Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: CassandraLeben    18/07/2008    35 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Eclipse ed è stata elaborata prima dell’uscita di BD.
HO AGGIORNATO!!!!!!!
In breve: un racconto alternativo, avventuroso e romantico, nonché triste, di ciò che avevo immaginato potesse accadere dopo il fatidico “Sì” tra Edward e Bella.
Il ritorno dei Volturi, di Jack, Alec e Jane sconvolgeranno la vita dei novelli sposi
ATTENZIONE, PUò CREARE ASSUEFAZIONE E PROBLEMI CARDIACI! XD
< Isabella. > Una voce familiare risuonò nella camera. Sobbalzai. Non mi ero accorta della presenza di qualcuno nella stanza.
< Bella! Quanto tempo, desideravo con ansia rivederti. > Aro mi si avvicinò e mi prese la mano. Con gentilezza, me la baciò. Notai i suoi occhi guizzare sulla mia fede e poi incontrare i miei. Mi sorrise tranquillo e mi fece accomodare sul divano.
< Prego cara, siediti. Non avere paura. Non devi preoccuparti. > Sapevo che non potevo rifiutare. Tanto valeva stare al gioco. Magari sarei riuscita a sopravvivere un po’ più a lungo.
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
18

Eccomi qui, di Venerdì come promesso!

Siccome sono tornata a casa alle 3.35, non sono riuscita a preparare i ringraziamenti anche perché mi avete incuriosita troppo con la storia del brand new twilight trailer (della serie: appena letti i commenti, l’autrice è corsa su youtube a cercarlo e, ci è rimasta un quarto d’ora buono in contemplazione, nonostante Edward non sia Gaspard. Gaspard, l’Edward Cullen perfetto!!!! )
Allora, parlando brevemente del capito (scorso e corrente), ringrazio tutte voi che avete recesito!!! Siete troppo carine e scrivete sempre dei commenti fantastici! Sì, Edward si mette a pulire il pavimento del bagno!!! Però, perché non è venuto da me quando si è allagato il mio?? Sniff. È un’ingiustizia!!! Per il cap 18, sappiate che è strettamente (moltooo strettamente XD) collegato con il 19, che posterò Domenica. Spero sinceramente di non essere finita nel rating rosso.
AVVISO: questo capitolo contiene una scena erotica => se non volete leggerla, tale scena comincia più o meno quando Bella dice: < Edward … sai che giorno è oggi? > (seconda metà del cap.)
Spero che questo capitolo vi possa piacere!!!
Comunque, a parte la deficienza di questa mia introduzione (colpa del pollo-funghi-bambù del cinese di oggi. In realtà erano funghi allucinogeni XD), vi ringrazio ancora per i commenti (graditissimi, anche quelli lunghi! Mi piace troppo sapere quello che pensate, non preoccupatevi di essere prolisse!).
Per quanto riguarda i volturi, vi avviso: Per Edward e Bella non sono tutte rose e fiori. Tra qualche cap ci sarà il rientro in scena di alcuni personaggi. Non voglio dirvi altro!!!
Grazie ancora a tutte, un bacio e a Domenica, sempre intorno a quest’ora …
                                                                  Cassandra!

Bella's POV

In punta di piedi, sgattaiolai in cucina … devo dire che avrei anche potuto correre urlando dato che nella mia famiglia alle due di notte nessuno dormiva e i loro sensi erano talmente sviluppati da permettere loro di distinguere anche il minimo suono nel raggio di centinaia di metri ma, ingenuamente, mi auguravo che nessuno si accorgesse di me.

Sta di fatto che, visto che Edward se ne stava nella sala del pianoforte, così l’avevo ribattezzata, a comporre musica e degli altri non c’era nessuna traccia, quatta quatta mi diressi al frigorifero.
Non so come, lo raggiunsi senza inciampare. Già ero imbranata di mio, figuriamoci al buio, di notte, in una casa in cui abitavo da neanche tre mesi.
Quando aprii l’anta per tirare fuori qualcosa da mangiare (avevo voglia di meloni. In quel periodo avevo sempre voglia di meloni, ed era gennaio!) sentii la voce di Edward che mi rimproverava da dietro le mie spalle.

