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Autore: CainxAbel    26/04/2014    2 recensioni
Non è una scuola, ma un manicomio. Non è una scuola, ma l'inferno. Per me la Shinsengumi High school sembrava questo, fin quando mi chiesi se dei bellissimi occhi potessero farmi cambiare idea. No, questa non è la cronaca di un'asociale, ma non ho chiesto io di studiare qui, nel top del top dell'istruzione, come dicono.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Hajime Saitou, Heisuke Todou, Nuovo personaggio, Souji Okita, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
QUANTO LA ODIO

Mia madre era al settimo cielo all’idea di potermi mandare in una scuola privata. Non faceva altro che riempirmi le orecchie con chiacchiere: la divisa, i bei ragazzi che avrei conosciuto, l’impegno con cui avrei dovuto affrontare gli studi per tenere alto “l’onore” della famiglia. Mio padre sottolineava quest’ultimo aspetto, ma nessuno pensava a me. Ridevo amaramente all’idea che sarei stata scaricata in una scuola per rimanerci così a lungo che forse avrei dimenticato i fantastici periodi di nullafacenza a casa. Che cosa dovevo dire? Buona fortuna. Nessuno me l’aveva detto, quando mi mandarono alla Shinsengumi High school, il top del top dell’istruzione. Stare alla larga da zie benestanti e generose, mi promisi, quando quella mattina scesi dall’auto dei miei genitori. Era già bianca, ma se avesse avuto un cuore, sarebbe impallidita di fronte alle limousine di tutti i riccastri che frequentavano quella scuola. Erano tutti altezzosi, rigidi e impettiti, con le labbra serrate in una smorfia, come se avessero la puzza sotto il naso. Guardai a terra.
“Vi odio ancora prima di conoscervi” farfugliai, chiudendo rumorosamente la portiera di quell’auto sgangherata. I miei mi salutarono, senza troppe storie. Avevano dovuto pagare un bel po’ per sbarazzarsi in modo legale della loro figlia. Mi guardai attorno. Quasi tutti avevano l’aria di conoscersi e non sembravano sacchi di patate nelle loro divise scolastiche di un sobrio nero. Sul colletto, che fossero divise femminili o maschili,avevano un ricamo dorato, che rappresentava la lealtà, il simbolo della Shinsengumi. Con le mani cercai di abbassarmi la gonna. Mi sembrava troppo corta e troppo femminile per me che ero un ragazzo mancato. Avevo con me il necessario per vivere, anzi per sopravvivere, come un lettore mp3, per isolarmi mentalmente dai discorsi inutili che non sarebbero mancati, lo sapevo. Mi guardai ancora intorno, quasi come se sperassi che quella folla in qualche modo si muovesse.
“ Secondo te cosa dirà il preside?”
“Mostrate il vostro spirito guerriero, quanto ci scommettiamo?”
“Quello è scontato”
Due ragazze parlottarono tra loro e io non colsi le altre parole. Cercai di non farmi notare, ma non fu difficile. Dopotutto erano tutti presi dalle proprie conversazioni. Chiare risate maschili presto giunsero alle mie orecchie.
“Stai scherzando, Chizuru-chan? Sta’ tranquilla, quest’anno faremo i bravi. Non devi preoccuparti per noi”
“ Detto da uno che saltella sul palco, non mi fiderei”.
“Almeno ho le ossa forti, a differenza di un certo nanetto qui”
“Chi hai chiamato nanetto?”
I due ragazzi parlavano ad alta voce, soprattutto quello che aveva pronunciato quelle ultime parole. Mi voltai di scatto, quasi come se avessero chiamato me.
“ Su, ragazzi. Ho capito che farete i bravi. Di voi mi fido”
La studentessa che l’aveva detto non attirava subito l’attenzione se non con la sua voce dolce . Aveva un aspetto quasi dimesso con i capelli castano scuro raccolti in una semplice coda, il viso acqua e sapone e grandi occhi color nocciola. Chizuru Yukimura: non avrei dimenticato facilmente quel nome e  cognome. In quel momento non sapevo nemmeno il suo cognome e in fondo non m'importava. Aveva solo la gran fortuna di essere ben inserita nell’ambiente scolastico e di sorridere spesso. Anche se non mostrava i denti, quando sorrideva, era un sorriso sincero. Per quanto mi riguardava, era già una gran fatica sollevare gli angoli della bocca in una specie di smorfia. Cosa dovevo dire? Dopo essermi voltata rapidamente, cercai di non incontrare lo sguardo di nessuno. Non dovevo preoccuparmi, mi ripetei, nessuno mi conosceva. Qualcosa iniziò a muoversi qualche minuto dopo. C’era il discorso del preside ad aspettarci. Mi limitai a seguire la massa di studenti ed ebbi già un primo modo per conoscere gli ambienti di quella scuola: ampi, con lunghissimi corridoi che parevano interminabili. A suo modo voleva essere accogliente. In ogni caso non avevo chiesto di andare a studiare lì. Quando arrivai all’aula magna, mi sedetti al primo posto che individuai, senza badare se qualcuno si sedeva accanto a me o meno. Non molto lontano, c’era Chizuru: stava sussurrando qualcosa ai due ragazzi di prima e loro ridevano di gusto. Stranamente mi sentii irritata, ma anche tesa. Vidi altri studenti occupare il posto e non molto lontano da Chizuru si sedettero una ragazza con i capelli rosa acceso, un'altra con i lunghi capelli arancione e fermagli a forma di fiocco di neve. Non vidi bene i loro volti. Un tipo paffuto, un’autentica montagna di lardo, si piazzò proprio accanto a me. Un suo enorme braccio mi costrinse a trattenere il respiro. Mi sentii quasi soffocare e non vidi chi altro si era seduto vicino a me. Non m'importava. Quando l’aula magna si riempì, il preside fece il suo ingresso, oserei dire trionfale, a giudicare dallo scroscio di applausi che udii prima ancora che  potesse parlare. Cosa dovrei riportare del suo discorso, esclusi i benvenuti calorosi che riservò agli studenti e gli altrettanto calorosi auguri per un buon anno scolastico?
