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Autore: _itsmyworld    27/04/2014    2 recensioni
Ed era come se Hazel si ritrovasse catapultata in una vita completamente diversa da quella che viveva prima. Ed era come se quella ragazza fosse stata sempre così, fosse stata sempre così tranquilla.
Ogni persona chiudeva in se stesso un demone ed il suo era davvero forte, così forte che non poteva essere sconfitto. La perseguitava. Quel demone, che per lei era il suo passato, non lasciava la sua testa e continuava a rovinarle la vita. Trova nuovi amici, ma anche nuovi nemici. Si affeziona a queste persone che le stanno vicino e la fanno sorridere sempre, ma anche se ha tanta gente vicino lei, inconsciamente, vuole lui. Sono ostinati entrambi, provano un odio reciproco. Lui odia il carattere altezzoso di lei, quando non sa cosa si nasconde sotto quella ragazza che sembra tanto dura. Lei odia il giudicare senza conoscere di lui. Un odio reciproco, nato per futili motivazioni. Un odio così debole, che l'amore manderà a frantumi. L'amore vero, quell'amore che non nasce dall'oggi al domani. Quell'amore che ti fa sentire il bisogno di avere lui vicino.
L'amore che ti fa capire che lui è il solo che riesce a renderti forte.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO


Stranamente quella mattina non avevo fatto ritardo come sempre e come "premio" avevo trovato il pullman con ancora qualche posto libero. Quel giorno ero felice, come se il rivedere mia nonna il giorno precedente m'avesse fatto rinascere. Avevamo parlato molto, di come mi sentissi nel frequentare l'ultimo anno di liceo, di come lei si fosse trovata in ospedale e tante altre cose, che non ricordavo più. 
Il pullman m'aveva portata a destinazione e con molta fatica scesi dal mezzo, per dirigermi verso scuola. 
Urla? Ragazzi che correvano dietro una palla? Ragazze che sbavavano vedendoli a petto nudo? Ecco, quella era la scena che mi trovavo ad osservare mentre pranzavo seduta al tavolo con i miei compagni. Non avevo molti amici o meglio, non avevo veri amici. Quelli che frequentavo erano normali amici, ma non avevo ancora trovato quella persona con cui potevo essere libera di fare e dire ciò che volevo.
«In questa scuola non succede nulla d'entusiasmante» esordì Mel lasciandosi andare sulla sedia su cui era seduta da più di venti minuti. 
Mel era una semplice ragazza, forse quasi simile a me ma c'era quel qualcosa che ci differenziava. Forse quel rosso fuoco che caratterizzava i suoi capelli, un colore completamente opposto dal mio castano cenere; oppure quell'essere schietta ed implusiva, cosa non più presente in me. Ero schietta, ma non come prima. 
«Mel cosa potrebbe mai succedere in una scuola come questa?» chiesi prendendo il mio telefono, che si trovava sul tavolo vicino ai libri di filosofia.
«Una rissa per esempio, ma in questa scuola sono tutti dei fighettini che non si sporcherebbero mai le mani o peggio ancora i vestiti firmati» disse con ovvietà, facendomi sorridere mentre ero intenta ad inviare un messaggio a mia madre.
«Quando ti sei iscritta qui, ben quattro anni e mezzo fa, dovevi immaginarti certe situazioni. In fin dei conti sei nella scuola più popolare di tutta Berlino mia cara» risposi, usando il medesimo tono usato da lei.
Quando la campanella suonò, fui invasa da un senso di stanchezza e la voglia di subirmi un'ora di filosofia non c'era. Senza voglia entrai in aula e mi sedetti al mio posto, con la consapevolezza che vi era un'elevata probabilità di ritrovarmi dormiente sul banco a fine lezione.
Mentre la professoressa spiegava, il mio cervello si trovava tra le nuvole volevo fuggire in bagno non la sopportavo più. Vedevo i miei compagni interessati alla lezione, impegnati nel prendere appunti e poi vi ero io, che l'unica cosa che avevo in mano era una ciocca dei miei capelli. Amavo giocarci, osservarli e notare le sfumature più chiare tra tutti quei capelli castani. Potevo sembrare pazza, ma mi rilassava e mi portava in un altro mondo e quando quella di filosofia spiegava, scappare con la mente era l'unica via d'uscita.
Qualche altro minuto e poi libertà, pensai quando controllai l'ora sul mio orologio. La giornata stava finendo e non vedevo l'ora di correre in caffetteria da mia madre e da Tom, lui era il compagno di mia madre e io lo consideravo un padre, visto che il mio vero padre non si era degnato nemmeno di affacciarsi alla porta della mia cameretta quando dormivo beatamente. Ah si, lui già non c'era. Aveva lasciato me e mia madre, aveva lasciato che mia madre mi crescesse da sola e non vi era cosa che più odiavo.
