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Autore: A Modern Witness    26/04/2014    2 recensioni
- Avanti, perché stai mangiando i miei biscotti? Che c’è? – La conosceva troppo bene, per non sapere che lei si dava ai cibi che lui riteneva salutari (mentre per i resto del genero umano erano immangiabili) solo quando c’erano problemi nell’aria.
Audrey si morse una guancia – Niente .-
Mancava ‘solite cose’ e allora il cantante le avrebbe potuto credere. Forse.
- Hai le pantofole addosso – Le fece notare, indicandole – Tu non fai mai le scale con le pantofole, se non quando hai altro per la testa .-
Maledetto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tutti i fatti narrati non sono reali ma pura invenzione, i personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.

 
.2.
- Cos’è quella faccia? – Protestò la ragazza, riferendosi all’espressione sbalordita con cui Jared stava fissando, da un paio di minuti, il baule della sua macchina.
- Hai davvero poca roba – Sottolineò il cantante, girandosi a guardare l’amica.
- Si chiama avere uno stipendio da persona normale, con una vita normale e che necessita solo di cose normali – Replicò la mora piccata, tirando a sè uno scatolone, mentre Jared faceva lo stesso.
- Sei acida Audrey, come mai? – Chiese il cantante sogghignando, mentre si dirigevano all’interno dello studio. Aveva lasciato Shannon e Tomo ad occuparsi di alcune cose in sala registrazione, mentre lui si era preso giusto un po’ di tempo per aiutare Audrey a trasportare al piano superiore gli scatoloni.
- E’ la tua presenza che influenza il mio umore, Jared – Specificò la ragazzo, con un sorriso ironico verso l’amico.
Jared la precedette su per le scale – Non credevo di essere così importate – La canzonò divertito, mentre salivano al piano superiore.
Audrey roteò gli occhi – Non darti troppo arie, Leto. Tu incidi nella mia giornata in modo tutt’altro che positivo – Lo corresse.
- Ma pensa un po’ che stupido che sono, ti ho pure messo un tetto sopra la testa, e guarda cosa mi tocca sentire! – Replicò il cantante, con tono deluso, mentre entrava nella camera, per poi appoggiare lo scatolone sopra al letto.
- Colpa esclusivamente tua – Precisò Audrey, entrato anche lei, in quella che sarebbe stata la sua futura camera per molto tempo.
Jared borbottò qualcosa, ma la giovane non gli prestò attenzione, troppo concentrata sull’ispezionare la camera. Non era niente di esagerato, ma era una sistemazione semplice, con lo stretto necessario.
Un letto matrimoniale, appoggiato al muro di destra, con un comodino per lato. Sopra uno di questi vi era una lampada moderna. Davanti al letto c’era una cassettiera e sopra questa, appeso al muro, uno specchio dalla cornice scura.  Sulle pareti, poi,c’erano collocate alcune mensola, che Audrey fu più che contenta di vedere.
L’intera stanza era illuminata dall’immensa vetrata che si affacciava sulla vegetazione che circondava la villa. Le tende candide, la incorniciavano, lasciando una limpida vista del paesaggio e del terrazzino.
- Volevo attaccare una mia foto, giusto per ricordati chi è il tuo Dio. Tuttavia mi vedrai tutti i giorni, credo di poter essere meglio dal vivo che in foto – Proclamò il cantante, guardandola sbuffare a quelle parole.
- Tranquillo, saprò rimediare a questo vuoto nel muro – Lo prese in giro lei, sorridendogli furba.
- Ti faccio vedere la cabina armadio – Disse il cantante, facendole segno di seguirla in fondo alla stanza, dove il muro formava una L, sul quale si apriva una porta scorrevole che portava, appunto, alla cabina armadio.
Audrey la guardò stupefatta, chiedendosi se davvero sarebbe riuscita a riempire quella cabina con solo il suoi pochi abiti. Molto probabilmente le bastava solo la cassettiera.
- Allora? – Domandò il cantante, non sentendola parlare da un paio di minuti.
