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Autore: Emphatic    18/07/2008    1 recensioni
Emily è una normale ragazza di 17 anni. E' nata a Petoskey, un paese nel Michigan, nella Contea omonima. Quando aveva 1 anno la madre Susan divorziò dal padre Daniel, trasferendosi a Boston con la figlia.Lei è una psicologa, il padre lavora alla centrale di polizia della cittadina. Emily conduce un'esistenza abbastanza noiosa, i rapporti con la madre non sono proprio il massimo e non ha amici in particolare. Il ritorno da un giro di shopping però si trasforma in un tragico incidente,con la morte della madre, ed Emily sarà costretta a tornare nella città in cui è nata... ma non può immaginare chi e cosa l'aspetta... ;) Basata sulla magnifica storia di Twilight , libro di Stephenie Meyer. Stay Tuned, aggiorno appena posso. :)))
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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~ Capitolo 3: Fine

Ancora quel Bip fastidioso a svegliarmi, ancora quell’ospedale, ancora quel bianco accecante ad accogliermi.

Mio padre,Daniel, mi fissò con un espressione preoccupata, i suoi occhi azzurri, troppo simili ai miei, mi guardarono con attenzione.

- Come stai? Un po’ meglio, spero. – Disse con apprensione.

- Ho sete … voglio dell’acqua.- Risposi flebile. Mi sentivo abbastanza scombussolata, e soprattutto c’era un ricordo sgradevole che in quel momento non tornava in mente, eppure si faceva sentire come non mai.

Mio padre tornò poco dopo con un bicchiere colmo d’acqua fresca. La bevvi d’un fiato.

- Non bere così in fretta!-

- Mi dispiace, ho troppa sete. - Ribattei sorridendo. Daniel alzò gli occhi al cielo. Non era minimamente cambiato dall’ultima volta che l’avevo visto. Certo, qualche ruga in più si faceva spazio nel suo viso, ma per il resto era rimasto l’uomo di cui mia madre si era innamorata e a cui io somigliavo tanto. Occhi chiari, pelle delicata e capelli castano chiaro. Mentre io li avevo di una tonalità più scura e tendente al cioccolato, i suoi col sole diventavano chiarissimi, quasi biondi. Gli occhi invece erano sì azzurri, ma a volte tendevano molto di più al grigio.

- Come mai sei tornato, papà?- Chiesi a bruciapelo. Immediatamente si fece serio come non mai.

- Emily, temo che dovrai venire ad abitare a Petoskey con me.

-E perché mai?- Ribattei tranquilla.

Poi capii. La consapevolezza mi assalì tutta in una volta lasciandomi senza fiato. Le mie paure diventavano sempre più chiare, e il ricordo che non mi tornava in mente, arrivò. Forse mia madre era... morta. I miei dubbi trovarono risposta negli occhi di mio padre, improvvisamente posseduti da uno sguardo straziato.

- Mamma è … è …

- Si, Emily … Susan è morta nell’incidente- Disse con un tono distaccato, ma tradito dallo sguardo, che era diventato disperato.

- Non è vero.- Dissi fredda, mentre le lacrime rigavano il mio volto. Scendevano e arrivavano al lenzuolo candido, che a poco a poco diventò fradicio. Passavano i secondi, nel silenzio più totale. Mio padre fissava il vuoto con uno sguardo vacuo, io piangevo silenziosamente, osservando le mie mani. Erano pallide più del normale. A un certo punto Daniel si voltò e mi abbracciò. Io non reagii, lo lasciai fare mentre le mie lacrime rotolavano sulle sue spalle. Aveva un maglione di cotone a rombi.

- Lo so che penserai che sono pessimo … che sono falso … ma io sto malissimo. Io l’amavo ancora, dopo che mi ha lasciato mi è cascato il mondo addosso … Non … non puoi immaginare quanto sto soffrendo anche io, ora…

Stava piangendo anche lui; Riuscivo a sentire quanto soffrisse in quel momento. E forse si, l’amava ancora… dopotutto era stata mia madre ad andarsene, sebbene lui non volesse. Ma lei non voleva stare a Petoskey. « Non voglio marcire in quel paesello » mi rispondeva, quando le chiedevo perché ci eravamo trasferiti.

Ma ora sarebbe cambiato tutto. Tornavo nel mio luogo di nascita. Avrei dovuto cambiare scuola, nuovi compagni, nuove abitudini, tutto cambiato.

Mi accorsi che stavo sudando, e non mi sentivo tanto bene. Forse mi stava salendo la pressione. Il braccio e la gamba mi dolevano.

- Papà … credo che.. insomma, non mi sento bene … - Mi accarezzò la guancia, piano.

- Tranquilla. Chiamo l’infermiera.- Mi rispose mormorando, guardandomi con un sorriso amaro.

L’infermiera arrivò poco dopo, iniettò il calmante nella flebo e ancora una volta scivolai in un sonno profondo, ancora una volta un sogno a sconvolgermi.

Mi trovavo sempre nello stesso bosco di prima, ma stavolta era innevato e faceva un freddo pazzesco. Io camminavo per un sentiero, vicino a un ruscello ghiacciato, e dietro di me lasciavo una scia di sangue. Alla fine del sentiero c’era una salita. Prima però decisi di guardarmi alle spalle, e mi accorsi che la scia rossa era stranamente scomparsa …

Com’era possibile? Era forse nevicato senza che me ne accorgessi, coprendo il sangue?

Mi voltai, decisa a salire, e una mano pallida mi aspettava, pronta ad aiutarmi. Era lo stesso angelo del sogno precedente, ma stavolta aveva una sguardo straziante, gli occhi blu disperati, e di una tonalità più scura, tendente al viola. In ogni caso ipnotizzanti.

Abbassò lo sguardo.

- Mi dispiace.- mormorò con una voce bassa e suadente.

Non volevo che si preoccupasse. – Che cosa?

-Quello che è successo. Sappi che condivido il tuo dolore.- Rispose, abbassando lo sguardo.

Lo osservai. Una brezza leggera gli scompigliava i capelli neri, che scivolavano sul viso, come frecce puntate sugli zigomi.

Il contrasto con la pelle,bianchissima, e i capelli corvini era incredibile. Le labbra erano violacee.

Ma ciò che più mi lasciava senza fiato erano gli occhi. Riflettevano i giochi di luce della neve, e anche se erano leggermente oscurati per via del suo umore, rimanevano strabilianti.

Aveva ancora la mano tesa, mi aspettava. Mi azzardai a sfiorarla, ma la ritrassi subito … Non era freddissima. Di più. Aveva la stessa temperatura di un blocco di ghiaccio, ed era liscia come il velluto.

Mi guardò incuriosito.

- Cosa c’è?-

- Sei ghiacciato … -

Mi fissò negli, occhi, poi sorrise. Spiegò le ali e prima che potessi replicare se ne andò, senza dir nulla, senza spiegazioni.

Ero sola, di nuovo. E il sogno finì.

  
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