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Autore: AngyHufflepluffLewis    26/04/2014    3 recensioni
Katniss e Peeta stanno andando a casa di Finnick e Annie, nel distretto 4. Lei ha appena partorito e, Finnick vuole condividere con gli innamorati sventurati la felicità del momento. Finnick non è morto(è un modo per autoconvincermi che non è mai successo niente di simile), e vive in una piccola casetta di fronte al mare insieme a Annie e al nascituro. Katniss è afflitta da un problema però, che riguarda proprio i bambini e che la farà riflettere su una decisione importante che potrebbe cambiarla del tutto. Una decisione già stata presa da Katniss, che si ritrova a pensare se sia veramente giusta o no, per lei e soprattutto per Peeta.
Questo é solo l'inizio della storia. Dato che ha avuto abbastanza "profitto" scriverla, ho deciso di non fermarmi solo a pochi capitoli, ma di continuarla.
P.s: Ho dovuto cambiare il rating, ma non é niente di scandaloso :)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Katniss POV
Si, ho visto. Ho visto quello che mi aspettavo di vedere. Chi può non amare Peeta? Chi si lascerebbe sfuggire una persona così buona, così meravigliosa. Solo io. No, non provo odio, affatto. Non per Annie almeno. So che è stato un istinto quello di abbracciare Peeta, si vedeva nei suoi occhi che non era programmato. Lui. Le sue braccia forti e possenti, ma allo stesso tempo delicate, che mi fanno sentire protetta. Cosa devo dire? Magari doveva succedere. Forse è anche meglio per lui abbandonarmi, per non soffrire più. Io non me la merito la sua gentilezza, il suo amore… Forse è stanco di andare dietro ad una persona come me. Non lo biasimo per questo, anzi, anche io sarei stanca. Mi chiedo, quando avrebbe avuto il coraggio di dirmelo? Se io non lo avessi visto abbracciare fortemente Annie, come avrebbe fatto a dirmi: “No, basta. Con te non ci sto più”. Che frase forte. Molto dolorosa per un cuore solo. Un cuore che nonostante il mare di emozioni sgradevoli vissute nel tempo, ancora cerca l’amore e ancora ama. In parte è per lui tutto questo. Lui mi ha salvato da quel pozzo buio chiamato tristezza, che però, riemerge come per magia adesso. Come se non se ne fosse mai andato.                                                                   
“Rifletti, Katniss. Era un abbraccio, forse stai esagerando” mi dice una voce.                          
“Sempre colpa mia giusto?” le rispondo io. Non mi sembra molto sano rispondere a me stessa, ma non ci faccio caso. Molto simile a Prim questa voce, ma non ci faccio caso. Non ci faccio caso. Magari è questo il problema principale. Io non faccio caso a troppe cose. I dettagli, di cui Peeta è sempre consapevole. “Fantastico” penso. Mi fa proprio bene trovare altre cose negative in me. Forse dovrei farne una lista, anzi un libro, così per ricordarmeli. Tutto questo mi fa solo venir da piangere. Sono solo una ragazza disperata, e ho perso la mia consolazione. Peeta, lui è la mia consolazione. Il suo nome rimbomba come un eco nella mia testa, e solo adesso mi rendo conto di quanto mi manca il suo essere sempre al mio fianco. Il suo capire ogni mio dubbio e il suo modo consapevole di risolverlo. “Era solo un abbraccio” mi dice di nuovo quella voce. Ma perché non ha abbracciato me? Perché non ha cercato me?                                                                      
Basta. Non voglio più pensarci. Lui ha deciso di abbandonarmi. Anche io decido di abbandonare me stessa.                                                                                                                               
Sono ancora seduta sulla spiaggia. Dopo che Finnick se ne è andato da Annie, e dopo che ho visto quello che mi ha distrutto, sono tornata nello stesso posto di prima. Scorgo una barca sotto lo scoglio in cui sono seduta. Rossa e gialla. Molto carina, mi rassicura e dà un’idea di pace. Già, pace. Ho proprio bisogno di tranquillità. Decido di imbarcarmi in essa, anche se so nel profondo che non è una buona idea. Che ore sono? Non ne ho idea. Per me sembrano essere passati giorni, anzi settimane, dall’ultima volta in cui ho parlato con Peeta. L’acqua salata mi fa bruciare la pelle scoperta, soprattutto le braccia spellate. Comincio a remare, con molta difficoltà date le onde alte. Forse allontanarmi da tutto placherà ciò che sento. Credo stia per cominciare a piovere. Sto cominciando a pensare che non sia una buona idea questo, e ne ho la conferma quando la forza del mare mi spezza il remo. Mi volto e vedo a mala pena la casetta di Finnick e Annie.  Questo vuol dire che sono troppo lontana per chiedere aiuto. Ormai sono bagnata fradicia, e i vestiti mi si appiccicano sul corpo come una pellicola. Le onde si fanno sempre più forti ed aggressive. Sono spacciata. La barca si ribalta completamente, facendomi finire in acqua. Bevo acqua salata, che mi irrita la gola formando anche delle piaghe sul palato. Mi sembra di essere tornata sull’arena. “Tic Tac”. Ormai questa non sembra un’allusione ma più il suono di un orologio immaginario che sta contando gli ultimi minuti del mio stare su questa terra. Vengo sballottata di qua e di lá come una bambola di pezza, e cerco disperatamente di respirare. “Tic tac”.                                                                                        
Ultimo pensiero? Peeta.                                                                                                                
Ultima sensazione? Due braccia che mi prendono per la vita.                    
