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Autore: A Modern Witness    24/04/2014    2 recensioni
- Avanti, perché stai mangiando i miei biscotti? Che c’è? – La conosceva troppo bene, per non sapere che lei si dava ai cibi che lui riteneva salutari (mentre per i resto del genero umano erano immangiabili) solo quando c’erano problemi nell’aria.
Audrey si morse una guancia – Niente .-
Mancava ‘solite cose’ e allora il cantante le avrebbe potuto credere. Forse.
- Hai le pantofole addosso – Le fece notare, indicandole – Tu non fai mai le scale con le pantofole, se non quando hai altro per la testa .-
Maledetto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tutti i fatti narrati non sono reali ma pura invenzione, i personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.

 

.1.

Stava tamburellando le unghie, sul tavolo, da svariati minuti.
Da quando aveva “scoperto” d’essere una persona testarda e soprattutto orgogliosa, era la prima volta che ricorreva a l’aiuto di qualcuno.
Audrey, prese un lungo sorso di cioccolata, mentre osservava Jared entrare in quel piccolo bar di Malibù. Quello era il loro luogo fisso per  i loro appuntamenti in incognito, come si divertita a chiamarli la ragazza, quando il cantante non si divertiva affatto, ma lei non aveva di certo colpa se lui era una potente fonte d’ispirazione, con i suoi improponibili modi di conciarsi. Era arrivata a pensare che avesse una parte dell’armadio dedicata appositamente a quel momento: infinite serie di abbinamenti inconcepibili (che, ad essere sinceri anziché farlo rimanere nell’anonimato, lo mettevamo in luce ancora di più), abbinati ai Ray-Ban scuri e le immancabili felpe con il cappuccio. La prima volta l’aveva scambiato per un contrabbandiere di droga colombiano. Unica pecca era la carnagione troppo chiara e gli occhi azzurri, che le avevano assicurato che fosse Jared.
L’uomo raggiunse il tavolino a cui era seduta e si tolse gli occhiali – Iris – La salutò, con un sorrisetto beffardo sulle labbra.
- Diva, niente abbinamenti uccidi-diotrie sta volta? -  Contraccambiò con la stessa dose di sarcasmo, mentre le ritornava alla mente il motivo per cui l’aveva chiamato.
- E’ inutile invidiare il mio look, prima o poi seguiranno tutti la moda lanciata dal sottoscritto – Stette al gioco il cantante, mentre un cameriere gli portava il the che aveva ordinato poco prima.
La ragazza sollevò un sopraciglio – Quello sarà il primo segno che la fine è vicina – Continuò a punzecchiarlo, però evitando di guardarlo negli occhi, cosa che un sfuggì all’uomo.
Da quando la conosceva, Audrey, aveva sempre sostenuto senza nessuno particolare difficoltà il suo sguardo, erano rare le volte in cui, parlando, non lo guardava dritto negli occhi, quasi volesse capire se la stesse ascoltando davvero o no. Tuttavia era impossibile non immergersi in quegli scuri, quasi neri.
- Non mi stai guardano negli occhi, cosa c’è Audrey? – Le domandò prendendo un sorso della bevanda calda.
- Ti ricordi quand’è stata l’ultima volta che siamo venuti qui? – Chiese, ritornando a guardarlo, mentre corrucciava la fronte incuriosito dalla domando o beccato, in pieno, in un vuoto di memoria.
In ogni caso Audrey lo precedette – Prima che iniziassi a girare Dallas Buyers Club – Sottolineò la ragazza, iniziando a torturasi le mani, non le piaceva affatto dovergli chiedere un favore, di quella portata poi. Tuttavia la loro amicizia era sempre stata basata su di una frase: “Io sono il muro contro cui puoi sbattere la testa”.
- Sì, beh…Audrey, sono stato pieno d’impe…-
Lei lo fermò, facendogli segno con la mano che stava prendendo la strada sbagliata
- Non voleva essere un rimprovero, Jared – Lo rasserenò – Assolutamente, non sono arrabbiata. Solo che è… è successa una cosa – Iniziò titubante, scrutando attentamente lo sguardo del cantante, che aveva poggiato la tazza di the sul tavolino.
