4.
50 punti a Grifondoro. Black and
decker.
Aveva
praticamente spaccato il setto nasale (per non parlare
del resto!) al docente del primo semestre. Ottimo inizio. 50 punti a
Grifondoro.
In testa proprio. Black and decker. Come poteva presentarsi a lezione
per i
successivi 5 mesi? Non poteva. Punto. Non c’erano se e ma che
potevano farla
desistere da questa decisione. L’unica possibilità
che le rimaneva era creare
il propulsore di curvatura e l’Enterprise in una notte e
partire verso lande in
cui nessuno è mai stato (cit.) Oppure sperare che qualche
forza aliena si
decidesse, finalmente, a rapirla e il Dottore arrivasse in suo
soccorso. Doveva
avvisare subito Sol, per informarla della sua imminente partenza.
Conoscendola
avrebbe smosso la CIA, l’FBI e il defunto KGB, se non si
fosse presentata a
lezione, nei giorni in cui doveva. Oltre che tappezzare
l’intera facoltà con la
sua brutta faccia e promettere una ricompensa per chiunque avesse
ritrovato il
braccio mozzato del suo corpo disperso e martoriato. Inoltre doveva
spiegare ai
suoi genitori l’improvvisa necessità di buttare
all’aria gli ultimi tre anni
della sua vita e nascondersi, probabilmente, nel deserto del Sahara.
Argh! Era
un’avida lettrice di fantasy e fantascienza, per non parlare
dei fumetti –una
nerd nel senso peggiore del termine- possibile che non riuscisse a
trovare una
soluzione oltre alla fuga? Si colpì la fronte con il pugno.
Stupida! Ragiona!
Per cosa avrebbe stretto i denti in questi ultimi anni, eh? Per cosa
avrebbe
sputato sangue? NO. Avrebbe superato anche questa. Ma… si
era comportata come
una stupida. Cioè aveva coinvolto il suo docente nella sua
maldestra caduta,
l’aveva praticamente lanciato nel fango, gli era finita
addosso, si era seduta
sul suo – comodissimo- didietro, gli aveva spaccato il setto
nasale e dulcis in
fundo l’aveva trascinato in ospedale con il solo scopo di
assistere – e magari
mettere mano- alla sistemazione del suddetto naso. Arrossì
violentemente al
pensiero di cosa era successo solo poche ore prima. Come diavolo poteva
essere
così sfigata? Lui la odiava, non l’aveva nascosto.
L’avrebbe
bocciata. L’avrebbe messa al bando,
l’avrebbe ridicolizzata all’esame, era inutile
studiare, inutile tentare
qualsiasi cosa, sarebbe rimasta bloccata a vita su questo esame,
finché non
l’avrebbero cacciata dall’università per
anzianità o finché non fosse più stata
in grado di pagare le esorbitanti tasse perché avrebbe
dovuto lasciare il
part-time per studiare le virgole del libro di testo e i suoi genitori
l’avrebbero diseredata, per la vergogna di avere una figlia
tanto inetta. Non avrebbero
dovuto chiamarla Nina. Avrebbero dovuto chiamarla Sfortunella. Si
voltò verso
l’amica, serissima “Da oggi chiamami
Sfortunella.” E senza proferire altro, si
voltò nuovamente verso la cattedra. Solveig la
guardò senza capire. Ma non ebbe
tempo di chiederle altro. Cumberbatch aveva acceso il microfono, aveva
scritto
il suo nome nella lavagna e il nome del corso e si era voltato verso
l’aula.
“Buongiorno” – scandì con la
sua profondissima voce. – “Sono Benedict
Cumberbatch, sarò il vostro docente del modulo III di
patologia sistematica”.
