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Autore: Agnese_san    27/04/2014    0 recensioni
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[...]I ragazzi, tre maschi e tre femmine, sono scomparsi nel bel mezzo di quella che testimonianze hanno dichiarato essere stata una stretta sorveglianza, durante la cerimonia della consegna dei diplomi nella West Roswell High School.[..]
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parte 2

Schermata dal pianeta che i suoi abitanti chiamano Terra, all’ombra della sua Luna, una piccola, lucente astronave cambiò la sua traiettoria per effettuare una rotta in grado di farle intercettare l’atmosfera terrestre sopra una regione conosciuta con il Triangolo delle Bermude. All’insaputa degli abitanti del posto, avevano usato quel punto per entrare nell’atmosfera del pianeta da millenni. Intorno alla regione era nata una reputazione tale che nessuno, che avesse dichiarato di averli visti, sarebbe stato creduto. Rassicurata dal fatto che il pianeta non era ancora in possesso di tecnologie in grado di scoprirla, l’astronave continuò la curva che la portò al di sopra della massa continentale nord americana, verso la zona conosciuta come New Mexico. Lasciandosi facilmente dietro il misero aereo che l’aveva scorta, lo strano velivolo atterrò nella fredda aria del deserto. Dopo un breve lasso di tempo, si aprì un portale ed apparvero tre figure, due uomini e una donna. Avevano sembianze umane, una trentina d’anni. I visitatori si guardarono attorno, osservando la strana formazione rocciosa alla loro destra. Uno degli uomini la fissò e gli altri annuirono.

"Il posto è questo." confermò. Rivolse l’attenzione all’altro uomo. "Chyn, tu prenderai i Guerin." Poi guardò la donna. "Kalyn, tu prenderai i Valenti e io … prenderò gli Evans."

Aspettò la loro conferma per accertarsi che avessero compreso il loro incarico.

"Sì, Bektor." affermarono.

"Scoprite dove sono e fatemi rapporto."

"E poi?" chiese Kalyn, la donna.

"Poi," Bektor ghignò, controllando il dispositivo a forma di diamante che aveva in mano. "La faremo finita."
I tre si avviarono nel deserto, in direzione di Roswell.

* * * * *

Jesse osservò il panorama familiare, chiedendosi come potesse sentirsi così triste e solo a Boston, una città che amava e che conosceva come il palmo della sua mano. Era facile sentirsi miserabile quando la donna con la quale avresti voluto trascorrere il resto della tua vita, in quel momento, stava probabilmente fuggendo per proteggere la sua vita, sola e spaventata.

No, sospirò, non da sola. Aveva gli altri con lei. O almeno, era quello che lui sperava.

Dov’erano? si chiese. Come stava Isabel? Era al sicuro? Cosa peggiore, si sarebbe rivolta a Kyle in cerca di conforto? No, a lui Kyle piaceva. Era un ragazzo a posto e se lei avesse proprio avuto bisogno di qualcuno e non avesse potuto stare con lui, Jesse era contento che quel qualcuno fosse Kyle.

Avanti così Jesse, continua a dirtelo e finirai per crederci. Lo uccido se si azzarda a toccarla!

Ma erano ancora vivi? Sapeva che non ci sarebbe mai stato un rapporto se, o più probabilmente quando, l’FBI li avrebbe alla fine presi e … sterminati. Era così frustrante che, con tutte le sue conoscenze legali, non potesse fare nulla per aiutare Max, Isabel e gli altri.

Con le spalle al Government Center, Jesse guardò oltre Faneuil Hall e verso Quincy Market. Con un profondo sospiro traversò Congress Street e si diresse verso il mercato, dove sperava che la visione della lunga fila di fast food l’avrebbe convinto a mangiare qualcosa. Sarebbe servito a passare il tempo. Dato che il suo sguardo era abbassato a terra, non vide la donna che si affrettava tra la folla verso di lui, col cellulare attaccato all’orecchio. Stava per avvenire una collisione.

"Scusi!" ansimò Jesse.

"Stupido individuo!" gridò la donna. "Perché non guardi dove metti … Jesse? Jesse Ramirez?" Ritornò alla sua telefonata. "Ti richiamo più tardi!" E la interruppe.