- Mi devo preoccupare? – Chiese indagatore l’uomo. Aveva sempre avuto uno slancio di protezione ne i suoi confronti, anche se lei non gli aveva mai permesso di intromettersi, di questo doveva farle onore. Quindi, il fatto che stesse confessando di avere un problema, lo metteva un po’ in allarme.
Dall’altra parte, Audrey stava andando contro tutte le sue regole morali, specialmente i paletti che si era autoimposta nell’amicizia con Jared.
- Si e no, diciamo che ti arrabbierai perché non te l’ho detto prima. Non metto in dubbio che mi vorrai uccidere, però mi appello a quella piccola parte di adulto che c’è in te..-
- Audrey…- La richiamò lui, turbato da questo suo girare attorno all’argomento.
La ragazza sospirò pesantemente – Lo scorso dicembre, poco prima di Natale, hanno dichiarato inagibile il palazzo dove abitavo – Audrey notò la preoccupazione serpeggiare negli occhi chiari dell’amico, ma preferì continuare, prima che lui la potesse interrompere.
- Invasione di termiti. Il piano terreno e il primo piano, che avevano nei muri portanti ancora delle parti di legno, non avrebbero retto per molto – Continuò spedita, stringendo tra le mani la tazza di ceramica.
Jared stava per parlare, ma lei glie lo impedì una seconda volta – Non sono andata a dormire sotto un ponte per tutto questo tempo, se è questo che ti stavi chiedendo – Il cantante la guardò truce, ma lei fece finta di non averlo notato – La mia coinquilina, Madison, mia ha offerto di trasferirmi a casa di sua madre, a Santa Monica. Ho alloggiato da loro per tutto questo tempo, pagando un piccolo affitto. – Audrey prese fiato, ora veniva il vero nocciolo del problema – Sfortunatamente la madre di Madison è malata. Dovranno assumere un’infermiera che stia lì a casa con lei tutto il giorno e avranno bisogno di un camera. Quella dove dormivo io – Dall’espressione preoccupata di prima, ora il volto del cantante appariva quasi rilassato. Tuttavia, Audrey aveva imparato, in otto anni d’amicizia, a diffidare di quell’espressione.
- Madison mi ha offerto di dividere la camera, ma mi sentivo di troppo, quindi ho detto di no e che mi sarei travato un altro appartamento .–
Sospirò, ma le parole le morivano in gola. Era più forte di lei chiedergli aiuto. Non sapeva nemmeno come porgli la domanda, non poteva mica saltarsene fuori con una “Hey Jared,amico mio, mi presteresti casa tua?” Oltre che maleducato, sarebbe stato altamente imbarazzante e umiliante, per la sua scarsa autostima.
- Quindi, mi chiedevo se… dato che stai allo studio adesso, potessi prestarmi casa tua – Il cantate stava per protestare, ma lei lo bloccò – Pochi giorni, una settimana al massimo, per vedere una appartamento – Lo informò la ragazza.
Il cantante inarcò un sopraciglio – Se hai già trovato un appartamento, a cosa ti serve casa mia? –
- Per pensare – Ammise la ragazza – L’appartamento si trova a Sunset Strip. Come posizione sarebbe perfetta perché non è molto lontana dall’atelier. Tuttavia, sai meglio di me della fama che gode quella zona di sera e, io, a lavoro non ho un orario fisso. Posso finire alle sei, come anche alla dieci di sera -.
Audrey lavorava come stilista e sarta in un atelier privato di Los Angeles, poco lontano, appunto, dal quartiere di Sunset strip. La clientela era selezionata a differenza di ciò che veniva offerto dall’attività. La proprietaria, Savannah Miller, aveva deciso all’apertura dell’atelier di assumere diversi stilisti, che avrebbero lavorato su commissione per abiti di diverso tipo. Audrey, ad esempio, si occupava di costumi di qualsiasi genere, dai più semplici, come quelli per i bambini, a quelli più complessi per le feste in maschera o a tema. Altre ragazze si occupavano degli abiti da sposa,da sera, dei completi uomo e lingerie. Per questo motivo molto spesso si fermava a lavoro più del normale, perché gli abiti, i costumi in particolare, necessitavano di una grande attenzione ai dettagli e quindi si fermava lei stessa per cucirli o imbastirli.
