccia. Voleva lavarsi via quella schifosa sensazione che sentiva appiccicata al suo corpo, si strofinava con la spugna imbevuta di bagno schiuma fino ad arrossarsi la pelle. Voleva liberarsi anche solo dal ricordo di quelle mani che l’avevano toccata dappertutto facendole provare solo disgusto. Eppure era il suo ragazzo, colui che un tempo le aveva fatto battere forte il cuore, l’unico che non l’aveva ritenuta pazza perché credeva ai fantasmi. Cosa si era guastato in lei negli ultimi tempi?
 
 
 
 
SWANLAKE PALACE, POCO DOPO LE UNA DI NOTTE.
 
 
“Nipote caro, ti vedo turbato. Parla, cosa c’è che ti angoscia così tanto da distogliere la tua attenzione da me?”
Continuava a fissare un punto alla base del camino acceso, senza curarsi della presenza dello spirito del nonno, senza un perché, senza un motivo. Teneva il gomito destro appoggiato sul bracciolo della poltrona e con le dita sorreggeva il mento sfiorandolo leggermente, proprio come quando riflettiamo alla ricerca di una difficile risposta.
“Edward!” Il nonno iniziava a spazientirsi. “Hai intenzione di ignorarmi ancora?!”
Il ragazzo si destò dal suo stato di meditazione, fissò lo spirito con occhi spenti, sospirò mestamente. “Perdonatemi, vi prego. Questa sera non sono dell’umore adatto per conversare con voi.”
“Non vuoi neanche riferirmi ciò che ti turba?”
Scosse la testa, non aveva voglia di parlare con nessuno, neanche con colui che lo aveva fatto scampare al pericolo. Il suo cuore grondava di malinconia perché si stava rendendo conto di essere caduto in quel vortice dal quale non si può fuggire, quel vortice che ti fa vedere il sole anche quando il cielo è grigio, quel vortice fatto di sensazioni nobili e a volte assurde che si chiama amore. Proprio grazie a quel travolgente sentimento aveva trovato la forza ed il coraggio di mostrarsi nel suo vero aspetto, con la remota speranza di distogliere dai pensieri di lei colui che già una volta le aveva fatto del male.
E ciò che lo angosciava era il fatto che il suo cuore appartenesse proprio a quel bastardo che non meritava una ragazza meravigliosa come lei. Perchè aveva risposto a quell’apparecchio che squillava? Perché aveva preferito vedersi con l’altro?
Si alzò dalla poltrona, fece un piccolo inchino allo spirito del nonno il quale ritenne opportuno tornare nella sua dimensione e si affacciò alla finestra che dava sul parco della villa. La luna splendeva in cielo illuminando con la sua fredda e pallida luce la campagna addormentata. E la sua testa iniziò a vagare….
 
A cosa serve?
Ditemi, a cosa serve?
A cosa serve sciogliersi d’amore per una persona quando il suo cuore appartiene già ad un altro che non merita?
Mi maledico ogni giorno, ogni ora, ogni istante.
Non sono stato abbastanza forte da mettere a tacere la voce del mio cuore.
Quella voce che ogni notte urla di dolore perché sa di non poter mai avere ciò che di più prezioso brama.
Anima mia, quanto soffri!
Quanto soffri nel pensare di trovarti sempre sola al tuo risveglio, mentre lei regala il suo primo sorriso ad un altro che se ne potrà beare!
Quanto soffri nel sapere che le sue calde mani accarezzeranno un viso che non è il tuo e che ne renderanno la giornata luminosa come i raggi del sole nascente!
Ah, quale dolore nell’amare chi non si potrà mai avere…
Cosa posso sperare?
Sono solo un corpo strappato al passato, un’entità non ben definita che ha viaggiato nel tempo ed è giunta fino qui, dove lei è l’unico fiore in un mondo fatto di rovi…  
 
 

 
Hello dear friends!
Vorrei dire grazie a tutti voi che state leggendo questa storia.
Allora, che ve ne pare fin ora?
Spero non vi faccia venire il sonno! Forse l’acidità di stomaco?
Garrett non è proprio l’uomo ideale da avere accanto, mentre l’altro…. Come vi è sembrato il loro primo fugace incontro? Forse vi aspettavate di più, ma mi farò perdonare presto (almeno spero!)
Grazie a tutti quelli che vorranno lasciare un commentino e un grazie speciale a Drachen e eppy!
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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