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Autore: Sery400    25/04/2014    1 recensioni
E se in seguito alla 5x18 Damon avesse una discussione con Enzo e lui lo incitasse a riprendersi Elena? E se Damon si convincesse e facesse irruzione in camera di Elena? E se gli dicesse di amarla e di andare a casa con lui?
Dal testo:
«Sento un vuoto, Elena, proprio qui» continuò, toccandosi lo stomaco, «e fa un male che nemmeno immagini. Ci siamo detti tutto, dici? No. Non ti ho detto che ti amo. Io ti amo Elena e non posso vivere senza di te. Pensavo che standoti lontana sarebbe passata. Sono uno sciocco. Come ho anche potuto pensare una cosa simile?»
«Damon io-»
«Perché stiamo soffrendo in luoghi differenti, quando potremmo essere felici nello stesso posto?»
«Sei tu ad esserti dimenticato che siamo sbagliati l’uno per l’altro, stavolta?»
Si mise una mano di lei sul cuore.
«Questo ti sembra sbagliato?» le chiese guardandola negli occhi. «Ti sembra sbagliato?»
#Denzo #Delena
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Enzo | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Buonasera! Ho la brutta abitudine di postare le ff di notte, lo so, ma è di sera che mi viene l'ispirazione quindi... eccoci qua.
E' una mia breve fantasia su cosa potrebbe succedere in seguito alle 5x18, dopo la discussione tra Damon e Elena.
Inizialmente questa doveva essere una ff Denzo, ma mentre scrivevo il Delena mi chiamava, mi supplicava di parlare di esso, così l'ho fatto: ho unito entrambe le ship. Spero gradirete.
Fatemi sapere! :)




Does this feel wrong?



«Andiamo al Grill? Ho voglia di ubriacarmi» disse Enzo facendo irruzione in camera di Damon. «Oh… amico, sembri uno straccio» continuò vedendolo stravaccato sul letto. Sembrava davvero distrutto. La faccia era stanca e dava l’impressione che il vampiro avesse pensato anche troppo nelle ultime ore; il cuscino su cui poggiava la faccia era umido, segno che qualche lacrima aveva oltrepassato il confine dei suoi meravigliosi occhi blu e fosse sgorgata fuori da essi; ultimo, e non meno importante segnale della sua distruzione, era la bottiglia di whiskey mezza vuota sul suo comodino.

«Io no, già lo sono, eppure sembra non funzionare affatto» rispose Damon facendo riferimento al fatto di essere ubriaco. Aveva passato la serata a bere, eppure la sua mente era lucida, che lo forzava a rivivere ancora e ancora la discussione con Elena di qualche ora prima.

«Questa donna ti sta uccidendo» mormorò Enzo, che non ebbe bisogno di alcuna spiegazione per capire cosa avesse causato il malumore del suo amico, andandosi a sedere affianco a lui sul letto e prendendo in mano la bottiglia di Bourbon.

«Mi ha detto che siamo reali» farfugliò Damon, ricordando le parole della sua amata.

«Qualcosa mi fa pensare che la chiacchierata non è finita lì» rispose Enzo bevendo un sorso.

«Gli ho detto che non voglio più vederla o sentirla o guardarla.»

«Sei un coglione.»

«E tu non ne sai un cazzo dell’amore.»

«So che quella ragazza è fottutamente innamorata di te.»

