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Autore: poetzproblem    25/04/2014    0 recensioni
Quinn vuole di più che semplicemente andare alla deriva per i prossimi quattro anni; vuole aprirsi a nuove esperienze—belle esperienze. Dio sa che di brutte esperienze ne ha già avute fin troppe. Primo racconto, in ordine cronologico, della serie 'Don't Blink, You Might Miss'.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Rachel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Blink Series'
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Parte seconda: Release Your Inhibitions-Abbandona le tue inibizioni

 

Quinn comincia il semestre primaverile con una(ltra) nuova prospettiva sulla sua vita. Non sta pianificando di correre in giro per il campus dichiarando di essere gay, ma non ha più paura di abbracciare i propri desideri. Quando i suoi occhi vedono curve piacenti e capelli luminosi e gambe toniche, permette loro di indulgere.

Si sente in obbligo di dire alla sua compagna di stanza che è gay, dicendosi che lo vorrebbe sapere se i ruoli fossero invertiti. Le parole non escono facilmente e Quinn ha paura di come Megan reagirà. Megan ha alcune amiche che sembrano gay, come Josie, ma Quinn pensa che poterbbe essere diverso scoprire di vivere con una lesbica. Trova il coraggio di affrontare l'argomento durante la seconda settimana di lezioni e Megan si limita a inclinare al testa da un lato, confusa, chiedendo, "Non sei mica attratta da me, vero? Perché, anche se sei bellissima, io non pendo da quella parte."

Quinn le assicura che non è così e Megan annuisce, "Allora va bene," e quella è la fine della discussione.

xox

Un martedì, verso la metà di febbraio, Quinn tiene tra le braccia un pacco di libri e una tazza di caffè mentre attraversa la sua aula studio preferita per portarsi avanti con le letture per il suo corso di letteratura europea. Sta per sistemarsi ad un tavolo vuoto quando si accorge di Josie, che è seduta dall'altra parte della stanza. Esita per un attimo, mordendosi nervosamente il labbro, prima di decidere di raggiungerla. Josie, assorbita da quello su cui sta lavorando, non nota Quinn finchè non si trova in piedi accanto a lei.

Quinn si schiarisce la gola e Josie alza bruscamente la testa, e i suoi occhi si illuminano, riconoscendola.

"Ciao," mormora.

"Ehi," risponde Josie facendole un cenno.

"Io…um," prende un respiro e fa un debole sorriso, "volevo solo scusarmi per, insomma, quello che è successo lo scorso semestre."

Josie si appoggia allo schienale della sedia, alzando lo sguardo su Quinn, sorridendo.

"Non preoccuparti."

Quinn dondola sul talloni, tenendosi i libri stretti al petto come uno scudo.

"Il fatto è che io…non sono stata completamente onesta con te," confessa a disagio, fissando un punto al di sopra dell'orecchio sinistro di Josie.

"Sai, riguardo…ah," si stirnge nelle spalle, trovando il coraggio di guardare di nuovo quegli attenti occhi blu. "Non ero ancora..."

Josie ridacchia.

"Sì, l'avevo capito."

Fa cenno a Quinn di sedersi, spostando la propria roba per farle spazio. Quinn esita, incerta se accettare. Non ha mai fatto nulla del genere prima d'ora—parlare con una ragazza da cui più o meno è attratta che forse potrebbe ricambiare la sua attrazione. Decide che deve pur cominciare da qualche parte quindi posa i libri e il caffè, si toglie la borsa dalla spalla e si accomoda sulla sedia.

"Tutto questo è nuovo per me," ammette.

Josie sorride con aria comprensiva, e si china in avanti appoggiando i gomiti sul tavolo.

"Senti, Quinn, non sono sicura se hai controllato," tiene la voce bassa in un apprezzato tentativo di rimanere discreta, "ma Yale ha una fantastica comunità LGBTQ."

"Ho guardato sul sito," ammette Quinn stringendosi nelle spalle. Sa che c'è un centro nel campus, e che ci sono persone disponibili a parlarle. Ha letto del Co-Op and e ha controllato il calendario di eventi, incluse le riunioni settimanali, ma deve ancora fare lo sforzo di farsi coinvolgere.

"Partecipi a tutte quelle cose?" chiede, sperando di non suonare guardinga come si sente.

Josie sorride.

"Bè, non assisto agli incontri settimanali, ma partecipo a molti degli eventi. Il cabaret l'autunno scorso era davvero bello. Sai, c'è una festa il prossimo venerdì. Puoi venire con me e dare un'occhiata. Nessuna pressione," si affretta a rassicurarla, senza dubbio ha notato che gli occhi di Quinn sono incerti e nervosi, "Non deve essere per forza un appuntamento. Alcuni degli studenti che partecipano sono etero. O hanno degli amici e dei familiari che sono nella comunità o sono semplici sostenitori che vogliono divertirsi."

Quinn ricorda a sé stessa, di nuovo, che è questo quello che vuole, cominciare a sentirsi a proprio agio con la propria sessualità e incontrare persone—donne—che le faranno dimenticare Rachel Berry. Sorride a Josie, "Ci penserò."

xox

Alla fine partecipa alla festa. Non lo chiamano appuntamento, anche se sembra esserlo. Quinn si incontra con Josie nella sala comune del dormitorio di Quinn, e attraversano il campus assieme. Hanno chiacchierato altre volte da quel giorno in sala studio, e Quinn ha scoperto che Josie viene dal Massachusetts, che è al secondo anno e studia antropologia, che si identifica come bisessuale, che ha rivelato la propria sessualità quando aveva quindici anni e che la sua famiglia la sostiene incondizionatamente. Quinn invece non ha detto molto di sé.

La festa non è quello che Quinn si aspetta—non è sicura di cosa si stesse aspettando—ma sembra una qualsiasi festa universitaria, eccetto che per il fatto che la maggior parte delle coppie che ballano sulla pista sono apertamente, confortevolmente gay. Josie la presenta ad alcune persone dicendo che è sua amica, e Quinn non sa decidere se essere delusa o sollevata.

Chiacchiera con i presenti—cosa sta studiando, da dove viene—ma nessuno le domanda della sua sessualità. O presumono che sia gay o non gliene importa che sia etero. Josie le dice che a Yale funziona così; che la comunità qui è molto ben accetta, quasi al punto che tutti sono comprensivi riguardo ai problemi che così tanti studenti gay incontrano negli altri college.

