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Autore: Kveykva    26/04/2014    2 recensioni
Eragon č nelle terre oltreconfine, Arya in Alagaesia quando arriva una notizia sconcertante: degli elfi hanno trovato un incantesimo in grado di risanare Vroengard dai suoi gas nocivi, e sarą presto pronta per allenare i nuovi cavalieri e i nuovi draghi. Quindi se Eragon tornerą in Alagaesia come sarą la sua vita con Arya? Cosa nascerą fra loro?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon, Fģrnen, Saphira | Coppie: Eragon/Arya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Arya era andata dagli elfi a parlare, mentre Eragon e Saphira stavano passeggiando per l'isola.
Erano passati tre giorni da quando erano arrivati e non avevano smesso di stupirsi.
Innanzitutto, l'arrivo a Vroengard era stato il doppio pił piacevole fiancheggiato da Arya.
L'elfa era riuscita a raggiungerli mezz'ora prima del loro atterraggio.
Era stato come vedere arrivare un raggio di sole nel mezzo della tempesta, una piscina d'acqua in mezzo al deserto.
Purtroppo Arya aveva risentito del viaggio stremato, e anche Firnen. Eragon e Saphira avevano viaggiato non velocemente, di certo non come l'ultima volta che erano andati a Vroengard; la regina e il suo drago invece avevano volato velocissimi per tentare di raggiungerli, e pensare che avevano un distacco di quattro-cinque ore.
Quando l'aveva vista aveva capito davvero cosa voleva dire amare.
Eragon era ancora meravigliato dai cambiamenti dell'antica Cittą dei Draghi: era completamente cambiata.
O meglio, l'isola era rimasta uguale, ma tutto ció che prima la usurpava e la peggiorava era stato estirpato.
Il veleno non c'era pił, e l'aria era non solo pił leggera, ma di una tonalitą violetta, e nemmeno gli elfi sapevano spiegarsi; di certo, peró, non era nociva e se doveva esser viola, che viola fosse.
-E gli alberi? Rinati!- gli disse Saphira.
Eragon annuģ. La vegetazione ora, era rigogliosa: gli alberi scuri, spettrali che prima ornavano gran parte dell'isola erano di un verde acceso, con germogli che spuntavano qua e lą. Ovviamente c'erano alberi o arbusti che, troppo impregnati di veleno, non erano riusciti a rinascere come gli altri. Ma per fortuna, erano molto pochi.
-Ora tocca a noi Saphira, raggiungiamo Arya e gli altri e cominciamo il lavoro- disse Eragon, alludendo ovviamente al compito che li aspettava.
Salģ su Saphira, e in pochi minuti arrivó in uno spiazzo erboso, il quale l'ultima volta non era riuscito a vedere.
Atterrarono, attirandosi gli sguardi di tutti. Ma lui fissava solamente Arya, che contraccambió il suo sguardo, e sorrise. 
-Bene, Shurtugal. - cominció Raesel possiamo cominciare?
Raesel era un elfo molto schivo, come tutti gli altri. 
Ma aveva una strana luce negli occhi. Eragon non capiva il perchč, ma ogni volta che lo guardava si sentiva sprofondare in quegli occhi erano neri. 
Neri come un pozzo senza fine. 
Si sentiva risucchiato se lo guardava troppo a fondo.
-Siamo qui per questo-, disse lui chinando la testa.
Raesel lo fissó a lungo. 
Quasi volesse carpirgli l'anima. 
Forse era solo una sua impressione, ma quello sguardo emanava odio. 
La voce non era cristallina come quella degli altri elfi, ma pił scura. Una voce dura, fredda.
-Abbiamo rilevato sei forme animali sull'isola. 
Un paio delle quali sappiamo che hai gią incontrato. 
Vorremmo che partissi da quelle.-
Eragon ricordava benissimo gli animali dell'isola: si ricordava quelle rane toro, che avevano una sporgenza a funzione di lampada.
Quegli strani uccelli-ombra: avevano la testa nera, ovale, da cui spuntavano larghi ciuffi di piume arruffate. Nessuna profonditą. 
Gli vennero in mente quei bruchi bianchi, che emettevano un suono da accapponare la pelle.
Si ricordava perfettamente le parole di Glaedr:
"Non dovrebbero esistere".
Ed infine le snalglģ, delle lumache enormi, provviste di guscio.
E con quelle facevano gią quattro specie.
E le altre due?
Riferģ la domanda a Manuelģ stavolta. Non voleva riguardare in quegli occhi, negli occhi di Raesel.
