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Autore: LaraPink777    27/04/2014    10 recensioni
Una corsa contro il tempo. Fino all’ultimo respiro.
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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N/A Ciao gente! Mi sono seduta al PC ed ho visto le bellissime recensioni che mi avete scritto; sono stata contenta e lusingata di leggere che siete impazienti di sapere come finisce  ^_^ , così ho pensato “Perché aspettare a domani?”. Ecco l'epilogo della mia storia. Buona lettura!



Avicii, Hey Brother

La falce di luna crescente brillava attraverso i vetri del lucernario.
Una punta tagliavetro ne aveva seguito parzialmente le forme. La grande e rotonda sezione di vetro era stata catturata dalla ventosa con un appena percepibile scricchiolio.
Dalla corda che serpeggiando si era srotolata in caduta verso il pavimento della stanza, due svelte figure si sono calate rapide e silenziose. Prima di toccare terra, hanno infilato degli occhialini rotondi, per verificare la presenza di sensori laser, ed una delle due figure ha poi spruzzato uno spray che ha fatto vibrare visibili e luminose le strisce purpuree di luce che avrebbero fatto suonare l’allarme.
Con gesti in codice sicuri e precisi, le due figure si sono poi trasmesse le operazioni da effettuare, e si sono divise per svolgere ognuno il proprio compito.
Disinserito come da copione il sistema d’allarme, Leonardo ha potuto togliere gli occhialini. I suoi occhi abituati all’oscurità hanno colto i particolari della sala. Statuette e cimeli facevano bella mostra di sé in un accozzaglia di generi di cattivo gusto. Alle pareti, tra i quadri costosi, si profilavano lance medievali, daghe romane, antiche pistole. E c’erano loro.
La mano verde li ha sfiorate un attimo, quasi con affetto. Poi le ha tolte dai supporti.
Le sue katana. Quelle che aveva perso quella tremenda notte di tre settimane prima. Che aveva lasciato nelle gelide acque del fiume.
Le ha infilate nella loro guaina, a tracolla sul suo guscio. Il loro posto.
Si è poi introdotto nella stanza da letto. Il padrone di casa dormiva. Il naso rotto ancora coperto da un vistoso cerotto, la bocca socchiusa in un rumoroso russare. Sembrava che niente potesse turbarlo.
Dormiva tranquillo e beato. Come se non avesse avuto niente sulla coscienza. Come se non fosse stato il mandante di una serie di omicidi nella criminalità organizzata. Come se non si fosse macchiato della morte per abuso di stupefacenti di tante persone. Dormiva. Uno dei capi del traffico di droga dello stato di New York. L’uomo col vestito grigio, l’uomo col Ferrari.
Leonardo si è fermato a pochi passi dal letto. Ha stretto i pugni con rabbia. Quest’uomo era stato la causa di tanta sofferenza. Avrebbe meritato la morte.
Ma poi i pugni chiusi si sono riaperti. Leonardo non era un assassino.
Lui era un ninja. Lui perseguiva l’onore. Non cercava vendetta, ma giustizia.
Appena tornato al punto di arrivo, il suo T-phone ha vibrato. Ecco il messaggio di Raffaello. Solo quattro parole.
Cinque minuti al boom.”
Leonardo si è quindi spostato nello studio principale di quell’enorme villa, per andare dal fratello.

L’ultima carica era stata piazzata. Tagliando il nastro adesivo con i denti, Raffaello l’aveva semplicemente attaccata al muro. Poi ha impostato il timer, come gli era stato insegnato.
Una volta che il sistema d’allarme era stato disinserito manualmente da Leonardo, in mancanza della corretta procedura di reinserimento con tanto di password, che cambiava ogni sera e che non vi era stato modo di scoprire, il sistema secondario si sarebbe attivato in dieci minuti richiamando tutta la sicurezza della villa. E non si trattava di paio di bodyguard in giacca e cravatta, ma di un nutrito manipolo di mercenari in divisa nera. Era quindi necessaria questa sua “piccola” azione di disturbo, per aprirsi la fuga dopo aver fatto il loro lavoro.
Ovvero dopo che avessero fatto pagare a questo criminale travestito da onesto imprenditore tutto il male che aveva provocato alla società, a tanti giovani. A lui.
Il fratello si è avvicinato a Raffaello rapido ma silenzioso.
“Fatto.”
“Anch’io.”
“Hai mandato il messaggio?”
“Sì, Mikey.”