Jesse sollevò lo sguardo verso il viso della donna. Un enorme sorriso aveva sostituito la sua rabbia. Jesse lo ricambiò con un sorriso che non raggiunse i suoi occhi.

"Sarah." annuì, tendendole la mano. "Sarah Brackham. Come stai?"

"Sto bene, Jesse." Strinse la mano che le era stata offerta. "Hai un bell’aspetto. Diamine, non ti vedo dai tempi del college."

"No, io … "

"C’è uno Starbuck’s da quella parte." e indicò una costruzione del mercato. "Andiamo a bere qualcosa e a parlare, come ai vecchi tempi."

"Così," cominciò a dire Jesse posando sue bicchieri su un tavolo e sedendosi di fronte all’attraente bionda. "Dove sei arrivata? Cosa fai ora?"

"Non ci crederai mai." ridacchiò lei. "Ma sto per diventare una personaggio della TV."

"Ma dai!" rise Jesse. "Tu? Hai sempre odiato la televisione."

"Lo so." lei ricambiò la risata. "Ma sono cresciuta in mezzo alla Legge e non voglio lasciare Boston, così ho accettato questo lavoro di ricerca per un commentatore politico di una rete locale. Ho cominciato con storie e scandali che interessano la politica, ma poi hanno cominciato a farmi riempire gli spazi vuoti. Ho cominciato con l’intervistare ‘l’uomo della strada’, chiedendo il suo punto di vista o i suoi problemi ed è stato un inizio. Ora ho anche diverse occasioni per fare l’annunciatrice televisiva."

"Una cosa molto diversa da quello per cui hai studiato." sorrise Jesse. "Buon per te."

"Non sono mai stata brava come te." gli prese la mano con affetto. "Ma mi piace, sai?"

Jesse annuì.

"E cosa mi dici di te?" Sarah sollevò gli occhi azzurri per guardare quelli di lui. Erano scintillanti. "Dove è arrivato il grande Jesse Ramirez?"

"Ebbene, dopo aver gironzolato un po’ qui attorno, sono tornato a casa, nel New Mexico. Sono andato a trovare mia madre."

"Aspetta!" lei sorrise divertita. "Tu non vieni da Roswell?"

"Sì." rise lui. "Ad ogni modo, ho lavorato un po’ per un avvocato del posto. E’ stato divertente. Mi è piaciuto. Ma poche settimane fa, all’improvviso, mi ha chiamato Chris Hobson. E’ diventato socio dello studio Langtree, Wadkins and Sullivan, e si è reso vacante un posto come civilista. Lo ha offerto a me ed eccomi qui. Di nuovo a Boston."

"Okay." annuì lei. "E allora perché quel muso lungo?"

"Mi sono sposato lo scorso anno." sospirò lui.

"Oh." disse Sarah, sorpresa.

"La figlia del mio capo." ridacchiò Jesse. "Era grande. Intelligente, affascinante e così innamorata."

"Sento che sta per arrivare un ‘ma’ …"

"Sì, lei ha un grande problema … familiare ed è dovuta andare via."

"Oh, Jesse. Mi dispiace."

"L' ho superato." Jesse si strinse nelle spalle. Sì, proprio vero!

"Ascolta. Mi capita spesso di essere libera di sera. Potremmo uscire, sai, come ai vecchi tempi. Potrei sollevarti un po’ il morale." disse dolcemente Sarah sporgendosi verso di lui e battendo le sopracciglia.

"Grazie, Sarah." lui le sorrise, cercando di non guardare la scollatura che lei gli aveva appena messo in mostra. "Posso avere un buono per l’offerta? In questo momento non me la sento di uscire con una donna."

"Certo." convenne lei, la voce piena di speranza. Prese un biglietto da visita dalla sua borsa e vi scrisse dietro il suo numero di casa. "Chiamami."

* * * * *

"No!" gridò Nancy Parker, continuando a camminare avanti e indietro nel soggiorno. "Max Evans ci ha rubato la nostra bambina, Jeff. L' ha drogata o … o … o l' ha forse ipnotizzata, o qualcosa di simile. Forse lui è a capo di una di quelle sette segrete. Sai, lui mi è sembrato prendere il sopravvento su di lei dopo la morte di Claudia, quando lei era in un momento di debolezza."