Ammiravo mia madre, ammiravo la sua forza e la sua voglia di non cedere mai, di cercare sempre un materassino fatto di molle che appena stavi per toccare il fondo lui ti dava la spinta per rialzarti. Ormai ero fuori dall'aula, la campanella era suonata e finalmente sarei scappata da scuola. Oggi avrei passato l'intero pomeriggio in caffetteria, mamma doveva andare con Tom a visitare i vari ristoranti per il loro matrimonio, io invece dovevo visionare il tutto.
Si, mamma si sposava e vederla finalmente felice era una vera è propria liberazione. La felicità nella nostra famiglia non era ben vista, oltre all'aver avuto un marito poco presente, mia madre aveva avuto anche una figlia poco responsabile. Ora potevo sembrare una semplice ragazza casa e chiesa, ma in me erano rinchiusi tutti i demoni che prima mi controllavano. 
«Hazel oggi pomeriggio usciamo?» mi chiese Mel raggiungendomi vicino al mio armadietto.
«Oggi non posso» dissi prendendo i libri «Passerò il resto della giornata in caffetteria» dissi poi, mentre iniziammo ad incamminarci verso l'uscita dell'istituto.
«Oh capisco, allora ci rifaremo un altro giorno» dissi sorridendomi e io annuì.
Continuammo a camminare verso la fermata e quando arrivai, ci salutammo. Forse, Mel, tra tutte le ragazze che conoscevo era quella con cui avevo legato di più. Però non la reputavo la mia migliore amica, solo una con cui mi faceva piacere parlare e trascorrere un po di tempo insieme.
Passai dieci minuti sul bus pieno di ragazzi e quando arrivai a destinazione, spinsi tutti per scendere. La fermata si trovava proprio davanti la caffetteria, così attraversai ed entrai. Un odore intenso di caffè e cornetti s'impossessò delle mie narici, amavo la caffetteria e l'odore che questa sprigionava. Mamma aveva deciso di aprire questa attività, proprio con Tom. Lui per lei era la sua svolta, la rinascita e solo per quello che aveva fatto a mia mamma, dovevo essergli grata.
«Giorno vecchi» scherzai lasciando un sonoro bacio sulla guancia ad entrambi.
«Giorno anche a te scricciolo» mi salutò Tom sorridendo sornione. Sapeva quando odiassi quel nomignolo e io sapevo quanto lui amasse farmi alterare. Risposi al suo saluto con una linguaccia che causò la sua ilarità.
«Sto per sposare un uomo con una mentalità meno evoluta di quella di mia figlia» disse mia mamma disperata trattenendo un sorriso.
«Cosa vorreste dire madre? Io, sarei scema? Mi avete ferita nel profondo del cuore» dissi con voce profonda per dare credibilità al tutto.
«Ascolti mia grande signora, andesso io e codesto giullare le lasceremo il comando, non combini danni» disse mia madre e io non riuscì a trattenere una risata.
«Non preoccuparti mamma, andate e fate una buona scelta» dissi salutandoli con altri due baci sulla guancia.
«Ciao giullare» salutai ridendo Tom, che scosse la testa divertito.
Mentre ero intenda a leggere un libro, sentì qualcuno tossire così distolsi lo sguardo dalle pagine del libro e notai due ragazzi che aspettavano solo me, aspettavano il mio servizio.
«Scusatemi, cosa volete ragazzi?» chiesi cordiale.
«Potremmo sederci ad un tavolo? Perchè stiamo aspettando altri amici» chiese quello più alto.
«Si certo, voi volete già ordinare o aspettate i vostri amici?».
«Aspettiamo, grazie» rispose l'altro e dopo si diressero verso uno dei due tavoli liberi. Controllai il numero del tavolo e poi tornai al mio libro. In realtà il libro non m'interessava in quel momento, non amavo leggere immersa nella confusione. Non riuscivo ad immergermi nella lettura, come se la confusione fosse un ostacolo.
«Ehi scusa» sentì qualcuno dire e quando distolsi lo sguardo, questa volta dallo schermo del telefono, notai uno dei due ragazzi di prima chiamarmi. Svogliatamente raggiunsi il loro tavolo e con uno dei sorrisi più finti, mi rivolsi a loro.
«Ditemi».
«I nostri amici non vengono più, quindi ordiniamo due caffè macchiati e due fette di torta della casa» disse sempre lo stesso ragazzo sorridendo e dopo aver preso nota dell'ordinazione, li salutai. Tornata dietro il bancone, preparai l'ordinazione e tornai al tavolo dove oltre ai due ragazzi, si era aggiunta una figura femminile.
