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Autore: Erika Gagliardi    25/04/2014    3 recensioni
Dall'ultimo capitolo:
''Il piccolo dormiva e finalmente potevo dedicare un po' di tempo a Gionny.
"Mi hai salvato la vita." Gli sussurrai all'orecchio.
Lui mi accarezzò la guancia. "Dovevo farlo, sennò sarei morto."
"Perchè?" Domandai corrugando la fronte.
"Perchè sei tu la mia vita." Mi rispose per poi avvicinarsi a me e lasciarmi un live bacio sulle labbra.''
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Salvami


 
Sai mamma? Mi manchi così tanto… Sei così bella su questa foto, scusa se te lo ripeto sempre, ogni santo giorno che vengo a trovarti, ma mi fa sentire più vicina a te, perché so che non sopportavi quando te lo dicevo, anche se un sorriso riuscivo sempre a strappartelo quando litigavi con papà. Non mi piace vivere con lui, mamma, so che ti ripeto sempre anche questo, ma ti vorrei indietro, non mi piace la vita che sto vivendo con lui, mi costringe sempre a fare tutto quello che vuole… Come Lorenzo ad esempio. Lo vedi questo livido mamma? Qui, sul braccio. È stato Lorenzo per l’ennesima volta. Voglio togliermi una volta per tutte questo stupido anello, voglio togliermi il peso di Lorenzo, voglio togliermi questa vita e venire da te, mamma. Scommetto che lassù è tutto più bello…
Lo squillo del telefono mi fece distogliere i miei pensieri e mi alzai in piedi da davanti la tomba di mia madre. Lo presi e lessi il nome sul display: Lorenzo.
Mi schiarii la gola e mi pulii gli occhi dalle lacrime. ‘’Pronto?’’
‘’Ma dove cazzo sei Allison?! Vieni subito a casa troia!’’ Urlò dall’altra parte del telefono.
‘’Scusami, adesso torno…’’ Risposi con voce calma pronta a scoppiare in un pianto e finalmente attaccò.
Lo vedi mamma? Ho sempre paura di uscire, anche di venire qui a trovarti, mi fa paura mamma, non ce la faccio più… Prendimi da te per favore…
Caddi in ginocchio e scoppiai in un pianto silenzioso. Non volevo andarmene e tornare da quel disgraziato senza cuore. Volevo solo starmene con mia madre.
Posai i fiori che avevo lasciato per terra nel vasetto accanto a lei e mi sedetti appoggiandomi alla pietra con il suo nome.
Cominciai a guardarmi attorno speranzosa che quei cinque minuti trascorsi non avrebbero portato Lorenzo a venire a cercarmi, ma per fortuna non c’era ancora nessuno. Un po’ più lontano da me c’era un ragazzo in piedi davanti a due tombe, anche lui aveva perso persone care, ma non piangeva, riusciva a trattenersi le lacrime, ma come faceva? Teneva un mazzo di fiori in mano, che poco dopo divise in due e posò un mazzo su una tomba e uno sull’altra, poi anche lui si sedette nello spazio che c’era tra le due tombe appoggiando la testa su una pietra chiuse gli occhi. Sorrisi per la sua dolcezza, nonostante i tatuaggi e l’orecchino che portava, si vedeva benissimo che non era un cattivo ragazzo e lo ammiravo perché riusciva ad essere ciò che voleva. Il vento gli scompigliò la mora cresta, mentre alcune gocce di pioggia cominciarono a cadergli sul viso.
Pioveva ed erano passati quaranta minuti da quando Lorenzo mi aveva chiamata, ma non mi importava gran che perché ormai mi ero abituata alle sue violenze. Mi alzai e lanciai un ultimo sguardo a quel ragazzo, sembrava dormisse e non accorgersi nemmeno della pioggia. Mi diressi verso di lui salutando mamma e quando lo raggiunsi feci in tempo a vedere le foto sulle pietre ai suoi lati: erano sicuramente i suoi genitori e non erano nemmeno molto anziani. Mi inginocchiai davanti a lui cercando di non pestargli le gambe.