"Senti, Nancy." sospirò Jeff. "So che sei sconvolta, che sei arrabbiata, ma … "

"Sconvolta?" gridò lei. "Arrabbiata? Tu non hai idea di quanto sia sconvolta ed arrabbiata."

"Se tu leggessi il diario di Liz … "

"Cosa? Leggere le giustificazioni del perché si sia lasciata portare fuori strada da quel … quel … Non capisco come Philip e Diane abbiano il coraggio di dire che amano ancora quel ragazzo. Ho appena fatto vedere anche a lei quanto sono sconvolta ed arrabbiata."

Jeff scosse la testa e trasalì al pensiero di come sua moglie poteva aver trattato gli Evans. Aveva già cacciato fuori dal caffé Jim Valenti, accusandolo di non aver protetto sua figlia e di non aver arrestato Max Evans per averle fatto questo. Le cose si erano fatte tese tra di loro, fino da quando Liz era dovuta partire all’improvviso. Anche Jeff era stato arrabbiato con Max, anzi era stato furioso. Era stato arrabbiato anche con Jim, per quello che aveva detto la notte di Capodanno, e con se stesso, per averlo ascoltato e per aver dato a Max Evans una seconda possibilità.

Poi aveva ricevuto il diario di Liz ed aveva visto la verità, come l’aveva vista Liz. La sua opinione su Max era cambiata fin dalla prima pagina. Certo, il fatto che fosse un alieno lo preoccupava, ma se andava bene a Liz, andava bene anche a lui. Per ora, sua moglie era beatamente all’oscuro di quei fatti. Lui non voleva dirle niente, perché era qualcosa che doveva leggere da sola e capire da sola, come aveva fatto lui.

"Bene." guardò verso la moglie. "Ti dispiace se lo faccio leggere prima ad Amy?"

"Togli quel dannato diario dalla mia vista!" sibilò lei. "Non voglio vederlo mai più."

* * * * *

"Davvero?" Philip sembrò preoccupato. "Lei ti ha detto questo?"

"Sì." annuì Diane." Ma va bene. Lei non sa ancora. E’ ancora addolorata. So che cambierà idea. Voglio dire, proprio per il modo in cui li abbiamo costretti, la cosa ci si è rivoltata contro. Noi non abbiamo avuto il modo di passare attraverso la rabbia o il rifiuto. Abbiamo dovuto accettare tutto, per la loro salvezza."

"Spero che stiano bene." sospirò Philip. "Sono preoccupato per loro. Non solo per Max ed Isabel, ma anche per gli altri. Qualsiasi cosa siano, sono ancora dei ragazzi. E sono in pericolo."

"Come potremo mai sapere se va tutto bene?" gridò Diane. "Avrei voluto avere il modo di programmare un sistema per comunicare con loro."

"Non preoccuparti." Philip abbracciò la moglie, comunicandole tutta la rassicurazione che poteva. "Sono sicuro che avremo loro notizie. Sai, quei ragazzi sono pieni di risorse. Avrei voluto solo avere l’occasione di parlare veramente con Max, di sapere tutto quello che è successo. Voglio dire, so molte cose, ma ci sono molte altre domande che avrei voluto fargli. Vorrei aiutarli davvero."

"Anche io."

* * * * *

Come ci riescono? La gente di cui sentiamo parlare in televisione. Quelli che riescono a vivere la loro vita fuggendo? C’è la costante paura che ogni volta che ci separiamo dai nostri amici, per qualsiasi motivo, potremmo non vederli mai più. Odio quando Max va a lavorare da solo nei cottage. L’FBI potrebbe catturarlo e io potrei non saperne nulla. Ci sono volte in cui mi chiedo se è questo che provano anche gli altri. Momenti come questi, in cui la minima cosa li fa saltare uno alla gola dell’altro.