«Ecco a voi» dissi posando le tazze e i piatti con la torta sul tavolo «Tu vuoi qualcosa?» chiesi alla ragazza, che subito riconobbi. Per colpa sua, il mio fondoschiena aveva una bella macchia sulla chiappa destra. Appena mi riconobbe, mi sorrise e io dovetti ricambiare. Non l'odiavo, non la conoscevo neanche.
«No grazie, quando stacchi vuoi venire con noi in pizzeria? Vorrei scusarmi davvero» mi chiese e sorrisi sincera, era ancora dispiaciuta per l'accaduto e ne ero felice.
«In realtà non lavoro qui, comunque si dai».
«Se non lavori qui, possiamo uscire prima» propose guardando me e poi i due ragazzi seduti al tavolo, che sollevarono le spalle come segno di consenso.
«Devo chiamare mia madre prima» dissi prendendo il telefono dalla tasca dei jeans, stavo per comporre il numero quando la porta d'ingresso s'aprì e vidi mia madre e Tom entrare. «Non serve è arrivata, quando siete pronti possiamo andare» dissi raggiungendo mia madre.
«Vedo che il locale è ancora stabile» constatò Tom.
«Cosa vorresti insinuare giullare?» chiesi con tono da saccente.
«Io? Nulla scricciolo» disse scompigliandomi i capelli. Il rapporto che c'era tra me e Tom, era bellissimo e ne ero consapevole. Potevamo sembrare padre e figlia, proprio perchè non vi era nessun tipo di contrasto. L'uomo che rendeva felice mia madre, rendeva felice anche me. Cosa si dice? Dopo la tempesta vi è la calma. Ecco la nostra calma era Tom.
«Ah comunque io esco con un gruppo di ragazzi, torno stasera» avvisai prendendo la borsa da sotto il bancone.
«Chi sarebbero questi ragazzi?» chiese Tom geloso, proprio come un padre è geloso della sua bambina.
«Sono seduti a quel tavolo» dissi indicandoli e poi guardai Tom, che annuì. Salutai tutti e due e tornai dai ragazzi, appena mi videro pagarono tutto e poi uscimmo fuori dal locale.
Vidi i ragazzi, di cui non conoscevo nemmeno i nomi, dirigersi verso una macchina e capì che ci saremmo saliti. Infatti, dopo qualche minuto, mi ritrovai seduta ad uno dei sedili posteriori. Ero in totale imbarazzo e la situazione di silenzio, non aiutava.
«Che sbadata, non vi ho presentato la mia amica» disse Juliet dandosi un colpo sulla fronte con la mano. «Allora Hazel, loro sono Liam e Zayn» disse indicando prima il guidatore, nonchè il ragazzo che aveva ordinato prima alla caffetteria, e poi il ragazzo seduto vicino a lui.
«Ciao Hazel» rispose Liam, mentre il suo amico mi salutò con un cenno di mano.
«Zayn non è muto, è solo un cretino» disse Juliet, come se avesse letto nel pensiero la domanda che mi ero appena posta. Quel ragazzo era così taciturno da sembrar muto.
«Ehi piccolletta misura il peso delle parole, comunque ciao Hazel» disse guardandomi dallo specchietto retrovisore, gli sorrisi.
«Sono curiosa. Prima ci hai servito al tavolo, ma hai detto che non lavori lì. Non capisco, spiegami» disse Juliet sedendosi sul sedile, nella posizione in cui poteva guardarmi meglio.
«Non sarebbe la prima volta che non capisci qualcosa. Hazel è figlia dei proprietari della caffetteria» disse ovvio Zayn, ricevendo come conferma un mio cenno del capo.
«Perchè mi devi far passare come la cretina di turno?» chiese disperata e Zayn rise, seguito da Liam.
«Perchè ti amo troppo» disse divertito e Juliet sbuffò.
«State insieme?» chiesi curiosa, una curiosità che si trasformò in imbarazzo quando l'autò fu invasa da fragorose risate.
«Che ridete scusate? Io non vi conosco e quindi non so un cazzo di voi» sbottai senza volerlo.
«Ehi giovanotta calma, non stiamo insieme» disse Zayn voltandosi verso di me.
«Siamo cresciuti insieme, oserei dire. Lui e mio fratello sono uniti da quando erano bambini e così anche io» spiegò Juliet, facendomi capire che Liam era suo fratello e Zayn il loro migliore amico. «Poi, io sono gia fidanzata» disse e io sorrisi.
«Oh capito, ragazzi comunque scusatemi per come mi sono rivolta» dissi dispiaciuta.
«Hazel tranquilla» mi rassicurò Liam e io gli sorrisi grata.


*Spazio autrice
Vi dico solo GRAZIE.
Grazie a tutte quante davvero grazie ** Trailer:https://www.youtube.com/watch?v=RnaGxF0eTO8
  
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