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Autore: _Terry_Dreamer_    27/04/2014    1 recensioni
Chick (questo era il soprannome che la mamma gli aveva dato a causa dei suoi capelli castano chiaro e i suoi occhi azzurri) era vivace e testardo, coraggioso, giocherellone e sensibile, ma la cosa che la madre preferiva del suo carattere era il suo animo da coccolone.
A Luca ora manca quel bambino che era sempre stato.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduto, luci spente, uno schermo illuminato. Si era promesso che non avrebbe mai visto quel film. Era una cosa troppo vicina a lui, e non avrebbe potuto resistere. Ma ora è lì. Nella gita scolastica avevano deciso di farglielo vedere. Lui odiava le gite scolastiche. E poi perché dovevano farle ancora? In quarta superiore? Non riusciva a capirlo, forse perché nella sua scuola in Americane non faceva mai gite. 

Cercava di distrassi, di trovare qualcosa che non gli facesse vedere il film ma non ci riusciva. Quei ricordi, quelle immagini, quelle urla e quel’ urlo solitario che non uscì mai dalla sua bocca, continuavano a proiettarsi nella sua mente. Sapeva di non dover vedere quel film, ma non poteva andarsene. 

Lei lo guardò. Non capiva come mai fosse così agitato, ok, era un film triste e magari metteva ansia, ma non aveva mai visto un maschio agitarsi così davanti a quel film. 

Una lacrima gli scese sulla guancia. 

Lei lo fisso, senza capire. Un movimento brusco della sedia e scomparve. La professoressa urlò “Luca dove vai?”. Viola, la ragazza, disse ”vado a vedere io prof…”; “ok…” gli rispose la donna. Si alzò e lo raggiunse. Quando entrò nella stanza buia, vide le finestre del terrazzo spalancate. Uscì. Lui aveva i gomiti appoggiati sulla ringhiera e la faccia abbandonata nelle mani. Gli si avvicinò, gli mise un braccio attorno alle spalle e gli sussurrò all’ orecchio “ cos’ hai?”. Lui non rispose e alzò il viso. 

“Vieni” gli disse e, prendendola per mano la portò nella stanza. Si sedette sul letto e così anche lei fece. Luca abbandonò la testa e la schiena nel morbido materasso. 

“Non ti ho mai parlato del mio passato…” fece una pausa “quando ero piccolo..”. Gli raccontò la sua prima crociera, il suo primo sogno che si era avverato. 

Mentre gli parlava ripensò al bambino che era, così dolce e pieno di vita, non si faceva abbattere mai da nulla. Ora invece…Pensò anche a quanto era testardo e al suo sogno del cavolo. Se non avesse insistito ad andare in bagno, forse suo padre sarebbe stato ancora vivo, e se non avesse insistito ad andare in crociera…Si pentì di ciò che aveva fatto. Non aveva nemmeno salutato sua madre e suo padre. 

Aveva avuto un’ adolescenza incasinata. Era stato portato dall’ America in Italia attraverso associazioni; adottato due o tre volte da famiglie orribili. 

Si ricordò della prima, aveva solo tredici anni, un giorno il padre rientrò a casa ubriaco. Lo picchio fortissimo, aveva ancora una cicatrice sul braccio. La madre spaventata aveva preso i sue due veri bambini ed era scappata. Così la seconda famiglia che lo adottò un giorno non lo trovò più. Era scappato. 

Non parlava molto l’ italiano, aveva passato quasi metà anno in strada. Era entrato in un giro di ladri a contatto con dei mafiosi. Aveva iniziato a rubare. Aveva solo quindici anni e già era un ladro, un delinquente, o un “bastardo”, così lo chiamava quel vecchio che lavorava al mercato. Poi un uomo lo aveva raccolto dalla strada una notte d’ autunno. Era lì, steso a terra intontito e tutto sanguinante. Aveva bevuto tantissimo e poi i suoi “capi” lo avevano picchiato fino a lasciarlo lì in strada tutto stordito. 

Era poi cresciuto nelle case famiglie. Non aveva mai smesso di rubare. Anche ora rubava. Quando aveva quasi 19 anni fu adottato. Aveva deciso lui di farsi adottare da quella famiglia perché si ricordò di quella volta in cui suo padre gli disse “se qualcosa va storto, se la costruzione di Lego cade, non mollare mai, ricomincia da capo” gliel’ aveva detto quando si mise a piangere perché la sua costruzione dei Lego era caduta. E così aveva fatto. Ora aveva una famiglia, degli amici e una fidanzata. Ma non era più il Luca che era un tempo. 

Finalmente Viola capì come mai non era riuscito a vedere “Titanic”. Si era sdraiata infiasco a lui e lo ascoltava come una bambina ascolta una storia. Ora forse capiva perché non gli aveva mai raccontato del suo passato.

“…Scusa se non ti ho mi raccontato nulla di tutto ciò…Viola, tu non mi abbandonerai mai vero? Lo so di essere un idiota, un completo disastro, ma io ti amo…” Le ultime due parole Luca le disse tremando, la voce era calata; anche quelle due dannate parole era così difficile dirle. Ma lui non voleva commettere lo stesso errore. Non avrebbe strozzato anche quel grido d’ amore. No. 

 

Viola non capì come mai aveva fatto fatica a dirle “ti amo”, si spaventò. Non fece però in tempo a dirgli nulla perché la professoressa entrò in camera. 

“Allora? Vi decidete a tornare? Non siete mica in vacanza tra di voi…siete qui con la scuola!”. Viola non sapeva cosa dire, sicuramente se Luca non le aveva detto nulla della sua infanzia, a lei, la donna che amava, non l’ avrebbe detto ad una professoressa. E allora che scusa avrebbero usato?

“Oooh state dormendo? Su mancano solo 20 minuti alla fine del film”, insistette la Professoressa. Luca senza esitare un attimo disse “Ho vomitato e ho un terribile mal di pancia, posso restare in camera?”, la professoressa annuì ”Però tu signorina torni di là”.

Viola decise di non chiedere nulla a Luca su quelle due parole strozzate. “Non ti abbandonerò mai.” gli sussurrò, e lo baciò sulle sue morbide labbra.

  
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