Audrey lo guardò, sperando che leggesse nei suoi occhi tutta la gratitudine che gli doveva per quel gesto, che sembrava, davvero, non costargli alcun disturbo. Quando lei, invece, iniziava a sentirsi già di troppo e una spina nel fianco per il cantante, anche con il sol fatto che avesse dovuto lasciare la sala registrazione per aiutarla con gli scatoloni.
- Grazie, Jared – Proferì solamente, limitandosi a sorridere semplicemente.
- Anche se il tuo appartamento era un buco, tu avresti fatto lo stesso per me – Replicò il cantante, guadagnandosi un’occhiata scettica da parte dell’amica.
- Io era affezionata al mio appartamento! – Protestò la ragazza, con un finto broncio, seguendolo al piano di sotto.
- Non lo dubito – Concesse il cantante – Ah, mi avevi detto che dovevi andare a New York, uno di questi giorni, no? – Si ricordò, mentre uscivano di nuovo a prendere gli altri scatoloni.
- Sì, dopodomani. Devo consegnare un costume nell’Upper East Side, ma sarò di ritorno il giorno dopo, il tempo di fare la consegnare e dormire un po’ – Informò la giovane, mentre Jared prendeva uno scatolone e lei le valige con i vestiti.
- Ti do una mano io – Audrey alzò gli occhi su quelli scuri di Tomo, che le porgeva una mano per farsi dare una delle due valigie.
- Ce la fa benissimo da sola, o hai fatto box per niente? – La punzecchiò Jared, passandole accanto.
Le ridusse gli occhi in due fessure, pronta a lanciargli dietro entrambe le valigie, Tuttavia sospirò, ripetendosi che se iniziava ad ucciderlo in quel momento, non le sarebbe rimasto nulla quando avrebbe iniziato a desidera di torturarlo nei peggiori dei modi.
- Grazie Tomo, TU si che se vero uomo! – Marcò quel “tu” urlando in direzione delle scale, da dove poco dopo scese Jared.
- Audrey, tu non mi hai mai dato la possibilità di dimostrare la mia vera virilità, ma se vuoi possiamo rimediare subito – Le propose maliziosamente, guardandola dritta negli occhi.
La mora scosse la testa, ormai rassegnata a dover passare mesi immersa in quelle frecciatine tipiche di Jared.
- Vado a sistemare la mia roba – Gli rispose, mentre Tomo la precedeva al piano di sopra, ridendo sotto i baffi, dicendosi che quella convivenza avrebbe dato molto su cui ridere.
 
 
La decisione di prendersi un giorno di riposo, era stata l’idea migliore della mattinata, continuava a ripetersi Audrey. Così aveva avuto tutto il tempo e la calma necessaria per organizzare la camera e, soprattutto, la cabina armadio in modo tale che non sembrasse mezza vuota.
Dopo aver sistemato i libri sulle mensole, insieme alle varie cartelline dove teneva i bozzetti dei costumi, la stanza non le sembrava poi così spoglia, come le era apparsa alcune ore prima.
Tuttavia ancora si sentiva a disagio in quella camera, come se ci fosse costantemente qualcosa che le ricordava che quella non era casa sua e che quel gesto era troppo persino per lei.
A destarla da i suoi pensieri, però, furono due colpi secchi sulla porta aperta.
- Hai salutato tutti, ma non me. Mi poteri offendere, giusto un po’, sai? –.
Il sorriso le scattò involontariamente sulle labbra, vedendo Shannon sulla soglia della porta con le bacchette della batteria ancora fermate sulla cintura dei pantaloni.
L’amicizia che la legava al batterista era più tranquilla, meno intima rispetto al rapporto con Jared. Il cantante conosceva una parte del suo passato, che nemmeno a sua madre aveva mai raccontata, non che la donna, dopo che Audrey se n’era andata da Santa Barbara, si fosse interessata alla vita della figlia.
In ogni caso, nulla toglieva che Shannon ci aveva provato con lei, riuscendo quasi a farla cedere. Nonostante questo, Audrey gli voleva bene.
-Sono state impegnata a sistemare la camera – Disse la mora, sedendosi sul letto e invitando a fare altrettanto.
Gli occhi cangianti del batterista si illuminarono, maliziosi, - E’ molto comodo quel letto, lo proviamo insieme? – Chiese Shannon con nonchalance, anche se, come amica di Jared, non si sarebbe mai permesso di sfiorarla nemmeno con un dito.