Forse dipende dal fatto che sono due mesi che abbiamo lasciato Roswell e, in questo periodo, non c’è stata prova che siamo stati scoperti. Momenti come questi, in cui sembra che le uniche persone che si preoccupano uno dell’altro, sembriamo essere io e Max. Io so che Max si preoccupa anche per gli altri, a dispetto di come lo trattino ogni tanto. Di solito, quando cominciano a sentirsi così, invariabilmente si sfogano su Max. Come se questa situazione fosse tutta colpa sua. Non aiuta il fatto che, qualche volta, lui se ne esca con qualche stupido ordine che fa sì che gli altri lo odino ancora di più. So che noi lo consideriamo ancora come il nostro leader; so che lui vuole proteggerci fino all’ultimo respiro; ma lui non ci rende certo le cose più facili.

Leader o no, è ancora mio marito. E io devo parlare con lui."

* * * * *

"Conveniente che Max ci costringa a guardare queste maledette foto, proprio mentre lui è chiamato fuori." brontolò Michael. Non avevano smesso di lamentarsi di Max fin da quando lui era uscito, tre ore prima. Erano rimasti seduti per un’eternità davanti al video ed avevano studiato a turno ogni fotografia, controllando ogni faccia, cercando di ricordare se l’avessero vista al ristorante o nelle attività del campeggio.

"E’ un lavoro inutile." sbottò a dire Kyle. "Come se un agente dell’FBI si presentasse al campeggio con un abito scuro o con una maglietta con su scritto ‘Sorveglianza FBI’."

"Qualche volta," concordò Isabel. "Max si comporta come un idiota."

"Hey, dov’è Liz?" chiese Maria, notando all’improvviso l’assenza dell’amica.

Kyle si alzò ed si diresse verso la finestra.

"E’ fuori." disse Kyle, timoroso che la sua voce potesse farla sobbalzare. "E’ seduta sui gradini."

"Deve essere duro per lei, ascoltarci parlare male di Max in questo modo." Maria si strinse nelle spalle. "Voglio dire, è pur sempre suo marito."

"Ma si merita tutto quello che si è cercato." osservò Michael.

"Liz non la pensa così." annuì Kyle.

"Oh, sentite." squittì Maria. "Perché non combiniamo a Liz un appuntamento con uno di quei ragazzi con cui lei flirta, tanto per far arrabbiare Max?"

Tutti rimasero scioccati.

"Farebbe solo male a Liz." Kyle fissò Maria. "Non posso credere che abbia suggerito una cosa simile. Voglio dire, e se la finisse male? Se si lasciassero?"

"Non lo so." Maria rimpianse la sua uscita. "E’ solo che lui è un tale … un tale … "

"Uno che vuole tenere tutto sotto controllo?" finì Isabel per lei.

"Sì." Quattro voci furono d’accordo.

Isabel si alzò e si diresse in cucina.

"Qualcuno vuole qualcosa?"

* * * * *
Liz scorse il ragazzo, prima che lui potesse vedere lei. Liz si chiese se fosse una capacità che avevano anche gli altri, una vista aumentata. Lo avrebbe chiesto a Max al suo ritorno. James, uno dei ragazzi del gruppo, il più arrogante, sbucò nella radura.

"Ciao, Betty." James le sorrise. Stava cercando di sembrare sorpreso, ma Liz sapeva che era lì per lei. "Stavo facendo quattro passi." e indicò il sentiero dietro di lui. Tirò fuori una bottiglia di Vodka dal giacchetto e gliela mostrò. "Ho pensato che tu ed io potremmo fare una festicciola privata giù al lago. Hai mai nuotato nuda?"

"Sì." Liz annuì. "Una volta. Non è stata un’esperienza che vorrei ripetere."

"Tu non vai al college, vero?" continuò lui.

"No." Liz scosse la testa.

"Avevo pensato di chiederti di venire a Stanford. Sai, lì potresti trovare facilmente lavoro. Poi, quando avrò finito il college e farò bei soldi con il football … "

"No, James." sospirò Liz. Forse Maria aveva ragione e lei non avrebbe dovuto mostrarsi disponibile. "Non funzionerebbe."

"Ma che futuro hai qui? Almeno laggiù avresti molte opportunità. Che male può farti?"

"Ebbene," Liz doveva mantenere il suo atteggiamento civettuolo. "Per quanto sia allettante, credo che dovrò rinunciare."

"Non c’è bisogno che tu decida di venire con me stasera. Possiamo sempre avere la nostra festa." E scosse la bottiglia di vodka per sottolineare l’invito.