“Hai finito, Donnie?”
Leonardo si è avvicinato al fratello mascherato in viola che come lui aveva ancora sulla testa gli occhialini per la visione dei sensori laser; Donatello, seduto al computer della grande scrivania nello studio, stava trasferendo i dati sul suo hard disk portatile.
“Quasi. Due minuti.”
Donatello aveva sul volto un mezzo sorriso compiaciuto: questi dati avrebbero permesso alla polizia di sgominare l’intera organizzazione criminale. Superare i banali firewall era stato per lui un gioco da ragazzi.

Mentre stavano uscendo dalla rimessa dove aveva appena piazzato le cariche, Raffaello ha notato il segno rosso sul braccio di Michelangelo, un palmo sotto la fasciatura che ancora portava.
“Ma non li hai addormentati tutti?” ha detto indicando il morso.
Michelangelo ha fatto spallucce. “Così credevo. Per fortuna questo mordeva ma non abbaiava. Adesso è a nanna.” Si è passato un dito sul morso. “Ahio!”
“Lo sai che adesso Donnie dovrà farti un’antitetanica, vero?” ha sorriso beffardo mentre correvano dietro una siepe.
“Oh oh, no…” Si sono sdraiati per terra guardando gli orologi.
“Che c’è, ti becchi le pallottole e poi ti spaventi per una punturina?”
“Sfotti, sfotti. Io sì che ho una vera ferita da duro. Tu non puoi capir-”
“Ok ok, stop, testa di legno, conosco la musica.” Raffaello si è tirato una mano sul viso. Perché aveva toccato l’argomento? Da giorni la piccola peste non faceva che dirgli che adesso era molto più tosto e macho di lui, poiché aveva una vera ferita di guerra! Gliela tirava in ballo in continuazione, con orgoglio. E se Raffaello non l’aveva ancora zittito come di consueto, ovvero con una ben assestata botta tra capo e collo, era perché ancora nella tartaruga mascherata in rosso era troppo vivido il ricordo della paura che si era preso quando lo aveva ritrovato mezzo morto in quella cella.