Tacque per un attimo, lasciando vagare lo sguardo per la sala. Gli
studenti
erano in fermento. Chissà se avevano captato qualcosa di
quello che aveva
detto. Solveig in quel momento capì i deliri
dell’amica, la storia di
Sfortunella e compagnia. La sua amica era inciampata niente meno che
sul famoso
professor Cumberbatch. Nascondendo una risata con la mano,
allungò il braccio
verso l’amica e le diede due leggere pacche sulla spalla. Un
movimento che non
sfuggì agli occhi acuti di Cumberbatch. La vide. E la
riconobbe. Si voltò a
cercare qualcosa nella tasca della giacca lunga. L’aveva
piegata in modo che
non si vedessero le macchie di fango, notò Nina. Il sorriso
le morì sulle
labbra quando lo vide tirare fuori uno spiegazzato foglietto verde.
“Merda” - Disse
in italiano e Solveig si girò a guardarla chiedendole
spiegazioni, sottovoce.
Incapace di staccare gli occhi dal docente, aspettando di vedere la sua
prossima mossa, aspettando di essere cacciata dall’aula, fece
cenno all’amica
di tacere. Si mordicchio nervosamente un’unghia. Benedict
guardò vagamente il
lato della platea in cui era seduta e smettendo il foglietto in tasca,
si
apprestò a cominciare la lezione. Il vociare comunque non
diminuiva, tutti
erano curiosissimi e interessatissimi di sapere come il professore
Cumberbatch
si fosse rotto il naso. Aveva l’aspetto completamente
stravolto.
“…
Sembra gli sia passato sopra un treno!” captarono Nina e
Sol. Quest’ultima rise piano e Nina quasi si
strozzò, mentre tossicchiava.
Ovviamente 201 occhi si girano verso di lei, che sprofondò
in una nuova
tonalità di porpora. Sol cercava, con scarso successo, di
smettere di ridere.
Nina sperava che iddio aprisse la bocca dell’inferno sotto il
suo sedile e la
facesse sprofondare per sempre, in modo da non dover sopportare tutto
questo.
Quale parte di A-N-O-N-I-M-A-T-O non era chiaro a Iddio? Si
scusò piano, e bevé
un sorso d’acqua. Nessun’altro pettegolezzo
sembrava attraversare l’annoiato
gruppo di studenti per cui Benedict si schiarì sonoramente
la voce e iniziò a
elencare gli obiettivi del corso e la modalità
d’esame. “Farò una prova scritta
come primo appello, se non lo date o non passate
l’esame” – disse soffermando
lo sguardo sulla massa variopinta di studenti- “gli appelli
successivi saranno
orali. Io mi occuperò di malattie infettive. Indi per cui,
spero abbiate dato
tutti microbiologia. Altrimenti potete iniziare ad iscrivervi
all’appello
orale.” Silenzio di tomba. Ora sapere come il professor
Cumberbatch si fosse
rotto il naso non era più l’argomento del giorno.
La domanda ora era, perché il
treno che lo aveva palesemente investito non gli aveva spinto il setto
nasale
tanto infondo da perforargli il cervello?
Intanto Benedict continuò a spiegare che patologia sistematica III comprendeva altre materie, ematologia e reumatologia, che avrebbero seguito al secondo semestre e che lui sarebbe stato il coordinatore del corso integrato. Detto ciò, chiese agli studenti se ci fossero domande. Nessuno fiatò. Nina approfitto del momento di silenzio del professore per riprendere fiato; quell’uomo la ipnotizzava. Gli occhi, il modo in cui muoveva la bocca, come gesticolava e, iddio, quella voce. Doveva assolutamente dare lo scritto o non sarebbe stata in grado di articolare una frase di senso compiuto, non solo in inglese, ma neanche in italiano, che era la sua lingua madre, con quell’uomo davanti che la fissava e la interrogava. Benedict sembrava sul punto di riprendere, ma una voce lo chiamò “Professore, io avrei una domanda” – “Dica” - “Come diavolo si è spaccato il naso?”.
Autrice al punto:Hallo! Mi scuso con le poche persone che leggono per il ritardo... ma ho avuto dei buoni motivi! Un traferimento per lavoro :)
Detto ciò ringrazio PaddyRockS <3 per aver messo la storia tra i preferiti e aver recensito! :3 non posso esprimere a parole la felicità!! Grazie anche a Ruka_odinson per la recensione e il rinnovato sostegno!
Tanti cuori a tutti! *oggi mi va così*
Bis bald!!
Setsu