«Già, così tanto che vuole essere mia amica.» Era stufo Damon. Stufo di cercare di capire le persone, di capire lei. Lui la amava più della sua stessa vita ed aveva sempre compreso quando c’era qualcosa che non andava, quello che provava o quello che voleva. Spesso era difficile accertarlo, per lui, ma lo capiva. E forse anche ora la capiva, ma non ne poteva più. Una volta gli aveva detto che non poteva essere egoista con lei, ma stavolta era proprio quello che aveva fatto: l’egoista. Lei aveva bisogno di lui e lui le aveva semplicemente voltato le spalle perché per lui era troppo doloroso. E per lei non lo era? È quello che si era chiesto tutta la serata e con cui si era finalmente risposto con un “Si.”, anche per lei era doloroso, ma a lui non importava in quel momento. Riusciva solo a pensare a come sarebbe stato vederla con i suoi luminescenti capelli che svolazzavano dappertutto mentre rideva spensierata con qualcuno che non fosse lui, e lui non avrebbe potuto andare da lei e baciarle quel sorriso stupendo che era la fonte di ogni suo problema o attivo di felicità. Com’era possibile ciò? Come poteva essere sia il suo inferno che il suo paradiso? Si era risposto anche a questo: lei diventava il suo inferno quando non poteva stringerla a sé. Perché finché la vedeva vivere in tutta la sua bellezza e finché sentiva la sua voce o sentiva il suo nome uscire da quelle sue rosse labbra, andava tutto bene, anzi, più che bene. Il suo cuore morto iniziava a battere all’impazzata, il suo cervello non percepiva altro che il suo profumo, le sue orecchie non ascoltavano più nulla se non il suono della sua risata e io suoi occhi erano ciechi a tutto tranne che a lei. Quando però si soffermava a pensare che tutto quello non poteva appartenere a lui, la sua mente iniziava a pensare, il cuore si faceva pesante e tutto il dolore tornava in superficie, lasciandolo inerte, semplicemente a tremare.

«Non pensavo di dover essere io quello che deve spiegarti che ha solo paura dei suoi sentimenti. Amico, quella ragazza ogni volta che ti vede non ha occhi per nessun altro. Si vede da kilometri che è cotta» spiegò Enzo allora, cercando di tirar su il morale del suo compagno. Avrebbe potuto anche prenderlo in giro, esattamente come aveva fatto quella mattina, ma in quel momento stava guardando nei suoi occhi e aveva capito che non era il momento dei giochi, che lui stava soffrendo sul serio. E come poteva non soffrire anche lui, vedendolo così?

«Non posso essere suo amico.»

«Se non puoi essere suo amico allora valla a riconquistare, e che diamine, sei Damon Salvatore!»

«Non capisci» disse semplicemente Damon. Enzo rimase in attesa che lui continuasse spiegandogli cos’è che non capiva e potendo così provare a comprenderlo, ma l’amico non proferì altre parole. E perché avrebbe dovuto farlo? Enzo non c’era stato durante tutti quegli anni, non sapeva nulla della loro relazione e non aveva idea di come erano arrivati fin lì. Non sapeva che lui l’amava da impazzire, che era l’unica che era riuscita a far ricomporre i pezzi del suo cuore distrutto e farlo battere ancora. Non sapeva che non sarebbe riuscito a guardarla negli occhi senza saltarle addosso e farle capire, fisicamente, l’infinità del suo amore, perché con le parole non ne era capace. Passava ogni notte a ricordare ogni secondo di ogni volta che era stato con lei, ogni sguardo che lei aveva incatenato al suo, dicendogli con gli occhi quanto lo amava. Rivedeva ogni notte l’immagine di lei che ansimava sotto di lui, gemeva per lui, per averlo sempre più vicino, sempre più dentro, sempre più con lei. Perché spesso parlarsi, guardarsi, sfiorarsi, non era sufficiente. A volte bisognava amarsi anche col corpo e lui in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di fare l’amore con lei, di sentirla sua. È un po’ che Damon non ha bisogno di fare sesso. Non pensa più a quello ormai. È da quando è innamorato di Elena che l’unica attività che vuole fare, è l’amore, con lei e con nessun’altra. Ci aveva anche provato. Era andato in un bar, si era ubriacato e aveva flirtato con la ragazza di turno che le sbavava dietro. Non aveva fatto in tempo a baciarla, che la sua mente e il suo corpo di erano ribellati, sibilando il nome di Elena e rendendo chiaro il bisogno che lui aveva di lei.

«Ma quando ti sveglierai?! Fammelo sapere quando succederà, così potrò dirti di andare da lei, farle capire l’amore che provi, farle passare la paura e farle provare quello che solo tu sai farle sentire. Freme anche solo ad un tuo sfioramento, Damon! Anche per un tuo singolo “ciao”, lei perde la testa. I posti sono vuoti per lei, se non ci sei tu. E non venirmi a dire che non lo sai, che è tutto falso o che questo non è amore, perché cazzo si, lo è, e stai mandando tutto all’aria solo perché quella tua testa bacata ha deciso che lei sta meglio senza di te. Non è così, Damon? Da quant’è che te lo stai ripetendo, eh?»