Peeta POV
Ora la vedo, lì sdraiata nel nostro letto, così candida e pacifica. Ho avuto paura, ho temuto il peggio. Perché lo ha fatto? Cosa le è mai passato per quella testa? Io dovevo essere lì con lei a proteggerla. E invece, ero troppo cieco per vedere che lei stava soffrendo.                         
-Il dottore dice che l’ho salvata per un pelo, e che crede che si sveglierà fra poco- dice Finnick appena entra. Si mette affianco ad Annie e la circonda per le braccia. Sono ancora restio a capire le sue vere intenzioni, ma non voglio pensarci. Adesso tutti i miei pensieri devono essere rivolti a Katniss, e soltanto a lei. E poi dovrei essergli grato per quello che ha fatto. Io ero in barca con lui, ma non so nuotare, almeno non così perfettamente. Finnick conosce come il palmo della mano il mare davanti al suo distretto, tanto che ha individuato velocemente dove si trovava Katniss. All’inizio credevo avesse solo una vista più acuta della mia, poi però lui mi ha spiegato un’insieme di coordinate e maree che portavano esattamente in quel punto. Il dottore ha ragione: se non ci fosse stato lui, tutto sarebbe diverso. Magari mi ritroverei una Katniss ormai inerme, senza vita. Al solo pensiero mi viene un conato di vomito, che reprimo velocemente. Devo essere forte per lei. Solo per lei.                                                                                                                          
-Perché crede? Non è sicuro?- domando io, con una nota di panico nella voce.                                      
-Non gli è dato sapere precisamente se si sveglierà o no. Dice che dipende solo da lei. L’unica cosa che possiamo fare è dare tempo al tempo, ed aspettare- risponde Finnick. È affranto, ma cerca di farsi vedere forte per Annie. Queste situazioni la turbano molto, si vede da come si tortura le unghie mangiandole a sangue. Nessuno però in questa stanza può mai capire quale dolore stia affrontando. Le tengo la mano, ancora ruvida e fredda. Non mi muoverò da qui, finché non si sveglierà. Perché lei si sveglierà. Punto.                       
-Vado a controllare Elias- dice Annie debolmente. Finnick fa per accompagnarla, ma poi le sussurra di aspettarlo. Mi da una pacca sulla spalla e mi dice:                                              
-Tranquillo, lei è una ragazza forte. Johanna mi ha chiamato. Mi ha detto che arriverà appena può. Era giá programmato che venisse, per vedere Elias. Adesso però c’è un altro motivo, no?-                                                                                                                     
Annuisco. Non voglio più che stia qui, ma non lo caccio. Insomma, sarebbe contrario a ciò che sono rispondere in modo brusco. Alla fine se ne va da solo, e io rimango finalmente solo, con Katniss. Le stringo di più la mano, disegnando cerchi concentrici col pollice.             
-Resto, ok?. Ti amo- sussurro impercettibilmente. Pochi minuti, e dalla stanchezza non riesco più a tenere gli occhi aperti. Mi accascio nella sedia, con ancora la sua mano nella mia.
  
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