- Questo farebbe arrabbiare Jared… - Esordì la ragazza pensierosa, dando l’idea che stesse davvero pensando seriamente a quella proposta.
- Andrebbe su tutte le furie – Sottolineò il musicista, mentre alcuni passi salivano svelti al piano di sopra. Con la bocca mimò il nome di Jared e con una mano fece segno alla ragazza, che il fratello stava salendo.
Audrey scattò in piedi come una molla, capendo i pensieri di Shannon, e gli si avvicinò – Cerca di non fare cazzate, altrimenti farò in modo che tu non possa più suonare – Lo minacciò lei, mentre il musicista le posava attentamente la mane sui fianchi, indugiando di qualche centimetro su i glutei della ragazza.
Lei gli poggiò una mano sul collo, accarezzando la barba lunga e sorridendogli, cercando di contenere le risate.
Jared apparve nel corridoio.
- Quindi sta sera? – Mormorò Shannon all’orecchio di Audrey e lei si lasciò andare a un risolino, poco lontana dalle labbra di lui.
- Certo, dopo che tu… Jared? -   Come se non sapesse che l’amico sarebbe arrivato, Audrey si allontanò dal  batterista, che si stampò la stessa finta faccia sorpresa all’amica.
- Mi chiedevo quanto ci avreste messo a propormi un menage-a-trois? – Replicò il cantante, guardandoli divertito.
Shannon scoppiò a ridere, perché sapeva che sarebbe andata a finire in quel modo.
- Sei un maniaco Jared! – Sbottò la ragazza, lasciando un occhiataccia al batterista che ancora se la rideva, mentre si dirigeva in quella che doveva essere camera sua.
- Non è una novità – Puntualizzò il cantante, appoggiandosi alla parte del muro – Piuttosto, hai sistemato tutto? Ti serve qualcos’altro? – Iniziò a chiederle. Le prove in studio di registrazione erano finte e aveva mandato a casa tutti, tranne Tomo ed Emma che si erano fermati per cena.
Audrey, annuì, sistemandosi davanti al cantante – Sì, beh… diciamo che non sono ancora entrata nell’atmosfera del covo dei Thirty Seconds to Mars – Scherzò la ragazza.
Il cantante le sorrise debolmente, per niente convinto della frase – Però c’è dell’altro – Indagò l’uomo, osservandola dritta negli occhi. C’era qualcosa, che non riusciva a capire, che non permetteva ad Audrey di sentirsi a proprio agio e questo lo preoccupava. Desiderava che l’amica si sentisse tranquilla  lì con lui, la band e il resto dei collaboratori.
- Non è niente. Insomma è il primo giorno, mi devo ancora ambientare. Tutto qua. Non ti preoccupare per me Jared, mi so adattare – Lo rassicurò, alleggerendo l’espressione con un sorriso.
Jared non sorrise, perché ancora non era convinto, ma forse aveva ragione lei a dire che aveva bisogno di tempo per abituarsi a quell’ambiente a lei totalmente estraneo.
- Cucina Tomo? – Domandò la mora, abbandonando l’argomento.
Jared si raddrizzò dal muro, guardandola in un modo strano – Sì e no – Audrey lo guardò confusa, ma il cantante non la lasciò parlare – Volevo portati a mangiare fuori, ovunque tu voglia, s’intende -.
La ragazza si raddrizzò a sua volta, assumendo un’espressione seria – Non c’è bisogno Jared. Non c’è un particolare motivo per cui cenare soli e poi, sarebbe un peccato non assaggiare i manicaretti di Tomo, non trovi? Pensa poi all’eventualità di trovare un qualche giornalista che ti vede con me… -
- Ho capito – La placò il cantante, sempre più convinto che ci fosse qualcosa che non andava. Non era solita farsi tutti quei problemi e Jared non riusciva a capire perché si stesso comportando in quel modo. Tuttavia, lasciò in sospeso la questione, forse era davvero solo la tensione per essere lì a vivere con lui.
Audrey lo fisso, mentre scendeva al piano di sopra, ripetendosi che si stava comportando come un’idiota e che si doveva dare una sistemata, senza agitarsi troppo per qualsiasi cosa.