< Bella … è notte fonda. Torna a dormire. >

Sospirai, sconsolata e, tenendo il frigo aperto, mi voltai verso di lui, illuminato dalla luce fioca che veniva dal mio scrigno delle prelibatezze.
< Mi è venuta fame. > tentai di giustificarmi.
< Sì, lo avevo sospettato … ma mangiare la frutta fredda da frigo a quest’ora … ti resta sullo stomaco. Non vorrai mica stare male. Devi aspettare almeno mezz’ora. >
Lo guardai male e lui mi strinse a se ridacchiando.
Quando il mio naso sfiorò il suo collo, lasciai andare la portiera del frigo, che si chiuse lasciandoci al buio, e lo abbracciai con tutte e due le braccia. Se non ci fosse stata Elizabeth fra noi due, l’abbraccio sarebbe stato molto più sensuale, ma a noi andava benissimo così.
< Ti ho tirato fuori un melone una ventina di minuti fa … ma aspetta ancora un po’ prima di divorartelo. È ancora molto freddo. >
Alzai il capo e fissai il punto in cui sapevo si trovavano i suoi occhi. Esattamente sopra il suo magico sorriso.
< E sentiamo, come mai dici che voglio proprio il melone? Magari questa sera mi andava qualcosa di diverso … Forse riesci a leggere nei miei pensieri adesso? >
Mi baciò la fronte e seppi che stava sorridendo.

< Bella … preferivo quando, nel sonno, chiamavi me invece che un frutto arancione e puzzolente … > e scosse il capo, fingendo rassegnazione.

< Il melone non puzza. Profuma. Ed è anche buono. > feci io. Fortuna che era scuro. Ero arrossita. Da quando ero incinta, le mie reazioni erano state più vistose, meno controllabili. Arrossivo sempre, per cose quasi normali. Avere le emozioni così ben in vista mi metteva a disagio, un pochino … c’era gia il battito del mio cuore ad imbarazzarmi …
< Più buono di me? > Edward appoggiò le sue labbra sulle mie. Cominciò a succhiare, piano piano, il mio labbro inferiore e ad accarezzarmi i denti con la punta della lingua. Appena la mia incontrò la sua, mi avvinghiai ai suoi capelli. Quando si allontanò, nonostante i miei sforzi per impedirglielo, mi domandò:
< Allora? >
< Allora cosa? >
< Cosa ti piace di più? Il melone o un mio bacio? >
< Sai già la risposta. >
< Sì, è vero … ma mi piace sentirtelo dire … >
Lo guardai negli occhi per un istante.  

< Il melone! > E feci finta di correre via, ridendo, dopo aver afferrato il frutto che lui aveva appoggiato sul tavolo.

Naturalmente, lui mi afferrò poggiando leggero le mani sulla mia pancia.
Mi bloccai all’istante. Mi costrinse ad appoggiarmi con la schiena al suo petto. Le sue mani mi accarezzavano e salirono veloci fino a raggiungere il collo. Voltai il capo abbastanza da sentire il suo respiro gelato sulle mie ciglia.
Chiusi gli occhi e lasciai che mi baciasse le palpebre e le labbra. Quando il suo respiro mi invase la bocca non capii più niente. Lasciai cadere il frutto, che rotolò lontano da noi, e affondai le mani nei suoi capelli.

< Meloni … Bella … mi dispiace. Temo che dovrò dare il meglio di me per convincerti del contrario. > faceva la voce addolorata ma, quando un lampo illuminò la stanza (naturalmente diluviava), lo vidi. Sorrideva malizioso.
< Non credo che riuscirai a convincermi così facilmente … >
< Infatti. Ho detto che mi applicherò molto. > e mi prese tra le braccia.
Mi adagiò sul letto e mi raggiunse.
 

Da quando ero tornata, avevamo trascorso molte serate in quel modo. Semplicemente abbracciati, a scambiarci carezze più o meno caste. A baciarci, non sempre sulle labbra. Ma, da quando ero tornata, non lo avevamo mai fatto. Non c’era un motivo preciso … semplicemente, non era ancora accaduto.