Jared parve riflettere su quelle parole, ma la risposta che le diede non se l’era aspettata.
- Mi dispiace, ma non ti darò casa mia. Nemmeno per un giorno – Chiarì l’uomo, osservando il volto delle ragazza cambiare in una smorfia di delusione.
- Andiamo Jared, sai che non sono pericolosa e tanto meno disordinata. Un paio di giorni niente di più – Ribadì la giovane, cercando di non perdere la pazienza.
- No – Ripeté il cantante – Verrai allo studio, c’è una camera in più -.
Audrey si ammutolì e lo guardò accigliata. Le aveva davvero appena proposto di condividere lo stesse tetto ventiquattrore su ventiquattro?
- Inoltre, potresti starci finché non terminiamo la registrazione dell’album. Avresti più tempo per cercare un appartamento in un’altra zona – Proseguì esponendo la propria offerta, mentre l’amica continuava ad ascoltarla senza parole. Incredula.
- Ammettilo Jared, hai paura che scopra la tua camera del sadomaso. Non è così? Non puoi farmi seriamente un offerta del genere… - Ironizzò la ragazza, perché davvero era assurda la proposta che le aveva appena fatto. In primo luogo, perché era uno dei tanti famosi paletti con Jared, era quello di non intromettersi nella sua vita da star internazionale e, accettare quella convivenza, avrebbe significato mandare a puttane quel proposito.
Seconda cosa che non le permetteva di accettare così a freddo era proprio Jared. Era suo amico, vero, ma non poteva nascondere il fatto che nella sua testa lo aveva ucciso almeno un centinaio di volte, da quanto insopportabile sapeva essere. Vivere con lui a stretto contatto tutti i giorni per i mesi la spaventava per la sua salute mentale.
- No – Gli rispose il cantante. E la prima osservazione che saltò in mente ad Audrey fu: non ha negato di avere una stanza del sadomaso.
- In ogni caso, se questa camera davvero esistesse, non mi dispiacerebbe fartela vedere, provare, magari – La stuzzicò malizioso – Invitiamo anche Shannon se ti va, sarebbe contento -.
- Jared, non puoi saltare dalle bionde alle more così, non siamo delle birre. E poi mi sembra di averti già esposto il mio pare riguardo ciò. Ok per le cose a tre, ma con un’altra donna – Ci tenne a precisare lei – Stai sviando il discorso, comunque -.
Il cantante sorrise malizioso – Audrey, sai che saresti un’accezione più che gradita alla mia routine di bionde. Comunque, l’argomento l’hai tirato fuori tu – Replicò l’uomo, passandosi una mano tra i capelli ormai lunghi quasi fino alle spalle. Non mentiva quando diceva che avrebbe volentieri fatto uno strappo alla regola con Audrey.
Quegli occhi scuri, profondi come due pozzi, gli sarebbe piaciuto leggervi il piacere che le avrebbe potuto provocare. Oppure il morbidi boccoli castani, incollati al suo viso affannato e imperlato di sudore. Se solo lei non sembrasse calcolarlo nemmeno.
- Mi lusinga la tua confessione Jared – Lo prese in giro lei, sorridendogli – Tuttavia, a maggior ragione non accetterò, dopo quello che mi hai detto e ricordandomi, soprattutto, tuo fratello – Disse ripescando dalla memoria il loro primo incontro, aveva solo vent’anni e da stupida era quasi riuscita a farla scivolare nel suo letto.
- Shannon non ti toccherebbe nemmeno per sbaglio, Audrey – Si sentì in dovere di difendere il fratello.
- Tuttavia, non puoi dire lo stesso di te, no? – Scherzò la mora.