"La chiamiamo la Gay Ivy," spiega.

Ballano assieme, ma senza alcol in corpo Quinn non riesce a rilassarsi con la stessa facilità della prima volta. Prima di quanto voglia sente il familiare dolore alla gamba e alla schiena, che segnala che è il momento di smettere di testare i suoi limiti fisici. Inventa una scusa per Josie—non ha detto a nessuno dell'incidente che ha avuto l'anno scorso—e si siede ad un lato della stanza, soddisfatta di osservare le altre persone per un po'.

Alcune donne le chiedono di ballare, ed anche un paio di uomini, ma lei declina educatamente. Si sente fuori posto quando in realtà dovrebbe sentirsi a proprio agio, e non sa perché.

Forse perché tutti sembrano così a loro agio, come se tutto questo non fosse nulla—qualcosa di normale, di banale—e non ha mai creduto che le cose possano essere così semplici. Anche tra i muri della sala prove del glee, il luogo in cui era stata più accolta, gonfia e senza casa e triste, l'accettazione era stata una bugia. Santana, Brittany, Puck, Finn, Kurt, Sam—ad un certo punto tutti l'avevano giudicata, ferendola con parole che erano mirate con precisione alle sue vulnerabilità. Perfino Rachel aveva altalenato fra una strana sorta di ammirazione e il disgusto. Quindi c'è da meravigliarsi se Quinn non concede facilmente la propria fiducia?

La festa è ancora in pieno svolgimento quando Josie le chiede se vuole uscire. Quinn è sudata e stanca, e le fa male la testa a causa della musica e della tensione che non riesce a togliersi di dosso, quindi sorride con gratitudine e accetta. Josie le offre una mano per aiutarla ad alzarsi e continua a tenerla stretta mentre la guida tra la folla, prendendo i loro cappotti e uscendo nella fredda aria invernale. Quinn non dà peso alla mano di Josie che stringe ancora la sua, almeno finchè non oltrepassano un gruppetto di ragazzi che passeggiano e ridono mentre attraversano il piazzale coperto di fanghiglia nevosa. Quinn istintivamente abbandona la mano di Josie e infila le proprie in tasca. Josie la guarda con una strana smorfia ma non dice niente. Almeno, non finchè non si trovano davanti al dormitorio di Quinn.

"Mi sono divertita stasera," le dice Quinn con sincerità. "Grazie per avermi portata."

Josie sospira.

"Troppo e troppo presto, giusto?"

Quinn arrossisce sotto lo sguardo di quegli intelligenti occhi blu.

"Non sono mai stata un animale da festa."

Josie ridacchia.

"Senti, Quinn, è stato davvero ovvio fin dall'inizio che non sei ancora a proprio agio con la tua sessualità. E questo va bene," si affretta a rassicurarla. "Hai tutti i diritti di prenderti il tuo tempo e far procedere le cose alla velocità di cui hai bisogno. Penso che tu sia bellissima e sexy e davvero una brava ballerina," si complimenta con un sorriso gentile, "ma sono già stata lo sporco piccolo segreto di qualcuno, e non posso farlo di nuovo."

Quinn è irritata da quell'insinuazione, non le piace per niente come suona.

"Io non…"

Josie scuote la testa e continua, interropendo la protesta di Quinn, "Lo so che non sarebbe intenzionale. Ma cose come quella di stasera—il modo in cui continuavi a guardarti attorno come se avessi paura che qualcuno che conoscevi potesse vederti, e lasciar andare la mia mano non appena eravamo in pubblico—mi dice che non sei ancora pronta per rivelarti completamente. E credimi, non c'è nulla di sbagliato in questo. Ma io sono in un periodo della mia vita in cui non voglio preoccuparmi di chi potrebbe vedermi in compagnia di una ragazza che mi piace."

Quinn esala un sospiro rovente, e gli occhi le bruciano spiacevolmente, il che è ridicolo. Non si è certo innamorata di Josie nei dieci giorni in cui si sono frequentate, e questa serata non era nemmeno un appuntamento, ma questo assomiglia fin troppo a un rifiuto, ed è uno schifo. Affonda le mani nelle tasche, stringendo i pugni e facendo penetrare le unghie nei palmi.

"Ho capito," mormora tristemente.

Josie alza gli occhi al cielo.

"Ehi, non è che non voglio vederti mai più, Quinn. Mi piacerebbe essere tua amica, se per te va bene. Penso solo che dovremmo tirare una linea, così che nessuna di noi due debba rimanere delusa."

Quinn ammette silenziosamente che ha ragione. Non è pronta per tenere per mano un'altra donna in pubblico, almeno non quando è completamente sobria, figuriamoci baciarne una, ma pensa che essere amica di Josie le piacerebbe. È bello avere qualcuno al campus con cui può parlare senza censurare i propri pensieri.

Megan è gentile, ma non condividono molte infomazioni personali, e a malapena hanno interessi in comune. Santana è a ottanta miglia di distanza a New York, e Rachel—bè, la sua relazione con Rachel sarà sempre un po' più complicata di una semplice amicizia.

Fa un lieve sorriso, tirando fuori la mano destra dalla tasca e tendendola a Josie.

"Amiche allora?"

Un palmo freddo incontra il suo stringendolo con fermezza, e Josie sorride.

"Amiche."

xox

L'inverno passa, ed è un inverno freddo. Quinn entra nella comunità LGBTQ, anche se lentamente. Partecipa ad alcune delle conferenze, sia da sola che con Josie, che si rivela essere davvero una grande amica. Ascolta e non giudica. Dice scherzosamente che è perché la sua ragazza voleva tenerla segreta. Ha già sentito prima tutte le preoccupazioni di Quinn, e ha visto di persona che cosa la paura può fare e, sfortunatamente, ha anche sperimentato la dolorosa realtà del rifiuto, dell'intolleranza e dell'odio.

Josie sa anche una cosa o due sull'amore non corrisposto, realtà che Quinn sta affrontando a modo suo. Sta evitando New York, ma non le chiamate o le email di Rachel. Fortunatmente, o sfortunatamente, dipende dall'umore di Quinn quando accade, Rachel sembra non riuscire a trovare un weekend libero per visitare New Haven. È impegnata con lezioni di danza e di canto, un gruppo teatrale che sta prendendo gran parte del suo tempo libero e, naturalmente, Finn. Rachel si scusa più volte, spiegando che Finn sta lavorando di più—New York City è costosa—e vuole passare il poco tempo libero che ha assieme alla sua fidanzata. Se la voce di Rachel sembra avere un tono leggermente irritato, non è compito di Quinn chiedere perché.