Dopo i primi giorni d’assestamento trascorsi ad ingozzarmi e osservare il cielo pieno di nubi, giorni durante i quali non mi allontanavo mai da Edward che mi seguiva ovunque (benedetta porta del bagno! Almeno quel limite a volte lo rispettava!), nelle prime settimane ero sempre molto stanca. Dovevo ambientarmi. La variazione di clima, di cibo, d’aria … la presenza costante di Edward … tutti questi cambiamenti mi avevano provata. Avevo avuto per un po’ le nausee ma Carlisle ci aveva rassicurato, poteva capitare. Dormivo in continuazione. E soprattutto, non avevo molta voglia di adempiere ai miei doveri matrimoniali. E me ne stupivo io stessa. Per mesi avevo desiderato poterlo fare … e adesso semplicemente non mi andava. Preferivo restarmene calma a farmi coccolare.
Edward naturalmente non mi diceva nulla. Sapevo che lui avrebbe atteso che fossi io a volerlo.
Temeva che fossero la paura, i ricordi a bloccarmi e a nulla erano valsi i miei tentativi di convincerlo del fatto che non ne avevo voglia ma che Caius non centrava niente.

Una sera, mentre il mio sposo era a caccia, osai persino prendere da parte Carlisle:

< Carlisle … potresti venire un attimo in camera? >
< Certo … > una volta nella stanza mi aveva chiesto:
< Che cosa c’è? Non ti senti bene? > Aveva già in mano la sua mitica borsa da dottore.
< No, no … la salute non centra … > Ero arrossita fino alla punta dei capelli.
< Senti, da dottore … >
Si sedette accanto a me sul letto e mi prese gentilmente la mano: < Da dottore … >
< Ehm, è un argomento un po’ imbarazzante … > Mi aveva sorriso divertito.
In effetti era stupido che mi vergognassi, era il mio medico. Avrebbe fatto nascere la mia bambina e mi aveva già sottoposta ad una visita ginecologica, appena pochi giorni prima …
Ma oltre ad essere il mio dottore, era anche mio suocero!
< Ecco … appena ho rivisto Edward, ero talmente contenta che non capivo più niente. Ma da quando sono tornata, da un mese, non ho più voglia di … fare … >
Pensavo che non sarei riuscita ad arrossire ulteriormente ed invece ebbi la smentita proprio in quel momento.
< Non hai più molta voglia di avere rapporti con Edward … ? >
Annuii e chiusi gli occhi.
Passandomi una mano sulla schiena, mi rassicurò: < Certamente, hai subito un forte trauma … ma probabilmente è dovuto al fatto che sei ancora al terzo mese … in questo periodo della gravidanza c’è sempre un calo del desiderio. Non devi preoccuparti. Se il problema dovesse continuare, avvisami. Non vergognarti. Vedrai che fra qualche tempo tutto tornerà come prima. Edward ti fa pressione? >
< No! assolutamente … era solo, che ero preoccupata. >
< Tranquilla, si sistemerà tutto. Magari, quando siete solo … cercate di stare in intimità. Ti aiuterà ad abituarti piano piano. E mi raccomando, chiamami per qualsiasi cosa, intesi? > Annuii e lui mi diede un bacio sulla fronte, poi mi lasciò sola, a pensare.

Naturalmente Edward, dopo essere tornato, scoprì l’oggetto della nostra conversazione. E non perché glielo rivelò Carlisle, che da bravo medico sigillò i suoi pensieri per mantenere la mia privacy, ma perché alla fine, esasperata, fui io stessa a dirglielo:

< No, Edward … no, non sto male. Ti assicuro. >
< E allora perché hai voluto parlare da sola con Carlisle mentre io non c’ero? Perché lui ha fatto uscire tutti gli altri? > Era davvero in ansia. Prese il mio mento tra le dita e, obbligandomi a fissarlo negli occhi, mi implorò:
< Ti prego. Dimmelo. Sono tuo marito, non ti senti libera di sfogarti con me? Di dirmi la verità? Stai male? Ti prego. L’angoscia mi divora, e tu lo sai. >

Cedetti. Di fronte alla sua bellezza, alla sua dolcezza, al suo sorriso. Alla sua paura

 < Non sto male … ho chiesto a Carlisle di parlarmi perché … > non riuscivo a confessarglielo.
Sentivo le guance diventare bordeaux. Lui mi fece sedere sulle sue ginocchia e mi accarezzò gentile. Trovai la forza e il coraggio di proseguire,sussurrandogli all’orecchio:
< gli ho chiesto se fosse grave che non mi vada più tanto di fare l’amore … >

Senza che potessi aspettarmelo, mi strinse in un abbraccio confortevole e scoppiò a ridere.

< Mi hai fatto spaventare. Chissà cosa mi credevo! Non preoccuparti. Lo faremo quando ne avrai voglia. In fondo sei al terzo mese … è normale. E dopo tutto quello che hai passato … > e mi scoccò un bacio casto sui capelli.