"Hmmmm." lei sorrise. "Non posso, perché domani ho il primo turno. Forse, ora dovresti andartene."

"Andiamo!" insistette lui. "Non è un grosso problema."

"Lei ti ha detto di andartene." disse Max con voce calma e autoritaria, comparendo alle spalle del ragazzo.
Gli occhi di Liz incontrarono i suoi con un grande sorriso.

"E tu chi sei, il padre?" sogghignò James.

"Ora dovresti andartene." ripeté Max.

Per evitare di attirare l’attenzione su di loro come gruppo, avevano deciso di tenere nascosti i loro legami. Per quello che ne sapevano il signor Anderson e i loro colleghi di lavoro, loro erano un gruppo di ragazzi che si erano incontrati al campeggio ed erano diventati amici.

"Betty?" chiese James. "E’ la tua ultima possibilità."

"Grazie, James, ma sono stanca."

Il ragazzo si strinse nelle spalle e, con evidente delusione, si diresse verso gli alloggi degli ospiti.

"Avrei potuto sistemare la faccenda da sola, Max." Liz diede il benvenuto a suo marito abbracciandolo.

"Ma non avevi bisogno di farlo da sola, Liz." la informò lui.

“Non è questo il punto, Max." lei sospirò, appoggiandogli la testa sul petto. "Tu devi fidarti di noi. Di tutti noi. In questa storia ci siamo insieme."

"Questo lo so, Liz, ma non è sbagliato dare una mano qui e là, no?"

"No, Max. E’ solo che … "

Lui avvertì la sua frustrazione.

"Solo che … ?" disse Max con cautela, quasi temendo la risposta. "Liz, sei arrabbiata con me?"

"No. Sì. Sì, in un certo modo, lo sono."

"Perché? Cosa ho fatto?"

"E’ il problema di controllo che hai." grugnì lei esasperata.

"Io? Io non ho nessun problema di controllo."

"Max, tu lo hai! Guarda questa sera. Hai visto come stanno tutti, ha i visto come sono tutti pronti ad esplodere. Ma hai impedito a Michael di trascorrere un po’ di tempo da solo e li hai costretti tutti a guardare quelle stupide fotografie."

"Oh, quello." ridacchiò lui.

"Si, quello!" Ora Liz si stava veramente arrabbiando con lui.

"Credevo che tu avessi capito, Liz. Non avevi mai detto niente ed ho creduto che tu avessi capito."

Liz rimase a bocca aperta.

"Capito cosa? Max, tu sai che ti amo, e che non ti … criticherei mai davanti agli altri. Ma, in privato, voglio dirti che stai sbagliando. Max, stasera hai sbagliato."

"Cosa è successo dopo che sono uscito?" le chiese Max.

"Hanno cominciato a lamentarsi e a brontolare." Liz si strinse nelle spalle. "Cosa pensavi? Che ti avrebbero lodato?"

"Si solo lamentati uno con l’altro?"

"No, solo con te. Max, stasera ti hanno odiato."

"Hanno litigato e si sono azzannati tra loro?"

"No." Liz scosse la testa. "Come ti ho già detto, ce l’hanno solo con te. Max, tu fai certe cose. Fai delle cose che fanno sembrare che gli altri ti odino. E questo non mi piace, Max. Mi mette in mezzo. Ebbene, non proprio in mezzo, perché sai che ti sosterrò nella buona e nella cattiva sorte, ma dannazione! Loro sono miei amici."

"Dannazione?" Max si sorprese. "Liz, tu di solito non imprechi."

"Siamo al limite della sopportazione, Max. Non te ne rendi conto?"

"Sì, Liz." sospirò Max. "Ma io sto ancora imparando come sbrigarmela. Vedi, essere un leader non è solo fare piani e gridare ‘Seguitemi!’. Si tratta di capacità di dirigere. Persone, come tattiche o altre situazioni. So quanto siano tesi uno con l’altro e so che tutti hanno bisogno di un motivo di distrazione da quello che sta succedendo. Andare a spasso non avrebbe aiutato Michael. Lui si sarebbe crogiolato nel suo malumore e sarebbe tornato ancora più arrabbiato di prima.