«Smettila, lei non vuole stare con me.»

«Quante cazzate che spari. Ma ci pensi a quello che dici prima di dare voce a certe cretinate? Ele-»

«NON nominare il suo nome!» urlò all’improvviso Damon, con tutta l’aria che aveva nei polmoni. Non sapeva bene perché, ma sapeva che sentir pronunciare il nome di lei, l’avrebbe fatto impazzire, più di quanto non lo era già. Enzo rimase qualche secondo con gli occhi sbarrati, esterrefatto dall’inaspettato urlo. Poi continuò, correggendosi.

«Quella ragazza non vuole altro che te.»

«Non va bene. Con me diventa un’altra persona, non la persona che lei vuole che sia. Io sono sbagliato per lei.»

«E non pensi che questo sia sbagliato, eh Damon? Pensi che con la distanza, il non vedersi, il non toccarsi, scomparirà semplicemente tutto? Guardati, non ho mai visto un uomo distrutto quando te per una donna. Pensi che sia giusto questo? Soffrire così, è giusto? Pensi di meritarlo, Damon?»

«È lei che non merita me.»

«Ma lei vuole te. Al diavolo quello che merita. È te che ama, è te che vuole, è a te che pensa ogni singolo istante. Lei prova esattamente ciò che provi tu, quando aprirai gli occhi? Quando li farai aprire a lei?»

Damon rimase qualche secondo spiazzato da quelle parole. Riflesse su tutto ciò che gli aveva detto Enzo, sin dall’inizio della conversazione. Lui avrebbe fatto di tutto per Elena, anche soffrire fino a tal punto. Perché se lei voleva stare lontano da lui, non poteva impedirglielo. Ma allora era stato egoista o altruista, per aver dato ad Elena ciò che voleva? Si rispose con un “Entrambi.” perché si è allontanato da Elena, come aveva chiesto, ma lui l’ha fatto in modo drastico, definitivo, mentre lei voleva rimanere in buoni rapporti. Lui sa di meritarsi tutto questo dolore. Provarlo aiuterebbe a rimuovere i sensi di colpa dovuti all’orribile mostro che era un tempo, prima di conoscere Elena, e a quello che è anche adesso, ogni tanto. Dice spesso che lei non merita uno come lui, ma di meglio, quando invece è lui che è convinto di non meritare lei. E come può pensare che sia giusto amarsi così follemente senza meritarsi?

«Come possiamo non essere sbagliati, quando il nostro amore va al di sopra anche di noi stessi? Non si dovrebbe amare una persona così tanto.»

«È questo che intendeva quando ti ha detto che siete reali. È questo l’amore vero: amarsi al di sopra di tutto. vi amate oltre l’universo, cavolo, più reali e giusti di così!»

Damon ci pensò per un attimo. Realizzò che erano distrutti tutti e due, e che ciò che li aveva resi tali erano loro stessi. Quindi, se si disperano quando sono separati, perché non darsi una chance di essere felici insieme?

«Ci parlerò domani.»

«Domani? Sei impazzito per caso? E che farai stanotte? Lei cosa farà stanotte? Vuoi rimanere qui a deprimerti e a ubriacarti mentre l’alcool ti farà cambiare idea o fare qualcosa di cui ti pentirai?»

«Non sono sobrio, non andrò da lei in questo stato.»

«Vai a farti una doccia e sarai come nuovo. Fatti bello e domani mattina raccontami ogni dettaglio» disse Enzo, con un sorrisetto malizioso.

«Puoi scordartelo!» urlò Damon scuotendo la testa divertito, che intanto era andato verso il bagno per lavarsi. «Ora, vuoi godere anche tu della vista di questo meraviglioso corpo» continuò, indicandosi con un ghigno, «o mi lasci fare una doccia in pace?»

«Vado, vado. Fammi sapere!»