Da quel giorno, ogni sera, mi faceva addormentare carezzandomi e cantando la ninnananna per me.
Quando le sue mani, più leggere della seta, mi accarezzavano dei punti sensibili, lui mi sussurrava: < ti amo > nient’altro.

Adesso però sentivo che lo volevo. Desideravo sentirlo parte di me.

 Mentre eravamo sdraiati sul letto, abbracciati, gli chiesi maliziosa:
< Edward … sai che giorno è oggi? >
Avvicinò le labbra al mio orecchio e, dopo averne sfiorato il lobo con la lingua, sussurrò:
< Oggi, Amore mio, è il 18 gennaio. L’anniversario del nostro incontro. È da tre anni che ho ricominciato a vivere … > e mi baciò la guancia. Si spostò sempre di più verso le labbra e, quando le ebbe raggiunte, le assalì con dolce impeto.
Le mie mani s’insinuarono sotto la sua camicia mentre le sue mi percorrevano vogliose il volto. Cominciai a respirare affannosamente.
Lo sentivo. Era eccitato quanto me. Appena si accorse che me ne ero resa conto, allontanò il suo bacino dal mio sdraiandosi al mio fianco. Tenendogli la mano, gli salii a cavalcioni sul petto.

Ero contenta di non dovermi preoccupare del peso, con lui.

Da quando anche la seconda ondata di nausee si era dissolta, avevo cominciato ad ingrassare notevolmente. Sebbene fossi alla ventunesima settimana, avevo già un grosso pancione. Secondo i miei due medici personali, ogni donna era un caso a sé e che il mio bel pancione già così ingombrante non poteva che essere un buon segno.
Sbottonandogli lentamente la camicia, gli domandai:

< Che ne dici di festeggiare? >

Mi accarezzò la guancia e, scrutando nel profondo dei miei occhi, cercò l’indecisione.
Non trovandola, non rispose, ma si limitò a reclinare il capo all’indietro e a chiudere gli occhi.
Con il suo aiuto, riuscii a sfilargli la camicia e cominciai a passare con le mani sui suoi muscoli, sui suoi addominali. Risalii fino al suo petto, che accarezzai, e poi raggiunsi il suo collo. Con le mani glie lo massaggiai, per quanto sia possibile massaggiare una statua di marmo, e poi gli passai i pollici sulle tempie, sulle palpebre, sulle occhiaia. Cercai di sdraiarmi su di lui, ma per paura di schiacciare Elizabeth mi limitai ad appoggiarmi alle sue spalle.
Riaprì gli occhi e con lentezza mi osservò.

Con la mia bella pancia ben in vista da sotto la maglietta del pigiama, mi sentivo una balena ma lui non pareva curarsene.

Mi levò la maglia e mi lasciò in reggiseno. Ora ero costretta a portare la quarta. Un’intera taglia in più!
Mi accarezzò il pancione e poi con entrambe le mani raggiunse la mia schiena. Dopo averla percorsa a lungo, sganciò il reggiseno. Un clic sordo nell’oscurità della notte. I nostri respiri accelerati e il battito forsennato del mio cuore.

< Sei splendida … > mi sussurrò mentre, stupidamente, mi coprivo con le braccia.

Mi prese la mano sinistra e se la portò al naso.
Dopo aver annusato a lungo il mio polso, là dove le mie vene erano più vicine al sottile strato di pelle candida, sospirò.

Poi cominciò a baciare le vistose cicatrici violacee che devastavano il mio avambraccio. Erano gonfie, in rilievo rispetto al resto della pelle. Erano orribili … eppure Edward le accarezzava con le labbra con tanta cura e tanto amore che non mi importò più quanto brutte fossero, quanto deturpato risultasse il mio braccio.

Con dolcezza, mi aiutò a sfilarmi i pantaloni del pigiama.
Mi sdraiai di lato, sopra di lui, mentre lasciavo che le sue mani percorressero il mio corpo, ovunque.
Erano dolci, esitanti, attente.
Solo a tratti percepivo la sua impazienza.
Quando mi sfiorò il lato di un seno, emisi un gemito di piacere e gli baciai la guancia.
< Edward … e se gli altri ci sentono? > 
forse era un po’ tardi per pensarci. Arrivati a quel punto, non avevo alcuna intenzione di smettere, che ci sentissero, chi se ne importa. Eravamo persino sposati, io ero incinta … cosa credevano, che giocassimo a carte di notte? Certo, Emmett mi avrebbe preso in giro, ma ci avrebbe pensato Edward a farlo stare zitto.