-Abbiamo trovato dei rettili: sono verde scuro e viola quasi nero, sono coperti da uno strato viscido, che č corrosivo al massimo. Basta toccarlo per perdere un dito. Non ci siamo potuti avvicinare di pił, ma come dimensioni possiamo dire che non sono pił grandi di un cane di media statura.
Le abbiamo chiamate Sliserer, almeno per classificarle.
Eragon non era ne' intimoriti ne' impaurito: strada facendo avrebbe trovato una soluzione.
L'ultima specie era invece abbastanza preoccupante: il veleno aveva fuso due specie di animali.
La prima era un simil ragno: avevano un corpo peloso, a forma di rombo, mentre le zampe erano sottilissime, alte e lunghe e completamente rivestite di uncini aguzzi che se toccati emettevano veleno.
Si chiamavo Talesn, come li avevano battezzati gli elfi.
L'altra specie era difficile da definire: si poteva chiamare 'razza dei serpenti' ma non erano propriamente serpenti.
Erano ricoperte da scaglie durissime, rosso acceso.
Un elemento a loro favore, pensó Eragon, visto che anche nel buio sarebbero rimasti riconoscibili.
Velocissimi, erano in grado di colpire ancor prima di sentirli arrivare. 
Nella loro bocca non c'era veleno, ma i loro denti erano affilati pił di Brisingr.
Erano stati battezzati Frisiel. 
-Queste due razze vivevano in territori vicini- cominció Manuelģ - probabilmente, vivendo cosģ a stretto contatto, il veleno a fuso le due razze insieme. Anche se mi sembra improbabile che vivessero cosģ vicini da poter essere legati assieme. Qualunque cosa sia successa, ora il corpo dei Frisiel č diviso a metą, e letteralmente attaccato al rombo centrale dei Talesn, il loro corpo.
Questa unione puó rappresentare un vantaggio e uno svantaggio: ovviamente dovremo annientare due razze invece che una.
Peró i nemici saremo di meno: avremo due razze in una. Due nemici condensati in uno.
Capite? Se ne uccidiamo uno ne uccideremo due.
Io direi di lasciarli per ultimi. 
Eragon tu andrai con Arya e comincerai con le rane, poi i draghi andranno dalle snalglģ ed infine andrete dagli uccelli-ombra.
Se il compito sarą portato a termine, penseremo alle altre due razze. 
Ovviamente ti abbiamo chiamato per dirci come contrastarle, dato che siamo sicuro che tu, Eragon Ammazzaspettri, lo sappia-  e lanció ad Eragon uno sguardo supponente. Raesel trattenne un risolino, convinto di aver messo in ombra il Cavaliere. 
Eragon non fece una piega:
-Lo faró di sicuro. Sono certo che saprete apprenderle, come ogni elfo dovrebbe fare.
Concluse con un sorrisetto, il quale invece era sparito dalla faccia di Raesel.
Dietro sentģ Arya che rideva spensierata, lasciando tutti di stucco.
-Forza, mettiamoci al lavoro- e prese Eragon per un braccio e lo portó verso i loro primi nemici.
Cominciarono ad addentrarsi nell'isola.
-Ma che ti salta in mente?- disse a Eragon ancora ridendo.
-Be, io...insomma..- borbottó lui.
Era ancora confusa dal comportamento di Arya, sembrava...rinata, esattamente come l'isola, ed ai suoi occhi era la cosa pił bella che avesse mai visto.
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Il primo compito era concluso. 
Le rane toro erano state eliminate senza problemi. 
Erano animali non aggressivi, l'unica loro 'arma' era la protuberanza luminosa che attirava le loro prede.
Eragon era confuso: gli era bastato solamente entrare nella mente di quegli animali, immobilizzarla e pronunciare una delle parole di morte. E quelle erano subito cadute.
Arya era strabiliata quanto lui: Manuelģ e Raesel erano due maghi esperti, sarebbe bastato loro fare come avevano appena fatto loro. Avrebbero gią potuto eliminare tutte le specie animali sull'isola.
-Qualcosa non torna - diede voce ai suoi pensieri Eragon.
Senza bisogno di spiegazioni Arya aveva gią capito.
-Gli sarebbero bastati due minuti. Ma non l'hanno fatto e ci hanno chiamato sull'isola per uccidere qualche insignificante rana. 
E poi quel Raesel ha qualcosa che non mi piace...
-Questa č tutta suggestione Eragon: lui č un elfo che vive ad Ellesmera da secoli. Ci fidiamo tutti di lui.