Alla fine di marzo, Quinn non ha bisogno di chiedere nulla, perché Rachel e Finn si sono lasciati. Và a New York per offrire il proprio sostegno, e ogni sentimento che era riuscita a controllare così bene quando era a Yale ritorna per sopraffarla. Sente l'impulso di prendere Rachel tra le braccia e confessarle il proprio amore, ma è il momento sbagliato. È sempre stato il momento sbagliato, ma anche se il suo cuore soffre ogni volta si trova accanto a Rachel, è più facile accettarlo ora che ha accettato sé stessa. Rachel l'ha cambiata—l'ha aiutata a diventare una versione migliore di sé stessa—e Quinn sospetta che sarà sempre un po' innamorata di lei, ma il suo futuro è finalmente pieno di possibilità che non ha più paura di abbracciare.

La vita non è perfetta, ma è felice. La sua amicizia con Rachel è tornata sui binari giusti, e ora fa visita a New York più spesso, quindi riesce a passare più tempo anche con Santana. Quinn poco a poco si sente più a proprio agio nella comunità di Yale e, più tardi in aprile, incontra Kylie ad una conferenza sull'omosessualità nei media.

Kylie è al terzo anno ed è meravigliosa—con capelli castano scuro e occhi verdi, e il tatuaggio di una tigre che sbuca da sotto una manica. Le ricorda un po' the Mack, con un pizzico dell'intelligenza sarcastica di Santana. È una combinazione interessante, ma ci sono compiti da fare, esami per cui studiare e bagagli da fare per le vacanze estive, non è il momento giusto per gli inizi di qualsiasi genere. Escono per un caffè e si scambiano le email e promettono di tenersi in contatto.

xox

Quinn fa tappa a New York prima di tornare a Lima. Il contratto d'affitto dell'appartamento di Kurt scade alla fine di maggio, così Rachel starà da lui fino ad allora, anche se ha vissuto lì fin da quando Finn ha lasciato New York—la sua stanza alla NYADA era un vero sgabuzzino. L'attenzione di Kurt si sta lentamente spostando verso la moda, e ha intenzione di seguire qualche corso di design. Ha sempre avuto un gusto per il drammatico quando si tratta di abiti, ma se questo lo porterà a fare il costumista o lo stilista è ancora da vedere.

Il suo secondo giorno in città, Quinn finalmente incontra il ragazzo con cui Rachel esce sporadicamente da un paio di settimane. Il suo nome è Daniel, ed è certamente il tipo di ragazzo che piace a Rachel, con occhi e capelli scuri, anche se è più in forma di Finn Hudson. Personalmente, le ricorda un po' troppo Jesse St. James, ma sembra davvero voler bene a Rachel, e sembrano entrambi a proprio agio, cosa che Rachel e Finn non erano mai stati durante la loro storia. Quinn vuole farselo piacere, ma non ci riesce. Forse è la gelosia, o forse è troppo presto, o forse è il fatto che Rachel e Daniel si comportano come se stessero interpretando due innamorati, invece di essere innamorati davvero, ma alla fine non importa perché Rachel sembra più felice e sta chiaramente andando avanti con la propria vita. Quinn sa che è arrivato anche per lei il momento di farlo.

"Allora, Daniel mi sembra simpatico," dice, esitando solo un po' sull'ultima parola. Sono sole nell'appartamento, accomodate sul divano a dividersi una bottiglia di vino da due soldi procurata in modo illegale, mentre Kurt è uscito con un ragazzo che ha incontrato la settimana scorsa. Sembra che tutti abbiano cominciato ad allontanarsi dalle loro relazioni del liceo.

Rachel sorride entusiasta.

"È vero," esclama, chinandosi in avanti per posare il proprio bicchiere sul tavolino da caffè macchiato.

"Andiamo così d'accordo. E, devo ammettere, è bello uscire con qualcuno che sa che Irving Berlin è un compositore e non un posto in Germania, e non chiama Sutton Foster 'quella ragazza di Bunheads'," confessa, alzando gli occhi al cielo.

Dopo aver smesso di ridere, Quinn sorride orgogliosa, dicendo a Rachel, "Sono felice che tu stia dimenticando Finn. Hai bisogno qualcuno che ti tratti come meriti."

"Anche tu, Quinn," risponde Rachel, tendendo una mano e posandola sulla spalla di Quinn. Quel semplice tocco innesca una reazione automatica—cuore a mille, pelle che formicola, dolceamaro piacere.

"So che da qualche parte là fuori c'è un ragazzo fantastico che ti aspetta."

Quinn nasconde il proprio cipiglio nel bicchiere di vino, che in realtà non altro che una tazza da caffè con sopra Campanellino in vestaglia e maschera per dormire. Un'ondata di senso di colpa la investe.

"A dire la verità," mormora, senza guardare gli occhi scintillanti e incoraggianti di Rachel, "Sono abbastanza certa che non c'è."

"Quinn, sei troppo giovane per rinunciare all'amore," la sgrida l'altra, a quanto pare indignata dal fatto che Quinn possa pronunciare una tale empietà.

"Certo, le tue passate storie sentimentali sono state discutibili, come minimo, ma sono convinta che sia così perché non hai ancora incontrato la persona giusta."

Quinn alza gli occhi al cielo, lasciando andare quel velato insulto senza reagire. Rachel è fatta così, e Quinn ha finalmente imparato a tradurre le sue parole nel significato che loro compete. Fa un profondo sospiro, posando il bicchiere di vino sul tavolo e mordendosi il labbro inferiore prima di ingoiare il nervosismo e ritrovare la voce.

"Rach, senti, non sto rinunciando a innamorarmi."

Prende un profondo respiro, affondando le dita nella stoffa della propria gonna e incontrando lo sguardo di Rachel, "Solo…agli uomini."

"Io…non capisco," mormora l'altra, aggrottando la fronte confusa. Quinn può quasi vederla mentre ripete silenziosamente quelle parole fra sé mentre cerca di dare loro un senso, a parte quello più ovvio.