< Bella … > mi disse Edward con voce affannata < siamo soli, io e te. Alice ha detto che avevi bisogno di stare sola con me … e così sono andati tutti a
caccia. >
< Ma piove … >
< ti assicuro, Amore, non è un problema. > e prese a baciarmi con avidità il collo.
Mi fece sdraiare al suo fianco e poi, dopo aver avvicinato il suo capo al mio, fece scivolare la sua mano sotto la stoffa dei miei slip.
Rimasi immobile per alcuni istanti, e lo stesso fece lui.
Dovetti aspettare qualche momento, prima di calmarmi, di allontanare tutti i pensieri spiacevoli.

Ero con Edward e ci amavamo. Nient’altro contava.

Mi rilassai e sfiorai il volto di mio marito.
Con mani incerte, mi avvicinai all’orlo dei suoi pantaloni e cercai di levarglieli. Lui mi aiutò e rimase in boxer.
Incerta, vi appoggiai la mano sopra e lui sospirò.
Era strano vedere come si stesse sforzando di trattenersi. Era tenero.
Decisi di osare di più ed infilai la mia mano sotto la stoffa.
Lui non disse niente, limitandosi ad un gemito.

Il suo corpo era freddo, mentre il mio pareva ardere. Sentirlo …
< Edward … > sussurrai.
< Sì? >
< No, niente … >
< Adesso mi dici. > mi intimò.

< Sei freddo … Devo aspettare mezz’ora anche con te? >

Rise e poi scosse la testa. < No, non credo. Hai già aspettato abbastanza. Tu che dici? >
Invece di rispondere, tolsi la mia mano da sotto il suoi boxer e strinsi la sua, appoggiata sul mio bassoventre.
In un attimo, fu sopra di me. Mi stava riempiendo di baci il collo. Non avvertivo minimamente il suo peso. Tra il suo corpo e la mia pancia due centimetri di vuoto.

Scese ad accarezzarmi il seno. Le sue mani si posizionarono sulla mia vita.
Poi presero strade diverse. La destra scese e raggiunse la mia schiena, dove tracciò decisa la linea della mia spina dorsale. La sinistra raggiunse il seno su cui si erano intanto soffermate le sue labbra.

Mi massaggiava lentamente. Appoggiò per un attimo la fronte sul mio sterno, tra i miei seni, e portò entrambe le mani sotto le mie scapole. Mi strinse a se ed inspirò il mio odore.
Io intanto ansimavo e, ad occhi chiusi, cercavo di rimanere calma.
Appoggiai le mie mani sulle sua schiena, in un abbraccio dolce e carico d’amore.
< Bella, ti adoro. Sei così dolce … ti emozioni sempre. Così rossa … il tuo cuore che batte furioso … > cercò di allontanarsi un po’ per poter osservarmi meglio. Mi vergognai del suo sguardo avido e cercai di stringerlo più a me.

Sentivo la sua pancia contro il mio pancione. Ovviamente, non avvertivo minimamente il suo peso.

Ad un certo punto, mentre con la lingua giocava con il mio capezzolo inturgidito, decisi di agire.
Con le mani gli accarezzai la schiena, fino ad arrivare ai boxer. Lui, che si teneva sui gomiti e sulle ginocchia, capì subito le mie intenzioni. Sorrise malizioso e mi disse:

< Perché ti fermi? >

< Non mi fermo. > gli risposi decisa, e feci scivolare l’indumento lungo le sue gambe. Con un gesto veloce, se ne liberò e poi, dopo essersi seduto sui talloni, mi sussurrò: < Ora tocca a me. >
E, con la punta del dito indice, tracciò il profilo dei miei seni. Si soffermò sulla punta di entrambi e, seguendo le curve abbondanti del mio corpo, raggiunse l’ombelico. Si chinò in avanti per baciarlo e poi seguì la sottile linea scura che congiungeva quel piccolo bottoncino in cima alla mia pancia al punto più nascosto nel mio corpo. Non riuscii a dominare il mio corpo e, a quel contatto, mi incurvai, costretta a bloccare il tremito di piacere che aveva cominciato a scuotermi.