‘’Hey…’’  Lo scossi leggermente per non spaventarlo. Lui aprì gli occhi e mi sembrò che finalmente il mondo si era capovolto, tornando alla normalità, in un semplice sguardo, o meglio il suo.
Sorrisi. ‘’Guarda che sta piovendo.’’
Ritrassi la mano e lui sbatté le palpebre più volte per poi raddrizzare il busto cercando di capire dove si trovava.
Si alzò, poi mi sorrise. ‘’Grazie.’’
Aveva un sorriso bellissimo come tutto il resto d’altronde. Gli sorrisi ancora a ‘mo di saluto e mi voltai andandomene. ‘’Aspetta!’’
Mi girai verso di lui. ‘’Se vuoi posso accompagnarti, cioè se non hai la macchina… Insomma piove ed è il minimo che posso fare per ringraziarti.’’
‘’Non preoccuparti.’’ Mi limitai a dirgli voltandomi ancora.
‘’Insisto.’’ Disse facendosi sentire.
Mi accomodai sul sedile del passeggero della sua Audi, ringraziandolo. ‘’Non credo farà molto piacere al mio ra…gazzo…’’ Dissi sentendomi un po’ frustrata a pronunciare la parola ‘’ragazzo’’.
‘’Wow lo dici in un modo entusiasmante.’’ Sarcasticò lui infilando la chiave e mettendo in moto. Io finsi un sorriso, speranzosa che lui non mi chiedesse spiegazioni e per fortuna non lo fece. Gli diedi le indicazioni per arrivare a casa e gli chiesi di fermarsi nel parcheggio più lontano da casa mia e lui, anche se un po’ in comprensivo, lo fece. ‘’Ma è così geloso il tuo ragazzo?’’
Sì certo, se solo sapessi tutto, se solo sapessi che la sera si trova sempre in giro a bere, a scoparsi quelle puttanelle nelle discoteche, a violentarmi in tutti i modi possibili. Dovrebbe essere geloso?
Mi limitai a sorridergli, poi feci per aprire lo sportello.
‘’Aspetta, come ti chiami?’’ Mi chiese fermandomi ancora.
‘’Allison, tu?’’
Sorrise. ‘’Gionata, ma puoi chiamarmi Gionny.’’
Ricambiai il sorriso e alla fine uscii.
Chissà se l’avrei più rivisto. Che stupida! Dovevo almeno lasciargli il numero! Ma che dico?! Mi rendo ridicola da sola…
Infilai la chiave nella serratura e aprii la porta. Già da subito sentivo dei gemiti provenire dalla camera da letto di sopra e avrei dovuto aspettarmelo: si era portato un’altra zoccola a casa per scoparsela mentre mi aspettava.
Ma  finirono appena chiusi la porta sbattendola.
Andai in cucina a mangiare qualcosa, mentre sentii dei passi scendere le scale. ‘’E’ passata un’ora da quando ti ho detto di tornare a casa lo sai?’’ Disse Lorenzo sulla porta a petto nudo, mentre si chiudeva la zip dei jeans. ‘’E lo sai anche che non piace quando ritardi anche di un cazzo di minuto?’’ Si avvicinò velocemente a me tirandomi i capelli, mentre cercavo di allontanarmi da lui.
Ed ecco che tutto ricominciava. Ricominciavano le solite grida, i soliti pianti, i soliti nascondigli, le solite botte, i soliti schiaffi, i soliti baci che facevano male.
‘’Lo sai che ti amo vero?’’ Ghignò  tra i denti, poco rassicurante, mentre mi stringeva forte un braccio.
Mi trascinò verso le scale, le lacrime ormai scendevano a dirotto, avevo ancora paura, ancora mi ci dovevo abituare a tutto questo nonostante fosse passato già un anno.
Il suono del campanello però mi salvò, mi sentii così sollevata quando mi lasciò il braccio per andare ad aprire.
Fortuna, era mio padre.
   
 
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