Il cantante sospirò pesantemente – Adesso se tu che svii il discorso, devo pensare che mi hai chiamato solo prendermi per il culo? – Era vero non avrebbe mai negato di aver provato nei primi tempi una attrazione fisica per la ragazza, ma col tempo si era affievolita. Audrey era una bella ragazza, ma la loro amicizia lo frenava, lo metteva in guardia, quasi lo spaventava perdere o rovinare quel rapporto.
- Beh, come tu sei deciso a non prestarmi casa tua, io rimango ferma sul fatto che non verrò a vivere allo studio – Proclamò Audrey, bevendo l’ultimo sorso di cioccolata.
Jared scosse la testa – Tu viene allo studio Audrey, non accetto repliche –Affermò l’uomo, fissandola negli occhi.
La mora scosse la sua testa a sua volta – No, Jared. Non capisco perché tu voglia così tanto che venga allo studio con te. Sarai già circondato da una miriade di gente, impegni su impegni per terminare l’album. Vuoi davvero una persona in più che ti rompa le palle? – Scherzò la ragazza.
Jared rimase serio, senza nemmeno dare segno di divertimento per quella piccola battuta. Poteva darle ragione, perché lo studio era davvero un via e vai di gente, dalla mattina alla sera. Tuttavia, era propria la sera a cui pensava, cosa gli rimaneva a lui una volta terminato di lavorare? Ancora lavoro. Quelle sere che non usciva con Shannon, rimaneva in studio a provare, provare, provare fino a che non ce la faceva più.
L’ipotesi di avere qualcuno con cui passare la sera, anche solo per sentirsi raccontare la sua giornata o per sedersi sul divano a guardare la televisione, lo affascinava. Si prendeva questo lusso quando c’era sua madre. Evitava di perdersi nel lavoro e passare del tempo con lei, per raccogliere un po’ di vita “normale”.
L’idea di farlo più spesso, non poteva negare che lo stuzzicasse.
- Hai ragione, non posso costringerti – Convenne il cantante.
Audrey lo guardò stupita – Mi lasci in mezzo a una strada? – Le venne spontaneo chiedergli, rendendosi conto che stava facendo la figura dell’approfittatrice.
- Io te l’ho fatta un offerta, ma tu non hai accettato. Che altro dovrei fare? – Le chiese alterato.
Audrey annuì – Sì, scusa – Disse, abbandonando una banconota da dieci sul tavolino – Grazie, comunque. Ci vediamo Jared – Lo salutò, incamminandosi verso l’uscita.
Non poteva arrabbiarsi, perché come lui le aveva detto, le aveva offerto il proprio aiuto e lei lo aveva semplicemente rifiutato. E non aveva concluso nulla, non poteva nemmeno definirsi delusa da Jared.
La situazione rimaneva irrisolta solo per sua volontà, solo perché per l’ennesima volta aveva dato prova del proprio orgoglio e non era riuscita ad accettare qualcosa di diverso da quello che aveva già deciso.
- Audrey – Jared le afferrò una spalla, facendola voltare – Andiamo, che hai intenzioni hai? – Il cantante era deciso ad aiutarla, era sua amica, una delle migliori che aveva da tempo e voleva davvero esserle d’aiuto – Quanto tempo hai, prima che venga occupata la camera? – Le chiese.
Lei sospirò, consapevole di come sarebbe andata a finire. Jared Leto, ottiene sempre quello che vuole, glielo aveva detto lui qualche anno prima.
- Uno, due giorni – Rispose – Jared, non posso chiederti una favore così. Ok, chiederti casa tua non è che sia piccola come richiesta, ma… non voglio disturbarti – Spiegò, mentre lui le sorrideva comprensivo.
- Infatti non me l’hai chiesto. Te l’ho proposto io, il che vuol dire che non saresti questo gran disturbo, no? – Ribadì nuovamente il cantante – E poi… sarei più tranquillo, anziché di saperti dalle parti di Sunset Strip -.
Audrey lo fissò negli occhi per qualche istante. Se ne sarebbe pentita amaramente, sin dal primo giorno, sin dal primo secondo in cui avrebbe messo piede in quella casa.