Non che Quinn abbia cercato di proposito di nascondere la propria sessualità a Rachel, ma non può negare di aver procrastinato come una professionista. Negli ultimi quattro mesi, la maggior parte delle loro conversazioni ha riguardato i loro rispettivi progetti e spettacoli, qualche nuova scoperta, le vicende di certi loro amici, o la rottura di Rachel con Finn. È stato molto facile per Quinn mettere da parte quel problema e semplicemente godersi la propria amicizia con Rachel.

Certamente non avrebbe mai dato questo genere di notizia al telefono, ed ora la prospettiva di dirlo la innervosisce, chiedendosi se Rachel riuscirà ad unire i puntini e capire che Quinn ha avuto secondi fini romantici nei suoi confronti già da un po' di tempo.

Prende un respiro deciso, facendosi forza e dice con chiarezza, "Rachel, sono gay."

L'espressione di Rachel non cambia molto, ma batte le palpebre un paio di volte.

"Nel senso…estremamente felice," chiede con cautela dopo alcuni istanti che per Quinn sono un'agonia.

Bè, ora fa l'ottusa di proposito, pensa Quinn irritata, facendo schioccare la lingua.

"No, nel senso di lesbica," spiega.

"Oh," esala Rachel, annuendo. Gira la testa e si posa le mani in grembo, fissando il pavimento e tenendo le spalle rigide.

Quinn attende. Il suo cuore batte all'impazzata, e la sua testa sta cominciando a pulsare. Il vino probabilmente è stato una cattiva idea. Guarda il lato del viso di Rachel, fissando il proprio sguardo sulla pelle liscia della sua mascella e desiderando che la quella bocca si apra per fare sapere a Quinn che cosa le stia passando per la testa.

Non accade.

"Okay, non stai parlando e questo mi spaventa a morte," sbotta alla fine.

Rachel sussulta, prendendo un respiro brusco, "Mi…mi dispiace," dice alla fine, riportando lo sguardo su Quinn.

"Sono solo…sorpresa. Estremamente sorpresa," sottolinea con una risata nervosa.

"Non…non hai mai dato indicazione che stavi riflettendo sulla tua sessualità."

"Perché non lo stavo facendo. Mi stavo impegnando per evitarlo," spiega Quinn con un sorriso pentito. Si sente meglio ora che Rachel la sta guardando di nuovo, con quegli occhi scuri fissati attentamente su di lei.

"Devi capire, Rachel. Non sono cresciuta in una famiglia accogliente come la tua. I miei genitori si aspettavano certe cose da me, e anch'io," ammette stringendosi nelle spalle. "Non ho cominciato a liberarmi di questo genere di pregiudizi fino all'anno scorso, e sto ancora cercando di adattarmi."

Lo sguardo di Rachel si è addolcito ad ogni parola, e ora nei suoi occhi c'è un luccichio sospetto. Quinn spera che l'emozione che vede in essi non sia pietà.

"Sono la prima persona a cui l'hai detto? O…?"

Scuote la testa, "L'ho detto a Santana durante le vacanze invernali."

"Ha senso," osserva Rachel annuendo distrattamente. "È la tua più vecchia amica, e suppongo che possa capire quello che stavi passando."

Quinn sorride quando ricorda quanto Santana abbia cercato di aiutarla. Se avesse seguito i suoi consigli, ormai si sarebbe già portata a letto uan dozzina di donne. Santana più che altro la prende in giro su quanto sia puritana a riguardo, ma "Parlare con lei è stato d'aiuto," ammette. "L'ho detto anche ad un paio di persone a Yale," si sente obbligata ad aggiungere.

"La mia compagna di stanza, Meg, e la sua amica, Josie. Josie è coinvolta con la comunità gay a scuola," si affretta a spiegare quando si accorge che il volto di Rachel ha cambiato espressione, "e mi ha aiutato a sentirmi più a mio agio."

Quinn conosce Rachel da cinque anni ormai, e ha passato molto tempo a studiarla quando nessun altro la stava guardando—un'abitudine nata dal fatto che è necessario conoscere il tuo nemico, nel periodo in cui stava tentando di spezzare la fiducia in sé stessa di Rachel. Come risultato, Quinn ha sviluppato l'abilità di riconoscere un ampio spettro dei tic facciali di Rachel. Ora, la sua mascella è più tesa, la curva delle sue labbra è tirata in una linea sottile, ed è apparsa quella piccola ruga tra le sopracciglia. Ha visto questa particolare espressione una manciata di volte, e sa esattamente cosa significa.

"Wow, okay," dice Rachel scuotendo la testa, mentre incrocia le braccia sul petto aggrottando la fronte, "suppongo che fossi molto in basso nella tua lista di persona da avvertire," deduce, e il tremito nella sua voce tradisce i suoi sentimenti offesi.

"No, Rach, il fatto è che," Quinn sospira, contando silenziosamente fino a cinque. "Non volevo dirtelo al telefono o tramite Skype," spiega con calma.

"O durante la mezza dozzina di volte in cui ci siamo fatte visita l'un l'altra, a quanto pare."

Il sarcasmo del suo tono irrita Quinn terribilmente, e sente gli ultimi scampoli di pazienza scivolare via.

"Stai davvero cercando di far diventare il mio coming out una cosa che riguarda solo te?" chiede incredula. Non dovrebbe essere sorpresa. Qualsiasi cosa sfiori il mondo di Rachel Berry viene risucchiato dalla sua gravità e costretto ad orbitare attorno al suo ego smisurato.

Quinn si passa le dita tremanti fra i capelli, balzando in piedi e raggiungendo il muro. Sente la stanza stringersi attorno a lei, e vuole gridare, prendere a pugni le pareti e poi scrollare Rachel Barbra Berry finchè non avrà sviluppato un po' di buonsenso.

"Gesù, Rachel," impreca, voltandosi di scatto e inchiodando la ragazza con uno sguardo pieno di lacrime, "non è stato facile per me! Non l'ho nemmeno detto a mia madre e probabilmente mi butterà fuori casa quando lo farò. Quindi mi dispiace che tu ti senta offesa perché ho deciso di aspettare per parlarti di un aspetto molto doloroso e personale della mia vita," si batte un pugno sul petto con rabbia, "finchè non avessimo avuto del tempo da passare insieme senza lo stress della scuola o senza che i tuoi dannati drammi sentimentali interferissero," urla, allargando le braccia.