 
****
Si complimentò più e più volte con Tomo per la cena deliziosa, seppure improvvisat con le ultime cose che erano rimaste nella dispensa. Erano rimasti seduti a tavola fino alle undici a parlare di qualsiasi cosa, prima che Emma annunciasse di andarsene e augurare la buona notte a tutti quanti.
Poco dopo avevano battuta in ritirata anche Shannon e Tomo.
Jared ed Audrey era rimasti alzati a sparecchiare e caricare la lavastoviglie, sotto obbligo della mora che non voleva dare qualcosa in più da fare a Nina, la domestica.
- Ti dovrai abituare anche a questo! – Le continuava a ripetere Jared, mentre uno alla volta infilava, nella lavastoviglie, le stoviglie bagnate che Audrey gli passava.
- E dai, per quattro piatti, non valeva la pena lasciarli nel lavello – Commentò la mora, passandogli l’ultimo piatto. Risciacquò il lavello e poi lo lavò con un po’ di detersivo per i piatti, mentre Jared la osservava.
- Odio ripetermi, ma Jared sembri un maniaco. Perché mi fissi con così tanta insistenza? – Chiese la ragazza, mentre si toglieva i guanti, riponendoli nel sacchettino dove li aveva trovati.
Il cantante fece spallucce – Davvero non ha intenzione di dirmi cosa ti turba? – Tornò a chiederle per l’ennesima volta. Non poteva farne a meno, detestava il pensiero che Audrey non si sentisse a proprio agio con lui. Insomma erano amici da anni, ma in quel momento le sembrava una perfetta estranea, dato che non riusciva ad afferrare  cosa la preoccupasse.
La mora sbuffò – Non c’è niente che mi turba – Ribadì nuovamente Audrey – Mi devo abituare, qui dentro è diverso dalla mia solita routine, ad esempio io sono abituata a lavare i piatti – Ironizzò, sperando di eliminare una volta per tutto quelle domande dalla testa dell’amico, anche se sapeva essere un’impresa impossibile. In fondo se non fosse stata testardo non sarebbe nemmeno arrivato dov’era ora.
- Audrey – La richiamò Jared, mentre lei stava riponendo il sacchettino con i guati nel cassetto – Non voglio che per te stare qui sia un problema e che ti debba sentire di peso, perché non lo sei, anzi forse potresti essere un toccasana per tutti quanti. Davvero, fammi questo favore non condizionarti dal sola nel crede di essere di disturbo, perché non lo sei e te lo ripeterò all’infinito. Mi fa piacere averti qui, con me, e anche agli altri – Le ribadì il cantante e se fosse stato necessario glie lo avrebbe palesato tante altre volte, finché il concetto non le si fosse conficcato in testa e radicato per bene.
- Lo so, mi dai il tempo almeno di prendermi con i vostri ritmi e il vostro di stile di vita? – Iniziava a infastidirla quell’insistenza di continuare a ripetere che non era di nessuno disturbo. Tuttavia voleva dare tempo al tempo, forse una volta che ci avrebbe fatto l’abitudine, non si sarebbe più sentita così a disagio.
- Ok, che ne dici di andare un po’ fuori? – Le propose il cantante, indicando la vetrata che dava sulla piscina.
- E’ metà febbraio – Commentò, ma senza negare.
Il cantante sorrise furbo – Una decina di minuti, poi scappiamo a letto – Chiarì il cantante, mentre si avviava verso l’esterno dell’abitazione.
Audrey lo seguì, scrutandolo mentre si arrotolava i pantaloni della tuta, per andarsi a sedere a bordo piscina con i piedi  immersi nell’acqua. Lei gli si sedette accanto a gambe incrociate e per un po’ rimasero in silenzio.
La mora fissava la superficie trasparente dell’acqua, per un momento senza pensieri, se non quello di ricordarsi di preparare cosa avrebbe indossato la mattina seguente. Oltre a quell’appunto, lasciò semplicemente lo sguardo vagasse attorno a sé stessa, contemplando l’ambiente e i riflessi che l’acqua riproduceva sulle pareti bianche della casa. Rimase incanta a guardare quella onde luminose che si muovevano sulla parete della villa, mentre Jared al sua fianco la osservava, sorprendendosi che non lo stesse notando.
