Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: ehikidrauhl    27/04/2014    0 recensioni
-Non ho una tattica sono davvero arrabbiata.- mi costava dirglielo. Mi morse la guancia e mi baciò per tante volte, quante? Non contai i baci, che sfaticata. -Mi devo arrabbiare più spesso.- lo punzecchiai per un pò. -Dai baciami.- accontentò la mia richiesta. Sembrava tutto così normale.
CONTINUO DI "what's gonna make you fall in love?".
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Odio il freddo, odio l'umido, e pensare che sono nata nell'umidità di un lurido ospedale di Toronto. Che cosa...umh, nervoso. -Eih piccola dai vieni.- presi la mano di Justin ed entrai in macchina. 
-Ti prego torniamo a casa.- dissi infreddolita, lui chiuse lo sportello e poi salì al volante. 
-Siamo già a casa, i nostri figli cresceranno a Stratford.- 
-Ti prego Justin, non scherziamo, almeno a Toronto.- mi guardò male e sorrise, mise gli occhiali da sole e partì. Cioccolata calda, cioccolata calda, coperte, Justin, film romantico, cioccolata, Justin. Per quanto potessi amare Stratford e il Canada mi mancava casa, casa ad Atlanta, casa a New York, ormai io avevo una vita diversa, seguivo Justin ovunque, non ero tipa da famiglia felice, almeno così credevo, dato che stravedevo per ogni mio parente tranne per mia zia Lauren, che cucinava sempre la zuppa, che mi faceva schifo, a chi non farebbe schifo zuppa di cipolle, sedano e cose così? E' una cosa terribilmente orrida, mi obbligavano a mangiarla, non amavo le zuppe, non amavo quella zuppa, non amavo le cose liquide da mangiare, avevo ancora i denti, ci mancava molto al semolino. -Se bussi ancora al finestrino, torno ad Atlanta a piedi.- dissi a Justin che era felice, mi aprì lo sportello e mi abbracciò. 
-Non ti mancano?- 
-Sì, ma c'è freddo qui ed è quasi primavera, non mi piace il freddo.- 
-A me sì, dico ogni volta che hai freddo sono il tuo termosifone.- 
-Ma come siamo dolci.- 
-Hai il naso congelato.- 
-E siamo a marzo.- presi la borsa, che poi prese Justin. -Ehi non sono incinta...Aspetta cosa sono tutti queste smancerie?- 
-Non posso essere dolce?- sorrideva, era felice, felicissimo. 
-Certo!- dissi in tono ovvio e un pò desideroso -Quanto vuoi.- andò avanti e bussò alla porta. 
-Chi è?- chiese mia madre. 
-Siamo i Testimoni di Geova.- dissi scocciata. 
-Ma noi siamo cattolici.- 
-Mamma apri mi sto congelando.- aprì la porta. 
-Justin!- urlò. 
-Oh grazie della considerazione mamma.- 
-Ciao figlia.- mi abbracciò ed entrammo. 
-Aravis!- disse la nonna di Justin. Corsi da lei e la abbracciai. -Come stai piccola?- chiese dolcemente. 
-Benissimo.- 
-Nonna!- disse Justin. 
-La mia bambina.- disse Bruce. 
-Aww Bruce!- praticamente saltai addosso a Bruce (il nonno di Justin). 
-Nonno vacci piano, sai che sono geloso.-  mi tirò via e abbracciò suo nonno. -Mi sei mancato.- 
-Anche tu Justin.- mia nonna era a fare uno dei suoi soliti viaggi di piacere in Italia e io non la vedevo, e mi mancava. 
-Che dici? Quella è nostra nipote Josh? Sicuro?- mi girai, mia nonna buttò le valige per terra, e pronta per abbracciarmi mio nonno le passò davanti e io le saltai addosso. -Dio come sei grande.- 
-Non dirmi che mi ricordavi quando avevo solo due anni nonna, ti prego non farlo.- 
-Ricordo ancora quando al circo applaudivi continuamente per il primo tempo, poi al secondo ti eri stancata e...- Justin mi abbracciò. 
-Come mai non sapevo questa storia Lidia?- chiese Justin. 
-Perché non te l'ho mai raccontata, ora aiutami con queste borsone.- Justin prese le borse e le portò nella camera degli ospiti, poi tornò giù con mia nonna che mi imitava, mentre io guardavo le foto di mio nonno a Vienna, a Praga e dintorni. 
-Questa è Roma!- esclamai. -Justin andiamo a Roma?- 
-No fatti bastare l'America.- 
-Scoperta da Colombo che era italiano. Dai andiamo a Roma!- 
-Che partì non dall'Italia.- disse mio padre. 
-Oh ciao papà.- 
-Ciao tesoro. Allora? Che combiniamo?- 
-Nel senso?- mi sedetti sulle gambe di mio nonno. 
-Aravis, non sei incinta vero?- 
-Papà!- tutti si misero una mano sul petto. -Certo che no!- presi la mia "valigia" e la portai nella mia vecchia camera, mi buttai sul letto e Justin si mise vicino a me. -Secondo te, sembro incinta?- 
-Aravis, a me non sembra. Oh wo, aspetta, non di nuovo vero?- 
-No tranquillo.- sospirò e mi baciò sulla fronte, mi attaccai a lui come una cozza su uno scoglio e lui mi riempì di baci, lo amavo e solo Dio sapeva quanto. E se fossi stata incinta? Lui sarebbe stato felice? O deluso? Forse non esserlo era sicuramente meglio. Tutti erano così ossessionati da me e dal fatto che potessi essere incinta, come Genesis. Ma non era il mio caso, e tutta questa brutta convinzione di ogni nostro parente, era persistente. I loro occhi manifestavano perplessità e sollievo, evidentemente, non si fidavano abbastanza, o forse volevano che rimanessi incinta per coronare la mania dell'avere un figlio a vent'anni come tradizione di famiglia.
  
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