Rachel batte le palpebre e alza lo sguardo su di lei, raggomitolata su sé stessa, gli occhi castani pieni di lacrime.

"I miei," sussurra con voce spezzata prima di annuire, raddrizzando le spalle mentre distoglie lo sguardo dagli occhi induriti di Quinn.

"Okay," concorda, annuendo di nuovo. "Mi…mi dispiace."

E in un attimo, tutta la giusta ira di Quinn si dissolve come uno sbuffo di fumo.

"Merda," sibila, sprofondando di nuovo sul divano e prendendosi la testa tra le mani, "Non volevo che suonasse a quel modo."

"Sì, invece sì," obbietta Rachel debolmente. "Ma…hai ragione. Mi stavo comportando in modo infantile," ammette, tirando su col naso mentre si asciuga delicatamente gli occhi. Quinn si volta per guardarla, e Rachel sospira, il suo respiro visibile nell'alzarsi e abbassarsi delle sue spalle.

"Il fatto è che," comincia, guardando Quinn con un sorriso triste, "ti ho raccontato tutte quelle cose personali su…su me stessa e sui miei…drammi sentimentali," mormora in tono contrito, facendo sussultare spiacevolmente il cuore di Quinn, "e tu sei la mia migliore amica, Quinn. Credo di essere ferita dal fatto che non hai pensato di fidarti di me tanto da confidarti su qualcosa di così importante."

Quinn deglutisce il nodo che ha in gola.

"Mi sto fidando di te adesso, Rach. Mi fido di te più di chiuque altro, perfino di Santana, ma avevo bisogno di tempo per capire i miei sentimenti," spiega, pregando che Rachel non veda la verità nei suoi occhi, che sono stati i sentimenti che Quinn prova per lei a farla tacere così a lungo.

"Ho davvero bisogno che tu mi dica che questo non cambia quello che pensi di me," implora a bassa voce.

Rachel inclina la testa, tende una mano per posarla su quella di Quinn, che sta stringendo uno dei cuscini.

"Perché dovresti pensarlo? Quinn, sei ancora tu," insiste sorridendo. "Non mi interessa da quale sesso sei attratta. Mi interessa solo che tu sia felice."

Quinn si morde il labbro e gira la mano, stringendo leggermente quella di Rachel in un affettuoso gesto di gratitudine.

"Ci…ci sto arrivando."

Rachel sorride e ricambia la stretta prima di lasciare andare la sua mano.

"Allora," esordisce timidamente, "questa Jody. Siete…?" non conclude la frase, inarcando le sopracciglia.

"Josie," la corregge Quinn automaticamente, "e no. Siamo solo amiche. Non sto uscendo con nessuno."

Decide di non menzionare Kylie. Non sa nemmeno se la sentirà di nuovo, e non è pronta a parlare con Rachel della sua vita sentimentale.

Rachel annuisce, leccandosi le labbra prima di dire, "ti prego, non prenderla nel modo sbagliato, ma tutto questo è strano."

Quinn inarca le sopracciglia e aggrotta la fronte. Rachel arrossisce graziosamente mentre china la testa in un gesto timido.

"Parlare con te di ragazze, intendo," si spiega. "dopotutto, abbiamo passato due anni a litigare per colpa di un ragazzo."

Quinn ridacchia.

"Perchè Finn Hudson era esattamente quello che avrei dovuto desiderare. Quarterback della squadra di football, dolce con sua madre, desideroso di compiacere, facile da manipolare. Era sicuro," dice stringendosi nelle spalle prima di rivolgere a Rachel un'occhiataccia scherzosa, "e tu continuavi a rovinare tutto."

In ogni modo possibile, pensa.

"Mi dispiace. Suppongo di essere stata fin troppo zelante nel perseguire il suo affetto," ammette Rachel.

"Forse un po'," ribatte Quinn in tono asciutto. "Dispiace anche a me. Bè, più che altro," si corregge, poi aggrotta la fronte mentre viene invasa dai ricordi. "A dire la verità, non era la persona giusta per te, quindi non mi dispiace di aver tentato di fartelo capire. Mi dispiace solo che questo ci abbia impedito di diventare amiche prima," dice a Rachel con un sorriso che viene immediatamente ricambiato.

"Bè, siamo amiche adesso, e voglio che tu sappia che, nonostante i miei occasionali sprazzi di egoismo, puoi parlarmi di tutto, Quinn," promette.

"E, naturalmente, sei ovviamente consapevole che i miei papà sono attivi nella comunità LGBTQ di Lima fin da quando ero bambina, quindi se sei interessata, sarò più che felice di accompagnarti agli eventi di quest'estate," propone. Poi i suoi occhi si illuminano e Quinn osserva l'elettricità scorrere nel suo corpo minuto finchè non è accesa come una supernova. "In effetti, Columbus ha un fantastico festival dell'orgoglio gay. C'è un picnic e una mostra e una maratona," elenca eccitata, e Quinn spalanca gli occhi al sentire le parole che escono come proiettili dalla bocca di Rachel, "e, naturalmente, la parata. Possiamo fare un viaggio in macchina fin là. Tu, io e Kurt, e sono certa che anche Brittany e Santana verrebbero se glielo chiedessi. Ci divertiremo così tanto."

"Woah," la interrompe Quinn, arrossendo mentre il suo stomaco si stringe spiacevolmente, "rallenta, Rachel. Non credo di essere ancora pronta per queste cose. Devo ancora capire come dirlo a mia madre prima di marciare in un corteo."

Il sorriso di Rachel evapora.

"Pensi…pensi davvero che ti sbatterà fuori casa?" chiede preoccupata.

Quinn strofina distrattamente i palmi umidi sulle cosce, lisciando le pieghe della gonna.

"Non lo so," ammette. Quella domanda l'ha tormentata per mesi, e onestamente non riesce nemmeno a ipotizzare come potrebbe reagire sua madre.

"Mio padre mi avrebbe scacciata all'istante," fa una risata frustrata, "se non l'avesse già fatto quando sono rimasta incinta. Mia madre ed io abbiamo avuto un rapporto migliore fin da quando hanno divorziato, specialmente nell'ultimo anno," continua, senza specificare, notando il modo in cui Rachel sussulta a quel breve ricordo del suo incidente, "ma lei continua a chiedermi se ho incontrato un bravo ragazzo a Yale."

Alza gli occhi al cielo, permettendosi di sorridere.