Purtroppo, la pancia mi bloccava la visuale del corpo nudo del mio sposo, mentre lui poteva osservarmi benissimo, mentre mi contorcevo per trattenere i gemiti.

Quando le sue dita gelide, che ad ogni tocco mi facevano sussultare, raggiunsero la stoffa bianca delle mie mutande molto poco sexy ma tanto, tanto comode, trattenni il respiro. Si abbassò di nuovo per baciarmi sopra la stoffa, inumidendosi le labbra. Mi sentii morire di vergogna. Lentamente, mi sfilò le mutandine facendomi sollevare le gambe.
Mi accarezzò.
Nonostante ostentasse sicurezza, anche per lui era solo la seconda volta ed era molto emozionato. Non sapeva bene neanche lui cosa fare e soprattutto come farlo.

Mi riempì di baci e lasciò che io fossi pronta, accompagnando il mio respiro con le sue carezze, delle mani e della lingua. Il mio corpo contro il suo.

Si posizionò in modo che i nostri bacini s’incontrassero e io cominciai a tremare. In parte era colpa del freddo, in parte dell’eccitazione crescente. Gli abbracciai la vita con le gambe. Lui sciolse l’abbraccio con dei gesti gentili delle sue mani, e, quando io feci per ribattere, posò il dito sulle mie labbra: < Non dire niente … > e poi mi baciò. Le sue labbra contro le mie per solo un istante.

Scivolò lungo il mio corpo nudo. Sfiorò le mie guance con le mani mentre con la lingua mi tormentava, illudendomi e poi ritirandosi.
Tra i miei ansiti, lo chiamavo e lui era sempre lì, pronto a sussurrarmi che mi amava, che sarebbe stato con me per sempre.

Accomodandosi meglio tra le mie gambe, mi accarezzò i glutei e poi i fianchi. Le sue dita cercarono me, il mio corpo, la sua parte più nascosta. Dopo avermi carezzata a lungo con discrezione, attento ad ogni mio tremito, ad ogni mio mugolio strozzato, si abbassò a baciarmi. Strinsi il lenzuolo nelle mani. Mi baciò l’intermo delle cosce e succhiò la pelle di quel punto, fino a lasciarmi un leggero segno rosso. Poi si rimise con la fronte poggiata dolcemente sulla mia e mi baciò le labbra. Le sue erano amare. Quando le sue mani ghiacciate accarezzarono il mio seno, estremamente sensibile, mi inarcai per l’ennesima volta. Vedevo i suoi caldi occhi dorati bruciare di passione. Sentivo il mio corpo accaldato e sudato che desiderava il suo, freddo e perfetto. Con le mani gli accarezzai la schiena e scesi. Volevo donargli le emozioni e le sensazioni che lui aveva appena donato a me. Per lo meno volevo provarci. Mi vergognavo e lui se ne accorse. Bloccò la mia mano tremante prima che potessi raggiungere il mio obbiettivo e la portò al volto. < Non è necessario, Amore, non preoccuparti. > La baciò con grazia. Si soffermò sulla sottile linea d’oro intorno all’anulare, poi, con dolcezza si aiutò un momento per unirsi a me.

< Pronta? > un sussurro smorzato. La sua voce era molto bassa, roca. Sensuale, persino più del solito ...

Piccola nota dell’autrice:
Allora, vi è piaciuto il cap? spero di sì!!! Non preoccupatevi, domenica continuerò ESATTAMENTE da dove ho lasciato. Avrei preferito scrivere tutto in questo cap, ma sarebbe venuto troppo lungo. Sorry! Preferisco non affrettare le cose, soprattutto queste cose XD
Volevo dirvi: la storia del melone …
Tutto nasce dal fatto che mia madre, quando, centinaia di anni fa, era incinta di me di notte si svegliava e andava a razziare il frigorifero, facendo incetta di meloni. Lei e i meloni erano la coppia felice e mio padre era relegato al secondario ruolo di marito e quasi-padre. E allora lui, di notte, si alzava e le tirava fuori dal frigo i meloni perché così mia madre non se li sarebbe mangiati freddi gelidi alle 3 di notte, evitandole una congestione e cercando di farsi notare di nuovo da lei, innamorata persa del frutto arancione!  Era una storia carina è così ho deciso di inserirla nella ficcy!
Spero vi sia piaciuta come cosa. Ancora un bacio, vi aspetto! A domenica!

PS: A me i meloni fanno schifo XD

 

  
Leggi le 35 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: CassandraLeben