“Leo, che succede?”
“RAPH!”
Era arrivato correndo seguendo la voce di Leonardo, e li aveva trovati lì. Alla scena che gli si parava davanti, aveva sentito un balzo nel petto.
Leonardo era per terra, seduto sui talloni, e l’aveva guardato per un attimo sconvolto e spaventato. Si capiva che non sapeva che fare, reggeva in grembo Donatello, la testa sulle proprie gambe, e gli teneva ferme le spalle, poiché il fratello si dimenava violentemente, braccia e gambe scosse dalle forti contrazioni delle convulsioni. Con la maschera viola allentata e messa intorno al collo, il fratello aveva gli occhi rivolti all’indietro, a mostrare solo il bianco della cornea; una schiuma bianca colava dall’angolo della bocca contratta.
“Dio mio…” Raffaello non aveva capito subito cosa stesse succedendo, era rimasto per qualche secondo congelato dalla paura, ma poi l’istinto lo aveva portato a buttarsi in ginocchio accanto a Michelangelo.
Il fratellino giaceva riverso su un fianco, immobile e con gli occhi chiusi, senza la sua maschera; un braccio e parte delle gambe e del piastrone erano impiastricciate di sangue rappreso, ed una pozza di sangue secco si stagliava accanto a lui. Anche alla debole luce della torcia, si notava sul suo viso un pallore mortale, che aveva girato nel petto di Raffaello la paura come una lama di pugnale. Che fosse… Lui era…
Raffaello gli aveva poggiato sul collo una mano tremante; solo quando aveva colto un debole battito, aveva sentito placarsi la lama nel petto.
“E’ vivo.” Il suo sussurro aveva fatto sciogliere un po’ di panico dai due spalancati laghi blu che erano gli occhi del leader.
“Portiamoli fuori di qui.” Leonardo aveva iniziato a prendere in braccio Donatello, che continuava a muoversi, ma meno violentemente.
Raffaello aveva passato piano le mani sotto Michelangelo, all’inizio non capiva bene da dove prenderlo, non sapeva dove fosse ferito; solitamente così rude e brutale, adesso stava sollevando il fratellino con la delicatezza di una madre che stringe il suo neonato.
“Cos’è successo?”
“Non ne ho idea, Raph. Chiamiamo April e Casey e torniamo subito al covo.”
Seduto accanto al lettino dell’infermeria, Raffaello teneva la mano di Michelangelo svenuto ed attaccato alla maschera dell’ossigeno, mentre il padre detergeva il corpo del fratello minore con un panno morbido; nel lettino accanto Donatello stava pian piano riprendendo i sensi, lamentandosi debolmente.
“Donnie?” Leonardo aveva messo una mano sul braccio del fratello, con quell’espressione da senso-di-colpa-perché-sono-il-leader che a detta di Raffaello ricordava quella di un cucciolo sgridato. “Donnie, come ti senti? Cosa vi è successo?”
Donatello si era guardato per qualche secondo intorno, intontito; poi aveva messo a fuoco il volto del fratello maggiore.
“Leo… noi… aria…”
Soltanto dopo molte ore, dopo che Donatello aveva raccontato la loro ridicola disavventura ai familiari, che però non avevano avuto allora la voglia di ridere, dopo che Splinter e Donatello avevano rimosso il proiettile dal braccio di Michelangelo, dopo che questi aveva ripreso i sensi, e dopo che si erano potuti escludere danni da ipossia nei due fratelli minori, tutti avevano finalmente ripreso a respirare.
Ma per cacciar via la paura presa, beh, ci era voluto un po’ più di tempo.

La prima esplosione era arrivata quando Leonardo stava risalendo sul lucernario, aveva già mollato le corda e si stava issando sul bordo; la detonazione aveva fatto tremare la casa e fatto perdere l’equilibrio al leader in blu, che sarebbe caduto di sotto se Donatello non l’avesse prontamente afferrato.
Mentre correvano sul tetto, altre esplosioni si sono susseguite in rapida successione, illuminando a giorno il perimetro della villa, proiettando in aria colonne di fuoco e coriandoli di cemento, sbriciolando i muri. Gli allarmi si univano al rumore assordante delle deflagrazioni.
“Raph e Mikey si sono divertiti con i botti.” Donatello ha iniziato a scendere dal tetto mentre i primi uomini della sicurezza già accorrevano in giardino.
“Pure troppo secondo me. Ma quanto esplosivo gli hai dato?” Leonardo è balzato direttamente su due guardie che si scrutavano intorno confuse.

“Cof… cof… wow che musica” Raffaello si è alzato in piedi scuotendosi i detriti di dosso.
“Eh eh, per non sbagliare ho messo anche le cariche che Donnie mi aveva dato di riserva.”
Raffaello ha guardato il fratellino annuendo, ed ha sorriso complice “Anch’io, Mikey.”
Le nocche del pugno chiuso dei due fratelli si sono incontrate.
Lui e Mikey insieme erano un pericolo pubblico. Leo glielo diceva sempre. Ma non sapeva quanto avesse ragione.