Stava guardando le piccole imperfezione della pelle dell’amica: aveva un po’ di lentiggini e qualche piccola cicatrice, che forse l’era rimasta dall’adolescenza per l’acne.
Inoltre si soffermò a guardarle gli occhi scuri, ma lo incuriosì in particolare, la piccola ombra che circondava la pupilla.
- Porti le lenti a contatto? – Chiese, curioso.
Audrey si girò a guardarlo – Non mi hai mai visto con gli occhiali? – Gli chiese di rimando.
Lui scosse la testa – No, me ne ricorderei – Cercò di frugare nei ricordi, ma non c’era nemmeno uno che la ritraesse con un paio d’occhiali.
Lei fece spallucce – Beh, mi vedrai domani mattina, di solito li uso a lavoro -.
- Perché solo a lavoro? – S’incuriosì il cantante.
Lei corrugò la fronte, come se solo in quel momento si fosse veramente resa conto che quel gesto non aveva senso – Forse… sono più professionali – Fece spallucce, non sapendo con spiegarlo.
- Sai che non abbiamo un foto insieme, io e te – Audrey si girò verso Jared, con uno sguardo interrogativo. Perché ci stava pensando in quel momento?
- E’ grave? – Chiese la ragazza.
- Gravissimo, direi! – Protestò il cantante teatralmente, estraendo il telefono dalla tasca dei pantaloni – Ma possiamo rimediare, adesso –.
- Adesso? – Ripeté Audrey, per niente convinta.
Il cantante annuì serio, mentre apriva la fotocamera del telefono e la posizionava davanti a loro, evitando di guardare l’occhiata truce che Audrey gli stava riservando.
- Sorridi – La incentivò in cantante, facendole segno di girarsi verso il piccolo obbiettivo del telefono.
Audrey s’impose di non protestare  e, cercando di non sembrare una disagiata, sorrise, mentre Jared al suo fianco fece lo stesso, cercando di posizionare il telefono in modo che entrambi apparissero nella foto. Anche la ragazza cercò di aiutarlo, avvicinandosi ulteriormente.
Jared scattò la foto, per poi spostare il telefono e guardare la foto appena scattata.
- Hai la solita faccia da poker – Esordì la ragazza, riferendosi al quel sorriso tirato che era uscito a Jared nella foto.
- Beh non che tu sia di tutta questa felicità – Fece notare il cantante, indicandole le palpebre mezze chiuse – Sembra ti sia appena fatta di qualcosa -.
Audrey scoppiò a ridere. Forse era la stanchezza che non le faceva più controllare l’anima o, forse, era proprio quella foto assurda ad essere divertente. Jared, dopo un momento di tentennamento, si mise a ridere anche lui con l’amica. La prima foto insieme era stato un disastro, proprio come il loro primo incontro.
- Riproveremo un’altra volta – Disse la ragazza, rialzandosi da terra – Buonanotte, Jared - gli augurò mentre rientrava in casa.
- Buonanotte – Le rispose di rimando Jared, girandosi verso di lei e guardandola entrare.
Tuttavia, come d’abitudine, lui non aveva sonno. Ritornò a guardare la foto appena scatta. Nel disastro di quella foto, però c’era il sorriso sincero di Audrey, che per lui valeva tanto. Averla vista tutto il giorno, con quello sguardo un po’ assorto e turbato, lo rasserenava quel piccolo gesto, forse involontario.
Decise di caricarla su Twitter.
Il commento non poteva che essere uno “Me +  my best friend, goodnight. xo”.


NDA:
Che dire? Io e le promesse sul fatto di postare una volta alla settima...a volte ci perdiamo di vista e io faccio quello che voglio u.u
Idiozie a parte... il capitolo era fatto, riguardato fino alla nausea, quindi non mi andava di fargli fare la muffa :D

Spero vi piaccia e ringrazione chi ha già messo la storia tra le seguite e le preferite...siete dei pazzi! Quindi vorrei sapere cosa ne pensate:)

Un bacio,
Blume.

  
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