Con un cenno della testa, Damon lo salutò e si liberò dei vestiti, entrando nella doccia. Pensò tutto il tempo ad un discorso da fare ad Elena, per convincerla che quello che avevano era si reale, e che quindi che stavano facendo separati, quando la vita insieme sarebbe stata molto meglio? Doveva convincerla che non erano poi tanto sbagliati, se si amavano così tanto. Ricordò un libro che aveva letto in cui era menzionata la frase “accettiamo l’amore che pensiamo di meritare” e si convinse che era per quello che ora lui stava nella sua camera e lei nella sua, e non insieme nello stesso letto. Ma era intenzionato a cambiare le cose.

Quando arrivò al dormitorio di Elena era quasi mezzanotte e si chiese se stesse già dormendo. Non aveva ancora un discorso e questo gli fece salire l’ansia. Ma che discorso avrebbe dovuto preparare, quando le idee erano tutte nella sua testa? Sarebbe bastato tirarle fuori.

Bussò e aprì la porta della camera che Elena condivideva con Caroline senza attendere una risposta. Erano entrambe nel letto, ma tutte e due con gli occhi aperti. Probabilmente stavano parlando e si erano interrotte quando il vampiro era entrato. Damon puntò lo sguardo su Elena, che lo guardava a bocca aperta, gli occhi che avevano iniziato a brillare e il respiro che si faceva affannoso. Lui sentì le stesse cose: Caroline sembrò non esistere più, tanto che quando disse: “Vi lascio soli”, nemmeno se ne accorsero; aveva le farfalle nello stomaco, cosa che credeva impossibile, ma che si è rivelata reale alla vista della sua donna. Il profumo di lei riempiva la stanza e Damon ne era inebriato. Fu lui il primo a parlare, non con la voce dura e ferma che pensava di avere, ma con voce quasi supplichevole.

«Dobbiamo parlare.»

«No, Damon. Ci siamo già detti tutto quello che ci dovevamo dire. Torna a dormire, ti prego.» Era una supplica la sua. Era già consapevole del fatto che se sarebbe rimasto lì ancora a lungo non sarebbe stata capace di dirgli di no.

«Ci ho provato, a dormire intendo. Non ci riesco.» La guardò negli occhi e comprese che a lei era successo lo stesso. «Sento un vuoto, Elena, proprio qui» continuò, toccandosi lo stomaco, «e fa un male che nemmeno immagini. Ci siamo detti tutto, dici? No. Non ti ho detto che ti amo.» Intanto Elena si era tirata su a sedere, e si stava mettendo in piedi, facendo affidamento sulle sue gambe tremanti, sperando che non la deludessero. «Io ti amo Elena e non posso vivere senza di te. Pensavo che standoti lontana sarebbe passata. Sono uno sciocco. Come ho anche potuto pensare una cosa simile?»

«Damon io-» lo interruppe Elena, ma lui non la lasciò finire.

«Perché stiamo soffrendo in luoghi differenti, quando potremmo essere felici nello stesso posto?»

«Sei tu ad esserti dimenticato che siamo sbagliati l’uno per l’altro, stavolta?»

Damon si rese conto di una cosa che aveva fatto Elena, un anno prima, e la rifece uguale identica. A velocità vampiro si posizionò davanti a lei e si mise una sua mano sul cuore.

«Questo ti sembra sbagliato?» le chiese guardandola negli occhi. «Ti sembra sbagliato?»

Elena non rispose, si limitò a guardarlo con quegli occhi… pieni. Erano così intensi, pieni dell’amore che lei provava per lui. E come avrebbe fatto a rispondere che si, quello che provavano era sbagliato, se quando si erano uniti l’ultima volta gli sembrava che lei non era destinata per nessun altro posto, se non per stare tra le braccia di lui?

«Vieni a casa con me, Elena. Diamoci una possibilità.»

Lei sembrava aver perso l’uso della parola e semplicemente annuì, in balia dei suoi occhi azzurri. Un sorriso si formò sul volto di lui, che tirò un sospiro di sollievo, col cuore che si alleggeriva.

Sempre mano nella mano la accompagnò in macchina e si diressero verso casa Salvatore. Non dissero una parola per tutto il viaggio. Nessuno dei due si prese la briga di spostare la mano lontana da quella dell’altro e ogni tanto si guardavano, con quegli occhi che non avevano bisogno di parole.