Quello che io ho fatto stasera ha concesso loro una notte lontana dalla loro irritazione. Invece di lasciare che si odiassero l’uno con l’altro, ho dato loro un nemico comune. Liz, ho dato loro la possibilità di unirsi contro di me ed tornare ad essere amici uno con l’altro. Anche se solo per un po’. Domani saremo ancora amici, vedrai. E poi, quando le cose si rimetteranno male di nuovo, troverò qualche altro stupido ordine da dare. Sai, non mi avevi mai detto niente. Pensavo che avessi capito da tempo quello che stavo facendo."

"Oh, Max." disse Liz, senza respiro. "Mi dispiace. Ma non pensi a te? Cosa fai tu per spezzare la tensione?"

"Liz, io ho te. Ogni volta che mi abbracci, le mie tensioni spariscono e mi torna il buonumore. E se tu mi abbracci ogni volta che mi vedi, ebbene, rendi tutto sopportabile."

"Ma gli altri, Max? Loro ti odiano veramente."

"Quando arriverà il momento di prendere una decisione, Liz, faranno quello che devono fare. Meglio che odino me, che si odino tra di loro. Penso che saremo incollati uno all’altro per parecchio tempo ancora. E quando tutto sarà finito, potremo sistemare le cose."

Quando, non se, notò Liz.

"Sei un buon leader, Maxwell Evans." sospirò lei, abbracciando forte suo marito.

"Non ancora." sorrise lui. "Ma lo sarò, grazie a te. Possiamo andare dentro?"

"In effetti, Max," i suoi occhi scintillarono alla luce della luna "Forse, dopo tutto, quella festa privata al lago non era una brutta idea. Verresti a fare il bagno nudo con me, signor Evans?"

"Questa volta possiamo togliere anche la biancheria intima?" Lui aveva un grande sorriso sul viso.

"Se rimani qui," rise lei "non lo scoprirai mai."

Liz si alzò e si avviò velocemente verso il sentiero che portava al lago.

"L’hai voluto tu, Liz." le gridò dietro Max e corse anche lui verso il lago.

* * * * *

"E questo cos’è?" Maria si sedette sul letto della camera che era il suo turno di usare, insieme con Michael naturalmente. Era stata contenta che Max si fosse comportato da idiota, perché questo voleva dire che Michael era di umore più affettuoso. Lui aveva messo una scusa per andarsene e si erano infilati a letto. Sapeva che gli altri due non l’avevano bevuta. La loro passione quella sera era stata molto più divertente delle ultime volte. "Ho sentito gridare fuori."

Michael si alzò e si affacciò alla piccola finestra che dava sul davanti della casetta. Fece appena in tempo a vedere Max che correva dietro a Liz verso il sentiero che portava fino al lago.

"E’ solo il nostro illustre leader che da la caccia a sua moglie nel bosco." si lamentò. "Com’è che lui può andare a fare quattro passi e io non posso?"

"Non credo che sia una passeggiata quello che hanno in mente." ridacchiò Maria. "Qualche volta la invidio, sai?"

"Non stai cercando di dirmi che hai una cotta per Max, vero?" gli occhi di Michael andarono alla ricerca di quelli di lei. "O che vorresti che io fossi come lui?"

"No, no." Maria scosse la testa. "Niente affatto. E’ solo che … sai … i suoi … poteri da strega. Lei può contribuire alla difesa del gruppo. Lei può aiutarvi. Sai quante volte ho pensato di farmi sparare solo perchè Max potesse guarirmi?"

"Maria, ci sono altri generi di poteri, sai?" Michael tornò a letto e si infilò accanto a Maria. "Non hai bisogno di essere in grado di vedere il futuro o di scagliare un’ esplosione aliena per aiutarci."

"Lo so, è solo che … "

"Non preoccuparti, Maria." lui l’abbracciò. "Nessuno ti sottovaluta solo perché non hai sviluppato nessun … potere."

"Lui odia il modo in cui ha cambiato la vita di Liz."

"Te lo ha detto lui?"

"No, è una cosa che posso vedere. Quando pensa che nessuno lo guarda, lui guarda Liz e nei suoi occhi puoi leggere il dolore."