Tuttavia, in quel momento, non aveva altre possibilità.
- Ti pago l’affitto, però – Aggiunse la ragazza.
- Però scelgo io il metodo di pagamento -.
Audrey lo guardò truce – Assegno o banconote? -.
- Dipende, di solito non mi pagano, ma tu ci tieni tanto… - Buttò lì i cantante, mentre l’accompagnava alla macchina.
- Ho appena accettato di vivere con un maniaco – Si rimproverò da sola, mentre il cantante vicino a lei si lasciò andare a una breve risata, coinvolgendo poco dopo anche l’amica.
- La casa sai dov’è, devo venire a darti una mano? – Le chiese una volta raggiunta la vettura.
Audrey annuì – Sì, mi ricordo dov’è lo studio. Ho poche cose da portare, non c’è bisogno che tu venga ad aiutarmi – Spiegò, aprendo la macchina – Grazie ancora, Jared. Cercherò di essere il meno fastidiosa possibile -.
Il cantante le sorrise – Allora ti darò io fastidio. Te l’ho detto nessun disturbo, fa come se fossi a casa tua – Replicò l’uomo – A domani -.
- Sarà difficile, ma ci proverò. A domani – Lo salutò, salendo in macchina.
 
****

- Madison? – Aveva chiamato, non appena rientrata dall’incontro con Jared.
- Hey! Allora, com’è andata con Jared? – Chiese la ragazza uscendo dalla cucina, speranzosa che Audrey fosse riuscita a trovare una soluzione. Madison conosceva il rapporto che l’amica portava avanti da anni con il cantante, non era stata una confessione volontaria, però.
Audrey si tolse il cappotto – Bene, ma non era quello che io speravo – Rispose, pensierosa.
Non era ancora convita di aver scelto per il meglio. Jared era un suo amico, ma principalmente era un uomo, affascinante. I primi tempi era stata dura sostenere quello sguardo cristallino o, semplicemente, non imbambolarsi davanti a quel sorriso.
Jared non era un tipo d’uomo, per cui dire sì mi piace o no non mi piacere, lui era lui.
Difficilmente le donne gli resistevano e Audrey, per tali motivi, a volte si diceva di essere fortuna d’averlo vicino, ma tante altre volte si dava della stupida per la freddezza con cui lo trattava. Lo faceva per proteggersi da qualunque cosa potesse andare oltre quell’amicizia, conosceva lo stile di vita di Jared, ma ancor più conosceva sé stessa e sapeva bene, di non voler un uomo con quel modo di vivere.
- Non ti ha prestato casa sua? – Domandò Madison, mentre si spostavano nella camera appartenuta, fino a quel momento, a Audrey.
- No, mi ha offerto di andare a stare da loro in studio – Spiegò la mora, sfilando uno scatolone ancora piegato, da dietro la tastiera del letto.
Madison la guardò incredula – Non mi sembri contenta. Ti ha messo un tetto sopra la testa, ok è pur sempre Jared, però si tratta di una settimana -.
Audrey scosse la testa – Sbagliato – La corresse, afferrando una coppia di libri da una mensola sopra il letto, mentre l’amica ne prendeva altri due – Non gli piace l’idea di sapermi a Sunset Strip, quindi mi ha offerto di rimanere quanto voglio, finché non troverò un altro appartamento in un’altra zona – Specificò, sistemando i libri nello scatolone.
- Beh, è stato gentile, no? – Replicò dubbiosa l’amica.
- Sì, questo è ovvio – Ribadì Audrey, afferrando altri due libri.
Madison la osservò sospettosa – Ma? C’è qualcosa che non ti va bene Aud -.
La mora sospirò – E’ Jared. Non lo so, credo sarà difficile averlo vicino tutto questo tempo, vederlo ogni giorno, vivere a contatto con il suo stile di vita, lo sai come la penso sulle star – Confessò, ritornando a riempire lo scatolone, per evitare lo sguardo indagatore che Madison doveva aver assunto.