"Dubito che sarà felice quando le dirò che voglio incontrare una brava ragazza."

Rachel posa sul ginocchio di Quinn una mano in un gesto che vuole di conforto e offre un sorriso comprensivo.

"Non importa quello che accadrà, sarò lì per te," promette, e Quinn fa del suo meglio per ignorare quel sussulto nel suo cuore che implora che il gesto di Rachel significhi di più e che le sue parole siano la promessa di un amante. Invece riesce a fare un sorriso riconoscente e a sussurrare "grazie," e il momento passa finchè non sono di nuovo due semplici amiche che condividono una serata tranquilla a New York.

xox

Quinn rivela la propria sessualità a Kurt la mattina seguente. È più facile, probabilmente perché non le importa dell'opinione di lui.

Rachel è il loro terreno comune, e ora forse lo è anche, ma non ci si vede a passeggiare a braccetto con lui e partecipare alle parate per l'orgoglio gay—a meno che Rachel non riesca trascinarceli entrambi. Quando Quinn glielo dice, lui spalanca la bocca, e le sue sopracciglia raggiungono l'attaccatura dei capelli ben pettinati.

"Stai scherzando," ansima, e scuote la testa. I suoi occhi saettano in direzione di Rachel, che lo sta guardando male al posto di Quinn.

"Siamo sicuri che questo non sia solo un esperimento da college?" le chiede, come se Quinn non fosse nemmeno presente.

Lei aggrotta la fronte fissando i propri cereali mentre Rachel dà al ragazzo uno schiaffo sul braccio.

"Sul serio, Kurt?"

Lui si massaggia il bicipite mettendo il broncio, "Scusa, ma devi ammettere che è uno sviluppo inaspettato."

Rachel si stringe nelle spalle e annuisce. Quinn lascia cadere il cucchiaio nella ciotola con un clangore, spruzzando gocce di latte di soia sul tavolo.

"Che succede, Kurt? Non riesci a capire la disperazione e il disgusto per me stessa con cui ho lottato in tutti questi anni? Intendo, il mondo non ha mai smesso di amarmi, vero?"

Prova il perverso piacere di vedere tutto il colore scivolare via dal suo volto già pallido.

"Io…io non," balbetta lui, chinando la testa per la vergogna.

"Quinn," la rimprovera Rachel dolcemente, l'espressione confusa.

Quinn sospira, appoggiandosi allo schienale della sedia. Rachel non capisce il contesto della loro conversazione, ma Kurt sì. Quinn è stata un po' ingiusta con lui, deve ammetterlo. Dopotutto, si era scusato con lei dopo il suo incidente, e Quinn in quel periodo non aveva fatto molta attenzione visto che preoccupata da faccende più urgenti, ma non può negare che quel momento è ancora con lei. Una parte di lei pensa che Kurt si sia scusato solo per lenire il proprio senso di colpa dopo che lei era quasi morta—che lui non avesse davvero capito che aveva sminuito il suo dolore come se non fosse importante—ma guardandolo adesso, pensa che forse lui comprenda. Non avrebbe mai dovuto presumere di sapere quello che lei aveva in testa.

"Mi dispiace," sussurra lui, alzando lo sguardo, "mi dispiace così tanto. Sono stato un amico orribile."

Quinn guarda Rachel e vede il turbamento sul suo viso, mentre ricorda a sé stessa che Kurt è stato un buon amico per lei. Non vuole litigare con lui.

"Ti perdono," dice, alzandosi e portando la propria ciotola al lavello per sciacquarla.

"Cos'è successo?" mormora Rachel stupita, guardando alternativamente loro due.

"Quinn mi ha gentilmente ricordato che dovrei essere più sensibile," la informa Kurt con tatto. Rachel chiaramente dubita che lui le stia dicendo tutta la verità, ma lascia correre.

Dopo quella discussione Kurt si congeda per il resto della giornata, e Quinn rimane da sola con Rachel. Questa le chiede cosa voglia fare e lei approfitta dell'entusiasmo dell'amic,a che le permette di scegliere la loro attività, decidendo che sarebbe divertente fare una crociera attorno a Manhattan. Dopo aver passato dieci minuti a lamentarsi che è roba da turisti e che i newyorkesi non lo fanno, Rachel accetta, riluttante. Due ore dopo, Quinn sta ridendo mentre guarda Rachel aggirarsi eccitata sul ponte, contemplando il panorama della città dall'acqua mentre la brezza le scompiglia i capelli.

Si godono una cena vegana in un piccolo ristorante di Columbus Circle che Rachel ha scoperto quest'anno, e quando tornano all'appartamento, Kurt è lì con un mazzo di giacinti color porpora e un'altra scusa. Quinn non può fare a meno di sentirsi commossa da quel gesto. Lui è ancora un gay un po' snob, non è ancora disponibile a credere che i bisessuali esistano e anche se non lo dice apertamente, Quinn sente che lui non capisce come lei abbia fatto a lanciarsi all'inseguimento dell'eterosessualità prima di ammettere la verità. Si chiede com lui possa ignorare così facilmente il fatto di aver passato una settimana vestito di flanella a baciare Brittany, ma gli permette di aggrapparsi alla sua semplicità morale, e lui le fa sapere che ha una persona in più nella sua vita su cui contare.

xox

Quando Quinn ritorna a Lima, racconta a sua madre degli esami, dei suoi amici, di New Haven in primavera, e le racconta di New York. Non le dice che è lesbica. Esce e si trova un lavoro di commessa alla locale libreria Barnes & Noble, grata che le dia qualcosa con cui occupare il suo tempo e un modo per rimpinguare il suo conto in banca (e anche l'accesso immediato a così tanti libri appena usciti non fa male). Passa il proprio tempo libero con i suoi amici— al centro commerciale con Santana e Brittany, al cinema con Mercedes, volontariato con Sam al rifugio per i senzatetto, e con Rachel quando finalmente torna da New York.

Quinn riceve un messaggio di testo a metà giugno, un breve civettuolo messaggio che comincia con, Ciao, bellissima, come va la tua estate? Sono Kylie, a proposito. ;)

Sorride al telefono per cinque minuti buoni prima di rispondere. Si sente stordita e speranzosa, come se finalmente stesse correndo verso qualcosa invece di fuggire. E con quel pensiero in mente, una sera a cena raduna il proprio coraggio.