Quando arrivarono a casa non persero tempo e si diressero in camera di Damon. Quest’ultimo, appena richiusa la porta alle loro spalle, le sfilò dolcemente il giacchetto e la maglietta. Lei fece lo stesso, tutto guardandosi negli occhi. Le loro bocche ancora non si erano mai sfiorate e fu Damon il primo a posare le sue labbra su quelle di lei, mentre le sue mani percorrevano tutto il suo corpo e si fermavano sui fianchi in una presa salda. Fu un bacio semplice, che non aveva bisogno di essere approfondito. Quando si staccarono fecero scontrare le loro fronti e rimasero qualche istante a perdersi negli occhi dell’altro.
Si spostarono sul letto, quello che a Damon era parso così grande e vuoto senza Elena. Lei gli sbottonò i jeans e tirò giù la cerniera, sfilandoglieli e rimanendo ad osservarlo, anzi, ad ammirarlo per qualche secondo, da capo a piedi. Non riusciva a capacitarsi di tutta quella bellezza. Lo toccò ovunque e lo strinse forte a sé, come per assicurarsi che lui era davvero lì, con lei.

«Sono qui. Siamo qui» sussurrò Damon guardandola negli occhi, sembrando che le avesse letto nella mente.

Si continuarono a svestire, rimanendo nudi ognuno tra le braccia dell’altro, senza più segreti, senza più paure, senza più barriere a dividerli.

«Non ho più paura» rivelò Elena. «Ti voglio.»

Damon la baciò con passione, facendo scontrare le proprie lingue, perché a quel punto ognuno aveva bisogno dell’altro, di sentire l’altro. Si baciarono per molto, stretti nelle braccia dell’altro, i loro corpi nudi a contatto.

«Dimmelo. Dimmi che tutto questo non è sbagliato» mormorò Damon, attendendo una sua risposta prima di entrare in lei e farla sua.

«No. Non potrebbe mai esserlo.»

«Ti amo così tanto» sussurrò mentre si faceva strada dentro di lei, bloccando sul nascere i gemiti di entrambi, facendo incontrare le loro bocche. Rimasero qualche secondo immobili, realizzando di essere una cosa sola e che è quello che volevano sempre e da sempre. Entrambi avrebbero dato qualsiasi cosa pur di rimanere in quella posizione per il resto della loro vita da immortali. Si sentirono finalmente completi. Ogni tassello del puzzle era tornato al proprio posto, lasciandoli liberi amarsi.

Non fu un sesso frenetico quello, né bisognoso, o frettoloso. Non fu nemmeno sesso, a dir la verità. Stavano facendo l’amore, e nel modo più bello che potesse esistere. Si vedeva che si amavano in ogni gesto che compievano: il passare le mani tra i capelli dell’altro, il modo di guardarsi negli occhi e non chiuderli mai, il modo in cui si stringevano come se avessero il bisogno di essere ancora più vicini. Non sapevano come stavano riuscendo a sopravvivere, quando ogni spinta toglieva il respiro ad entrambi e quegli attimi in cui avrebbero potuto riprendere fiato li usavano per sussurrarsi di amarsi o pronunciare il nome dell’altro.
Ne ebbero la conferma, che tutto quello non era sbagliato, in quel momento, quando, dopo essersi uniti, nessuno dei due riusciva a pensare ad un posto migliore in cui stare.
Fecero l’amore tutta la notte, non avendone mai abbastanza, non sentendosi mai stanchi. Avrebbero dormito la mattina, si dicevano, quello era il momento di amarsi. E lo stavano facendo alla perfezione. Perché erano due testardi, stupidi, ingenui, paurosi e non erano bravi in moltissime cose: non lo erano nel mettere l’orgoglio da parte, non lo erano nel farsi avanti e rischiare, una volta per tutte, di essere felici. Ma lo erano ad amarsi. Era la cose che gli veniva meglio fare, perché quando due persone sono destinate a stare insieme non c’è nulla, nulla, che può dividerli, nemmeno l’universo.




Note: allora, che ne pensate? Ho dovuto inserire la frase "accettiamo l'amore che pensiamo di meritare", da Noi siamo infinito, perchè appena l'ho letta ho pensato subito a loro, in particolare a Damon. Spero ancora che vi sia piaciuta, aspetto le vostre recensioni!
  
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