Ma concordo con te sul fatto delle rane..
Eragon lasció cadere il discorso. Non aveva senso arrovellarsi su cose che non poteva capire. Ma avrebbe scoperto.
-Saphira? Firnen? Avete finito con le snalglģ?- domandó lui mentalmente .
-Si, e abbiamo anche gią cenato!- gli rispose lei, la quale gli invió tutti i dettagli e la povera fine delle lumache giganti. Il pasto prediletto dai draghi.
Comunicó ad Arya cosa aveva appena saputo. Lei fece un sorriso.
-Sono felice di essere qui - disse sottovoce, mentre camminavano.
Arya rare volte dimostrava il suo affetto, o men che meno mostrava le sue emozioni.
Ora l'aveva fatto. Ed era felice.
Eragon la bació. Non poteva andare meglio.
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Arya ed Eragon ora erano davanti alla rocca di Kuthian e stavano parlando con i due elfi.
-Questo č l'incantesimo - disse Eragon, finito di recitarlo.
- Purtroppo gli Svinv (nome elfico che indicava i bruchi bianchi) sono sparsi.
E non sappiamo quanti ce ne siano. Ne abbiamo contati una trentina ma potrebero essercene altri. Chiediamo se i due draghi possano venire con noi. Potrebbero darci manforte in caso di attacco.
-Attacco ...di un bruco? - domandó sorpreso Eragon
L'elfo, per la prima volta, sembrava essere a corto di parole.
-Potrebbero...riservarci sorprese - disse, ma Arya, Eragon e i due draghi non erano affatto convinti.
-Vuoi andarci?- chiese mentalmente a Saphira
-Non mi fido di lui- e gli invió l'immagine di Raesel - ma non siamo pił cuccioli. Staró ben attenta.
-Va bene, i draghi hanno acconsentito ad accompagnarvi.
Sul volto di Raesel comparve un ghigno trionfante, mentre Maneulģ annuiva.
-Vi ringraziamo- fece una pausa 
-La posizione degli uccelli-ombra č la seguente: stimando che sono una decina, circa la metą si trova ad est e l'altra metą a nord.
Noi saremo a sud. A dopo- chinó la testa, e se ne andó.
Eragon guardó Arya. 
Se lei era decisa ad andare, lui sarebbe stato con lei.
Negli occhi dell'elfa vide solo determinazione, e si incamminarono ben sapendo che avrebbero dovuto dividersi ad un certo punto.

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Camminavano ormai da un'oretta ed Eragon sperava che il momento non arrivasse mai, ma ad un certo punto la regina si fermó. 
-Io vado di lą - indicó il nord Arya,- 
 ci vediamo qui fra due ore.
- Dobbiamo proprio dividerci? - disse Eragon in un tono cosģ malinconico da sembrare comico, mettendo il broncio.
Arya gli si avvicinó e gli sorrise, posandogli una mano sulla guancia.
-Vai- sussurró.
Eragon, pur a malincuore, si incamminó.
Dopo un'altra ora di cammino, trascorsa a parlare mentalmente con Saphira, la quale stava a sua volta camminando, arrivó alla sua meta.
Manuelģ gli aveva descritto che sarebbe dovuto arrivare ad un pianoro poco prima delle due colline Seliem.
Era arrivato.
Come da descrizione, il covo degli uccelli-ombra era esattamente lģ: uno degli alberi a destra delle Seliem. In effetti, grazie alla sua vista pił che perfetta, individuó subito il nido: si trovava sul ramo pił alto di un albero verde scuro, col tronco di legno chiaro.
Si stava avvicinando, quando un ringhio fortissimo gli attraversó la testa:
-Eragon! Ci attaccano!!-
Era Saphira!
-Cosa sta succedendo? Chi?
-I Ra'zac stanno invadendo l'isola e stanno entrando da sud! Ci hanno separati!
Eragon capģ in un istante.
I due elfi li avevano fatti separare tutti e quattro, ma soprattutto i draghi dai cavalieri.
Il potere di entrambi diminuisce se non si č vicini.
Ecco perchč Raesel e Manuelģ volevano i draghi con loro!
Li avevano traditi!
Eragon pensó subito ad Arya, e si mise a correre pił veloce del vento. 
-Corri Eragon- disse con voce tombale Saphira.
-Qui ci ammazzano.- 




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Chiedo pietą per il ritardo, ma come al solito super impegnata.
Nuovi personaggi...ditemi la vostra!
Un saluto a tutti! 
Kveykva
  
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