Spingendo i pislli in giro per il piatto, Quinn aspetta che sua madre finisca di mangiare prima di prendere un respiro fortificante e dire, "Devo dirti una cosa, ed è importante."

Le dita di sua madre stringono la forchetta, per poi posarla lentamente sul piatto vuoto prima di alzare su Quinn uno sguardo guardingo.

"Sei di nuovo incinta?"

"Cosa? No," nega Quinn in tono brusco. "Dio, no. Assolutamente no."

Sua madre sospira, il volto inondato di sollievo.

"Bene. È un bene."

"Non devi preoccuparti affatto di una cosa del genere," promette Quinn, e non è nemmeno legato alle sue preferenze sessuali. Ama Beth con tutto il suo cuore, ma accetta che che darla in adozione era la cosa giusta da fare, e ultimamente sta prendendo in considerazione la possibilità che forse non sarà mai pronta ad offrire ad un altro bambino ciò che non sarà mai in grado di dare alla sua prima figlia.

"Bè, certo che mi preoccupo, Quinnie. Sei una bellissima giovane donna," la rassicura sua madre con un sorriso colmo di tenerezza. "Ovviamente preferirei che praticassi la castità fino al matrimonio, ma accetto il fatto che ci sono certe tentazioni quando si è soli al college. Basta che questa volta tu sia responsabile."

Quinn arrossisce fino alle orecchie mentre ascolta sua madre discutere della sua potenziale vita sessuale in modo tanto prosaico, e le si rivolta lo stomaco, facendole desiderare di averlo fatto prima di mangiare.

"Mamma, io… io," sbuffa, frustrata dalla propria paura, "Non sono attratta dagli uomini."

Suo madre la fissa impassibile. Si inumidisce le labbra e deglutisce, facendo un sorriso educato.

"Beh, trovo difficile credere che non ci siano dei ragazzi validi una scuola d'elite come Yale, ma sono certa che il prossimo anno incontrerai qualcuno."

"No, mamma, non accadrà," nega Quinn con  una sicurezza sorprendente. La maschera di sua madre è scivolata solo per un secondo, ma a sufficienza da renderla certa che non le sta dicendo nulla che non abbia già sospettato.

"Ci sono centinaia di uomini attraenti e validi a Yale, ma non sono interessata a nessuno di loro."

"Sei troppo selettiva, Quinn," obbietta sua madre con ostinazione. "Anche se penso che sia un bel miglioramento rispetto a quei ragazzi con cui sei uscita al liceo."

"Non solo selettiva," insiste, posando le mani sul tavolo e prendendo un altro respiro.

"Sono gay."

Le parole rimangono sospese tra loro, pesanti e soffocanti. Il viso di sua madre diventa sempre più pallido e rigido. Quinn si sente sul punto di vomitare. Si sta preparando mentalmente, facendo un elenco dei suoi oggetti personali per fare la valigia nel modo più efficiente, e chiedendosi se sia meglio chiamare Santana o Rachel o entrambe. Si chiede se sua madre azionerà il timer del microonde.

"Non essere ridicola," sibila Judy. "Certo che no."

Quinn chiude la bocca di scatto, stringendo i denti nel tentativo di dominare le proprie emozioni.

"Gay, mamma," dice a fatica. "Sono gay. Una lesbica. Attratta dalle donne."

È tentata di usare alcune delle frasi colorite che a Santana piacciono tanto, ma gli occhi di sua madre si spalancano a quella dichiarazione, e non vuole che la situazione diventi più orribile di quello che sa che diventerà. Vuole solo assicurarsi che sua madre capisca.

La mano destra di Judy si aggrappa alla medaglietta di San Giuda che porta al collo.

"No…no. Sei…sei solo confusa," balbetta, ostinandosi a negare. "Hai attraversato così tante difficoltà negli ultimi anni, e sei stata ferita. Ma non c'è motivo di rinunciare all'amore, Quinnie."

Quinn aggrotta la fronte, facendo una bassa risata senza gioia.

"Non sto rinunciando all'amore. Mi sto solo dando il permesso di cercarlo in qualcuno che mi farò davvero felice. Non è questo quello che vuoi?" chiede, mentre la voce le si spezza, "Che io sia felice?"

Sua madre stringe le labbra, scuotendo la testa con disapprovazione.

"Vivere a quel modo non ti farà felice, Quinn. Non…non è giusto."

Quinn si irrigidisce, abbassando lo sguardo e seguendo le linee delle foglie d'oro che decorano il suo piatto. In tutta la sua vita, le è stato detto che era sbagliata. Quando era più giovane il suo peso, il naso, il colore dei capelli erano sbagliati. Essere casta era sbagliato, fare sesso con Puck era sbagliato. Essere incinta era sbagliato, e dare in adozione la propria bambina era sbagliato. Essere nel glee club; sbagliato. Lasciare il glee club; sbagliato. Desiderare di essere la reginetta del ballo, sbagliato. Desiderare di essere una delle skank; sbagliato. Cercare di riprendersi sua figlia, sbagliato, sbagliato, sbagliato. È così stanca di essere sbagliata.

"Ma è questo quello che sono," esala.

"Puoi cambiare," insiste sua madre. "È solo una fase, come i tuoi capelli rosa e le sigarette."

"Non è vero!" grida Quinn, sbattendo i palmi delle mani sul tavolo, abbastanza forte da far vibrare i piatti e fermando sua madre prima che la negazione si formi.

"I ragazzi erano la fase, mamma! Uscivo con loro perché dovevo, perché era quello che tu e papà volevate," le ricorda, "la reginetta del ballo, perfetta magra e popolare che sposa il fidanzatino del liceo."

Quinn si asciuga violentemente le lacrime traditrici che le scorrono sulle guance. "E Dio sa che ho tentato di essere quella ragazza ma non lo sono," ripete, poi ride tristemente, capendo, "sono diventata la ragazza che vuole sposare la reginetta del ballo."

Sua madre si fa indietro, la sua negazione diventa orrore e shock.

"Non dire così. Non puoi sposare un'altra donna, Quinn. A meno che tu non voglia trasferirti in Canada."

"O a New York," risponde lei con orgoglio "o in Massachusetts, o nel New Hampshire, o nel Vermont. O forse rimarrò in Connecticut, dove guardacaso vado a scuola," ricorda a sua madre.

