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Autore: Leena    19/07/2008    4 recensioni
Cosa succederebbe se una mattina tornando a casa scoprissi una cosa che ti inducesse a scappare lontano?(Long Fiction sui Cinema Bizarre)
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Strify, Yu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Swear

I Swear

Tell me where it hurts

Tell me where it hurts
to hell with everybody else
All I care about is you and that's the truth
They don't love me; I can tell
But you do, so they can go to hell

Passò mezz’ora immobile nella vasca.

Quel bagno era l’unica cosa bella delle ultime ventiquattro ore.

L’acqua calda lambiva il suo corpo.

Gli bagnava i capelli.

Lo rilassava.

Prese un profondo respiro e scivolò sotto l’acqua.

Rimase così per quasi un minuto, ascoltando i rumori ovattati che gli giungevano dall’esterno.

Riemerse quando sentì i polmoni gridare e bruciare per la mancanza di ossigeno.

Si mise a sedere dentro la vasca, cingendosi le ginocchia e stringendole al corpo.

Appoggiò il capo biondo alle braccia e rimase così, in attesa, finché l’acqua non divenne tiepida.

From lashes to ashes
And from lust to dust
In your sweetest torment
I'm lost
And no heaven can help us
Ready, willing and able
To lose it all
For a kiss so fatal
And so worn

*******

Fu Kiro ad accorgersi che doveva essere successo qualcosa.

Il viso di Yu aveva cambiato improvvisamente colore e un sorriso contento gli era spuntato sulla faccia, seria fino a quel momento.

Con un gesto attirò l’attenzione degli altri due e attesero che Yu li raggiungesse.

“Allora?” domandò senza troppi preamboli Luminor.

“Mi ha mandato un messaggio, so dove si trova, ma vuole parlare da solo con me”

I tre si scambiarono un’occhiata.

“Vedi di convincerlo a tornare e non di dargli altri motivi per scappare”

Shin, l’ammonitore del gruppo.

Gli calzava a pennello quel nomignolo.

Era Strify a chiamarlo così.

Yu alzò gli occhi al cielo, spazientito, ne aveva abbastanza.

Aveva capito che era tutta colpa sua, ma avrebbe rimediato, fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto in tutta la sua vita.

Shin stava riprendendo a parlare, quando lo zittì.

“Shin, per quanto ti sembri impossibile, sono un essere pensate anche io, quindi piantala di trattarmi come un bambino. Vado, gli parlo e lo convinco a tornare. Punto fine”

Non diede tempo a nessuno di ribattere.

Girò su se stesso e si diresse verso il taxi più vicino.

“Ecco e noi ora che ci facciamo qua?”

Era una domanda a voce alta, ma Kiro la rivolse praticamente a se stesso.

“Già cosa ci fai qua? Ti rendi conto del casino che hai combinato? Non ti senti uno schifo? Non ti viene voglia di prenderti a calci? Se la risposta alle ultime tre domande è affermativa, fatti un esame di coscienza e sentiti uno schifo fino alla fine dei tuoi giorni”

Kiro si allontanò da Luminor e Shin, dirigendosi di corsa verso i bagni.

Appena in tempo.

Vomitò quel poco che era riuscito a mangiare nell’arco della giornata.

Rimase nel bagno appoggiato al muro, mentre le lacrime solcavano il suo viso infantile.

****

“Al Ritz, il più velocemente possibile”

Il Francese di Yu era pessimo, ma almeno bastava per farsi capire.

“A Strify piace il francese, ma non gli è mai passato per la testa di studiarlo”

Quel fugace pensiero completamente fuori luogo lo stupì e lo colse di sorpresa.

L’ombra di un sorriso gli apparve sul viso.

Avrebbe risolto tutto.

Fosse l’ultima cosa utile della sua vita.

Avrebbe salvato Strify.

E non lo avrebbe mai più lasciato.

Il sorriso si accentuò.

“Finalmente l’ho capito. Ho capito quanto ti amo piccola peste bionda”

*****

Decise di alzarsi dalla vasca quando ormai l’acqua era fredda.

Si diresse nudo a prendere l’accappatoio.

Bianco e morbidissimo.

Vi si avvolse dentro, desideroso di un po’ di calore.

Lo specchio enorme del bagno attirò la sua attenzione.

Si specchiò.

“Non hai una bella cera lo sai?”

Parlò a voce alta.

Il suono della sua voce lo stupì.

Aveva passato tutto il giorno praticamente muto, escluse poche interazioni sociali.

La stanchezza era sparita dal suo corpo, ma la sensazione mentale di oppressione era rimasta.

Uscì a passo di marcia dalla stanza per frugare nuovamente nei suoi vestiti.

Trovò il portafoglio e da una taschina interna estrasse una lametta.