"Ma Liz lo vuole. Non avrebbe mai voluto che le cose fossero andate diversamente."

"Questo lo sai tu, e lo so io … ma Max? Non fraintendermi. So che è contento che lei sia qui con lui, ma so che avrebbe voluto per lei una vita normale. Si preoccupa troppo per lei. Si preoccupa troppo per tutti noi."

"Lui è un idiota." Michael si voltò e si tirò le lenzuola sopra la testa.

* * * * *

"Quei due non si rendono conto in quale situazione siamo?" chiese Isabel, mentre lei e Kyle erano seduti sui lettini da campo aperti in soggiorno. "Voglio dire, tutta l’FBI ci sta dando la caccia e loro si comportano come … come una coppia di … adolescenti."

"Che poi è quello che sono." sospirò Kyle, che aveva sistemato il suo letto il più lontano possibile da quelli di Max e Liz.

"Si, ma non si rendono conto di quanto contiamo su di lui?"

"Ti manca Jesse, huh?" le chiese Kyle in tono gentile.

"Sì. Si vede?"

"No, no." rise Kyle. "Solo una fortunata intuizione. Lui sarebbe venuto, se tu glielo avessi permesso."

"Io non sono come Max." Isabel si arrabbiò per un attimo. "Non avrei mai trascinato Jesse in tutto questo come lui ha fatto con Liz."

"Liz non se ne lamenta." osservò lui. "Ma in effetti, lei non ha avuto molta scelta, vero? Voglio dire, Jesse non è mai stato un bersaglio per l’FBI come lo è stata Liz. In effetti, io penso che il fatto che loro due siano insieme ci abbia aiutato. O almeno, quasi sempre. Tranne questa sera."

"Pensi che stia perdendo il controllo?" chiese lei.

"Max? No. So che ha detto che ha abdicato e tutto il resto, ma lui è sempre il nostro leader. Che lui lo voglia o no. E deve pensare a tutto. Qualche volta mi sento così miserabile che dimentico di non essere il solo cui manca la sua vita normale. E io non devo prendere nessuna decisione, qui. O almeno, non una di quelle che potrebbero farci ammazzare tutti."

"Rimpiangi di essere venuto via con noi?"

"Qualche volta." ammise Kyle in un sussurro, dopo un momento di silenzio. "Ma sono contento di essere con voi. Nonostante tutto."

"Spero che tu riesca a trovarla, Kyle."

"Chi?"

"Quella ragazza che ti sta aspettando là fuori, da qualche parte."

Kyle non rispose. Non avrebbe saputo cosa rispondere. Si voltò nel lettino, con il viso contro la parete.

* * * * *

Liz si affrettò lungo il sentiero verso il lago, passando tra gli alberi. Poteva sentire Max dietro di lei. Gridò di nuovo quando vide il molo di legno allungarsi nell’acqua. Alla fine, Max l’afferrò, stringendo le braccia forti intorno alla sua vita, prima che lei ne raggiungesse la fine. Liz si voltò verso di lui, le sue mani le presero il mento e lo tennero fermo mentre lei cominciava a mordicchiarsi le labbra. Lei rispose cercando di succhiare quelle di lui. Il loro bacio si approfondì, mentre le mani di Max andarono alla ricerca dei bottoni del vestito di lei. Liz lo imitò, togliendogli la camicia, mentre Max le sfilava l’abito. Le dita di lei lottarono con i bottoni dei jeans di lui, che l’aveva già liberata dal reggiseno.

E all’improvviso si ritrovarono all’estremità del molo, sospesi sopra l’acqua immobile e profonda. Tra grida e gemiti di passione, erano ormai nudi. Dita calde andarono in cerca di carne soda e morbida pelle. Mentre lui la carezzava, portando il suo desiderio ad un picco febbrile, Liz stava conducendo Max vicino al suo culmine. All’ultimo momento, prima che lui potesse arrivare, Liz spinse contro il petto di Max. Nonostante avesse avvertito una sensazione di vuoto alla perdita del suo tocco, lei scoppiò a ridere quando Max cadde nell’acqua fredda della notte.

