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Autore: Rinalamisteriosa    19/07/2008    1 recensioni
Questa è la storia di Lavinia e di suo fratello Maurizio, che grazie a uno “strano” incidente riusciranno a capirsi e a volersi bene.
La prima a urlare per la sorpresa fu Lavinia, ma l'urlo che le uscì di bocca non era il suo.
Era identico a quello del fratello maggiore.

[REVISIONATA]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io sono te, tu sei me!

 

 

La prima a urlare per la sorpresa fu Lavinia, ma l'urlo che le uscì di bocca non era il suo.

Era identico a quello del fratello maggiore.

“Ah! Come… com’è possibile?! Che cosa ci fai tu nel mio corpo?” domandò, restando subito dopo a bocca aperta.

“E io che ne so?! Stavo per chiederti la stessa cosa...” precisò il fratello, con la voce di lei.

“Ok... ok. Ragioniamo, avanti! C'è solo una spiegazione logica... sì... e cioè... che questo in realtà è un sogno, soltanto un brutto sogno!” si convinse Lavinia, inspirando, chiudendo gli occhi e toccandosi la fronte come se avesse l'emicrania.

“Ma se, come sostieni, è davvero un sogno, perché il dolore non ci risveglia? Io lo sento ancora qui, alla testa... Ahia!” disse Maurizio, mentre con una mano si toccava la testa e con l'altra tastava i seni. Non ci era abituato, non credeva fossero così morbidi.

“Ehi! Lascia stare il mio corpo!” ringhiò Lavinia, schiaffandogli la mano incriminata.

“Scusa. Non avrei mai immaginato... neanche nei miei sogni più strani... di diventare una donna”, confessò in un sussurro.

“E allora io? Io che dovrei dire?! Con questo corpo che mi ritrovo, non potrò più indossare i miei bei vestitini!” si lamentò, isterica, atteggiamento che nel suo stato attuale stonava un po’.

 

Smisero di lamentarsi molto presto, perché la madre bussò alla porta e li fece correre a mangiare. Di comune accordo non dissero niente ai genitori, altrimenti li avrebbero presi per pazzi.

Quando però tornarono indietro, nella camera di Lavinia, ripresero a discutere nuovamente.

“Maurizio, ascolta: dobbiamo trovare una soluzione... e alla svelta anche! Non possiamo proprio presentarci in queste condizioni domani a scuola…” attaccò, le braccia incrociate al petto, fissando i suoi stessi occhi cangianti.

“Lo so bene, sorellina, eppure... finché siamo così, dobbiamo fare qualcosa. Io non resisto a stare tutto il giorno rintanato in casa. Inoltre devo frequentare i miei allenamenti, non posso assentarmi senza un motivo valido!” le fece presente, mentre si sedeva sul letto e le braccia esili della sorella gli ricadevano lungo i fianchi fino a toccare il materasso.

“Terra chiama Maurizio. Maurizio mi senti? Pensi che i tuoi amici ti faranno giocare nei panni di una ragazza?! Certo, sono stupidi, però...”.

“Sì, concordo. Allora dovrò spiegarti tutte le regole del gioco", le riferì, come se la cosa fosse ovvia.

“Già… Aspetta, no! Assolutamente. No! Neanche per sogno, io o-d-i-o quel pallone da calcio!” obiettò lei, sgranando gli occhi. “Tu non dici sul serio!”.

“Invece sì”, confermò, sorridendo. “E dai, Lavi! Sono il capitano, non posso mancare, ti prego! Se farai questo per me, io… io mi impegnerò di più nello studio e non ti farò fare brutta figura!" la pregò, facendole anche questa promessa.

“Eh? Davvero? Lo faresti veramente... per me?!” domandò la vera Lavinia, scioccata.

“Certo. Finché tutto non torna normale, poi deciderò se vale la pena continuare a impegnarsi...” rispose Maurizio con un’aria un po’ abbattuta, ma sincera.

Lei restò spiazzata. Per la prima volta dopo anni, non aveva la risposta pronta, non sapeva come ribattere. E sentì che non voleva ferirlo con la sua solita acidità.

“B-bene… abbiamo raggiunto un accordo, credo. Io frequenterò le tue stupide partite di calcio, fino a quando non si trova una soluzione. Tu invece comincerai a studiare da ora, perché – ops! – domani mattina ho l'interrogazione di latino”, ricordò candidamente lei.

“Cosa?! E me lo dici solo adesso? No, uffa, io odio il latino!” sbottò lui, seccato.

“Ti ricordo che hai promesso, bello mio, non puoi più tornare indietro…”.

Maurizio emise un lungo, lunghissimo sospiro di rassegnazione.

“Dimmi cosa devo fare...” pigolò con la voce della sorella, mentre lei esibiva un largo sorriso soddisfatto.

Lo portò dritto dritto alla sua scrivania, facendolo sedere.

“In fondo ti è andata bene, cara. Sia la versione che l'analisi del testo le ho fatte io prima che tornassi a casa. Devi soltanto studiare questi due autori, vedi?” gli indicò i fogli e a essi accostò il libro di letteratura latina.

“Catullo e… Sallustio?” lesse, sbiancando perché ricordava a malapena solamente il primo dei due. Si aggrappò al suo braccio.

“Almeno resta qui con me, così finiamo subito, ti prego!” la supplicò, congiungendo poi le mani a preghiera.

“Come, scusa? Non ti ho mai aiutato prima d'ora nello studio e pretendi che lo faccia adesso?! Non ci penso proprio, concentrati che ti fa bene!” lo esortò impietosa.

“Antipatica...” ribatté con il broncio.

“Scansafatiche!”.

“Uffa! Che palle...” evidenziò ulteriormente il concetto.

“Buon lavoro, fratellino. Anzi, sorellina. Io vado a vedere se trovo qualcosa di decente tra i tuoi vestiti, anche se ne dubito fortemente. In caso per domani mi faccio prestare qualcosa da papà, tu che dici?” finì Lavinia con un ghigno poco carino, lasciandolo solo.

Lo aveva chiaramente preso in giro.

Ma va' a quel paese, vai! Ride bene chi ride ultimo”, mormorò lui, alterato.

 

 

Continua…

 

 

 

  
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