La guardò luccicare leggermente.

Era la “sua” lametta.

Quella che gli aveva procurato la maggior parte dei tagli.

Quella che aveva deciso di non usare più.

Quella che aveva conservato, in ricordo dei tempi bui.

Quella che ora voleva a tutti i costi usare.

Quella che ora aveva bisogno di usare.

La rigirò tra le dita snelle.

Il ricordo dei tagli sul suo corpo.

Yu che gli diceva di non farlo.

Yu che gli diceva di non farlo più, che lui avrebbe sistemato tutto.

“Già. Ho visto come hai sistemato tutto Yu”

Guardò nuovamente la lametta luccicante.

“E chissenefrega delle condizioni igieniche”

Si diresse nuovamente in bagno.

Una lacrima di rabbia scese lungo il viso.

Si inginocchiò vicino alla vasca.

Un’altra lacrima si unì alla caduta.

Allungò il braccio esile sopra la vasca.

Strinse i denti, come aveva sempre fatto.

Avvicinò la lametta alla pelle.

Il momento in cui tagliava era quello che aspettava e quello che temeva.

Ma era quello, il dolore fisico, a riportarlo alla realtà.

Così stava meglio.

La lametta era appoggiata alla pelle bianca.

Con un ultimo sospiro affondò la lama.

Trasalì, quando sentì il dolore colpirlo e andare direttamente al cervello.

Le lacrime ormai sgorgavano libere e selvagge.

Il sangue sgorgò, lento, poco, gocciolò sul candore della vasca da bagno e scivolò nello scarico.

Strify guardò quell’immagine, a lui così familiare, in modo quasi ipnotico.

“Ecco, di nuovo, l’ho fatto di nuovo”

Appoggiò la mano sana sul taglio.

“Sei un genio, ti sei dimenticato di prendere qualcosa per tamponare”

Riuscì ad afferrare la carta igienica.

Mentre si tamponava il taglio gli cadde l’occhio sulla lametta.

Era sporca, come lo era stata molte altre volte.

Decise di non usarla mai più.

Si alzò intenzionato a chiamare il servizio in camera.

Ora che aveva la mente un po’ più lucida, si rese conto di avere una fame animalesca.

Il taglio gli pulsava sul braccio.

Era il suo pulsare lento e ritmico a tenerlo legato alla realtà.

*****

Yu arrivò davanti al Ritz sotto un diluvio.

Imprecò mentalmente contro la pioggia e si diresse all’interno.

Il suo unico pensiero era Strify.

Era così vicino che poteva sentirne l’odore.

Si girò, convinto di trovarselo vicino.

Era solamente un ragazzo che aveva lo stesso profumo di Strify.

Sospirando e dandosi mentalmente dell’imbecille effeminato si diresse verso la reception.

Sorrise compiacente alla giovane ragazza dietro al banco.

“Mi aspettano alla stanza 1241”.

*****

Strify si rese conto troppo tardi di non avere vestiti con se.

“Ribadisco, sei un genio”

Non aveva alcuna intenzione di rimettersi quelli sporchi del giorno prima e decise di rimanere solo con l’accappatoio addosso.

Si era appena deciso a ordinare la cena in camera, quando bussarono alla porta.

Si bloccò, nel centro della stanza, pallido, il cuore che batteva a mille.

“Ci siamo”

Le mani cominciarono a tremargli.

“Strify contegno per favore”

“Chi è?”

******

“Chi è?”

La sua voce.

Era proprio la voce di Strify.

Il cuore di Yu aumentò di cento battiti nel giro di un secondo.

“Sono io Seb”

*****

“Sono io Seb”

Tremò sentendo la voce dall’altra parte.

Prese un respiro profondo, mentre la ferita continuava a pulsargli.

Appoggiò la mano sulla maniglia ed aprì.

Wer zu Lebzeit gut auf Erden
wird nach dem Tod ein Engel werden
den Blick gen Himmel fragst du dann
warum man sie nicht sehen kann

Erst wenn die Wolken schlafengehn
kann man uns am Himmel sehn
wir haben Angst und sind allein

Gott weiß ich will kein Engel sein

NdA velocissimooooooo: perdonate l'attesa, per i ringraziamenti al prossimo Chap promesso ;)

Allora canzoni del chap:

-Tell me where it hurts –Garbage-

-Heartache Every moment- HIM-

-Engel- Rammstein-

Traduzione Engel:

Chi in vita è buono sulla terra
dopo la morte diventerà un angelo
Con lo sguardo verso il cielo ti chiedi
perché non si possono vedere

Solo quando le nuvole vanno a dormire
ci si può vedere nel cielo
abbiamo paura e siamo soli

Dio sa che non voglio essere un angelo

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