“Mostrate il vostro spirito guerriero”: le studentesse che avevano scommesso su quella frase non sbagliarono. Il preside, un certo Isami Kondou, aveva davvero un’aria da guerriero, ma allo stesso tempo era rassicurante e sorrideva spesso, altro che quella specie di mummia della scuola che frequentavo prima! Mi augurai che in qualche modo fosse un buon segno. Presto il preside presentò anche il corpo docenti. Uno degli insegnanti più giovani era Hijikata Toshizou, che avrebbe insegnato storia. Era alto e aveva i capelli neri e uno sguardo che incuteva un po’ di timore reverenziale ( almeno secondo me). Lanciai una rapida occhiata intorno a me: anche con la visuale parzialmente ostacolata, riuscii rendermi conto di come Chizuru lo fissasse con adorazione. Non so perché, ma sorrisi. A insegnare letteratura ci sarebbe stato Chikage Kazama. Udii un bisbigliare confuso: si vociferava che fosse un demone, a giudicare dai voti spietatamente bassi che metteva. Deglutii rumorosamente: era una fortuna che non insegnasse matematica o biologia, materie in cui ero decisamente poco portata. A quelle ci avrebbe pensato Sannan Keisuke, con quella sua aria da scienziato ( portava, infatti, grandi occhiali tondi e sembrava studiare con il suo sguardo qualsiasi cosa davanti a sé). Sempre dalle voci ( non molto confortanti tra l’altro), era emerso che qualche anno prima aveva insegnato un certo dottor Stein quelle materie. Era un pazzo, dicevano, che amava gli esperimenti, ma soprattutto sezionare. Perché mi mettevo ad ascoltare ciò che altre persone, con cui nemmeno volevo parlare, borbottavano e farfugliavano? Mentre me lo domandavo, un ragazzo passò vicino al mio posto e con un gesto secco e uno sguardo truce da far paura ridusse tutti al silenzio. Capelli viola e un impenetrabile sguardo di ghiaccio, il volto che pareva scolpito nel marmo: emetteva un’aura oscura. Non mi azzardai nemmeno a fiatare. Un altro futuro professore che conobbi fu quello di educazione fisica, Shinpachi Nagakura, alto e muscoloso e con un gran sorriso sulle labbra. Promise che ci avrebbe fatto lavorare e che avremmo avuto dei muscoli come suoi ( sinceramente non ci tenevo). Non circolarono voci sugli altri insegnanti, semplicemente perché con la sua presenza il ragazzo dai capelli viola non le fece circolare. Scoprii che si chiamava Hajime Saito e che era il presidente del consiglio studentesco. Lo disse in un sussurro una ragazza a una sua amica che annuì appena, lanciandogli una rapida occhiata. Ad essere sincera, nella Shinsengumi High school c’erano diversi personaggi che incutevano un certo timore, ma le spiacevoli sorprese non erano ancora finite. Presto il preside riprese a parlare.
“ Quest’anno ci sarà anche una novità. So che non sarà gradita, ma è necessaria”.
Il professor Kazuma sorrise in modo sinistro e mi inquietò con quel suo sorriso appena abbozzato, eppure beffardo.
“ Così come il tempo delle spade e delle lance è finito, lo è anche quello del relax. È il momento…”
“Quest’anno ci sarà un test per valutare la vostra preparazione iniziale. Inutile dire che chi non raggiungerà il punteggio minimo, partirà con un bel po’ di debiti”lo interruppe il preside.
“Da saldare”.
Il professore Kazuma sorrise di nuovo. Avrei preferito non guardarlo ancora. Un senso di nausea mi travolse e sudai freddo. Sentii lo stomaco annodarsi.
“ Quando si dovrebbe fare questo test?” chiese un ragazzo.
Era un po’ la domanda di tutti. Il professore Hijikata e Sannan si guardarono con aria di intesa, ma fu il preside a rispondere.
“ Tra un paio d’ore”.

Per qualche secondo pensai che il cuore si stesse per fermare. Mi si stava davvero rivoltando lo stomaco. Ancora una volta il mio destino di studentessa stava per essere deciso da crocette. Avevamo il tempo di affliggerci, disperarci, bestemmiare, e io ne ebbi per pensare che quella scuola non mi stava piacendo per niente, anzi la stavo già odiando. Forse avevo modo di farmi espellere. No, che cosa stavo pensando? Mi sarei dovuta “accontentare” di debiti, e di consumare il mio cervello su libri che non avrei compreso. Era quello il mio destino, tra crocette e pazzia. Quanto lo odiavo…. 

ANGOLO DELL'AUTRICE : questa è la mia prima vera e propria fanfiction :) Amo molto l'anime Hakuouki, ma ho voluto inserire i personaggi in un contesto diverso. Spero con tutto il cuore che vi piaccia ^_^ Prometto di lavorarci su e di finirla ( speriamo) sostenetemi ;)
   
 
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