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Autore: Erika Gagliardi    26/04/2014    3 recensioni
Dall'ultimo capitolo:
''Il piccolo dormiva e finalmente potevo dedicare un po' di tempo a Gionny.
"Mi hai salvato la vita." Gli sussurrai all'orecchio.
Lui mi accarezzò la guancia. "Dovevo farlo, sennò sarei morto."
"Perchè?" Domandai corrugando la fronte.
"Perchè sei tu la mia vita." Mi rispose per poi avvicinarsi a me e lasciarmi un live bacio sulle labbra.''
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Salvami

 

Mi asciugai frettolosamente le lacrime e finsi un sorriso. “Ciao papà”
“Ciao signor Marconi”
“Per piacere Lorenzo, ci conosciamo da una vita ormai, chiamami Luca!”
Lorenzo sorrise. Quant’era falso.
Giuro che avrei potuto raccontare tutto a mio padre, solo che non potevo e lui comunque non avrebbe fatto proprio nulla.
“Comunque sono venuto per avvisare Allison che nonna è arrivata e se vuoi puoi stare con lei per un po’ di tempo.”
Sì sì sì sì! Per fortuna sarei rimasta un po’ con qualcuno che mi voleva bene e cosa più importante: lontana da Lorenzo. 
Scattai in piedi contenta, ma poi mi accorsi di ciò che avevo fatto e cercai di bilanciare la situazione. “Ehm.. sempre se per te va bene Lorenzo…” 
Lui sorrise. “Certo tesoro, ma dovrò abituarmi all’idea di stare senza di te.”
Mi piazzai accanto a mio padre mentre mi guardava soffermandosi sulle mie braccia piene di more e lividi. “Ma che hai combinato sulle braccia?”
Il cuore mi salì in gola. “No no niente… sono caduta dalle scale.”
Mi nascosi dai sguardi di Lorenzo che si facevano intensi e finalmente uscimmo. 
“Quando è arrivata la nonna?” Chiesi una volta in macchina.
“Ieri pomeriggio, prima che le facessi visita ho pensato che era meglio farla riposare.” Disse frenando per far attraversare della gente sulle strisce pedonali. Li guardavo incuriosita e riuscii a riconoscere qualcuno tra di loro: Gionny! Sbarrai gli occhi e quando lui si accorse di me mi sorrise salutandomi con la mano. Mio padre accanto mi fissò con faccia seria. “Lo conosci?” 
“Sì.. più o meno..” risposi poi sviai il discorso evitando altre domande.

