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Autore: athazagorafobia    25/04/2014    0 recensioni
Era iniziato come uno screzio il loro, come uno scherzo del destino; completamente a caso.
Era nella natura di Elena essere curiosa, e fin dalla più tenera età aveva fatto dono di questa sua piccola caratteristica.
Quando aveva visto il migliore amico della sorella giocare ad un gioco su internet appunto si era incuriosita, ci avrebbe giocato anche lei.
Passano gli anni e il gioco diventa abitudine, ma non è più abitudine ciò che invece accade intorno.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 1

 
- Come fai a dire che sono dolce? -
- Linda dice che sei dolce -
- Oh. Non sono dolce ; solo con le persone a cui tengo e che accettano come sono, o con quelle con cui non mi vergogno di me stessa. Ti fidi di Linda?  -
-Perché dovresti vergognarti di te stessa? –
Ecco saltava a piè pari le mie domande.
Non sapevo se volevo che lo sapesse, forse perché non lo sapevo neanche io.
- Lunga storia –
- Spiegamela  -
- Niente, ho paura di parlare con le persone. Ho paura di starci male, che non mi apprezzino. Ho paura di tutto questo perché il fatto che i miei genitori non mi volessero, mi ha fatto sempre credere di valere meno degli altri, ed è brutto quando sai di non essere abbastanza. -
 
Ecco. Era ormai qualche mese che ci scrivevamo. Io e Francesco. 
Lui era un ragazzo pasta , pronto a combattere per i propri ideali, per cambiare il mondo.
Io ero una ragazza polpetta : cercavo di omologarmi alle altre persone pur tentando di essere speciale in un modo o nell’altro.
Lui un semplice ragazzo del Sud, che usciva con un sacco di ragazze e a volte se le sbatteva; nichilista ed egocentrico, come voleva far sembrare.
Io una del centro Italia,  adottata da una famiglia italiana e reduce da una famiglia cinese troppo attaccata agli idealismi per avere una figlia femmina; insicura e cinica, come volevo sembrare.
Ci scrivevamo per passare il tempo, o per scrivere e basta.
Lui scriveva per passare il tempo.
Perché era divertito da quella strana ragazza che si comportava in un modo così scontroso con lui, quasi volesse dissimularsi dalle altre che conosceva e con cui giocava; o questo almeno è quello che credeva io.
Io scrivevo per sentirmi qualcuno, per potermi aprire come non avevo fatto con nessuno;, per poter parlare liberamente delle persone che odiavo. Senza sentirmi in colpa, ma anzi quasi amata.
Potevo sfogarmi prima con uno e poi con l’altro, perché difatti dopo poco tempo si erano aggiunti Linda, una mia carissima amica, e Andrea , un suo compagno di classe alle conversazioni.
Certo parlavamo ancora singoli a volte ma il gruppo mi faceva sentire meno scoperta.
 
Finii di scrivere su Whatsapp e attesi la sua risposta con impazienza.
Dire che attesi a lungo è riduttivo ed è una bugia, mi addormentai semplicemente.
 
- Non mi caghi mai -
- Ti sto cagando ora -
- Dopo che te l’ho detto io -
- Semplice casualità -
- Sein sein -
- Che ? -
- Nulla . Mi fai sentire la voce ? -
- E’ brutta -
- Anche la mia -
 
- Contento? -
- Sì. Non è brutta, anzi -
- E’ un po troppo caramellosa, ma va bene lo stesso. Mandala tu ora  -
- Va bene -
 
- Hai un sacco l’accento del Sud -
- Lo conosci? -
- Non so se ricordi faccio di cognome Bari -
- E che c’entra? Io di cognome faccio Limoni, ma non è detto che mi piacciano -
 
Era l’unico a farmi ridere,  involontariamente.
Nelle web mi chiedeva spesso perché ridevo sempre.
Solo che non potevo dirgli  “rido solo quando sono felice”.
Perché sarebbe arrivato alla conclusione : “sono sempre felice con te” .
 
 
 
 
  
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