"Adesso basta, Lucy Quinn Fabray," le ordina la donna, con gli occhi lampeggianti. Si alza bruscamente e prende il piatto, portandolo nella cucina adiacente e aprendo l'acqua del lavello al massimo.

Quinn si prende la testa tra le mani, ascoltando sua madre trafficare in cucina mentre riordina. È in un limbo, non sa se è più la benvenuta qui. Spingendo la sedia via dal tavolo si alza e porta con cautela il proprio piatto in cucina mentre sua madre evita ostinatamente di guardarla.

"Ti prego," implora a bassa voce, fermandosi accanto a sua madre che sta in piedi vicino al lavello, "ti prego, non sto chiedendo la tua approvazione. Ti sto solo chiedendo di accettare che è questo quello che sono, e sono ancora tua figlia."

Le sue labbra tremano e Quinn può vedere che i suoi occhi sono arrossati e le sue guance umide. Inghiotte le proprie lacrime e si concentra per mantenere ferma la voce.

"Mi ci è voluto così tanto tempo per arrivare fin qui; per essere a mio agio con chi sono, con quello che voglio."

"Hai solo diciannove anni," le dice sua madre in tono sommesso, scuotendo la testa. "non sai quello che vuoi. L'anno scorso, volevi essere un'attrice, e ora vuoi laurearti in letteratura."

Quinn ridacchia a quella frase, stringendosi nelle spalle.

"E il prossimo anno, forse, vorrò essere un avvocato," china la testa per guardare sua madre negli occhi, e con voce gentile dice, "ma sarò ancora lesbica."

Judy chiude gli occhi blu, e prende un respiro tremante.

"Non so se posso accettarlo," dice alla fine.

Quinn fa un passo indietro, cercando di inghiottire il groppo che ha in gola in modo da poter respirare.

"Okay," mormora con voce malferma. "Almeno puoi darmi un'ora per fare i bagagli?"

Sua madre spalanca gli occhi, e la guarda incredula.

"Non essere ridicola. Non lascerai questa casa, Quinn. Non sono tuo padre," aggrotta la fronte, asciugandosi gli occhi con delicatezza e sollevando il mento con aria di sfida.

"Posso credere che tu sia confusa adesso, e che stia facendo un errore, ma sei ancora mia figlia e," sbuffa, battendo di nuovo le palpebre mentre il viso è attraversato da un'espressione di pura agonia, "ti ho quasi persa l'anno scorso," riesce a pronunciare con voce roca, "e non voglio più provare una cosa del genere."

Stringe le spalle di Quinn con entrambe le mani, promettendo, "Troveremo un modo di affrontare questo…problema."

Quinn sospira.

"Non è un problema, mamma. Sono io," tenta di nuovo, non apprezza il fatto che sua madre continui a insinuare che la sua sessualità sia qualcosa che può essere sistemato, come il suo naso o il suo peso.

"Non mi piace fare sesso con gli uomini," dice bruscamente.

Sua madre arrossisce e lascia ricadere le mani lungo i fianchi.

"Ti prego non parlare di queste cose, Quinn. Non è educato."

Si volta per prendere di nuovo lo straccio per asciugare i piatti, e Quinn sa che dovrebbe essere sollevata dal fatto che è ancora la benvenuta in questa casa, ma sua madre è così frustrante che prende la parola prima di cambiare idea.

"E allora? Non dobbiamo parlarne mai più? Proprio come non parliamo di Beth."

"Quinn," abbaia sua madre, gettando lo straccio sul bancone e appoggiandovisi. "Questo è il meglio che riesco a fare per adesso," ,a avverte in tono stanco. "Lo capisci?"

Quinn incrocia le braccia sul petto e annuisce, anche se sua madre non la sta guardando.

"Mi dispiace di averti sempre delusa."

Sua madre curva leggermente le spalle, mormorando, "No."

Si allontana dal bancone e si volta verso Quinn con gli occhi pieni di lacrime.

"No, non mi hai delusa," scuote la testa, posando gentilmente la mano sinistra sulla guancia di Quinn.

"Mi hai resa orgogliosa in così tanti modi, Quinnie, ma questo," lascia ricadere la mano e sospira.

"Ne hai passate così tante. Non capisco perché tu voglia scegliere qualcosa che ti renderà la vita ancora più difficile."

"Perché non è una scelta," sente il bisogno di spiegare, anche se accetta che sua madre non capisca. Non è sorpresa che la donna non risponda verbalmente, ma si limiti ad annuire in quel modo distratto che indica che l'ha sentita, ma che non è d'accordo.

Sua madre accarezza l'avambraccio di Quinn per poi prenderla per mano, stringendogliela con decisione, e facendo un sorriso teso.

"Ce la faremo," ripete, e poi la lascia andare, aggiustandosi i capelli con mani tremanti.

"Credo che andrò a stendermi un po'. Ho un leggero mal di testa," spiega, abbandonando la cucina con Quinn ancora lì.

Quinn la guarda mentre si allontana, appoggiandosi al bancone e stringendo il bordo con le mani. Senza dubbio sua madre sta andando di sopra per piangere, e probabilmente tirare fuori una bottiglia di vino dalla sua riserva. Quinn può sentire le lacrime scenderle lungo le guance. È esausta, fisicamente ed emotivamente, e non sa che cosa deve fare.

Ripete la conversazione nella propria mente, rivedendola con lentezza, e si accorge di essere ancora viva. Ha rivelato la propria sessualità a sua madre, e non sta facendo i bagagli o cercando un posto dove vivere. Sua madre potrà anche essere turbata e delusa e forse perfino arrabbiata, ma pensa ancora che Quinn sia sua figlia—vuole ancora che rimanga.

Si sente inondata di sollievo, e prende un profondo respiro, esalando ogni falsa pretesa. Sorride, poi scoppia a ridere perchè si sente bene. Si sente libera. Il futuro si stende davanti a lei, perfettamente bianco, come una pagina vuota che aspetta di essere riempita con nuove possibilità, e conclusa con il suo lieto dine. Ma oggi—oggi è dove il suo libro inizia.

xox

Note del traduttore: "Rachel, sono gay."(...) "Nel senso…estremamente felice,"; 'gay' in inglese è un modo un po' arcaico di dire 'gioioso'.

San Giuda: si riferisce a Giuda Taddeo, uno degli apostoli. Viene invocato nei casi disperati.

 

  
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