"Nonna!" Urlai un volta in soggiorno correndo ad abbracciarla.
Amavo vedere nonna perchè assomigliava un sacco a mia madre e me la faceva sentire accanto.
“Oh tesoro! Ma guardati Allison! Diventi sempre più bella, quanto tempo!”
Mi feci scappare una risata. “Nonna, è passato solo un mese dall’ultima volta che mi hai visto.”
“Trentadue giorni sono tanti tesoro mio!” Protestò senza accorgersi dell’errore, non la corressi mi limitai a stringerla forte.
“Ok, ci vediamo dopo. Io devo andare a sbrigare un lavoro, a dopo!” Papà uscì senza ricevere un saluto da parte nostra.
Ed ecco finalmente il momento in cui eravamo sole e potevamo dirci tutto. Lei si interessava spesso dei miei problemi e cercava di trovare sempre una soluzione, apparte il problema di Lorenzo. Le raccontai di Gionata incontrato al cimitero, insolito, ma è stato uno dei più bei incontri mai fatti in vita mia, perchè quando ha aperto gli occhi mi è sembrato che la pioggia che scendeva era diventata meno fredda e dolorosa. Il sorriso e la voce poi mi hanno migliorato per un momento la giornata e per fortuna riuscivo ancora a sentire il profumo della sua auto addosso.
“Te lo meriti.” Furono le parole di mia nonna. “Tu meriti un ragazzo come Giulio, non come Lorenzo.”
Sorrisi in parte per le sue parole e in parte per l’ennesimo errore fatto. “Gionata” la corressi.
“E io che ho detto?” 
Certo, aveva il senso dell’umorismo a mille, anche con la morte di mia madre, lei era riuscita a passarci sopra, quella donna era così forte proprio come mamma, io invece non riuscivo a voltare pagina, mai ci ero riuscita in vita mia.
“Ho voglia di fare una passeggiata all’aperto” disse all’imprivviso dopo l’ennesima risata.
“Ma piove.” Risposi quasi rovinando la festa anche a me stessa.
“È proprio per questo che voglio uscire. Una povera vecchietta come me vuole vedere anche la pioggia oltre al sole.”
“Ti accontento dai.” Le sorrisi.
Presi un ombrello e uscimmo per le strade meno affollate di Milano.
La presi a braccetto e lei con la pioggia che batteva sull’ombrello continuava a fare le sue battute.
Rieccolo. Che ci faceva lui in giro sotto la pioggia?
“Tesoro?” Mi chiamò nonna.
“Eccolo! È lui Gionny!” Dissi urlando a bassa voce per non farmi sentire da lui.
“Quello che sta camminando con le mani in tasca?” Mi chiese ed io annuii. “Ma che figaccio!” 
Guardai mia nonna sbalordita con gli occhi spalancati. Aspetta, devo rimettere in ordine le idee. Donna, 74 anni, 1.56m e mentalità della nuova generazione, non mi tornano i conti…
“Belli i tatuaggi! Tesoro, vallo a salutare che ci fai ancora qui?” Mi incitò spingendomi un po’.
“Ma che sei matta?” Divenni tutta rossa quando lui si accorse ancora di me. 
“Sei un peperoncino Allison, riprenditi sta venedo verso di noi.” 
“Cosa?!” 
“Ciao Allison” sentii la sua bella voce con quel magnifico accento dietro di me e mi voltai. Sorrisi ancora arrossata. “E questa bella signora è sua nonna?” Le chiese facendole una specie di inchino.
“Indovinato ragazzo! Certo che sei proprio un bel fusto e un galantuomo!” 
Ora potevo sotterrarmi.
Lui rise e anche la sua risata era stupenda. “Simpatica la signora!” 
Ma come faceva ad essere così? Aveva perso i genitori e riusciva a sorridere ancora. Come facevano tutti ad essere così ottimisti?
“Vuoi accompagnarci a casa Giulio?”
E rieccolo sorridere. “Mi farebbe piacere.”
“Gionny non disturbarti.” Mi intromisi.
“Niente affatto! Mi piacerebbe accompagnarvi, oppure il tuo ragazzo non vuole?”
“Ma chi? Quel bastardo?! Ah, quell’animale non vive con me quindi tranquillo.” Eccola la delicatezza di mia nonna.
“Adoro il carattere di tua nonna sai?” Affermò sorridendo rivolgendosi a me.

"Grazie Giuseppe per averci accompagnato!" Disse mia nonna. "Vi lascio soli ciao ciao"
Una volta entrata in casa, io e Gionny rimanemmo da soli. “Tua nonna è fantastica!”
Io sorrisi. “Scusami se ti ha costretto a venire fin qui”
“Spero tu stia scherzando! Non ho mai passeggiato con una persona che è riuscita a farmi ridere così.” Mi rispose facendomi tranquilizzare. Mi prese le mani tra le sue e quel contatto mi fece rabbrividire. “Ringraziala di cuore per questi fantastici minuti che mi ha fatto passare oggi.”
Spostò gli occhi sulle nostre mani e sorrise, ma il suo sorriso sparì subito dopo aver visto dei graffi sul mio polso. “Che hai fatto qui?” Mi chiese alzando di un po’ la manica della felpa.
“No nulla… so-sono caduta dalle scale e mi sono graffiata sulla ringhiera.”
La mia solita scusa, quella che riusciva a convincere tutti.
“Mi dispiace…” e lasciò la presa. “Volevo chiederti una cosa… mi piacerebbe davvero tanto uscire con te e tua nonna un giorno di questi, magari quando ci sarà il sole andiamo a prenderci un gelato o una pizza.” Mi disse poi si ricordò di qualcosa. “Sempre se ‘quell’animale bastardo’ del tuo ragazzo vuole.” 
Risi al suo modo di ripetere la parola usata da mia nonna.
“Non preoccuparti, starò un po’ di giorni qui con lei quindi credo vada bene.” 
A lui sembrò illuminarsi il viso in un raggiante sorriso e mi abbracciò senza che me lo aspettassi.
Ricambiai l’abbraccio un po’ imbarazzata, poi se ne andò salutandomi.
Non capivo il motivo di quell'abbraccio, della sua gentilezza nei miei confronti, forse aveva solo bisogno di qualcuno dopo la perdita dei suoi, aveva bisogno di qualcuno che lo facesse ridere e mia nonna ci era riuscita.

   
 
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