Dal tetto dello Shellraiser, su una collinetta della silenziosa zona periferica, i quattro fratelli guardavano i vigili del fuoco accorrere nella grande villa in fiamme.
Donatello si è rigirato tra le mani l’hard disk: quel materiale era molto importante. L’avrebbe fatto pervenire domani stesso alla polizia.
Ha guardato i fratelli al suo fianco. Leonardo alla sua sinistra, seduto a gambe incrociate, osservava compiaciuto il loro lavoro, con l’espressione di chi aveva messo un po’ a posto le cose. Raffaello accanto a lui sembrava un po’ arrabbiato, forse aveva sperato di incontrare quell’uomo con gli occhi grigi di cui aveva vagamente parlato; era stato molto reticente a proposito, ma Donatello aveva capito che il giorno in cui quel tipo si fosse ritrovato suo fratello davanti si sarebbe pentito amaramente di qualsiasi cosa gli avesse fatto.
Per quanto riguarda Michelangelo, era sdraiato alla destra di Donatello, poggiato sul piastrone, gambe piegate che si muovevano avanti e indietro e braccia a tenere la testa con le mani sotto il mento. Lui semplicemente guardava le fiamme come avrebbe guardato i fuochi di capodanno, con un’espressione affascinata e sognante. Donatello gli ha messo una mano sulla testa, che era sporca di calce: per fortuna anche questa volta tutto era finito bene.
Michelangelo l’ha guardato e gli ha sorriso, poi si è passato un dito sulla spalla rimuovendo una striscia di pulviscolo bianco “Uh, dovrò fare una bella doccia.”
Raffaello si è alzato in piedi. “Ma attento a non restare chiuso in bagno.”
Donatello ha sbuffato. Come aveva previsto, dopo i primi giorni, in cui tutti erano ancora un po’ scossi per quello che avevano passato, i suoi fratelli maggiori avevano iniziato a prenderli in giro. Soprattutto Raph. Non poteva neanche avvicinarsi al frigorifero senza che arrivasse qualche battuta sagace.
“E tu come faresti a pulire il cesso?” Michelangelo si è alzato di scatto ed ha evitato un colpo dal fratello mascherato di rosso, poi ha aperto il portellone sul tetto dello Shellraiser e si è infilato dentro. Raffaello l’ha inseguito; rumori e gridolini invocanti pietà si sono diffusi dall’abitacolo. Leonardo e Donatello si sono messi a ridere: la pulizia quotidiana del bagno era solo uno dei tanti compiti di punizione che Splinter aveva imposto al suo figlio testa calda per avergli disubbidito quella sera.
“Andiamo, Donnie.” Il leader in blu ha concesso un’ultima occhiata alla notte ed è rientrato anch’egli.
Donatello si è alzato. Ha chiuso i suoi occhi nocciola ed ha tirato una profonda boccata d’aria.
L’aria della notte sapeva di erba, di asfalto, di sudore. Sapeva di polvere, di vernice, di rugiada.
Sapeva di vita.



N/A Fine! Anche questa mia piccola seconda avventura delle turtles è giunta al termine… Che dire? Mi dispiace! Ormai era diventato un appuntamento quotidiano con le gentilissime amiche delle recensioni  (CatWarrior, Leader 96, LisaBelle, LadyZaphira, Serytia, Fiore d’estate e Piwy) che ringrazio molto ed alle quali do un abbraccio forte ^_^
Ringrazio tutte le persone che hanno avuto la pazienza di leggere fino a qui, e mi auguro che vi siate divertiti ad immergermi con me in questa storia. Grazie a chi mi incita a scriverne un’altra, cosa che sicuramente farò a breve, ho già alcune trame nella testa e qualche decina di pagine già scritte, aspetto solo un po’ di tempo libero (o se non proprio libero libero, almeno meno incasinato!) per metterle insieme e buttare giù almeno due storie. Per adesso vi dico solo che ci saranno una terribile malattia, un crollo, un litigio padre-figlio, il nostro caro Shredder ed un certo torturatore sadico e pervertito dagli occhi grigi. Un paio di mesetti al massimo, e mi ritroverete qui! (Pensavate di esservi liberati di me, eh! XD ) Come autrice, intendo, perché come lettrice farò capolino più spesso, ho delle storie interessanti da seguire! ;)
A presto, LaraPink.
  
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