Si voltò per allontanarsi di corsa sul molo, ma la sua risata l’aveva fatta trattenere troppo a lungo. Max aveva raggiunto a nuoto il molo e si stava arrampicando sulla piattaforma di legno, tagliandole la via di fuga. Lei indietreggiò ridendo. Max la guardò nei grandi occhi scuri, divorandola con i suoi. Liz rabbrividì e non vide l’ora che lui la raggiungesse. Ma era ancora presto.

Intrappolata alla fine del molo, Liz si voltò e con un unico movimento fluido, eseguì un tuffo perfetto, gettandosi in acqua. Nuotò per allontanarsi dalla piattaforma, la stessa che durante il giorno era piena di gente. Dietro di lei, Max era già tornato in acqua e si stava dirigendo verso di lei con lunghe, potenti bracciate. La raggiunse facilmente e passò qualche momento a stuzzicarla, usando le sue lunghe braccia per raggiungere parti che lei non avrebbe potuto proteggere. Insieme, giocarono nell’acqua, la gioia nelle loro voci che si spandeva sul lago. Poi Max la lasciò avvicinare, permettendole di ricambiare le sue carezze. Ora si potevano abbracciare e stringere più teneramente, il desiderio che avevano uno per l’altra più forte del desiderio di vendicarsi.

Max sollevò Liz sulla piattaforma e la seguì svelto. Le passò lentamente una mano sopra, asciugandola istantaneamente e riscaldandola.

"Posso farlo da sola." Liz roteò gli occhi. Lei passò una mano sopra di lui, asciugando e riscaldando suo marito.

"Lo so." Max le sorrise. "Ma non è più divertente così?"

"Sai quello che sto per farti, Max Evans?" rise lei, facendolo stendere sulla schiena. Max le sorrise, i loro occhi si incontrarono in un raggio di luna.

"Ne ho una mezza idea." gemette lui.

Quando Liz premette il suo corpo caldo e nudo su quello di lui, il loro mondo divenne una nebbia confusa, le erotiche, sensuali sensazioni li invasero e li portarono in un mondo perfetto dove non dovevano aver paura del momento successivo, dove l’unica cosa di cui dovevano preoccuparsi era se l’altro stava ricevendo lo stesso piacere nel loro fare l’amore. Culminarono con il più lungo orgasmo mai provato.

"Oh, mio Dio, Max." ansimò Liz quando furono discesi dalla loro esplosione di piacere. "E’ stato così … così … "

"Anche io, Liz." disse Max senza fiato.

Si abbracciarono, i loro corpi caldi e nudi premuti uno contro l’altro sulla piattaforma ed insieme rimasero a guardare il cielo della notte.

"Amo le stelle, Max." ammise Liz con un sorriso. Si voltò a guardare suo marito, per scoprire che lui la stava già guardando. "Mi hanno dato te."

"E’ meglio che rientriamo, prima che gli altri comincino a preoccuparsi." grugnì Max dopo che erano rimasti un po’ in silenzio.

"Non si preoccuperanno, Max." sorrise Liz. "Michael e Maria vengono spesso a nascondersi nel bosco, quando non possono usare la stanza da letto. Pensavo che lo sapessi."

"Ma non sono mai stati via così a lungo." disse, facendole capire che sapeva quello che facevano gli altri.

"E’ bello sapere che, di quando in quando, non pensi a loro, Max. E’ bello che, per una volta, tu sia un normale adolescente sfrenato."

"Uh huh. Ed è bello anche per te."

"Max." sospirò lei. "Io sono sempre un’adolescente sfrenata quando sono con te."

"Lo sei, huh?" ridacchiò lui con un caldo, furbo sguardo alla nudità di Liz. "Devo ricordarmelo."

Sentendo una vena di gioco nel suo tono, Liz lo guardò. "Non ti azzardare!"

"Io?" chiese lui, con aria innocente.

Scoppiarono a ridere.

"Andiamo." Max le diede un bacio sul naso e rotolò nel lago.

Liz stava giusto per tuffarsi dietro di lui, ma sulla piattaforma, qualcosa che rifletteva la luce della luna attrasse la sua attenzione. Lei si chinò per raccoglierla e, quando la toccò, i suoi occhi si coprirono di un velo. Lentamente, senza potersi controllare, Liz cadde in acqua.

* * * * *
   
 
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