La ragazza, infatti, la stava osservando attentamente, ma Audrey era brava a nascondere l’ansia e la preoccupazione e solo chi la conosceva, riconosceva quel sentimenti nei suoi gesti.
- Però te lo sei fatta amico. Ci sarà pur un motivo sei hai fatto un’eccezione alla regola –
Constatò la ragazza, mentre Audrey si fermava a riflettere su quelle parole.
In tutti quegli anni quel pensiero l’aveva sempre stuzzicata, ma non si era mai data una vera e propria risposta. Semplicemente aveva ingannato quel quesito, mascherandolo con una conclusione senza senso: era stata Jared ad avvicinarla, non il contrario.
- E’ stato lui a cercarmi – Tagliò corto la mora, andando a prende una pacco di fogli da sopra la scrivania.
Madison sbuffò – Cambia frase o almeno inventati un altro modo di dirla. Seriamente è solo per questo che gli sei amica? – Indagò la ragazza, aiutando Audrey a chiudere lo scatolone.
Audrey la guardò – La mia amicizia con Jared non ha secondi fini, Madison – Le disse con tono duro, mentre afferrava lo scotch da sopra il comodino. – Se avessi voluto sfruttare la nostra amicizia, in questo momento non mi troverei con il problema di cambiare casa –
La rimbeccò, chiudendo le due lingue dello scatolone.
- Non volevo dire questo. Intendevo ti è mai capitato di desiderarlo?- Propose la ragazza.
La mora si ritrovò a girare gli occhi – E’ una fissa, ammettilo! Andiamo è ovvio che mi sono ritrovata a desiderare Jared, nemmeno una suora potrebbe negarsi a tali pensieri. Ma è Jared… -
- occhioni-blu-e-fisico-da-urlo Leto – Concluse Madison, con un sorriso malizioso sulle labbra.
Audrey la fulminò -… un mio amico. Comunque, non è solo occhi blu e bel fisico – Si sentì in dovere di precisare. Jared era un bell’uomo, ma quella fortuna, sfigurava davanti alla sua mente, davanti alla capacitò d’inventiva di quell’uomo o semplicemente alla dedizione e alla passione per il proprio lavoro. Ne era la prova il suo ultimo personaggio: Rayon.
- Va bene, però non puoi nemmeno ignorare queste sue… chiamiamole qualità – Continuò spedita la ragazza, mentre la mora continuava rifilarle uno sguardo severo.
- Sono ottime qualità Madison, ma non le più importanti. Jared è di più di un bel faccino su di un giornale. Riesce a mantenere un briciolo di sé stesso, anche all’interno dello star system; non si lascia buttare giù facilmente, come aveva tenta di fare la EMI… perché mi guardi così? –.
Madison fece spallucce – Niente, ho capito qual è il tuo problema – Confessò la giovane, sorridendo soddisfatta – Hai paura di innamorarti di lui -.
Audrey alzò un sopraciglio, sorpresa – Non di lui, Madison – La corresse, sospirando a quello che sapeva già – Ma di Jared -.






NDA:
Benvenuti/ Bentornati (per chi ha seguito Where the Streets Have No Name).
Parto con alcune cose pratica, che sperio vi aiutino ad "inquadrare la storia:
1. E' ambientata a Febbraio (ma va?) 2013, quindi prima dell'uscita di Love Lust Faith + Dreams e dopo le riprese di Dallas Buyers Club, quindi dove immaginarvi un Jared ancora privo di shatush (yeee!)
2. Audrey, tale e quale a quelle del banner...mi sono illuminati gli occhi quando ho visto la foto, sembrava che google immagini mi avesse letto nel pensiero!
3. Raiting Giallo...beh cambierà.
4. In corso d'opera cambieranno anche "Le note della storia".
5. La storia non è ancora interamente scritta, quindi gli aggiornamenti saranno una volta a settimana.

Detto ciò, ringrazio chi è arrivato fino a questo e magari deciderà di lasciare un piccolo commento :3

Alla prossima,
Blume.


 
  
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